Omicidi di camorra per il controllo del Sannio
Dopo le estorsioni, gli incendi, le minacce a mano armata, siamo agli omicidi per il controllo del territorio.
Comunicato dei Carabieri che arrestano gli esecutori e i mandanti dell’omicidio di Francesco Esposito avvenuto nel 2003 per il controllo camorristico del Sannio.
Le riflessioni del gruppo consiliare di INSIEME PER TELESE che dopo l’omicidio del Vigile Urbano di Castelvenere, sollecita l’attenzione sulla infiltrazione camorristica in provincia di Benevento ed avanza alcune interessanti proposte per contrastare la malavita organizzata
Da “IL QUADERNO” 26/11/2005
Omicidio Esposito: i Carabinieri di Benevento arrestano mandante, esecutori e basisti
In data odierna i Carabinieri del Nucleo Operativo, diretti dal tenente Domenico Mastrogiacomo, e della Stazione di Frasso Telesino, al Comando del maresciallo Maurizio Zanfardino, coordinati dal Comandante Provinciale di Benevento, tenente colonnello. Antonio Silvestri, hanno tratto in arresto alcuni soggetti legati a consorterie criminose operanti nel casertano e nel beneventano e riconducibili ai clan Pagnozzi di San Martino Valle Caudina (Av), Perreca di Recale (Ce) e Massaro di San Felice a Cancello (Ce). L’arresto giunge a seguito di ordinanza di custodia cautelare emessa dal GIP presso il Tribunale di Napoli, su richiesta del Pubblico Ministero Maria Antonietta Troncone, della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, coordinata dal Procuratore Aggiunto Francesco Roberti.
Ne ha dato notizia il Reparto Operativo del Comando Provinciale di Benevento.
I soggetti destinatari del provvedimento sono Antimo Perreca, 48 anni, di Recale, Francesco Massaro e Antonio Carmine Massaro, rispettivamente di 30 e 43 anni, entrambi di San Felice a Cancello, Andrea Matera, 35enne e Giovanni Capone Perna, 30enne, questi ultimi di Frasso Telesino (Bn).
La misura restrittiva è stata emessa all’esito delle indagini svolte in merito all’omicidio di Francesco Esposito, avvenuto in Solopaca il 30 luglio 2003, soggetto di rilevante spessore criminale ed avente legami anche con l’organizzazione Moccia di Afragola.
Esposito sarebbe stato a capo di un sodalizio camorristico – operante sia nella Valle Telesina che nelle Zone di Grumo Nevano, Cardito, Crispano, Casandrino e Sant’Antimo – dedito all’attività estorsiva, come risulta anche da misure eseguite nello scorso mese di luglio per il delitto associativo.
“L’omicidio in questione va inquadrato in un ampio disegno strategico di riassetto degli equilibri criminali – continua la nota – soprattutto in previsione dell’aggiudicazione di importanti appalti pubblici nella Valle Telesina (ove è progettato, fra le opere più rilevanti, il raddoppio della strada statale 372 che congiunge Benevento a Caianello), oggetto di mire da parte di altre associazioni criminali”.
Il provvedimento odierno costituisce seguito di altra misura cautelare già emessa in relazione alla vicenda su indicata e che ha riguardato alcuni soggetti appartenenti al clan Esposito, “gravati da accusa di favoreggiamento, tratti in arresto l’11 dicembre 2004 in quanto, pur essendo a conoscenza delle causali che avevano determinato il fatto delittuoso, essi hanno reso dichiarazioni reticenti alla Autorità Giudiziaria.
Gli elementi posti a fondamento del provvedimento eseguito in data odierna si fondano innanzitutto sulle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia nonché da accertamenti tecnici e dalla minuziosa e costante attività info – investigativa svolta dall’Arma di Benevento”.
Secondo il comunicato le indagini avrebbero consentito di acquisire gravi indizi di colpevolezza a carico degli arrestati. Si legge, infatti, che “I soggetti hanno una composizione criminale eterogenea, nel senso che i Massaro, ritenuti gli esecutori materiali, sono riferibili al clan Massaro di San Felice a Cancello, mentre il Perreca, ritenuto il mandante, è attivo nella zona del casertano (Recale) e a lui il clan Pagnozzi aveva consentito di operare anche nella zona della Valle Telesina in cambio della eliminazione dell’Esposito. I due soggetti di Frasso Telesino, entrambi pregiudicati, avrebbero invece svolto il ruolo di basisti”. Il clan Pagnozzi sarebbe stato avverso a Esposito che – secondo l’orientamento delle indagini – “intendeva controllare la fase dell’aggiudicazione e del successivo svolgimento dei citati lavori autostradali, oggetto di mire anche da parte della prima organizzazione, nonché in genere tutte le attività illecite più rilevanti nella zona”. “Appare significativa – continua la nota – la compresenza, nell’esecuzione del fatto delittuoso, di più forze criminali operanti nel casertano e nel beneventano, segno evidente delle alleanze criminali in continua evoluzione e che intaccano anche la provincia beneventana, considerata sinora immune da elevata penetrazione camorristica”.
Secondo il comunicato l’elevata pericolosità dei soggetti destinatari del provvedimento cautelare si desumerebbe da diversi fattori: l’esistenza di precedenti penali, la circostanza che li vedrebbe “completamente dediti all’attività illecita alla quale si dedicano senza risparmio di tempo ed energie” ed ancora dalle complesse condizioni di operatività delle associazioni in questione, “espressive di notevole ramificazione sul territorio”.
Il concorso nell’omicidio è stato contestato a tutti con l’aggravante per aver agito per favorire l’attività di associazione criminosa facente capo ai clan delle famiglie Pagnozzi, Perreca e Verde, rispettivamente di San Martino Valle Caudina, Recale e Sant’Antimo. Inoltre i due Massaro sono stati ritenuti responsabili di ricettazione di un motoveicolo tipo Africa Twin, provento di una rapina avvenuta in Airola il 14 luglio 2003 e, unitamente ad Antimo Perreca, di detenzione e porto illegale di due pistole, una 9 x 21 e una calibro 38. Il mezzo e le armi sarebbero stati utilizzati per uccidere l’Esposito.
Perreca e Francesco Massaro, infine, si sono resi anche responsabili di violazione degli obblighi della sorveglianza speciale in quanto, all’epoca dei fatti, il primo non poteva allontanarsi dal comune di Recale ed il secondo da quello di Ariano Irpino.
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Gruppo consiliare INSIEME PER TELESE
COMUNICATO STAMPA
L’ombra della camorra
Sull’omicidio avvenuto pochi giorni fa a Castelvenere sembra calato il sipario. Quel grave fatto di sangue, che ha scosso le coscienze non solo della comunità castelvenerese, ma anche delle comunità limitrofe, è stato riportato a grandi titoli dai giornali locali e ha trovato la sua cassa di risonanza anche nelle cronache dell’informazione televisiva nazionale. Tutti ne siamo rimasti sconvolti ed abbiamo letto con interesse il resoconto puntuale dei cronisti. Ognuno di noi ha commentato la vicenda con gli amici. Insomma, si è trattato di un episodio di violenza che ha fatto sentire il suo peso immediato in maniera drammaticamente preoccupante.
Tuttavia, dopo il funerale della vittima, officiato la scorsa settimana, tutto è rientrato nell’ordinarietà: mentre l’autorità giudiziaria e le forze dell’ordine hanno iniziato a svolgere le loro indagini per ricercare i colpevoli, le istituzioni locali e i cittadini, dopo un primo momento di smarrimento, hanno fatto defluire quella vicenda per poterla quanto prima archiviare e non esserne più turbati. Resta comunque il dolore di una famiglia che, al di là dei lati oscuri della vicenda, è comunque stata colpita nei suoi affetti.
Per quanto comprendiamo il desiderio di tranquillità dei cittadini, riteniamo improvvido assecondare quel canovaccio, che non coglie, in un omicidio di chiaro stampo camorristico, un elemento che sopravvive al fatto in sé, producendo un condizionamento permanente nella coscienza della gente. L’atto camorristico, quando si manifesta come tale, è anche intimidazione per l’avvenire, ha una forte valenza simbolica e pertanto colpisce tutti indistintamente. Nessuno si sente più sicuro, e si avverte un senso di impotenza e di incapacità a reagire, con risolutezza, contro qualsiasi forma di illegalità. E quando le difese immunitarie civiche si indeboliscono, si apre un terreno fertile per ogni forma di malaffare ed acquistano vigore l’arroganza e la prepotenza.
È evidente la necessità di dover reagire, e chi detiene responsabilità politiche ha l’obbligo di avviare iniziative per contrastare un fenomeno che, per le sue caratteristiche, non può riguardare solo Castelvenere ma interessa, invece, anche la nostra comunità e forse l’intero comprensorio.
Il tema della presenza camorristica fu posto con evidenza dal gruppo INSIEME PER TELESE già nel consiglio comunale del 30 settembre 2004, allorquando furono anche avanzate concrete proposte di attivazione contro il possibile dilagare del fenomeno. In quell’occasione, quei consiglieri furono derisi. Il sindaco Capasso chiese ed ottenne dalla sua maggioranza l’autorizzazione a querelare un giornalista che avrebbe denigrato l’immagine di Telese, avendo egli riportato sul suo giornale vicende giudiziarie che paventavano la presenza della criminalità organizzata nel nostro comune.
L’esito della querela non si è più saputo. L’assessore D’Occhio liquidò quel gruppo consiliare dicendo che le argomentazioni usate erano solo “cretinate e cavolate”. E intanto tra morti, agguati, rapine ed arresti di presunti camorristi, avvenuti sul nostro territorio, diventa sempre più pesante l’ombra della criminalità organizzata.
A ben guardare, le proposte di allora, fatte dal gruppo INSIEME PER TELESE, appaiono più attuali ed urgenti che mai. Sollecitiamo pertanto il sindaco a farsene carico, adoperandosi per:
– la costituzione di un osservatorio permanente sui fenomeni criminosi che accadono nella nostra cittadina e nel comprensorio, da condividere con le amministrazioni dei comuni limitrofi, formato da persone anche esterne aventi capacità e competenze;
– l’istituzione di una commissione di indagine per esaminare le maggiori opere di edilizia pubblica e privata al fine di rinvenire eventuali presenze di infiltrazioni camorristiche;
– l’istituzione di una “Giornata per la legalità”, con una serie di iniziative finalizzate ad esaltare la cultura della legalità, a promuovere una sempre maggiore fiducia nelle istituzioni, a costruire un senso civico sempre più spiccato, affinché tali anticorpi possano costituire il vero baluardo contro qualunque oppressione.
Nonostante queste proposte siano già state respinte più di un anno fa, noi le avanziamo nuovamente, pronti a condividerle con l’amministrazione attiva e a collaborare con essa per affrontare fenomeni rispetto ai quali non si può essere di parte.