Difesa della legalità, conta l’esempio. Affollata manifestazione dell’associazione Làbos.
Da Il Vaglio.it del 20 maggio 2012
Difesa della legalità: conta l’esempio. Appassionato dibattito tra chi è impegnato in prima persona. Video
Perché l’Iacp vuole tutti quei soldi? Altrabenevento solleva un caso che necessita spiegazioni.
di Teresa Agovino
Un gran numero di persone ieri pomeriggio alle 17 nella Scuola Media di San Nicola Manfredi, ha assistito al convegno/dibattito “Le(g)ali per crescere”, organizzato dall’associazione sannicolese “Làbos”. E’ stata una discussione che li ha coinvolto e appassionati per quasi tre ore. E che non ha riguardato solo le pur puntuali analisi sull’argomento dai diversi punti di vista, ma che ha toccato anche questioni specifiche con delle rivelazioni come quella fatta a proposito di un recente richiesta dell’Iacp di integrazioni a degli assegnatari di alloggi.
Relatori: Antonio Clemente, sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Benevento, Cesare Maragoni, comandante Provinciale della Guardia di Finanza di Benevento, Nicola Sguera docente di Storia e Filosofia del Liceo Scientifico Statale Gaetano Rummo di Benevento e Gabriele Corona, presidente dell’associazione Altrabenevento. Carlo Panella, direttore del Vaglio.it, ha fatto da animatore e moderatore dell’incontro. Erica Marino, presidente della Labos ha chiesto agli ospiti intervenuti a portare testimonianze ed esperienze personali in merito a questioni di lealtà e legalità.
Il giornalista, dopo i saluti e i ringraziamenti iniziali, ha aperto il convegno ricordando quanto successo proprio ieri mattina a Brindisi. “Quello che è accaduto non è ancora chiaro.– Ho vissuto negli anni di piombo, ma quello che è successo oggi non ha precedenti: troppi elementi non tornano e la strage non pare riconducibile né alla criminalità organizzata. L’elemento di cieca violenza resta però impressionante, alla pari del messaggio lanciato da chi ha compiuto il gesto, messaggio pubblico o quantomeno indirizzato a un destinatario ignoto dato che la vittima pare sia stata presa ‘alla cieca’. Ci sono parecchi modi per mettere sotto scacco la legalità, certamente questo tipo di azioni ci colpisce per la gravità”.
Entrando poi nel vivo dell’incontro, Panella ha innanzitutto evidenziato il ruolo delicato della stampa e del giornalista in merito a questioni del genere. “È certamente compito della stampa informare su quanto accade, ma bisogna sempre farlo cercando completezza e usando accuratezza. Per quanto mi riguarda poi, ritengo in realtà piccole come Benevento e il Sannio è necessario per il giornalista mantenere una certa distanza dal potere, riducendo innanzitutto al minimo le frequentazioni con chi lo gestisce e le loro occasioni di vita mondana; tutto ciò non è facile, eppure è fondamentale mantenere il giusto distacco.
Più che le parole in materia di legalità occorre dare l’esempio: è la cosa più importante, altrimenti il solo parlarne resta vano esercizio”. Il giornalista inoltre non deve mai chiedere cortesie, ha aggiunto il direttore del Vaglio, per evitare che gliene vengano chieste in cambio.
Il moderatore è poi passato ad introdurre i presenti al dibattito, spiegando innanzitutto che, a conferma di quanto appena detto, per la prima volta ieri ha potuto stringere la mano, facendone conoscenza personale, a Clemente, mai incontrato di persona finora nonostante ne scriva di lui da tanti anni. “Ecco Clemente, il procuratore capo e i suoi colleghi sono persone che danno realmente l’esempio – ha detto di lui Panella – avendo reso, da qualche anno, la Procura un luogo in cui è possibile denunciare anche i potenti. Perché la Procura, ha perseguito, riuscendo a mandare a processo e pure a condannare potentati, politici e delle professioni, a dimostrazioni che tutti possono essere perseguiti allo stesso modo”.
Presentando Marangoni, Panella ha ricordato le ultime grandi operazioni della Guardia di Finanza italiana, tra cui quella più famose, contro gli evasori fiscali a Cortina e nelle altre mete dei super ricchi: “Anche lì è stato dimostrato che si poteva colpire chi mai si sarebbe immaginato. Quando si inizia a colpire ‘in alto’ tutto sembra possibile per la legalità”. Il direttore ha poi invitato il corpo militare, nella persona del comandante, a dare ancora maggiori informazioni ai cittadini, tramite i mezzi di informazione, relative al proprio continuo meritorio operato. “Facciamo questa battaglia per la legalità anche con l’informazione”.
“Talvolta con il presidente di Altrabenevento siamo entrati in polemica – ha aggiunto Panella introducendo Corona – eppure bisogna dargli atto delle denunce che ha portato avanti insieme alla sua associazione. Il vero problema è che a Benevento lui solo, o quasi, si prodiga tanto e si espone in prima persona”. Di Nicola Sguera il moderatore ha invece sottolineato, tra le varie sue pubbliche e valide iniziative sociali e culturali, l’azione in prima linea in quanto docente e quindi veicolo principale di un messaggio quotidiano di legalità che proprio dalla scuola deve partire”. “Qui insomma – ha concluso Panella – abbiamo stasera tutte persone che non predicano, ma praticano la legalità”.
Erica Marino ha poi preso la parola accogliendo i presenti con l’invito a un minuto di silenzio per quanto accaduto a Brindisi. “Siamo abituati a considerare l’Italia come un paese ingessato in caste che vanno a tutelare i propri interessi – ha spiegato poi prendendo la parola – la situazione generale è al collasso, e nonostante ciò esiste da ben due anni un disegno di legge anti-corruzione che ancora non viene approvato e che invece dovrebbe essere portato avanti con determinazione.
La legalità è un valore che dovrebbe riguardare tutti noi; io stessa però, da studentessa di giurisprudenza nutro perplessità nei confronti di questo valore alla luce di quanto avviene nel mio Paese ogni giorno. Mi chiedo innanzitutto quale sia il confine tra legalità e illegalità e, di conseguenza, se di fronte ad una legge ingiusta ci si possa sentire legittimati alla disapplicazione.” La Marino ha concluso il suo intervento leggendo un decalogo esplicativo in merito alla corruzione, stilato dall’ex presidente del Costa Rica, Nobel per la Pace, Oscar Arias Sanchez.
“Vedo intorno a me molte persone che incarnano qualcosa di cui la nostra società ha bisogno in merito alla questione legalità” ha detto Sguera aprendo il suo intervento, carico di sincera stima per tutti gli intervenuti. Il professore si è poi chiesto ‘Che ci faccio io qui?’ scherzando sul suo ruolo all’interno di un tema solo in apparenza lontano dalle sue mansioni di docente. “Il proliferare di leggi è già sintomo di una malattia del corpo sociale che è costretto ad intensificarle – ha poi aggiunto portando come esempio di ambiguità della legge (e richiamando quanto detto dalla Marino) un caso estremo come quello del generale nazista Eichmann, uno dei principali responsabili dello sterminio degli ebrei –. In un altro contesto sociale sarebbe stato un ottimo cittadino e padre di famiglia, poiché ha sempre rispettato le leggi sotto le quali viveva. E per tutto il processo si difese infatti, saldo nella convinzione di aver eseguito scrupolosamente precisi ordini dall’alto.
Quindi ben venga la disobbedienza ad una legge iniqua. Ma esiste qualcosa al di sopra di essa tale da poterci permettere ciò? La storia recente d’Italia è carica di leggi inique; il discutibile processo di unificazione del nostro Paese, fin troppo celebrato lo scorso anno, ha prodotto grosse sacche di criminalità e non solo nel nostro Sud. È quindi possibile trovare dei criteri assoluti per veicolare l’intera comunità?
‘Tutti sanno con Orazio che le leggi senza i costumi non bastano’ – ha aggiunto citando Leopardi – e chi, se non la scuola, soprattutto quando la famiglia scricchiola, è tenuto a veicolare i ‘costumi’? Da questa crisi mi auguro potrà venire fuori una nuova società, molto diversa da quella attuale, consapevole che l’uomo non è una monade, e che la vita comunitaria è un suo bisogno primario.”
L’intervento del docente si è chiuso sul sacrificio del filosofo ateniese Socrate. Condannato ingiustamente a morte, avrebbe potuto commutare la pena in esilio, fuggire via, patteggiare una pena minore, eppure accettò quanto la legge gli aveva imposto senza battere ciglio, nel rispetto della comunità di cui faceva parte. “A questo dobbiamo tornare – ha detto Sguera – il futuro ha il cuore antico”.
Anche per Maragoni, intervenuto subito dopo il docente, è fondamentale in merito a questioni di legalità dare un concreto esempio, perché non ci si riduca al solo ‘lanciare proclami’. “La Guardia di Finanza – ha spiegato – sta operando oggi come ha fatto negli ultimi trent’anni. Indosso l’uniforme da ventisette anni e ho vissuto importanti momenti di legalità e altrettanti turpi di illegalità, come l’aver dovuto arrestare decine di miei superiori durante ‘Mani pulite’ ufficiali dai quali non mi sarei mai aspettato azioni scorrette. Essere legali pesa, ma alla fine è premiante. Non sarebbe a mio avviso positivo – ha aggiunto rispondendo anche lui alla Marino – poter disapplicare le leggi, per ingiuste che siano.
Il grande problema della corruzione è che ad un funzionario pubblico corrotto corrisponde sempre un privato corruttore. E sono le persone più in vista della società le prime, ade sempio, a riciclare denaro. All’interno del Corpo della Guardia di Finanza vige la regola che chi sbaglia paga; siamo in sessantamila, ed è normale che qualcuno possa sbagliare, ma il Corpo ha fatto della moralità interna una scelta di vita”. Il comandante ha poi trattato il tema dell’evasione fiscale vista, a suo dire, prima dell’arrivo di Equitalia, come un qualcosa da imitare. “È giusto, oltre che doveroso pagare le tasse – ha spiegato – anche a me immediatamente piacerebbe non farlo. Ma poi penso che quando vado in ospedale voglio essere assistito, quando mando miei figli a scuola voglio che abbiano una buona istruzione e così via. Viviamo in un paese meraviglioso in cui puoi finanche urlare insulti in faccia a un poliziotto senza venire preso a manganellate”. Da quest’ultima affermazione del colonnello (legato alle note offese e reiterate di un manifestatnte anti Tav nei confronti di un carabiniere che non reagì) è scaturito un breve dibattito con la Marino che, di diversa opinione, ha ricordato i tristemente noti fatti della ‘Diaz’ di Genova del 2001.
Ha preso poi la parola Corona, spiegando innanzitutto che normalmente ‘Altrabenevento’ non partecipa a incontri sulla legalità, ma stavolta ne è stata incuriosita. “Altrabenevento – ha detto – era nata come associazione a favore di una città ecosostenibile; sette anni fa però ci siamo resi conto che raggiungere lo scopo era impossibile senza lottare contro il malaffare dilagante.” Parlando dei vari controsensi in merito a questioni del genere, Corona ha raccontato di aver partecipato recentemente ad un incontro al Comune di Benevento durante il quale si insegnava a bambini delle elementari a ‘non parcheggiare in doppia fila’ e cose simili; peccato però che gli stessi bambini non potessero poi uscire agevolmente dalla sala della conferenza a causa di auto in divieto di sosta di certo non parcheggiate da loro.
Citando poi ‘Soldi Rubati’, libro-inchiesta della giornalista Nunzia Penelope, Corona ha spiegato che in Italia i costi annui della corruzione si aggirano intorno ai sessanta miliardi di euro, e che per questo le opere pubbliche nel nostro Paese costano il 40% in più che nel resto d’Europa. Tutti soldi che i cittadini hanno pagato con le proprie tasse. Se fossero entrate nella casse dello Stato le giuste tasse, ad esempio nel 2010, ad oggi avremmo soldi per mantenere le pensioni medie sui duemila euro, finanziare ospedali, scuole ecc e poter sostenere la spesa di un sussidio di disoccupazione al pari di quello della Germania.
“Il grosso dei soldi sporchi da riciclare – ha aggiunto – finisce direttamente in settori assolutamente legali come l’edilizia. E contrariamente a quanto si potrebbe immaginare, questo comunque non aiuta il benessere economico di una zona. “In tutto questo il ruolo della stampa è fondamentale” ha aggiunto confermando quanto detto da Panella in apertura.
Corona è poi passato a parlare della situazione Beneventana “Finalmente – ha detto – hanno smesso di definire la nostra città un’ ‘isola felice’. Lo stesso Clemente è intervenuto di recente a dichiarare che fatte le dovute proporzioni, la corruzione beneventana supera quella di Napoli. E molti sono gli episodi di corruzione a Benevento di cui si parla poco”. “Benché abbiamo dato corso a tanti e importanti processi con le nostre denunce, pare che per il tribunale di Benevento ciò non sia sufficente per poter diventare partecivile in detti procedimenti. Tuttavia, noi non molliamo per carattere – ha concluso – anche se qualche volta la tentazione di cambiare attività è forte. Eppure andiamo avanti, anche se siamo convinti che evidentemente il nostro operato da solo non è abbastanza.
E veniamo alla denuncia di Gabriele Corona: “Recentemente l’Iacp ha chiesto ai prenotatari degli alloggi Santa Maria degli Angeli un’integrazione al prezzo di vendita concordato, da diversi anni, per cifre, pari, poco più poco meno, a 30mila euro. Alcuni di questi prenotatari hanno già firmato l’atto dal notaio altri si apprestavano. Lo Iacp si è limitato a chiedere i soldi sostenendo di aver dovuto sopportare dei maggiori costi, accertati dalla Regione Campania, ma non ha spiegato quali, nonostante le numerose richieste degli interessati. Lo Iacp si è limitato a parlare genericamente di costi lievitati ma stranamente non li ha dettagliati.
Per certo, si sa che per quei 180 alloggi l’Iacp ha dovuto pagare alla società costruttrice, la Conca di Napoli (la stessa degli alloggi di via Galanti) circa 2milioni di euro per un giudizio di arbitrato che è stato perso. La Conca, peraltro, negli ultimi anni ha vinto diversi arbitrati, anche con il Comune di Benevento sempre a seguito di contenziosi che sono sorti per varie anomalie relative alla costruzione degli alloggi o alla cessione delle opere di urbanizzazione.
Nel caso dei 180 di Santa Maria degli Angeli segnalo che nell’indagine sulla Conca per la contestata costruzione degli alloggi di Via Galanti, condotta dal pm Giovanni Tartaglia Polcini della Procura di Benevento, emerse, attraverso intercettazioni telefoniche e ambientali, una tangente di 30mila euro che sarebbe stata pagata da Maurizio Triola, amministratore della Conca, al commissario dell’Iacp che all’epoca era Andreucci, dirigente del Settore edilizia popolare della Regione Campania. Secondo l’accusa la tangente pagata per il tramite dell’avvocato Mele fu versata dalla Conca proprio per ottenere dall’Iacp i collaudi finali dei 180 alloggi. Gli atti dell’indagine, dopo il rinvio a giudizio, sono al Tribunale di Napoli perché lì sarebbe stata pagata la tangente”.
“È un compito ingrato parlare per ultimo – ha detto Clemente – perché tutte le cose belle sono state già dette. Devo aggiungere però che è veramente un segno positivo vedere quanta gente nonostante la bella giornata di sole sia intervenuta al nostro incontro. E sono anche molto contento di vedere in questa sala, tra il pubblico, ottimi investigatori con cui ho lavorato in passato”. Clemente ha espresso giudizi positivi sugli intervenuti che l’hanno proceduto e, parlando subito dell’evasione fiscale, ha poi spiegato innanzitutto che in paesi come la Germania essa comporta la galera alla pari del furto: “In Italia abbiamo le pene più basse d’Europa per reati come la corruzione, e ciò che è più grave, la macchina della giustizia gira a vuoto a causa della prescrizione, presente non a caso solo in paesi poco sviluppati come l’Italia, la Grecia, e alcuni paesi del terzo mondo. Mi chiedo quando si provvederà ad un decreto ‘Salva-legalità’ che difenda l’Italia dalla corruzione, e con la massima urgenza. Ma alcune forze politiche non vogliono approvare una seria legge in merito, alla pari degli altri paesi europei; e questo lo sosteniamo fermamente da anni insieme con l’Associazione Magistrati. Basterebbero anche minime riforme a costo zero, come ad esempio abolire la chiusura estiva (1 Agosto-15 Settembre) dei tribunali, a migliorare la situazione. È assurdo pensare che investitori arabi non vogliano venire in Italia perché c’è troppa corruzione; è un’onta per noi che siamo la patria dei romani.
Clemente ha poi aggiunto di apprezzare molto quanto detto da Panella sulla necessità, per chi svolge alcuni ruoli, come anche quello del magistrato, di mantenere un certo distacco e isolamento da alcune frequentazioni e da certe mondanità: per chi svolge alcune delicate funzioni, non basta essere autonomi e indipendenti, distinti e distanti, bisogna pure sembrarlo.
Il sistema così com’è non va – ha concluso – e se è vero che non possiamo vincere, non possiamo però nemmeno perdere, e quindi non molliamo, come anche Corona ha detto.” Il sostituto procuratore ha infine battuto sull’importanza della confisca dei beni come pena. “I criminali mettono in conto la galera, non gli importa, di certo la preferiscono al vedersi sottrarre gli enormi patrimoni in loro possesso.”
A Mirco Garzone, socio Labos, sono state affidate le brevi conclusioni cariche di speranza e volontà dell’associazione di proseguire su questa strada. “Spesso siamo noi stessi – ha affermato – con le nostre paure ad ammazzare la legalità”. Durante il breve dibattito finale si è parlato di temi attuali e complessi come l’omertà , l’evasione fiscale, il ruolo attivo dei cittadini nella gestione della legalità. A lungo il pubblico intervenuto s’è trattenuto poi in sala con gli oratori, mostrando di aver apprezzato molto il convegno, effettivamente ricco, vario e intenso come non di sovente accade.