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La Monaca non ha l’arte del “piazzista”. Chi si è arricchito con la falsa “casa di San Gennaro”?

Da Ottopagine del 24 agosto 2012

di Cristiano Vella

E’ un po’ «Cicero pro domo sua», o in questo caso «pro domo di San Gennaro», la replica di Luigi La Monaca al presidente di Altrabenevento, Gabriele Corona. Nell’assenza di certezze riguardanti la casa del santo, secondo La Monaca non si corre nemmeno il rischio di smentite, perciò, meglio sfruttare, per lo sviluppo di Benevento, le percentuali di possibilità che fermarsi di fronte all’ipotesi dell’impossibilità. Se si fosse applicato lo stesso metro di Corona a Verona, sostiene La Monaca, oggi non esisterebbe il famoso balcone di Giulietta, che attrae i turisti da tutto il mondo.
Il presidente di Ekoclub International, per queste ragioni dichiara: «La tragedia di Giulietta Capuleti e Romeo Montecchi, cantata per la prima volta dal vicentino Luigi da Porto nel 1524 e resa immortale, settant’anni più tardi, dalla penna di William Shakespeare, ha trovato a Verona precisi riscontri ambientali.La fantasia popolare, tanto colpita dalla triste storia dei due amanti, ha presto mescolato leggenda e realtà, finendo col riconoscere in antiche costruzioni cittadine i luoghi teatro della vicenda: ecco così la dimora di Romeo, la tomba di Giulietta e, ovviamente, la sua casa, che la tradizione ubica nella metà di Via Cappello più prossima al Foro (e quindi agli spazi del potere), come doveva essere per l’abitazione di una famiglia importante. Riconosciuta quasi unanimemente dalla critica come una costruzione del XIII secolo, la cosiddetta “casa Capuleti” ha tuttavia assunto l’aspetto che – vandalismi a parte – le riconosciamo solo nei primi decenni del nostro secolo». Da Shakespeare alla casa di San Gennaro dunque: «Questa lunga storia, che non ha nulla a che vedere con la casa di San Gennaro a Benevento, è propedeutica per fare chiarezza su una serie di, ennesimi, quesiti che, anche se non richiesti, sono formulati a me e alla mia Associazione». Critiche, perciò, a Corona e al suo approccio troppo empirico: «Ormai, l’attività principale del Presidente Corona, sembra quella di contraddire e cercare il “pelo nell’uovo” nelle cose che dice e fa Ekoclub International in Benevento». Per questo La Monaca precisa che non è assolutamente nelle sue intenzioni affermare con certezza che San Gennaro sia beneventano e che sia nato in quella casa: «Solo per chiarezza e per evitare che iniziative, atte a valorizzare il territorio sannita, possano essere male interpretate, mi corre l’obbligo di affermare quanto segue: Nessuno ha mai asserito con certezza che San Gennaro fosse nato a Benevento, la cosa, però, potrebbe essere probabile e quindi, in mancanza di dati storici, si può pensare quello che si vuole ;certi di non poter essere creduti ma, certamente, di non poter nemmeno essere smentiti!».

Il presidente dell’Ekoclub poi racconta la sua versione in merito all’acquisto da parte del comune: «Sei anni or sono, ebbi un colloquio telefonico con il sindaco dell’epoca D’Alessandro dove, in maniera molto amichevole, gli dissi che era poco opportuno fare acquistare la casa, dove si presupponeva fosse vissuto San Gennaro, a gente comune e che l’Ente da lui presieduto avrebbe potuto acquisirla, di tutte le altre faccende, molto più tecniche, io non ne sono mai venuto a conoscenza, anche perché, a differenza di chi si può “impicciare” delle cose che accadono nel Comune di Benevento, io non ho questa opportunità!» E La Monaca prosegue raccontando anche di un interessamento della soprintendenza per il restauro dell’immobile in questione: «Ho avuto il Piacere di Conoscere il Dott. Gennaro Iacobelli, proprietario dello stabile di fianco alla (presunta) casa di San Gennaro, il quale, in una lunga discussione, mi ha raccontato anche dell’interessamento della soprintendenza al restauro di quegli spazi».. Ben venga se una leggenda genera sviluppo e ineresse a valorizzare un quartiere di Benevento, secondo La Monaca: «La cosa che più mi sconvolge, e di questo ne sono rattristato, è che, ogni qual volta si tenta, anche con una sorta di “dolus bonus” di valorizzare Benevento o di fare qualche cosa per risvegliare dal torpore questa cittadina, c’è sempre lo “sciacquachiazze” di turno che, con sistematicità tenta di riportare il capoluogo sannita nella sua perenne sonnolenza acquisita, anche e soprattutto, grazie ad un dominio della chiesa durato 800 anni e, sotto certi aspetti, ancora non terminato. Se il valorizzare quella parte del Triggio, con una storia dedicata al Vescovo San Gennaro di Benevento, potesse far rivivere la città e comportare anche un movimento turistico ed economico, un po’ come è avvenuto a Verona, la cosa non dovrebbe dispiacere a nessuno. A Benevento – conclude il presidente dell’Ekoclub International di Benevento, Luigi La Monaca – è giunto il momento di valorizzare l’intero territorio e di far risvegliare un popolo dedito, soprattutto, all’attività impiegatizia».

NOTA. Un esempio di giornalismo scorretto. Questa nota di La Monaca è stata pubblicata anche da Gazzetta di Benevento che però non ha pubblicato la nota di Altrabenevento  alla quale La Monaca risponde.

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La risposta di Altrabenevento del 25 agosto 2012

I turisti non sono creduloni imbambolati e La Monaca non ha l’arte del “piazzista”. Chi si è arricchito con la falsa “casa di San Gennaro” ?

Il gionalista Luigi La Monaca, torna sulla questione “casa di San Gennaro” e si difende facendo finta di limitarsi a teorizzare l’idea che il turismo si organizza inventando falsi storici o raccontando panzane. Egli qualche giorno fa ha ripreso un suo vecchio cavallo di battaglia, la tesi che San Gennaro fosse nato a Benevento e che la casa dove certamente ha vissuto, è quella acquistata dal Comune di Benevento al quartiere triggio. Ed invece, don Mario Iadanza, responsabile dell’ufficio beni culturali della curia, con una dichiarazione ad Ottopagine, ha ricordato che non vi è alcuna certezza sull’origine beneventana del santo e che comunque la disputa sulla “casa” somiglia a quella di quei paesini che si contendono l’invenzione di un prodotto tipico per giustificare la sagra. La Monaca facendo finta di non aver capito che la battuta di don Mario stronca le sue ridicole asserzioni, ora si difende sostenendo che comunque le sue tesi, non smentibili, possono sviluppare il turismo a Benevento.

Evidentemente Gigetto non ha capito che i turisti non sono imbambolati creduloni in balia di quei “piazzisti” che con un pò di mestiere e molta faccia tosta, vendevano fesserie nelle feste paesane.

Oggi i turisti si informano, soprattutto quelli interessati alla città d’arte e comunque Benevento non ha bisogno di raccontare frottole, perchè può contare su attrattive vere, se fossero varorizzate veramente. E poi, perchè bisogna inventarsi origini e dimore di San Gennaro per promuovere turismo religioso nella terra di Padre Pio?

La disputa sulla “casa di San Gennaro” a Benevento è vecchia e superata. Molti storici hanno più volte spiegato che si è trattato di un “equivoco”. Nel 1925 anche Salvatore De Lucia, uno storico religioso, nel suo testo “Passeggiate beneventane” nella parte relativa ai pontili longobardi di via San Gennaro, spiegava che “Sotto il semioscuro arco, una costante tradizione popolare beneventana addita un tenebroso vano, a pian terreno, la casa del nostro s. Gennaro Vescono e Martire. Benchè la fabbrica sia antica, non potrebbe essere del terzo secolo, dell’epoca di s. Gennaro. Crediamo sorta nel popolo divoto tale tradizione perchè, in tempi assai posteriori, venne il corpo del Santo collocato nella viciva chiesa di SS. Festo e Desiderio, compagni di martirio di s. Gennaro; ed il popolo, col passare dei secoli, per domus- tempio, chiesa- intese casa, abitazione”

Perchè allora La Monica nel 2004, agli inizi del terzo millennio, ha avviato una nuova crociata sulle origini del santo affermando di avere addirittura “fatto constatare” che quella al triggio fosse la sua casa? Nell’ultima nota ad Ottopagine, dopo la presa di posizione di Altrabenevento, egli sostiene di non aver mai detto che San Gennaro sia nato a Benevento, ma evidentemente ricorda male.

Infatti, in un articolo pubblicato il 5 aprile del 2004, dal titolo inequivocabile: “San Gennaro nacque a Benevento”  egli scriveva “Il Santo, più venerato a Napoli, nacque a Benevento e fu decapitato a Pozzuoli nel 305. Molte persone non sono a conoscenza delle origini sannite di San Gennaro; il Santo, famoso per il miracolo della liquefazione del suo sangue, nacque a Benevento intorno al 265 D.C. e fu ucciso, durante la persecuzione di Diocleziano, presso la solfatara di Pozzuoli dove gli fu tagliata la testa. Ancora oggi, nel rione Triggio di Benevento, è possibile visionare la casa che ospitò il Santo”. (Vedi reportage di La Monaca del 6 aprile 2004)

Qualche giorno dopo fu messa in vendita in un’agenzia immobiliare la “casa di San Gennaro”, cioè quattro stanze diroccate, che nessuno acquistò e che fu comprata dal Comune di Benevento durante la campagna elettorale del 2006 per volontà del sindaco Sandro D’Alessandro che si era convinto a seguito della ricca campagna stampa alla quale contribuì non solo La Monica. Il giornalista ora sostiene di essere, però, assolutamente estraneo ad eventuali speculazioni che qualcuno ha portato a termine con la vendita di quel rudere e che altri dovrebbero rispondere ai nostri interrogativi sui prezzi di acquisto. Ed allora chiediamo a D’Alessandro, ad esempio, o all’ex assessore alle Opere Pubbliche, Luigi De Minico, oppure all’ex assessore alla Cultura e Turismo, Nazzareno Orlando, adesso consiglieri comunali, di spiegarci qualcosa.

Il presidente –Gabriele Corona

 

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