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Nella indagine sulla P4, ipotesi di tangenti per la centrale a turbogas di Benevento.

Altrabenevento – Comunicato stampa del 18 giugno 2011

La centrale a turbogas Luminosa nella indagine P4, Fasolino avrebbe pagato Alfonso Papa, parlamentare del PdL.

La Stampa, quotidiano di Torino, pubblica oggi un articolo dal titolo: “Inchiesta P4- ‘Papa mi fa paura’. L’imprenditore e l’affare della megacentrale. Progetto a Benevento, il parlamentare PdL chiedeva soldi”. Si riferisce alle dichiarazioni rese ai magistrati Curcio e Woodcock, da Marcello Fasolino, imprenditore napoletano, fondatore della società Luminosa che vorrebbe realizzare a Benevento una centrale a turbogas da 385 mega watt, in località Ponte Valentino. I PM  titolari della inchiesta  che coinvolge faccendieri vari e fa tremare i palazzi del potere, ritengono che Fasolino abbia versato soldi ad Alfonso Papa, magistrato distaccato da molti anni al Ministero della Giustizia con Castelli e Mastella, oggi deputato del Partito delle Libertà e componente della commissione parlamentare Antimafia, per favorire la costruzione della centrale da 300 milioni di euro. Dagli atti di indagine risulta che il consigliere delegato della Luminosa, interessato anche alla costruzione di palazzi per residenze e servizi nella rotonda delle scienze, ha confermato di aver pagato  il deputato berlusconiano, dichiarando: “Io faccio l’imprenditore e sebbene ritengo di fare le cose per bene e onestamente, è ovvio che, in quest’epoca, c’è sempre il timore di essere oggetto di attenzioni giudiziarie e d’altra parte il Papa si poneva come persona in grado di prendere notizie e di influire su e in ambiti giudiziari.”

Altrabenevento che da anni contrasta la realizzazione della centrale a turbogas Luminosa, si augura che adesso, finalmente, Luca Colasanto, editore-direttore de Il Sannio Quotidiano consigliere regionale del PdL, si decida a dirci che ne pensa del progetto presentato dalla Luminosa.

Colasanto, infatti non ha mai partecipato agli incontri istituzionali convocati dal Comune di Benevento per contrastare la costruzione della centrale, non ha votato l’ordine del giorno del consiglio regionale contro la Luminosa e non ha mai convocato su questa vicenda la riunione della commissione ambiente della Regione Campania di cui è presidente. Sarebbe il caso di sentire sull’argomento anche l’on. Nunzia De Girolamo, anch’essa beneventana e deputato del PdL.

Altrabenevento si augura, infine che ora la magistratura possa fare luce anche sul comportamento degli imprenditori, dei politici e dei funzionari beneventani che hanno sostenuto il progetto della Luminosa, un affare da 300 milioni di euro, fino a consentirle di avere le autorizzazioni necessarie per costruire l’impianto fortemente inquinante in zona alluvionale, nel corridoio ecologico alla confluenza dei fiumi Calore e Tammaro, in una zona caratterizzata da forte stagnazione dell’aria.

Il presidente – Gabriele Corona

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Leggi l’articolo della STAMPA

Trascrizione dell’articolo da La Stampa del 18 giugno 2011

“Papa mi fa paura”, l’imprenditore e l’affare della megacentrale”.  “Così Papa ricattava gli imprenditori”

Progetto a Benevento, il parlamentare Pdl chiedeva soldi

ANTONIO SALVATI

“Marcellì, sull’energia amm’ fa na sinergia, io, te e Gallo». Un gioco di parole per allentare la tensione, una battuta per evitare che il Marcellì della situazione scappasse per davvero. Perché a Marcellì, Alfonso Papa, il parlamentare del Pdl coinvolto nell’inchiesta sulla cosiddetta P4, metteva paura davvero. Marcellì risponde al nome di Marcello Fasolino, quotato imprenditore napoletano nel settore degli appalti pubblici, della produzione di energia e con un amore verso la narrativa, impegnato, all’epoca delle indagini dei pm Curcio e Woodcock, nella progettazione della megacentrale elettrica Turbogas di Benevento (affare passato poi ad una società svizzera che avrebbe rilevato la società). Oggi il progetto di quella centrale, contro cui si sono battute associazioni ambientaliste e movimenti civici, è fermo in attesa di un pronunciamento da parte del Tar Campania a cui si sono rivolti gli amministratori locali. Fasolino è estraneo all’inchiesta che ha coinvolto Papa, Bisignani e il maresciallo dell’Arma La Monica, ma la sua storia è la prima ad essere stata captata dagli inquirenti che stavano sorvegliando i movimenti degli indagati. «Papa? È una persona che mi fa letteralmente paura e che mi ha dato sempre angoscia, tant’è che da diverso tempo ho deciso di non frequentarlo più».

Marcello Fasolino ha raccontato ai magistrati napoletani di aver conosciuto Papa nel 2000, nel comitato elettorale di Antonio Martusciello, allora candidato di Forza Italia a sindaco di Napoli. «Il Papa incominciò a frequentare gli ambienti di Forza Italia – racconta Fasolino – So che si legò molto a Previti e li incontrai insieme ad Ischia». Tra i due inizia una frequentazione che si arricchisce di incontri romani e di una serie di informazioni che, stando al racconto di Fasolino, Papa avrebbe fornito all’amico in occasione di richieste di prestiti di denaro. «Papa mi veniva sotto – continua l’imprenditore – mettendomi angoscia e ansia, facendomi avvertire il pericolo incombente di essere oggetto di attenzione dalla Procura della Repubblica e mi chiedeva contestualmente denaro. Lui – prosegue nel suo racconto – diceva che me li avrebbe restituiti, ma era chiaro e io sapevo che non lo avrebbe fatto, e effettivamente non mi ha mai restituito un euro». I magistrati hanno fatto anche qualche conto, stabilendo che Fasolino abbia “prestato” a Papa circa diecimila euro tra il gennaio e l’aprile del 2011. «Perché ho dato denari a Papa? Io faccio l’imprenditore – ha spiegato Fasolino agli inquirenti – e sebbene ritengo di fare le cose per bene e onestamente, è ovvio che, in quest’epoca, c’è sempre il timore di essere oggetto di attenzioni giudiziarie e d’altra parte il Papa si poneva come persona in grado di prendere notizie e di influire su e in ambiti giudiziari».

Marcello Fasolino ha confessato di essere letteralmente terrorizzato «soprattutto perché Papa mi diceva di conoscere appartenenti ai servizi segreti e alla Guardia di Finanza». Di sicuro – almeno stando alle dichiarazioni dell’imprenditore Papa conosceva Arcangelo Martino, l’ex assessore socialista al Comune di Napoli coinvolto nell’inchiesta P3 col faccendiere Flavio Carboni. «Ricordo – spiega Fasolino – che Arcangelo Martino mi disse che si era molto legato ad Alfonso Papa e che mi disse che dovevamo fare squadre politicamente». Impossibile, visto che Papa gli incuteva terrore e poca fiducia: lo testimonia la rubrica su cui Fasolino ha appuntato il numero del parlamentare del Pdl. Al fianco alla sequenza numerica del cellulare (che l’imprenditore ha detto ai pm essere di Papa) c’era la dicitura oloiram (“mariolo”). «È l’anagramma – conclude Fasolino – di una parola napoletana che voi stessi potete intendere».

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