Se Benevento è una ‘città tranquilla’, perché Viespoli non rinuncia alla scorta?
La protesta scomposta di Pasquale Viespoli per l’articolo del Venerdì di Repubblica su Benevento: “L’articolo è superficiale, approssimativo, raccogliticcio: in una parola sola insultante. Tuttavia, il problema non riguarda tanto chi lo ha scritto, ma chi ha contribuito a scriverlo. Tra intellettualismo saccente, falso moralismo e balbettio propagandistico, ne scaturisce un’immagine autolesionistica ed offensiva della città, che non lo merita, nonostante i problemi e le criticità che attraversa e nonostante l’attuale rappresentanza e rappresentazione della stessa”.
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il Comunicato di Gabriele Corona, presidente di Altrabenevento, del 31 dicembre 2011.
Una trentina di anni fa, non ricordo esattamente la data, Rai2 trasmise un servizio di Sandro Ruotolo sulla storia d’amore di due ragazzi beneventani osteggiata dalla facoltosa famiglia di lei che usava il suo potere per impedire in ogni modo ai due di frequentarsi. Il servizio giornalistico fece infuriare Clemente Mastella che pretese un’intervista su Rai2 per spiegare che la sua città era stata mal rappresentata. La difesa del feudo da parte del leader di Ceppaloni incuriosì molti osservatori tra i quali Beniamino Placido, il quale su La Repubblica raccontò, incredulo, di aver assistito all’intervista “di un tal Clemente Mastella, autorevole deputato, mi dicono, di Benevento, il quale, roteando gli occhi bovini e muovendo la testa come il torello che si appresta a tirare una cornata,” sosteneva candidamente che “i panni sporchi si lavano in famiglia”. Come a dire che tra noi possiamo lamentarci del modo perverso con il quale vengono amministrate le nostre comunità ma nessuno dall’esterno deve sapere veramente che cosa succede. Dopo 30 anni, nell’era della comunicazione diffusa, tra il proliferare di giornali on-line, blog, televisioni private e social network, pensavo che questa sorta di ridicola censura fosse ormai cosa d’altri tempi. Ci ha pensato invece Pasquale Viespoli a confermare che le classi dirigenti di questa città non perdono un vecchio vizio ‘provinciale’. Il senatore ha fatto appello alla necessaria difesa del nostro buon nome per criticare chiunque si permetta semplicemente di notare le piccole, strane e assurde vicende che accadono a Benevento. Viespoli se l’è presa con la giornalista di La Repubblica per il pezzo pubblicato ieri su Il Venerdì dal titolo: ‘L’Unesco è arrivata, adesso aspettiamo gli italiani’. In sintesi l’articolo ci ricorda che a Benevento esiste un patrimonio storico culturale ed artistico di grande rilevanza che però è mal curato e non utilizzato, soprattutto dal punto di vista turistico. Questa è la pura verità, non capisco perchè Viespoli si risente. L’ex sindaco precisa di non avercela tanto con la giornalista, che pure lo ha completamente ignorato, ma piuttosto con coloro che le hanno dato le informazioni. È probabile che si riferisca alle mie dichiarazioni con le quali ho evidenziato, come sostengo da tempo, che in questa città, da molti considerata ‘tranquilla’, sono attivi 5 clan camorristici ed emerge sempre di più un tasso di corruzione davvero preoccupante. Diversi faccendieri, come hanno dimostrato recenti inchieste giudiziarie, hanno agito e continuano ad agire con truffe clamorose proprio in questa città e a livello nazionale. È questo che non si deve sapere?
Viespoli è davvero convinto che di questi fatti non si deve parlare perché la nomea di città tranquilla deve essere in ogni modo difesa? E allora perché non rinuncia alla scorta?
Quando era sindaco, cioè 17 anni fa, qualcuno sparò nei vetri della sua auto e poi da sotto segretario ricevette minacce da un gruppo di disoccupati organizzati campani. Ma ora che pericolo corre? Perché in periodi di ristrettezze economiche non rinuncia ad utilizzare l’auto pagata dallo stato, con la benzina pagata dai contribuenti e con una scorta che impiega 4 uomini a rotazione, che lo accompagnano anche a fare shopping, senza naturalmente porsi neppure il problema del parcheggio?
In periodi di crisi come questo il senatore Pasquale Viespoli con il lauto stipendio che percepisce dallo stato potrebbe pure farla la bella figura di rinunciare a questi privilegi! Questo gesto potrebbe convincere Clemente Mastella a fare lo stesso, rinunciando alla solita ‘parata’ per le vie del centro. La scorta che il prefetto non ha assegnato ad un magistrato beneventano, pedinato e minacciato da un serial killer, è invece confermata all’ex ministro più o meno ogni sei mesi quando riceve, puntualmente, le presunte minacce di un presunto nucleo delle brigate rosse che a quanto pare esiste solo per tenere di mira Mastella e che scompare ogni volta che la scorta viene confermata.
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La risposta dell’ufficio stampa di Pasquale Viespoli: “Corona non può interloquire con il senatore” .
“Gabriele Corona si autocandida ad interlocutore del senatore Viespoli. E’ l’ennesimo ruolo che si attribuisce. Corona, infatti, è contemporaneamente denunciante, inquirente e giudicante. Come se non bastasse, ora si attribuisce anche il ruolo assegnato ai Comitati per l’ordine e la sicurezza pubblica, all’Ufficio scorte e al ministro dell’Interno. Ad uno così, va solo augurato un 2012 di serenità, di equilibrio e di umiltà”.
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L’invito di Gabriele Corona: “Viespoli dia il buon esempio alla casta”.
“Auguro al senatore PasqualeViespoli un 2012 senza scorta, con la libertà di poter guidare l’auto da solo facendo rifornimento di tasca, finalmente liberato dall’assillo dei quattro poliziotti che lo accompagnano e che potranno essere utilizzati per altri scopi. Potremmo allora segnalare, con orgoglio, alla stampa nazionale che proprio dalla “Benevento di provincia” arriva un esempio e una lezione di buona politica: qualcuno della casta rinuncia a qualche odioso privilegio. Intanto, a proposito di denunce ed indagini, Viespoli, nell’esercizio delle sue funzioni di parlamentare che ogni tanto qualche spiegazione pure deve dare, potrebbe dirci cosa ne pensa dell’arresto di Alfonso Papa denunciato per i fatti connessi alla Centrale Luminosa prevista a Benevento, o del mancato arresto per Marco Milanese, denunciato da Paolo Viscione, beneventano già arrestato per la truffa delle false polizze assicurative, oppure della richiesta di arresto per Nicola Cosentino, coordinatore regionale del suo ex partito, i cui affari di famiglia si estendono anche a Benevento.
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L’editoriale di Giancristiano Desiderio su Sanniopress del 1 gennaio 2012: “Benevento tra romanzo criminale e saggio politico”
(Sanniopress) – Pasquale Viespoli ha la scorta perché è stato sottosegretario al Welfare e il nostro è il Paese in cui la Brigate rosse hanno ucciso giuslavoristi come Massimo D’Antona e Marco Biagi che prestarono il loro lavoro al ministero del Lavoro. Benevento può essere ex città tranquilla ma non è la odierna inquietudine sannita la ragione della scorta dell’ex sindaco. Se la difesa della vita di Viespoli dipendesse dalla condizione sociale di Benevento, allora, l’ex sindaco potrebbe rinunciare alla scorta. Non c’è dubbio. Ma non è proprio il caso di fare esperimenti sulla pelle degli altri e nessuno di noi si deve augurare per Benevento un nuovo martirio terroristico dopo quello di Raffaele Delcogliano e Aldo Iermano. La polemica di Gabriele Corona questa volta – è il caso di dire – è fuori bersaglio. Si ha l’impressione che il duello rusticano tra Corona e Viespoli sia dettato da motivi personali e da contrapposizioni datate, insomma, da ruggini del passato piuttosto che da vere ragioni del presente. Corona, che in altri casi è di una precisione e pazienza certosine nel puntare il dito e muovere il suo j’accuse, questa volta ha commesso un errore che come un boomerang può ritornare nel punto in cui è stato lanciato. Il lavoro che Corona e Altrabenevento compiono è meritorio ma proprio perché meritorio lo stesso Corona non deve svalutarlo e ne deve tener conto.
La stessa cosa vale per Viespoli. Ha un passato da custodire e un futuro da costruire, ma non così. Anche lui ha commesso il suo errore di valutazione. Siamo d’accordo: l’articolo comparso sul Venerdì di la Repubblica – ma certe cose non fatele dire a me – non era granché. C’era più di uno strafalcione ma guardiamo la sostanza: stava in piedi. Benevento non ne usciva bene, siamo d’accordo. Ma – e siamo al punto e siamo seri – Benevento può uscir bene da un articolo, da chiunque sia scritto? Come beneventano e come ex sindaco e come primo della classe Viespoli si è sentito ferito nell’onore e ha reagito. Forse, al suo posto avremmo fatto altrettanto. Avremmo sbagliato. Avremmo sbagliato due volte: la prima volta perché la polemica politica fa il gioco dell’ “avversario” e la seconda volta perché anche un articolo sbagliato ha il suo diritto all’esistenza. La reazione di Viespoli, invece, per quanto comprensibile, è sembrata proprio un fallo di reazione indirizzato più agli informatori beneventani che alla giornalista. Sembra quasi che la polemica che ne è nata tra Viespoli e Corona sia la prova provata delle accuse di provincialismo avanzate dal pezzo del settimanale scalfariano.
Su un punto sono tutti d’accordo: Benevento va raccontata in altro modo. Ma è proprio sulla modalità che iniziano le differenze. Tuttavia, al di là delle inevitabili differenze, che per fortuna ci sono, la vera novità sta proprio nella nascita di un racconto beneventano che ormai è diventato parte attiva della vita cittadina. Come ce la vogliamo raccontare Benevento? Ecco il punto. Corona scrive un romanzo criminale, mentre Viespoli offre una rilettura della saggistica meridionalistica. Ma sia il romanzo di Corona sia il saggio di Viespoli sono solo due modi di raccontare Benevento che non è né romanzo criminale né saggio meridionalistico o né solo l’uno né solo l’altro. La politica non ha più l’esclusiva del racconto beneventano, né la storia e la cronaca della città sono riducibili al crimine. Per rubare il marchio allo stesso Corona, c’è un’altra Benevento che va raccontata o, se volete rubare il mestiere a Viespoli, c’è bisogno di una narrazione diversa per capire Benevento. E’ un racconto che non sta nel crimine né nella politica ma nelle vite disperse in città e non ha ancora trovato il suo congeniale mezzo espressivo per raccontare Benevento. E’ un racconto che non è più controllabile né da un partito, né da una chiesa, né da un giornale. Questa è la vera novità su cui vale la pena lavorare.
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La risposta di Gabriele Corona su Sanniopress del 3 gennaio 2012 “Desiderio si sbaglia, non polemizzo con Viespoli per motici personali”
(Sanniopress) – Ho letto con l’attenzione che in genere riservo agli articoli pubblicati su Sanniopress, l’editoriale “Benevento tra romanzo criminale e saggio politico” di Giancristiano Desiderio. Già in altre occasioni ho avuto modo di apprezzare lo stile dei suoi commenti senza peli sulla lingua, ma questa volta confesso di non averlo capito.
Egli sostiene, innanzitutto che “il duello rusticano tra Corona e Viespoli sia dettato da motivi personali” ma si sbaglia: non ho motivi personali per polemizzare con l’ex sottosegretario. Certo non sono mancati motivi di frizione per scelte dell’ex sindaco Viespoli che non ho condiviso, come ad esempio il Piano di Recupero di via Galanti, l’edificazione in Piazza Duomo, la gestione del PRUSST, la ipotizzata Centrale dell’Ansaldo a Sagliete. Per altre cose, però, ho avuto parole di apprezzamento, come la scelta di puntare sul programma di valorizzazione turistica della città di Benevento del 1998. Forse qualcuno ancora ricorda l’Educational riservato a dieci Tour Operators internazionali che invitati dalla amministrazione comunale visitarono la città ed incontrarono gli agenti di viaggio e gli albergatori sanniti, alla presenza del presidente nazionale dell’ENIT (Ente Nazionale Italiano per il Turismo) per definire pacchetti di viaggio e la partecipazione a qualificate iniziative promozionali in Italia e all’estero.
Fu una scelta che Viespoli fece con consapevolezza, convinto che il nostro patrimonio storico-artistico da solo non basta per creare turismo perché servono servizi qualificati che le amministrazioni pubbliche devono concorrere a creare. Ma questa considerazione credo sia oramai ovvia e condivisa ed è propria quella che emerge dall’articolo “L’Unesco è arrivata, adesso aspettiamo gli italiani”. E allora che cosa ha scatenato la reazione scomposta di Viespoli, che addirittura lo considera un servizio giornalistico “insultante”? Il senatore non ritiene di doverlo spiegare limitandosi, con il frasario che gli è solito, a definire l’articolo “approssimativo e raccogliticcio” accusando chi ha “contribuito a scrivere” cioè gli intervistati, di “intellettualismo saccente, falso moralismo e balbettio propagandistico”.
Al contrario io credo che la giornalista, Paola Zanuttini, abbia riportato senza eccessi l’attuale condizione della città che vanta il bellissimo Arco di Traiano, un complesso longobardo patrimonio dell’umanità, reperti egizi di grande valore, l’Hortus Conclusus gioiello della transavanguardia, ancora non valorizzati e sfruttati.
La giornalista si è limitata a segnalare che ancora con si capisce perché i turisti aspettano invano di sapere quali siano e se esistono, gli orari di apertura della chiesa di Santa Sofia, ma non ha scritto, come denunciano da tempo i cittadini che ancora conservano un po’ di amore per questa terra, che dinanzi ai monumenti più importati si gioca a pallone, che i vicoli sono sporchi, che il centro storico è in balia delle bande di teppisti del sabato sera, che il parcheggio abusivo nell’isola pedonale dovrebbe farci vergognare come le cacce dei cani sparse su tutti i marciapiedi.
Nell’articolo queste cose non si leggono e quindi, ripeto la domanda, per che cosa protesta Viepoli?
Davvero continuo a non rendermene conto al punto da pensare che gli abbiano dato fastidio le mie dichiarazioni sul riciclaggio di denaro sporco a Benevento, o sui i faccendieri concittadini implicati negli scandali della P3 e gli incarichi per la vendita dei beni pignorati, gli intrighi della P4 che hanno portato all’arresto in carcere di Alfonso Papa, parlamentare e magistrato, oppure la loggia massonica deviata che raccoglieva fondi per liberare con un colpo di Stato il Cabinda, ed infine i traffici intorno alle false polizze assicurative e il mancato arresto di Marco Milanese.
Sono questioni delicatissime sulle quali, come avrà notato anche Desiderio, Viespoli non ha detto una parola e per questo confermo la provocazione “se il senatore ritiene che Benevento sia una città tranquilla dovrebbe rinunciare alla scorta”. Si tratta di servizi, a volte negati a magistrati ed imprenditori minacciati pubblicamente, che costano moltissimo ai contribuenti e per questo devono essere assegnati per esigenze reali e non sulla base di presunte minacce delle fantomatiche Brigate rosse o per i rischi connessi con passati incarichi.
Se proprio per motivi che non sono noti il privilegio della scorta a certi politici deve essere confermata, che almeno sia usata con parsimonia, magari con la benzina a carico del parlamentare, ed in modo più discreto quando si passeggia nella propria città tranquilla, come hanno fatto autorevoli magistrati minacciati di morte in visita a Benevento.
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Da Sanniopress del 2 gennaio 2012
L’inviata di Repubblica e la città dell’Unesco.
di Billy Nuzzolillo
(Sanniopress) – L’articolo di Paola Zanuttini sul Venerdì di la Repubblica non è piaciuto a molti politici nostrani. Il senatore Pasquale Viespoli, che di Benevento – ricordiamolo – è stato a lungo sindaco, lo ha addirittura definito “insultante”.
Il sospetto è, insomma, che l’inviata volesse a tutti i costi dare un’immagine negativa della città. In realtà, c’è un gustoso retroscena svelatoci dal presidente di Altrabenevento, Gabriele Corona, che sostanzialmente smentisce questa tesi.
“La giornalista di la Repubblica aveva visto il sito di Altrabenevento e voleva qualche informazione sulla criminalità a Benevento – spiega Corona -. Avevamo appuntamento all’hotel President ma è giunta con alcuni minuti di ritardo ed era visibilmente contrariata. Ho cercato di capire il motivo dello strano stato d’animo e mi ha raccontato di aver fatto colazione in un noto ristorante del centro storico e che, risalendo lungo corso Garibaldi, aveva notato che alcuni ragazzi giocavano a pallone davanti alla chiesa di Santa Sofia. Ha pensato che fossero in gita a Benevento e si è avvicinata per segnalare loro l’importanza della chiesa riconosciuta dall’Unesco. I ragazzi, incuranti, hanno continuato a giocare. Per questo motivo ha cercato un vigile o un poliziotto ma non l’ha trovato neppure dinanzi alla prefettura. Si è poi rivolta al metronotte che stazionava dinanzi alla Camera del Commercio ma neppure lui è voluto intervenire o telefonare ai vigili urbani. Vista l’ora, ha dovuto poi rinunciare al proposito di far porre fine all’oltraggio monumentale”.
Corona ci ha confessato di non aver avuto il coraggio di spiegare che una webcam del Comune posta sul teatro comunale, consente a chiunque, volendo anche i vigili, di controllare in diretta quello che succede nella piazza dell’Unesco e, magari, di mandare un’auto di servizio.
Di questo episodio nell’articolo non v’è traccia. Eppure avrebbe potuto offrire uno spaccato (“gustoso” e tagliente) su come i beneventani difendono il monumento entrato a far parte del patrimonio dell’umanità.