Massoni beneventani processati a Milano.
Quei massoni volevano fare un golpe in Angola
Repubblica — 30 settembre 2010 pagina 21 sezione: CRONACA
MILANO – Avrebbero voluto organizzare una ribellione in una regione dell’ Angola, il Cabinda, e creare uno stato indipendente per monopolizzarne le ricche esportazioni di materie prime, soprattutto petrolio. Invece finiranno davanti a un giudice italiano, non per il tentato golpe e l’ accusa di aver violato la Legge Anselmi sulle associazioni segrete, ma per aver violato l’ articolo 3 della legge 210/95 che ha ratificato la Convenzione Onu contro il reclutamento di mercenari, per aver truffato e frodato il Fisco. I protagonisti della vicenda sono alcuni massoni di Benevento, una dozzina, tra i quali spiccano Giuseppe Tanga, ex dirigente dell’ Enel, e Roberto Amato, deputato Gran Maestro della Grande Loggia Indipendente d’ Italia. Con loro, è stato chiesto il giudizio anche di Pires Gabirro Rui, un faccendiere internazionale, massone e considerato il vero contatto col Cabinda, tanto da meritarsi nei siti internazionali l’ appellativo di “duca del Cabinda”. Il progetto era quello di sobillare la regione dell’ Angola, dove da anni sono attivi alcuni movimenti separatisti, creare uno Stato autonomo per poi insediarsi nell’ apparato economico del Paese con una società, la Progetto Europa Consulting Firm il cui scopo non era altro che quello di interferire nelle relazioni diplomatiche e commerciali tra l’ Italia e il nuovo Stato. La richiesta di rinvio a giudizio, avanzata dal procuratore aggiunto Armando Spataro, e accolta dal giudice Anna Zamagni, è chiara: «Per richiesta di Pires Gabirro Rui, Giuseppe Tanga, Roberto Amato e Ulisse Manciuria hanno finanziato il reclutamento e l’ addestramento, dandone l’ incarico a Walter Maltauro, di almeno 30 uomini da destinare alla guerra di secessione del Cabinda, e quindi al fine di far loro combattere un conflitto armato nel territorio controllato dall’ Angola e al fine di farli partecipare ad azioni preordinate e violente dirette a mutare l’ ordine costituzionale e a violare l’ integrità territoriale dell’ Angola, di cui essi non erano né cittadini né stabilmente residenti, senza far parte delle forze armate di una delle parti del conflitto e senza essere invitati in missione speciale ufficiale quali appartenenti alle Forze Armate di altro Stato estraneo al conflitto». Per portare a termine l’ incarico, Maltauro avrebbe ricevuto almeno 150mila euro. L’ obiettivo comunque era soprattutto quello di far soldi, tanto che la macchina massonica si era già messa in moto ancor prima che partisse “la rivoluzione del Cabinda”. A questo scopo, secondo le ricostruzione del pm, sarebbero state create le Onlus Freedom for Cabinda e la Freedom for Cabinda Confederation. Le donazioni che le due organizzazioni ricevevano non andavano a una fantomatica e benefica causa in favore del povero e martoriato Cabinda, ma servivano solo ad abbattere gli utili delle società che compivano le donazioni, attraverso false fatturazioni,e stornare parte del denaro versato a Tanga, Amato e ad altri della cricca. «Le donazioni – si legge nella richiesta di rinvio a giudizio – venivano in parte incamerate dagli amministratori delle Onlus e in parte restituite agli imprenditori donanti», che godevano anche di un’ Iva agevolata al 3% (invece del 20%). Tanga dovrà rispondere anche per aver ricevuto 8500 euro per aver aumentato di almeno 30mila euro i lavori svolti dalla Seap srl, la società di Fabrizio Primavera, per conto dell’ Enel, della quale Tanga era dipendente. Uno degli scopi dell’ associazione massonica sarebbe stato anche quello di interferire negli affari del colosso elettrico, convogliando le commesse verso imprese amiche.
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Notizia collegata: Articolo su Terra di Eleonora Mastromarino