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Ipermercato “I Sanniti”, i fatti illeciti sono spariti. Assolto Maurizio Zamparini ed altri quattro dopo tre anni di indagini, due anni per il rinvio a giudizio e tre anni di processo.

Da ilfattoquotidiano.it del 12 dicembre 2011.

Maurizio Zamparini conquista un’assoluzione a Benevento. Il presidente del Palermo vede concludersi senza danni il processo che lo vedeva imputato di abuso d’ufficio, lottizzazione abusiva e violazioni urbanistiche ed edilizie per la discussa realizzazione del centro commerciale “I Sanniti”, nella paludosa periferia del capoluogo di provincia nel Sannio. Con l’assoluzione nel merito, Zamparini ‘salva’ il parcheggio di 22.000 metri quadrati, che in caso di condanna per lottizzazione abusiva sarebbe stato confiscato e acquisito al patrimonio comunale. E senza parcheggio sarebbero venuti meno gli standard minimi per mantenere aperto l’ipermercato, calcolati col rapporto tra metri quadri del centro commerciale e metri quadri delle aree di sosta. Invece procede a parte – proprio in questi giorni sono in corso le udienze preliminari – il processo per le tangenti e le proposte di assunzioni clientelari che avrebbero ‘accompagnato’ l’approvazione del progetto complessivo: in questo filone, il più importante delle inchieste condotte dal pm Antonio Clemente, Zamparini è stato raggiunto da una richiesta di rinvio a giudizio per corruzione insieme ai coniugi Clemente Mastella e Sandra Lonardo: con loro sono indagati politici beneventani e collaboratori dell’imprenditore friulano della grande distribuzione. Tra le conseguenze dell’inchiesta-madre, il sequestro giudiziario del pacchetto di maggioranza del Palermo calcio.

La sentenza per le vicende urbanistiche è arrivata nel pomeriggio. L’ha emessa il giudice Rosario Baglioni, presidente della Sezione Penale del Tribunale di Benevento. Assoluzione piena per i principali capi d’imputazione, sancita la prescrizione per alcune ipotesi di abuso edilizio. Cinque gli imputati assolti o prosciolti per prescrizione. Il pm Clemente è intenzionato a ricorrere in Appello. Zamparini, difeso dall’avvocato Umberto del Basso De Caro, era accusato di abuso d’ufficio in concorso con il dirigente dell’ufficio gestione territorio del Comune di Benevento per una complessa storia di impegni assunti e non rispettati – secondo la Procura – nell’ambito del rilascio delle licenze: la realizzazione di un parco fluviale, l’abbattimento di tre capannoni abusivi, un parcheggio che doveva essere pertinente al parco e invece sarebbe stato annesso all’ipermercato. Un’altra accusa riguardava la lottizzazione abusiva, in concorso con un imprenditore-ingegnere, che all’epoca divideva con Zamparini la passione per gli affari nella grande distribuzione e nel calcio (è stato anche presidente di una squadra di calcio, attualmente in serie B). Anche in questo caso il giudice ha assolto. Questa sentenza probabilmente si riverbererà nel procedimento principale. Nel quale il Gup Flavio Cusani dovrà decidere prima di Natale se la tesi del pm – le mazzette e le assunzioni servivano a ‘sbloccare’ un iter amministrativo-urbanistico viziato da numerose, presunte, irregolarità amministrative e urbanistiche – è compatibile con i proscioglimenti decisi dal Tribunale.

Vincenzo Iurillo

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Il Fatto Quotidiano del 13 dicembre 2011.

Tutte assolte, perchè il fatto non sussiste, le cinque persone coinvolte nell’indagine condotta dalla Digos sulle vicende del centro commerciale ‘I Sanniti’. Ieri pomeriggio la sentenza del Tribunale pronunciata nei confronti dell’imprenditore Maurizio Zamparini, di Francesco Cassano, ex dirigente del Settore Urbanistica del Comune di Benevento e responsabile del procedimento per la realizzazione del parco fluviale; Rosa De Santis, direttore dei lavori; Paolo D’Arco, amministratore unico di Reti e Sviluppo, Pietro Ciardiello, legale rappresentante del consorzio delle ditte esecutTutte assolte, perchè il fatto non sussiste, le cinque persone coinvolte nell’indagine condotta dalla Digos sulle vicende del centro commerciale ‘I Sanniti’. Ieri pomeriggio la sentenza del Tribunale pronunciata nei confronti dell’imprenditore Maurizio Zamparini, di Francesco Cassano, ex dirigente del Settore Urbanistica del Comune di Benevento e responsabile del procedimento per la realizzazione del parco fluviale; Rosa De Santis, direttore dei lavori; Paolo D’Arco, amministratore unico di Reti e Sviluppo, Pietro Ciardiello, legale rappresentante del consorzio delle ditte esecutrici dell’intervento. I giudici hanno anche dichiarato l’intervenuta prescrizione di uno dei capi di imputazione relativo a violazioni edilizie (le altezze delle opere) che era contestato a Zamparini, De Santis e Ciardiello.

Come si ricorderà, il pm Antonio Clemente aveva chiesto, per abuso d’ufficio, la condanna a 2 anni e a 1 anno e 6 mesi, rispettivamente, per Zamparini e Cassano, e a 6 mesi, per falso, per De Santis. Inoltre, aveva proposto la dichiarazione di intervenuta prescrizione per le contestazioni a carico di Zamparini (lottizzazione abusiva e violazioni edilizie), D’Arco (lottizzazione abusiva e falso), De Santis e Ciardiello (violazioni edilizie). Nelle loro arringhe gli avvocati Roberto Prozzo(per Ciardiello, De Santis e D’Arco), Umberto Del Basso De Caro, Marcello D’Auria e Mariella Cari (per Zamparini),Gerardo Maria Cantore e Giuseppe Iannelli (per Cassano) avevano invece chiesto, perchè il fatto non sussiste, l’assoluzione dei loro assistiti. Per la cui responsabilità si erano invece espressi gli avvocati di parte civile: Vito Nicola Cicchetti (per il Comune di Benevento) e Nazzareno Fiorenza (per Antonio Caporaso, che aveva firmato un preliminare per l’acquisto di uno dei capannoni).

La Procura riteneva che Cassano avesse “procurato intenzionalmente a Maurizio Zamparini un ingiusto vantaggio patrimoniale”, rilasciando il permesso a costruire (numero 175 del 29 luglio 2005) che di fatto avrebbe consentito all’imprenditore friulano di “concretizzare una (presunta ndr) lottizzazione abusiva di terreni, rimanendo il parcheggio (nell’area del parco fluviale ndr) all’esclusivo servizio dell’ipermercato in corso di realizzazione su fondo adiacente”. Che di questo si trattasse, era evidente, sosteneva il pm, fin dalla sottoscrizione dell’atto notarile con il quale Paolo D’Arco, amministratore unico di Reti e Sviluppo, cedeva a Maurizio Zamparini i terreni sui quali sarebbero stati realizzati i tre capannoni poi dichiarati abusivi dal Tar, e l’area a parcheggio che doveva essere asservita all’ipermercato pur ricadendo in zona destinata a parco fluviale.

Era il 26 marzo 2002. A distanza di qualche mese (6 agosto 2002) l’Ufficio Vigilanza edilizia del Comune notiziava Cassano circa la situazione in corso, ma il dirigente riteneva, a detta della Procura, di poter proseguire nell’iter autorizzativo che sfociava, il 2 marzo 2005, nella conclusione di un accordo con il quale Zamparini si impegnava ad abbattere i tre capannoni realizzati da Reti e Sviluppo e dichiarati illegittimi dal Tar, e a cedere al Comune un’area da 21.330 metri quadri “ricadente – faceva notare l’accusa – per ampia parte sugli argini del fiume Calore”. L’ente locale, dal canto suo, si impegnava a rilasciare il nulla osta paesaggistico e il permesso di costruire per il “parcheggio alberato di metri quadri 22.902 aperto al pubblico”. Un parcheggio dunque autorizzato quale intervento di riqualificazione ambientale che in realtà, sempre in base a quanto ipotizzato dalla Procura, avrebbe rappresentato un’area asservita alle attività dell’iper inaugurato il 19 ottobre del 2006.

La Procura rilevava inoltre che Cassano avrebbe “indebitamente rifiutato un atto del suo ufficio”, cioè quello con il quale, il 22 giugno 2005, i geometri Giovanni Mirabella e Bernardino Tretola, responsabili del procedimento, evidenziavano le variazioni essenziali delle opere realizzate rispetto a quelle assentite con la concessione edilizia 7561/2003.

Se a Cassano si contestavano dunque le ipotesi di reato di abuso d’ufficio (in concorso con Zamparini) e l’omissione in atti di ufficio, per lo stesso Zamparini (committente delle opere), Paolo D’Arco, Rosa De Santis e Pietro Ciardiello, i rilievi riguardavano a vario titolo la realizzazione di opere giudicate difformi dalla richiesta di permesso di costruire, la presunta lottizzazione abusiva e il falso ideologico. Architrave del ragionamento della Procura è ancora una volta l’atto sottoscritto da D’Arco e Zamparini il 26 marzo 2002 a Semarate (Varese), l’ormai celebre atto del notaio Brezzi. E’ in quel documento, infatti, che i due, secondo la Procura, avrebbero messo nero su bianco la destinazione dell’area sulla quale sarebbe nato il parcheggio asservito all’iper anziché ai tre capannoni, come previsto invece dalla concessione edilizia.

Accuse che, come detto, sono cadute con l’assoluzione stabilita dal Tribunale.

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