Piercamillo Davigo a Benevento: “La lotta alla corruzione finirà quando il politici finiranno di rubare”
Da Il Sannio Quotidiano dell’11 novembre 2011
Un auditorium Giovanni Paolo II del Seminario di Benevento, affollato da cittadini, autorità civili e militari, ha assistito con attenzione al convegno, organizzato dal Rotary Club di Benevento, intitolato “Quale giustizia oggi”, con un relatore d’eccezione quale Piercamillo Davigo, già membro del Pool “Mani Pulite”, attualmente consigliere di Corte di Cassazione.
Salutato, quale esempio di magistrato di assoluto valore, dal presidente del Tribunale di Benevento, Rocco Carbone e da Francesco Castracane in rappresentanza dell’Ordine degli Avvocati.
Davigo ha spiegato limiti e problemi del pianeta giustizia in Italia e possibili vie di uscita. Sfatando un luogo comune ha detto che i magistrati italiani sono preparati ed efficienti, nel senso di disbrigare in poco tempo un gran numero di cause, in misura ben maggiore alla media dei loro colleghi degli altri Stati dell’Unione Europea. La lunghezza dei processi e l’inefficienza del sistema giudiziario, sia nel settore civile che penale, si spiega con il numero altissimo, del tutto abnorme di processi. Tre milioni quelli penali, contro i 300mila della Gran Bretagna, dove vengono investite per il settore giustizia somme analoghe a quelle che vengono spese in Italia.
“La Corte di Cassazione in Italia decide 100mila processi in un anno, con 60 milioni di abitanti; la Corte Suprema statunitense 120, con 300 milioni di abitanti”, ha esemplificato Davigo. Il magistrato ha poi illustrato la situazione del settore civile, dove i numeri del contenzioso in Italia sono superiori a quelli di tre Stati dell’Unione Europea: Spagna, Francia e Gran Bretagna. Ad aggravare ulteriormente la situazione una legislazione farraginosa che considera reati fattispecie che non causano allarme sociale sovraccaricando ulteriormente i tribunali.
Ed ancora la percezione distorta della pericolosità dei delitti commessi dai colletti bianchi, considerata a torto inferiore rispetto a quelli dei criminali di strada. Una visione perniciosa, capace di alterare il comune sentire, con danni in termini di scelte di fondo, anche normative. Per esemplificare le distorsioni anche psicologiche determinate da questa visione delle cose, Davigo ha ricordato la frase paradossale pronunciata da Calisto Tanzi (che in un colpo solo ha incenerito i risparmi di decine di migliaia di cittadini) dopo la condanna: “Non me l’aspettavo”.
Una situazione di difficoltà, quella illustrata dal magistrato, da cui, a suo avviso, “non si esce investendo ulteriori risorse, che del resto non sono disponibili né lo saranno nei prossimi anni” ma “contenendo la domanda di giustizia, riconducendola a livelli fisiologici”, adottando misure normative che penalizzino, sia nei processi penali che nei in quelli civili, chi “agisce o resiste in giudizio sapendo di avere torto” in modo da ridurre l’ipertrofia del sistema che ne spiega inefficienze e guasti.
armando armando
Mi piacerebbe che Piercamillo Davigo recensisse il libro di Angiolino Amato “La mafia uccide d’estate” (Mondadori)