Il Comune pensa di vendere Villa D'Agostino ma vorrebbe comprare lo scheletro del CEPID difronte al Duomo.
ALTRABENEVENTO
Benevento, 24 maggio 2009
Alla Redazione de il Sannio Quotidiano
Il Consiglio Comunale si appresta ad approvare il Bilancio di previsione dell’anno in corso che molti hanno già definito “di lacrime e sangue”.
Sono previsti, infatti, tagli di spesa, aumenti di tasse e vendita del patrimonio del Comune per fare fronte ai servizi essenziali. La discussione in Consiglio sarà certamente animata, come è giusto che sia, ma mi auguro che oltre ai soliti insulti reciproci, i rappresentanti eletti dal popolo, per facilitare la ricerca della verità, sappiano spiegare con chiarezza le ragioni di questa manovra finanziaria e argomentare le rispettive posizioni.
Speriamo, ad esempio, che l’attuale assessore ai Lavori Pubblici, Aldo Damiano, e l’ex assessore alle Finanze-Direttore Generale, Nicola Boccalone, capo indiscusso dell’opposizione, chiariscano per quali motivi il Comune mentre approva un bilancio di grandi sacrifici, pensa di acquistare quello scheletro di cemento di fronte al Duomo che risponde al nome di Palazzo CEPID.
Si tratta di un edificio oggetto di uno scandalo cominciato esattamente dieci anni fa, quando la Giunta Comunale di Viespoli-Boccalone decise di approvare un Piano Progetto per la costruzione di quella struttura stravolgendo gli strumenti urbanistici vigenti. La Concessione Edilizia fu rilasciata nel 2000 ma il Comune non ha mai ceduto i suoli di proprietà pubblica occupati dal CEPID per costruire il palazzo privato né ha ricevuto in cambio i suoli dei privati sui quali si sta realizzando il presunto museo pubblico.
La questione è al centro di un lungo contenzioso, non ancora concluso, con i proprietari del palazzo esistente su corso Vittorio Emauele, ed è stata affrontata in un processo che si è concluso con l’assoluzione degli imputati dalle ipotesi di reati penali contestati dalla Procura della Repubblica, ma che ha confermato la illegittimità di quella delibera di Giunta Comunale.
Dieci anni non sono bastati per costruire quell’edificio che deturpa da anni l’area antistante la Cattedrale, e che ora i proprietari vogliono vendere al Comune per la modica cifra di 3,6 milioni di euro. Si capisce l’interesse dei proprietari del Consorzio CEPID, ma non si comprende qual è l’interesse pubblico che il Comune dovrebbe garantire. Perché l’Amministrazione intende vendere altre proprietà, tra le quali il 50% di Villa D’Agostino, per poi acquistare un edificio privato, in parte da abbattere, che ha impedito una decorosa sistemazione di Piazza Duomo ? Il discorso non cambia nel caso il Comune pensasse di chiedere finanziamenti pubblici regionali o ministeriali, per acquistare quella struttura perché gli stessi soldi, sempre dei cittadini, potrebbero essere richiesti per altre opere pubbliche, magari per tenere la stessa Villa D’Agostino.
Il presidente- Gabriele Corona