You Are Here: Home » Corruzione » La P3 e il Sannio » Il PM di Benevento, Antonio Clemente e le indagini sulle logge massoniche coperte.

Il PM di Benevento, Antonio Clemente e le indagini sulle logge massoniche coperte.

Notizia collegata: Cabinda e massoni beneventani.

Da “La Voce delle voci” [ 07/11/2010]

CRICCHE MASSONICHE – DALLA P3 AL PARLAMENTO MONDIALE

di Rita Pennarola

Stavano addestrando eserciti privati per attuare colpi di stato in Paesi ricchi di risorse naturali. Ecco gli impressionanti, inediti collegamenti fra la trama massonica scoperta dalle Procure di Benevento e Milano ed altre sigle in forte odor di milizie mercenarie. Un percorso che passa attraverso il Parlamento Mondiale di Palermo ed i Templari e ci conduce fino a Igor Marini e Valter Lavitola.

Tutti insieme appassionatamente. Li cerchi da una parte e spuntano dal lato opposto. Provano a farsi passare per cialtroni capaci al massimo di corrompere un impiegato dell’ufficio postale per scavalcare la fila, e poi scopri che stavano organizzando un colpo di stato in una nazione africana. Ti fai l’idea che si tratti di gruppi sparsi senza alcun collegamento fra loro e poi sbatti il muso contro quel “cemento” inconfessabile sotteso ai sistemi economici dei Paesi occidentali che si chiama massoneria. E alla fine acchiappi, quasi senza volere, il bandolo del filo che quelle cricche incappucciate, piccole e grandi, le collega davvero tutte.

Otto anni fa, in occasione della partecipazione italiana al conflitto iracheno, la Voce portava per la prima volta alla ribalta delle cronache una bizzarra sigla dalle aspirazioni transnazionali, ma dalle modeste origini in un appartamentino nel centro storico di Palermo: il Parlamento Mondiale per la Sicurezza e la Pace, fondato dall’ex usciere della locale Cassa artigiana Vittorio Busa’, piccoli precedenti penali, mai nessuna condanna per cose serie. Il link che conduceva dritto dritto in via Marchese Roccaforte 10, sede del “Parlamento”, era sistemato al piede delle pagine web di Sportpromotion, la rivista di arti marziali fondata a Milano da Giacomo Spartaco Bertoletti, socio di Roberto Gobbi in quella Ibsa di Genova presso la quale era andato ad allenarsi Fabrizio Quattrocchi prima della sua partenza per l’Iraq.

30 settembre 2010: a Milano il pm Armando Spataro ottiene il rinvio a giudizio per Giuseppe Tanga ed altre 12 persone, tutti accusati d’aver fatto parte di una trama massonica con epicentri fra Benevento, Rende e numerose citta’ italiane, finalizzata a fare un mucchio di quattrini reclutando ed addestrando personale per un esercito privato che doveva attuare un colpo di Stato in Angola, facendo nascere lo stato autonomo del Cabinda.

Di mezzo ci sono loro, i cosiddetti confratelli della P3: Pasqualino Lombardi, che parlava a tu per tu con il procuratore capo di Napoli Giovandomenico Lepore e con le piu’ alte cariche della magistratura italiana (da Vincenzo Carbone ad Alfonso Marra), o delle istituzioni di governo (Gianni Letta, Roberto Formigoni e non solo), poi Arcangelo Martino, e tutti gli altri esponenti della cricca che si dava da fare per spedire sulla poltrona di governatore della Campania lo screditato Nicola Cosentino, l’uomo loro (oggi anche fra gli indagati nell’ambito dell’inchiesta sulla nuova P2). E per farlo, ad aprile 2009 non avevano esitato a pretendere da Silvio Berlusconi la famosa discesa nella balera di Casoria, puzza forte di camorra in ogni angolo e separe’, o ancora, un anno dopo, a fabbricare un falso dossier a carico del concorrente numero uno di Cosentino, l’attuale presidente della Regione Stefano Caldoro. Perche’ Cosentino, imparentato col vertice dei Casalesi, doveva essere l’uomo giusto per garantire quella “gestione” dei rifiuti che faceva gola ai clan e che passava attraverso lo stop definitivo all’inceneritore di Acerra. Sta tutta in questo braccio di ferro la miccia che periodicamente fa riesplodere a Napoli la colata putribonda dei rifiuti.

Ma noi qui intanto procediamo con ordine e andiamo a trovare il filo – ovvero il cappuccio – che collega le diverse compagini massoniche all’opera. Un filo che ci condurra’ nientedimeno che al sedicente “conte” della bufala Telekom Serbia: proprio lui, Igor Marini.

TANGA e FAMIGLIA

Tutto parte dall’inchiesta giudiziaria avviata tre anni fa da un coraggioso pubblico ministero della Procura di Benevento, Antonio Clemente, arrivato da Napoli a scandagliare la solo apparentemente sonnacchiosa pax beneventana e a portare alla luce trame antiche di corruttele locali, camorra e connection massoniche, fino al punto da cominciare a ricevere, la primavera scorsa, intimidazioni, minacce personali ed i rituali due proiettili in busta chiusa. Intorno alla Loggia della Colonna Traiana del capoluogo sannita – scopre Clemente – si muove una compagine affaristica dalle mire internazionali con collegamenti in tutta Italia. Gli epicentri sono la stessa Benevento, dov’e’ all’opera il funzionario Enel e membro del Rotary Giuseppe Tanga (accusato anche per presunte tangenti su forniture del colosso elettrico); Rende, in provincia di Cosenza, feudo del Gran Maestro della Loggia “Glidi” Roberto Amato, che anela ad unificare la massoneria mondiale all’insegna del “nuovo”; Torino, patria del mediatore creditizio Francesco Isidoro Candura; e Frosinone, dov’era in piena attivita’ Antonio Lanni, dedito alla consulenza fiscale delle onlus. Ma non e’ finita: a Desenzano del Garda agiva Walter Maltauro, che reclutava e addestrava i mercenari da spedire in Africa; a Potenza reggeva le fila il broker Ulisse Manciuria, ma, soprattutto, ecco nel Kent l’uomo chiave dell’intero intrigo, Pires Costa Gabirro Rui, originario proprio dell’Angola.

Le indagini partono fra 2006 e 2007 proprio intorno al giro di tangenti Enel. Dinanzi agli occhi degli investigatori dalle conversazioni intercettate di Tanga comincia ad aprirsi l’inedito scenario internazionale popolato da cappucci e grembiulini. Nel corso di un blitz all’interno della Loggia Traiana la Procura scopre che oltre alle liste ufficiali degli affiliati esistono elenchi coperti, in palese violazione della legge Anselmi. L’inchiesta permette di accertare che il sodalizio si adoperava per favorire il colpo di stato secessionista in una delle aree della terra piu’ ricche di risorse naturali, lo stato del Cabinda in Angola. Addirittura esisteva gia’ un accordo per uomini e risorse nella futura ambasciata, il tutto da realizzarsi attraverso il solito giro di passaporti diplomatici taroccati ma – c’e’ da giurarci – perfettamente “legittimi” agli occhi di funzionari doganali precedentemente addestrati e corrotti al punto giusto.

Le sigle pronte ad accaparrarsi le risorse erano state gia’ predisposte. Una doveva essere – secondo i piani – la Europa Consulting Firm messa su dallo stesso Tanga con il partenopeo Arcangelo Vitulano, lanciata all’assalto della Banca nazionale di quel Paese africano in vena di indipendentismo. La posta in gioco sembrava, dunque, altissima, tanto appetibile che il reclutamento di sempre nuovi massoni, da un lato, e mercenari, dall’altro, e’ andato avanti per anni, senza contare i contatti con esponenti dei servizi segreti. E fra le carte del pm Clemente spuntano addirittura nomi di poliziotti come quello di Maurizio Aloia, per anni uomo della scorta personale del senatore Fli Pasquale Viespoli, beneventano. Fra i reati contestati dalla Procura sannita, la truffa relativa alle onlus nazionali Freedom for Kabinda e Freedom for Cabinda Confederation, nate su input del sodalizio e finalizzate – secondo le accuse – ad eludere il fisco movimentando ingenti somme di denaro, attraverso donazioni truffaldine e false fatturazioni tese ad abbattere gli utili delle societa’. Ma, soprattutto, al centro delle indagini c’era la violazione della legge 210 del 1995 sul reclutamento di eserciti privati. L’incontro fra Maltauro, il “reclutatore” di Desenzano del Garda, e gli esponenti beneventani della cricca, avvenne a Milano. Ed e’ stato proprio questo il particolare che ha dirottato la competenza delle indagini, partite da Benevento, alla procura lombarda, dove il pm Armando Spataro e’ arrivato nelle scorse settimane ad una serie di richieste di rinvio a giudizio, accolte dal gip Anna Zamagna. «Per richiesta di Pires Gabirro Rui – scrive il gip – Giuseppe Tanga, Roberto Amato e Ulisse Manciuria hanno finanziato il reclutamento e l’addestramento, dandone l’incarico a Walter Maltauro (che per questo avrebbe ricevuto un acconto da 150 mila euro, ndr), di almeno 30 uomini da destinare alla guerra di secessione del Cabinda, e quindi al fine di far loro combattere un conflitto armato nel territorio controllato dall’Angola e al fine di farli partecipare ad azioni preordinate e violente dirette a mutare l’ordine costituzionale e a violare l’integrita’ territoriale dell’Angola».

Ma il cuore dell’intero “sistema” era ancora un altro e ben piu’ strategico. Perche’ e’ proprio li’, dentro quell’Osservatorio Parlamentare Europeo, scoperto dal pubblico ministero Clemente indagando su Tanga e i suoi, che noi troveremo il crocevia autentico di tutte le cricche e massonerie che si aggirano per l’Italia, per l’Europa ed oltre, negli ultimi anni.

MAMMA MASSONERIA

Si’ perche’ a reggere le fila di questo organismo, che sarebbe incredibilmente accreditato presso alcune istituzioni europee, oltre al faccendiere Tanga c’e’ il massone-fai-da-te Gennaro Ruggiero. All’indomani della bufera giudiziaria (che peraltro ad oggi non lo vede direttamente indagato), Ruggiero ha prudentemente rimosso dal suo sito la strampalata autobiografia scritta in punta di zappa. Ma noi ne avevamo conservato una copia. Sentite qua: «Ruggiero nasce da una famiglia della piccola borghesia napoletana. Suo padre e’ un piccolo imprenditore dell’Impiantisca elettrica e telefonica e Sua madre una casalinga. Gennaro si iscrive al Liceo Scientifico con la prospettiva, maggiormente desiderio del padre, di intraprendere successivamente gli studi di Giurisprudenza, senza mai lasciare le collaborazioni con il Suo papa’ durante le vacanze estive». Poi pero’ ci si mette la malasorte: «Lascia il liceo al 5° anno e presenta esame integrativo per la maturita’ alla scuola di perito commerciale, ma deve lasciare la scuola e cominciare a lavorare piu’ concretamente perche’, all’eta’ di appena vent’anni Gennaro diventa papa’ di Alessandro, ed allora ricomincia da Suo padre a lavorare nel campo dell’impiantista. E fino a qui, va’ sottolineato che e’ stato sempre impegnato in attivita’ politiche e sociali nelle associazioni giovanili nei giovani democratici cristiani di Casoria in provincia di Napoli».

Vi risparmiamo il resto. Basti solo ricordare alcune delle altisonanti qualifiche che Ruggiero qui si auto-attribuisce: «Conferimento di Honorary Degree di “Professor” dell’International Research Institute L.C. di Washington, Utah – USA; Corrispondente Diplomatico dell’I.O.D.R. di Malta; Cavaliere di Malta OSJ – Guardiano di Pace; Cavaliere Gran Croce di Graziu; Barone di San Francesco Fiorentino; Cavaliere Templare di Nostra Signora di Nazareth». Se lo contendono inoltre come membro i seguenti consessi: «The Royal Princes e Princesses’s Club – Elegant Network From Montecarlo; M.S.M.A. – Milizia della Milizia di San Michele Arcangelo», senza contare la carica di «Capitano dell’Ordine dei Cavalieri di San Francesco d’Assisi». Da non sottovalutare quest’ultima benemerenza, dal momento che don Gennaro risulta fondatore d’una sfilza di sigle massoniche in odor di santita’, in primis quella dedicata al culto di San Francesco (con tanto di moduli d’iscrizione online per ottenere, dietro pagamento d’una tassa di iscrizione, il relativo cavalierato).

«Siamo in una fase storica – scrive letteralmente Ruggiero accanto alla sua foto in posizione ieratica – che sembra quasi che stiamo passando dalla luce al buio…». Fra le creature made in Ruggiero, ecco ad esempio il Cics, Comitato internazionale cooperazione e sviluppo, che intercetta donazioni umanitarie, dichiara di essere iscritta alla Nations and Peoples Organization e vede al fianco di Ruggiero lo stesso indagato per le truffe targate Tanga, Francesco Isidoro Candurra. Con un cuore grande cosi’, Ruggiero e i suoi non potevano restare estranei alla politica. Eccoli allora tutti intruppati dentro le accoglienti braccia della Democrazia Cristiana di Angelo Sandri che, non a caso, celebra a inizio autunno un congresso nazionale nella ridente Afragola, praticamente in casa di Ruggiero (il quale pero’ attualmente preferisce fissare il suo quartier generale in un paesino della Toscana, Montemurlo).

Arriviamo cosi’ al primo dei due incroci cruciali, di quelli da cui comprendi che si tratta di ben altro che d’una banda di matti truffatori. Perche’ era stato proprio il quotidiano della Dc di Sandri, il 14 febbraio di quest’anno, a dare la notizia che «si arricchisce di persone di grande spessore politico-sociale la compagine dell’Osservatorio Parlamentare Europeo (l’organismo al centro delle indagini di Clemente e Spataro, ndr). E’ stato infatti nominato il nuovo presidente Franco Antonio Pinardi, che conta un curriculum di tutto rispetto: segretario generale Confederazione giudici tributari e giudici di pace, accademico presso la Accademia pontificia tiberina, vice ministro al Parlamento Mondiale ed altro».

Eccoci, ci siamo arrivati. Le trame massoniche partite da Benevento incrociano le sorti di quel Parlamento Mondiale per la Sicurezza e la Pace fondato a Palermo da Busa’ (oggi autoproclamatosi arcivescovo ortodosso), un organismo piu’ volte al centro di indagini delle Procure italiane all’opera sui mandanti delle stragi. Dello stesso Parlamento altro autorevole membro e’ Giacomo Spartaco Bertoletti, l’addestratore di Fabrizio Quattrocchi. E il primo cerchio si e’ chiuso.

CASORIA AL CONTE IGOR

Un secondo girone ci catapulta nelle torbide atmosfere di Telekom Serbia, la gigantesca trappola mai chiarita, una macchina del fango ante litteram che doveva servire ad occultare le vere responsabilita’ di chi aveva acquistato per quattro soldi non l’azienda telefonica serba, bensi’ la casa madre italiana.

Ricordate? L’indiscusso protagonista di tutta la montatura era l’ex facchino del mercato ortofrutticolo di Roma Igor Marini, sedicente conte ed utilizzato da spregiudicati faccendieri italiani ed elvetici per confezionare e sganciare ad orologeria polpette avvelenate in grado di coprire gli scandali, quelli veri. Arrestato intorno al 2003, Marini era poi tornato in liberta’ e da allora letteralmente inghiottito dall’oscurita’ mediatica fino a pochi mesi fa, quando viene fermato e ammanettato quasi casualmente nel corso d’un controllo di polizia: deve scontare cinque anni per le false accuse rivolte ad un magistrato. E qui tornano in ballo i protagonisti del caso Cabinda. Perche’ fra i piu’ stretti sodali di Marini sapete oggi chi c’e’? Lui, Gennaro Ruggiero.

Il quale sui suoi siti www.ilpensiero.it e gennaroruggiero.com nel marzo scorso pubblica un’intervista a tutto campo al conte Igor. Sempre col suo stile inconfondibile, fin dall’incipit: «E’ gia’ passata qualche settimana che ho incontrato per la prima volta Igor Marini e per ragioni di sicurezza non dico dove, e poi visto e sentito periodicamente per arrivare a una prima intervista, dopo aver raccolto notizie e documentatomi sulla storia che ha visto coinvolto e ancora velata da mistero, in primis Romano Prodi e altri. Giuro che appena l’ho visto pensavo di aver avuto un allucinazione (letterale, ndr), e quindi traevo la conclusione che forse i fantasmi esistono. Ma poi avendogli stretto la mano e bevuto un primo caffe’ con lui, e’ chiaro che con me c’era un testimone, ho capito che era proprio Igor Marini». «D: Oddio ma Lei e’ proprio Igor Marini? Ma se piu’ volte l’hanno data per morto alcuni siti d’informazione di sinistra? (…)».

A cementare il legame fra i due provvedono, alla moda di oggi, le reciproche pagine di Facebook, con amicizie incrociate e preferenze comuni per creature come l’Ordine di San Francesco di Assisi fondato da Ruggiero.

ARRIVA LACRICCA

Difficilmente, in tutto questo scenario, potevano mancare i collegamenti con la cricca P3, quella “originale”. Anche perche’ fra i protagonisti di quest’ultimo sodalizio spicca un beneventano doc come il geometra Pasquale Lombardi. Il quale, se qualcuno l’avesse dimenticato, dichiarava di esercitare la professione di giudice tributarista. Ma guarda un po’. Proprio come il gia’ ricordato Franco Antonio Pinardi, che di quei magistrati contabili e’ plenipotenziario attraverso la sigla associativa da lui stesso fondata. Ed e’ cosi’, sul filo di questi ragionamenti, che ci imbattiamo nella Tribuna Finanziaria, l’organo d’informazione diretto da Pinardi (che, per chi non lo sapesse, e’ anche giornalista pubblicista) a beneficio di associati e non. E chi incontriamo nel monumentale “Comitato tecnico-scientifico” della rivista? Intanto, c’e’ Vittorio-Viktor Busa’, definito senza pudore «S.E. Mons. Prof. Procuratore Generale United States of America, Primo Presidente della Corte Suprema di Giustizia per la Protezione della Vita, Presidente del Parlamento Mondiale per la Sicurezza e la Pace, Presidente dell’Accademia Siciliana per le Scienze». E non ci stupisce, data la comune appartenenza fra Busa’ e Pinardi al Parlamento Mondiale. Ne’ ci sorprende piu’ di tanto la presenza di Maurizio De Tilla, avvocato partenopeo, notoriamente affiliato al Grande Oriente d’Italia ma, piu’ che altro, braccio destro di Umberto Veronesi nell’omonima Fondazione dedita a raccogliere fondi per scopi “umanitari”.

Accanto a loro ci sono, sempre nell’organigramma di Tribuna Finanziaria, personaggi come l’ex sottosegretario del governo Berlusconi ed attuale presidente della Provincia di Asti Maria Teresa Armosino e il sottosegretario agli Esteri Enzo Scotti. Ma, soprattutto, c’e’ lui, Giuseppe Gargani, il democristiano di lungo corso delle zone interne della Campania, poi passato nelle fila di Berlusconi. E forse non e’ un caso, la sua presenza nel team di Tribuna. Perche’ Gargani e’ tornato bruscamente alle cronache pochi mesi fa come “l’uomo che sussurrava a Lombardi”, si’, Pasqualino, ex compagno di merende di Gargani nella vecchia Dc di Avellino. Nel 2008 Gargani (oggi riavvicinatosi all’Udc) era stato indicato dal premier Silvio Berlusconi come coordinatore del pool di saggi impegnati al fianco del guardasigilli Angelino Alfano per avviare la riforma del sistema giudiziario. E’ Gargani che insieme al giudice costituzionale Romano Vaccarella lavora al primo Lodo Alfano. Un’esperienza, quella di Gargani, supportata anche dal ruolo istituzionale del fratello Angelo, magistrato, distaccato a Via Arenula come capo del controllo interno. E per puro caso, Angelo Gargani e’ anche colui che non solo gestisce le ispezioni ministeriali, ma presiede anche la commissione che nomina i giudici tributari. «Cosi’ si spiega – commentano ad Avellino – come mai un geometra, qual e’ Lombardi, potesse far parte della magistratura contabile…».

Peccato che poi cominci a soffiare il vento delle inchieste giudiziarie sulla P3, quella inedita massoneria trasversale, una sorta di cupola affaristica dai contorni inquietanti, che vede coinvolti vip della politiche insieme ad alte cariche dello Stato e della magistratura. Ad incastrare Angelo Gargani e’ stata una telefonata di dicembre 2009 con Pasquale Lombardi, il quale sta cercando la strada per togliere dai guai il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni, in odor di indagine da parte dalla procura milanese per vicende d’inquinamento ambientale: «Stammi a sentire – dice Lombardi ad Angelo Gargani – tu dovresti avere per regola il numero di Nicola Cerrato (il pm che conduceva le indagini a Milano, ndr), vedi un poco se giovedi’ o massimo venerdi’ posso arrivare a Milano e mi fai fissare un appuntamento…». «Ma lui ti conosce?», chiede Gargani. E Lombardi: «E come non mi conosce. Pasqualino e’ amico di Giacomino (il riferimento e’ a Giacomo Caliendo, magistrato, sottosegretario alla Giustizia e vicino politicamente a Giuseppe Gargani, ndr)… Si deve ricordare, se non ricorda glielo ricordi, gli dici che questa e’ roba nostra e deve venire un poco da te… tu gli dici che e’ l’amico di Giacomino, amico mio, e’ amico di tutti quanti…». Il giorno dopo Gargani telefona a Lombardi. Tutto a posto: «Allora, Nicola ti aspetta domani all’una».

LAVITOLA PER AMICO

Non era certo l’unico, il geometra Lombardi, a poter contare sull’amicizia di Giuseppe Gargani. Un altro politico napoletano oggi di grosso calibro (e stazza) che faceva affidamento su di lui era ad esempio Sergio De Gregorio, membro della Commissione Difesa del Senato nonche’ presidente della delegazione italiana all’assemblea parlamentare della Nato. Ne e’ passata di acqua sotto i ponti da quel 2005 quando, dopo avere letteralmente tappezzato Napoli di manifesti in previsione di una candidatura alle politiche con Forza Italia, De Gregorio si era visto chiudere le porte in faccia dall’allora plenipotenziario di Berlusconi, Antonio Martusciello. L’assist richiesto – ed ottenuto – da Gargani non basto’ a far revocare quella esclusione. Cinque anni dopo ritroviamo i due, De Gregorio e Gargani, a tavola col premier in occasione della candidatura alla presidenza di Palazzo Santa Lucia di Stefano Caldoro, ancora ignaro dei dossier diffamatori che la cricca Lombardi e C. stava preparando per tirargli lo sgambetto e far tornare in auge la nonination di Nicola Cosentino. Gonfio di amarezza per la defenestrazione dalle liste, nel 2005 De Gregorio si sfogava col settimanale on line Iustitia. Raccontando una serie di particolari che, alla luce delle vicende attuali, risultano illuminanti. «Ho avuto i primi rapporti con Martusciello nel ’97 quando demmo vita al Giornale del Sud, costola napoletana del Giornale, con la Edicity, una societa’ di cui io ero presidente e Martusciello amministratore delegato. Del consiglio d’amministrazione faceva parte anche un mio amico, Valter Lavitola, presidente della societa’ che edita L’Avanti! (…). Da cosa nasce l’ostilita’ con l’ex coordinatore campano di Forza Italia? I motivi sono due: la mia indipendenza e l’amicizia con Lavitola, impegnato da anni in un duro braccio di ferro con Martusciello».

Stiamo parlando proprio di lui, Valterino Lavitola, animatore delle feste da Villa Certosa a Palazzo Grazioli, nonche’ artefice dei dossier sull’appartamento di Montecarlo abitato da Giancarlo Tulliani che dovevano costringere alle dimissioni il ribelle Gianfranco Fini.

Particolare non secondario: a sdoganare De Gregorio e spalancargli le porte di Palazzo Madama era stato nel 2006 Antonio Di Pietro. Nemmeno il tempo di mettere piede in Italia dei Valori, ed ecco che De Gregorio fonda l’omonimo quotidiano di partito. Sul ponte di comando della nuova testata ci sono Antonio Lavitola (cugino stretto di Valter, in quota De Gregorio) e il coordinatore napoletano dei dipietristi Aniello Formisano. Tanto Valter Lavitola quanto Nello Formisano figurano negli elenchi degli iscritti alla massoneria.

E cosi’ siamo tornati a bomba. A quell’odioso collante occulto che ancora oggi fa deviare le sorti economiche e politiche di un Paese. E puo’ anche arrivare – come abbiamo visto – al punto da pilotare autentici colpi di stato. Sempre che non incontri sulla sua strada uomini come il pubblico ministero Clemente, capaci di perquisire una loggia, scovare le liste dei “coperti” e sventare una trama che, oltre alle truffe milionarie, avrebbe causato chissa’ quante vittime civili in un lontano Paese dell’Africa.

QUI LUGANO, A VOI MASSONI

Il Parlamento Mondiale di Vittorio Busa’ ha messo radici in Paradiso. Non si tratta dell’aura di santita’ di cui normalmente si auto-circonda “Sua Beatitudine” (come modestamente si definisce nell’autobiografia), ma della celebre localita’ della Svizzera italiana, oggi fra i nuovi epicentri espansionistici della corazzata transnazionale in odor di affarismo e prodiga di passaporti diplomatici agli iscritti.

Le notizie arrivano da una giornalista svizzera – che preferisce mantenere l’anonimato – agganciata da uomini del Parlamento in un luogo pubblico di Paradiso, durante le “regolari” attivita’ di proselitismo che vedono in campo le vecchie volpi a caccia di neofiti. Lei, Carla (la chiameremo cosi’) non ci sta. E comincia ad indagare. Scopre un intreccio interminabile di sigle, tutte collegate fra loro e tutte riconducibili, in ultima analisi, al Parlamento Mondiale o talvolta anche alla Ibssa, sigla internazionale di formazione e reclutamento delle guardie del corpo cui era collegata la quasi omonima Ibsa di Genova (vedi articolo principale). Si parte dall’Istituto Diplomatico di Lugano, cuore del “sistema” in terra elvetica, per arrivare ad Universum Cultura, Accademia Ferdinandea CH, Accademia Federico II, Diandra University, Accademia Internazionale Costantiniana Palermo e molte altre. Con sede prima a Manno, in via Cantonale 5d ed ora a Paradiso nel palazzetto della Zetel SA, in via Calprino 18, l’Istituto vede in campo una serie di personaggi, a cominciare da Giampietro Lenzetti, attivo anche presso la Brotrotter SA (ex Etruria-Helvetia SA) di via Industria 12 a Lamone (vicino Lugano). La societa’, una finanziaria immobiliare, e’ gestita dallo stesso Lenzetti insieme ad un altro plenipotenziario dell’Istituto Diplomatico, Giuliano Castelli di Prato Leventina, domiciliato a Lugano ed attivo anche alla Tecno-One Oil. Presso la stessa impresa troviamo un altro esponente dell’Istituto, Giulio Maria Servi, mentre si occupa della Global Band (impresa in liquidazione) Stefano Giuseppe Molinari. Completano lo staff Giosue’ Notari ed Ugo Gervasi, un complicato passato di piccole vicende giudiziarie alle spalle. Tutti italiani tranne Molinari e Castelli. Quanto ai reclutatori, sono gli stessi numeri uno della Universum Switzerland Cultura, vale a dire Valerio Giovanni Ruberto ed Aldo Moresi.

«Nel 2005 – scrive Carla – incontro per caso un certo Aldo Moresi di Bellinzona, che mi propone di far parte di un club letterario. Accetto la proposta. Moresi mi presenta tal Valerio Giovanni Ruberto. Per fare bella figura, mi squadernano il loro passaporto diplomatico sul tavolo del bar. Ruberto mi porge un contratto di lavoro e mi chiede di firmarlo seduta stante. Sento subito puzza di bruciato e fingo di abboccare. Ruberto mi mostra un organigramma zeppo di sigle. Consolati, ambasciate, associazioni, premi “Donna dell’anno”, accademie e tanti circoli umanitari. Tutto sotto l’ombrello della Universum Sede Internazionale Switzerland di Lugano e del Parlamento Mondiale per la Sicurezza e la Pace».

«I consolati e le ambasciate – continua la giornalista – abbracciavano l’intero globo: dall’America Latina al Medio Oriente, dal Canada agli Usa, senza escludere alcune regioni italiane». Nella mappa spiccavano anche le Universita’ della pace in Canada, San Marino e nella Repubblica Araba di Siria. Particolare non secondario: «all’interno del dossier, anche diversi inviti a manifestazioni patrocinate dalla Santa Sede, sia al tempo di Giovanni Paolo II che a quello attuale di Benedetto XVI». Le kermesse, generalmente premi letterari, si svolgevano nella sala del municipio di Paradiso, altro sponsor delle loro iniziative.

Comments (1)

  • Cittadino Deluso

    Apprezzo tantissimo il lavoro svolto dal dr. Clemente.
    Ad avercene di Magistrati cosi!
    Il problema, però, è che il sig. Tanga continua ad essere libero di “esercitare”.
    E’ stato licenziato dall’ENEL ma, subito dopo, riassunto indirettamente in una società alla stessa ENEL collegata.
    Il sabato pomeriggio lo si può incontrare a passeggio per il Corso Garibaldi (spesso in compagnia di una delle maggiori esponenti del PD)sempre “a testa alta”.
    Che abbia già la certezza di averla fatta franca?
    Vai avanti, caro Dr. Clemente, ti prego: NON FERMARTI!

Leave a Comment

© Altrabenevento

Scroll to top