Don Ciotti a Benevento ancora sulla cultura dell’antimafia.
Il Sannio Quotidiano 20 Gennaio 2012
Ieri in città don Luigi Ciotti: «Siate orgogliosi, avete tradotto in insegnamento universitario la lotta alla criminalità. La Costituzione è il primo testo antimafia»
Il presidente nazionale di Libera: «Il più grande male di oggi è il sapere di seconda mano, servono approfondimento e responsabilità»
«La Costituzione è il primo testo antimafia»
Criminalità, economia e responsabilità sociale sono state le assi portati di un confronto che ieri ha visto al tavolo dei relatori anche il presidente nazionale dell’associazione Libera, Don Luigi Ciotti, non un semplice prete di strada come pure è stato tante volte definito, ma un uomo al servizio dalla gente e in presidio permanente contro l’illegalità.
Un’occasione nata per portare ancora una volta in città un approfondimento sulla questione legalità, ma anche per presentare il libro “Mafie, narcotrafffico e riciclaggio” del sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Benevento, Giovanni Tartaglia Polcini, e per dare il via, ufficialmente, all’attività della sezione di Benevento del Collegamento Campano contro le camorre per la legalità e la nonviolenza.
A presiedere il dibattito, che si è svolto presso l’ex Convento di Sant’Agostino, è stato Leandro Limoccia, presidente del Collegamento campano contro le camorre. Ad aprire l’incontro è stato il Rettore dell’Università del Sannio, Filippo Bencardino, che ha sottolineato come la lotta alle mafie abbia per l’Ateneo sannita un consistente rilievo. “Non abbiamo bisogno di eroi, ma di persone che sposano il principio del contrasto alla criminalità. Nel diffondere questo messaggio l’Università – ha detto Bencardino – può avere un ruolo importante”.
L’intervento del presidente del Tribunale di Benevento, Rocco Carbone, ha consentito di chiarire che “il Sannio non è più al riparo dall’azione della criminalità. Per chi è chiamato a combatterla – ha poi aggiunto Carbone – fondamentale è il ricordo di quei magistrati che in questa lotta hanno perso la vita”.
Il procuratore capo di Benevento, Giuseppe Maddalena, traendo proprio spunto dal libro di Tartaglia Polcini, ha ricordato di quanto organizzata e articolata sia la criminalità. Di quanto possa essere deleteria per un’economia l’azione di riciclaggio del danaro delle mafie.
Edmondo Cirielli, presidente della IV Commissione Difesa della Camera dei Deputati, ha sottolineato l’importanza della mobilitazione della società come via verso la legalità. Un concetto poi ripreso dal questore di Benevento, Salvatore La Porta: “Spesso accade che si agevoli la mafia senza accorgersene, perché non si ha una vera cultura della legalità. Si ricerca il profitto a tutti i costi e non ci si rende conto che si fa sponda alla criminalità”.
Il professore Giuseppe Marotta del Segis dell’Università del Sannio ha voluto quindi ricordare la sensibilità dell’Ateneo nella lotta alle mafie dimostrata attraverso l’istituzione di uno dei primi master per la gestione dei beni confiscati alla criminalità.
Ha quindi preso la Parola il sindaco, Fausto Pepe, che ha sottolineato la necessità per vincere questa lotta di una classe dirigente forte e autorevole e di un deciso senso di responsabilità.
A chiudere i saluti è stato Amleto Frosi, referente sannita dell’associazione Libera: “Quando si legifera – ha detto – è importante ricordare come la mafia si alimenta. Solo così possiamo colpirla nel vivo”.
Il primo a prendere la parola tra i relatori seduti al tavolo è stato Franco Roberti, procuratore capo della Repubblica presso il Tribunale di Salerno. “Le organizzazioni criminali – ha spiegato – operano quasi sempre su un livello che è sovranazionale, ma la ricaduta che producono è forte soprattutto sul territorio in cui sono radicate. I numeri delle mafie sono impressionanti e le rendono forti. La corruzione poi – ha aggiunto Roberti – le alimenta. Di fronte a ciò dobbiamo anche noi mettere a punto un sistema il più efficiente possibile.
Lo Stato – si è chiesto in ultimo Roberti – può vincere le mafie? La risposta è sì ma solo se lo vuole veramente”.
Sergio Rando, avvocato penalista del Foro di Benevento, ha richiamato l’attenzione sulla forza della criminalità che deriva soprattutto dall’essere all’avanguardia nell’aggirare le leggi. Ed è per questo – ha detto Rando – che anche il nostro sistema deve adeguarsi tenendo il passo di chi lo minaccia”.
Marilisa Rinaldi, presidente della Sezione penale del Tribunale di Benevento, ha posto la lente d’ingrandimento sui numeri della criminalità. “E’ l’azienda più fiorente del Paese – ha sottolineato – e si avvale in questo momento di quell’ampia disponibilità di capitali che invece è preclusa ad ogni altra impresa. Il riciclaggio produce in tutte le realtà, anche nella nostra, un deterioramento dell’economia fortissimo.
La soluzione però è nello scuotere dal basso la società per farla reagire e in questo un ruolo determinate lo giocano i giovani”.
Prima delle conclusioni di don Ciotti, ha preso la parola Giovanni Tartaglia Polcini che ha chiarito come il libro da lui scritto sia frutto dell’ambiente sereno nel quale ogni giorno qui a Benevento si ritrova a lavorare.
A chiudere, come detto, è stato il presidente nazionale di Libera. “Il più grande peccato da combattere oggi – ha esordito don Luigi Ciotti – è il sapere di seconda mano. Noi abbiamo bisogno di profondità, la stessa che c’è nel libro di Tartaglia Polcini e che offre una foto accurata della criminalità. Don Ciotti ha quindi lanciato un appello affinché vengano aperti gli archivi segreti dell’Onu a Vienna. “Sarebbero di grande aiuto alla lotta alle mafie”.
Poi il presidente di Libera ha ricordato quanto importante sia per il contrasto della criminalità l’azione che si perpetra attraverso l’uso sociale dei beni confiscati alla criminalità. Si dà alle mafie e alla società un messaggio importantissimo: “restituire il mal tolto”.
“E voi qui a Benevento – ha poi aggiunto – dovete essere fieri per avere trasformato in insegnamento universitario la lotta alle mafie attraverso l’istituzione del master che insegna come mettere a frutto questi beni confiscati”.
Don Ciotti ha anche sottolineato l’abuso che spesso viene fatto della parola legalità. “Noi – ha chiarito – abbiamo bisogno di responsabilità, meglio ancora di corresponsabilità”.
Stella polare nel contrasto alla criminalità può e deve essere, secondo don Ciotti, la Costituzione. “E’ questo – ha chiuso il presidente di Libera – il primo grande testo antimafia”.