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L’avvocato di Aniello Mele, legale di fiducia dell’Università ed imputato per corruzione, attacca la Procura della Repubblica.

Don Luigi Merola all'Università del Sannio per convegno "Le vie della legalità"

Polemiche nell’Ateneo del Sannio, il legale di Mele: estraneo ai fatti imputatigli da un’inchiesta fumosa
Sostiene Iossa: La Procura non è stata in grado di dimostrare in 4 anni di indagini neanche il luogo dove si sarebbero svolti i fatti. Sulla vicenda originaria, generatrice del processo in corso, c’è già stata una sentenza di piena assoluzione

Redazione del Vaglio – Pubblicato il 3 luglio 2012

Scrive al Vaglio.it l’avvocato Federico Iossa, del Foro di Napoli, difensore in quel Tribunale di Aniello Mele, avvocato a sua volta, e venuto all’onore della cronaca, nel Sannio, in questi giorni, in relazione alle polemiche sorte dopo la pubblicazione della sentenza che ha annullato, per plagio attribuito alle due vincitrici, da parte del Tar, di un concorso interno dell’ateneo sannita. Davanti al Tar a difendere l’Università e l’operato della Commissione esaminatrice di detto concorso c’era Aniello Mele.

Iossa, stamane, ribadisce l’assoluta estraneità di Mele ai fatti contestatigli, contesta l’ipotesi accusatoria e si duole che il processo vada avanti lentamente, per fatti realtivi al 2006, certamente non per l’uso di tattiche dilatorie della difesa. Rammenta pure che “il Gup di Benevento ha il procedimento in parola (a Napoli, Ndr) prende spunto da altra vicenda per la quale il Gup del Tribunale di Benevento, già nel 2010, ha emesso sentenza di non luogo a procedere nei confronti di tutti gli imputati, ‘perché il fatto non sussiste‘.

Il ruolo di difensore dell’Università svolto da Mele, davanti al Tar, com’è noto ha aperto un altro fronte polemico, a lato di quello principale relativo all’annullamento del concorso interno di un ateneo per motivazioni così gravi.

Ad aprirlo è stato Gabriele Corona, presidente dell’associazione ambientalista e contro il malaffare, ‘Altrabenevento’. In un una nota, Corona il 27 giugno ha scrito: “Il rettore di Unisannio non spiega per quale motivo l’Università si è costituita in giudizio contro la ricorrente, nominando l’avvocato Aniello Mele che ha pure insegnato presso l’ateneo sannita come componente del Dipartimento Pe.Me.Is. di Studi Giuridici, Politici e Sociali. L’avvocato Mele, però, è stato rinviato a giudizio per corruzione, in quanto, secondo la Procura della Repubblica di Benevento, avrebbe fatto da tramite per il pagamento di una tangente da 30.000 euro versata da Maurizio Triola, amministratore della Conca all’ex commissario dello Iacp di Benevento, Bruno Andreucci. Il processo è in corso presso il Tribunale di Napoli e non ci risulta che vi siano stati fatti nuovi al punto da escludere le responsabilità penali contestate al Mele. Se Bencardino è a conoscenza di fatti che assolvono l’avvocato dell’Università Mele, ne prendiamo atto, altrimentri il rettore deve spiegare perchè la rappresentanza legale dell’Ateneo viene affidata a un imputato per corruzione”.

A tirare in ballo Mele, oltre a Corona, due giorni dopo, il 29 giugno, è stato anche Mimmo Zerella, componente del Consiglio di Amministrazione di Unisannio che – evidenziato che le spese legali dell’ateneo, per gli avvocati dello Stato e per quelli esterni, nel 2011, abbiano toccato i 190.000 euro – ha censurcato l’ateneo medesimo perché, quando non rappresentato dall’Avvocatura dello Stato, ha scelto “sempre e soltanto lo stesso professionista, Aniello Mele, peraltro non appartenente al Foro di Benevento, e per di più imputato per corruzione”.

Con una nota il rettore Filippo Buncardino, ieri, ha invitato alla prudenza Zerella, ricordandogli la presunzione di innocenza per ogni imputato fino a sentenza definitiva di condanna. Da qui la nota di Iossa che di seguito integralmente pubblichiamo:

“In relazione alla vicenda penale dell’Avv. Aniello Mele, a cui si è fatto cenno in alcuni articoli pubblicati sul vostro quotidiano on-line, il sottoscritto Avv. Federico Iossa del Foro di Napoli, difensore di fiducia dello stesso Avv. Mele, ritiene di fare alcune precisazioni di natura tecnico-giuridica e processuale, affinché sia garantita la completezza delle informazioni.

Fermo restando la totale estraneità dell’Avv. Mele ai fatti contestati e la assoluta fiducia del mio assistito nel giudizio del Tribunale che è chiamato a decidere sulle accuse formulate, occorre in questa sede evidenziare che tali accuse sono assolutamente fumose e non hanno, allo stato, trovato alcun riscontro nell’istruttoria dibattimentale.

Inoltre, il procedimento in parola prende spunto da altra vicenda per la quale il G.U.P. del Tribunale di Benevento, già nel 2010, ha emesso sentenza di non luogo a procedere nei confronti di tutti gli imputati, “perché il fatto non sussiste”.

Nell’ambito di quel procedimento il G.U.P. aveva, peraltro, già dichiarato la propria incompetenza territoriale, in quanto l’accusa non era stata in grado di dimostrare nel corso delle lunghe indagini, durate oltre 4 anni, nemmeno il luogo dove si sarebbero svolti i fatti; ed è per questo che il medesimo G.U.P. ha inteso applicare la normativa sulla competenza territoriale, con riferimento al luogo di residenza degli imputati, trasferendo il procedimento a Napoli.

Tale procedimento è ancora incardinato presso il Tribunale di Napoli da oltre due anni, pur essendo i fatti risalenti al 2006, e non certo per motivi adducibili a strategie difensive, ma solo perché la stessa Procura, che ha inteso richiedere il rinvio a giudizio, non ha fatto pervenire per oltre un anno e mezzo il materiale investigativo ai colleghi di Napoli.

L’Avv. Mele attende con trepidazione l’immediata risoluzione di questa vicenda processuale, mantenendo fermissima la sua fiducia nell’operato del Tribunale ed essendo certo, sin dalle prime battute, della propria estraneità ai fatti; il che dovrà inevitabilmente portare ad una sua assoluzione piena”.

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La risposta di Altrabenevento

L’avv. Federico Iossa conferma che il suo assistito, l’avv. Aniello Mele, è attualmente imputato per corruzione in un processo in corso a Napoli. Iossa aggiunge, ovviamente, che Mele è assolutamente estraneo ai fatti, ha fiducia nella magistratura ma ritiene che le accuse che gli sono state rivolte sono fumose, che il PM “non è stato in grado di dimostrare nel corso delle lunghe indagini, durate oltre 4 anni, nemmeno il luogo dove si sarebbero svolti i fatti” e che “la stessa Procura, che ha inteso richiedere il rinvio a giudizio, non ha fatto pervenire per oltre un anno e mezzo il materiale investigativo ai colleghi di Napoli”. Infine Iossa, sempre commentando negativamente il comportamento della Procura della Repubblica di Benevento, sostiene che il procedimento giudiziario che riguarda il suo assistito “prende spunto da altra vicenda per la quale il G.U.P. del Tribunale di Benevento, già nel 2010, ha emesso sentenza di non luogo a procedere nei confronti di tutti gli imputati, “perché il fatto non sussiste”.

L’avv. Iossa, però si sbaglia clamorosamente. L’indagine in questione, sollecitata da Altrabenevento e condotta dai sostituti procuratori De Falco e Tartaglia Polcini, ha riguardato la realizzazione degli alloggi di via Galanti ad opera della soc. CON.CA. Il Giudice per l’Udienza Preliminare, il dott. Sergio Pezza, accogliendo parzialmente le richieste dell’accusa, nel 2010 rinviava a giudizio alcuni degli indagati per Truffa e per altri chiedeva al PM Tartaglia Polcini di procedere direttamente alla convocazione innanzi al giudice monocratico. Risultano pertanto rinviati a giudizio, seppur con procedimenti diversi:

Triola Maurizio- amministratore della CON.CA e la moglie, Di Biase Maria Rosaria- amministratore della collegata cooperativa OREC, per il reato previsto dall’art. 640 (Truffa) a danno di 11 promissari acquirenti, perché “con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, mediante artifici e raggiri, inducevano gli acquirenti degli alloggi a pagare indebitamente maggiori costi”;

Triola Maurizio, Moleti Sergio -direttore dei lavori e i 4 amministratori delle ditte che hanno effettuato i lavori, per reati edilizi connessi con la costruzione del lotto C-D in assenza di efficace concessione edilizia e alla costruzione del 5° piano abusivo sui lotti E-F-G- ed H;

Cassano Francesco- ex dirigente del Settore Urbanistica del Comune di Benevento, Moleti Sergio e Barbi Ugo- responsabile del Settore edilizia agevolata della Regione Campania- per falsità materiale connessa alla certificazione delle opere realizzate;

Martorano Bettino- consulente assicurativo, per false informazioni al P.M. e favoreggiamento relative alle polizze fideiussorie false,

Il processo, cominciato nel 2011 è in corso e la prossima seduta si terrà il 13 luglio. Sono state ammesse come parti civili, i promissari acquirenti che risultano parti lese perché truffati, difesi dall’avv. Nunzio Gagliotti e il Comune di Benevento, assistito dall’avv. Domenico Russo, lo stesso che nel processo Zamparini difende i coniugi Mastella in posizione contrapposta al Comune costituito parte civile anche in quel giudizio.

Invece sono stati inviati a Napoli gli atti relativi ad un solo capo di imputazione a carico di Maurizio Triola, l’avv. Aniello Mele e Bruno Andreucci ai quali la Procura della Repubblica di Benevento contesta “Il reato previsto e punito dall’art. 318 del codice penale (Corruzione) perché il TRIOLA, con la mediazione di MELE Aniello che si incaricava ed eseguiva la consegna del denaro, elargiva al pubblico ufficiale ANDREUCCI Bruno, funzionario della Regione Campania, la somma di euro 30.000 – retribuzione non dovuta- affinchè quest’ultimo provvedesse a far rilasciare, dallo IACP di Benevento, una determina per l’emissione del mandato di pagamento a favore di TRIOLA riguardante il compenso dei lavori effettuati per la costrizione di 180 alloggi del medesimo Istituto Autonomo. Fatti accaduti a Napoli e Benevento il 24 febbraio 2006”

Come si nota, la contestata tangente non riguarda gli alloggi di via Galanti, bensì quelli sul fiume Sabato a Santa Maria degli Angeli, sempre da parte della CON.CA. ma per appalto affidato dallo IACP che recentemente ha chiesto agli assegnatari di quegli appartamenti una integrazione sul prezzo di vendita che oscillano tra i 25.000 e i 30.000 euro. Ma su questo torneremo a giorni.

Per ora, ricordati i fatti all’avv. Iossa, ci preme sottolineare che la vicenda giudiziaria del suo assistito, l’avv. Mele, è stata da noi citata perché l’Università ha nominato tale professionista come legale di fiducia per il processo dinanzi la TAR che ha visto l’Ateneo condannato per un concorso farsa. Certamente per l’avv. Mele vale la presunzione di innocenza, fino alla eventuale condanna, ma per l’Università del Sannio, ente pubblico che mira ad assumere il ruolo di primo motore per lo sviluppo culturale della città e della intera provincia, valgono anche i motivi di opportunità che dovrebbero indurre il Rettore Bencardino ad astenersi dal nominare come legali, quelli che sono attualmente imputati per gravi reati, addirittura il concorso nella corruzione, per aver fatto da tramite nella consegna di una tangente ad un pubblico ufficiale della Regione Campania al fine di ottenere un mandato di pagamento dal un altro ente pubblico, lo IACP.

Il presidente – Gabriele Corona

Comments (3)

  • Peppe maio

    La nostra città ai beneventani. I napoletani vadano a lavorare nella loro città.

  • alfredo

    avete visto la qualità delle opere realizzate sul fiume sabato destra e sinistra riva.con quegli immobili la città di benenvento si è declassata a livelli del iv e v momdo.come non si dovevano elargire somme per chiudere due occhi perchè quello è uno scempio urbanistico-edilizio da abbattere.

  • Andreucci Bruno

    Il procedimento penale n. 3301/05 RGNR
    nei confronti dell’ ex Commissario Straordinario dell’ Istituto Autonomo Case
    Popolari di Benevento,dr. Bruno Andreucci, si e concluso, nell’udienza della IV Sezione del
    Tribunale di Napoli del 16.04 2013, con la Sentenza di ASSOLUZIONE “ perché IL
    FATTO NON SUSSISTE “. Si invita, pertanto, nel rispetto del primario interesse
    riconosciuto ad ogni individuo coinvolto in indagini di natura penale a che,
    caduta ogni ragione di “sospetto”, la propria immagine non resti offesa da notizie
    di stampa che riferiscano dell’iniziale coinvolgimento ed ignorino, invece,
    l’esito positivo delle indagini stesse.

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