E' iniziata la guerra degli appalti in Abruzzo
Repubblica.it del 16 aprile 2009
La torta della ricostruzione: grandi costruttori contro piccole imprese
E Berlusconi ha già scelto il commissario: il governatore Chiodi
In campo i partiti del cemento
“E’ iniziata la guerra degli appalti”
dal nostro inviato CARLO BONINI
L’AQUILA – Le macerie sono ancora a terra, ma la partita della ricostruzione è già cominciata. I “cartelli del cemento” fibrillano. Cominciano a volare i primi stracci. Del resto, i dodici miliardi di euro (24 mila miliardi di lire) che il Paese si prepara a pompare nel cuore infartuato dell’Abruzzo annunciano una stagione di appalti che orienterà il consenso e riscriverà la geografia e le gerarchie imprenditoriali e politiche della regione. E quel fiume di denari sollecita una domanda semplice e antica: a chi andranno?
Indiscrezioni vogliono che Palazzo Chigi si prepari a riproporre il “modello molisano”. Del governatore che si fa Tesoriere e dominus del “dopo”. Che dunque il presidente del Consiglio sia deciso a nominare il presidente della regione Gianni Chiodi (eletto con il Pdl il 15 dicembre scorso) Commissario straordinario alla ricostruzione. E la mossa non è neutra. Quei 12 miliardi di euro hanno messo a rumore un angolo d’Italia cresciuto con il mattone e il cemento. Dagli anni in cui committente era la Cassa per il Mezzogiorno e unico padrino la Dc di Gaspari (nel chietino) e Natali (nell’aquilano).
Consegnarli a Chiodi, significa molto. Evoca altrettanto. L’Abruzzo vive di edilizia (5 mila imprese, 1100 soltanto nella provincia dell’Aquila) e con la fine della Dc, il “partito del cemento” ha imparato a navigare a vista, coltivando sapientemente rapporti bipartisan. Di cui fa fede un dato. Era di 1 miliardo e 200 milioni di euro il fatturato del comparto costruzioni nel 1995. Tredici anni dopo, ha raggiunto e superato il miliardo e 600 milioni. Del “partito” non esiste una cupola, perché i colossi si riducono ai gruppi “Toto” e “Di Vincenzo” (il terzo, “Irti”, è fallito).
Comandano i piccoli, in una logica territoriale rigida, ma oggi, proprio per questo, indifesa dagli appetiti di grandi imprese del centro-nord, forti con le banche, ascoltate dalla committenza politica. Non stupisce dunque che i costruttori abruzzesi dicano oggi che Chiodi Commissario straordinario alla ricostruzione sia “la garanzia che i soldi della ricostruzione resteranno tutti in Abruzzo”. Che quel reticolo di cinquemila imprese che è la spina dorsale dell’economia della regione non sarà privato della fetta principale della torta.
Consapevole dell’investitura, Chiodi non perde tempo. Assume la difesa delle imprese edili con toni risentiti. E mentre la magistratura sequestra l’ospedale san Salvatore, il Tribunale, il cumulo di macerie di quella che una volta era stata la Casa dello Studente, e altri 9 edifici, decide che è venuto il momento di fare rumore. “In questi giorni – dice – abbiamo dovuto combattere anche contro la denigrazione e la diffamazione: dalle polemiche su presunte strutture fatiscenti, fatte di cartapesta o con sabbia di mare, alle insinuazioni sulla mano delle mafie sugli appalti. Non posso e non voglio consentire che oltre al danno, l’Abruzzo subisca anche la beffa di un’immagine negativa, che poi pesi sulla ripresa e la ricostruzione”.
Paolo Buzzetti, presidente dell’Associazione nazionale costruttori edili (Ance), fa esercizio di realismo. Si spende, certo, ma almeno pone delle condizioni. Lasciando l’Aquila, dice: “Ho raccolto il timore dei nostri associati di essere tagliati fuori dalla ricostruzione e sono dunque d’accordo sulla necessità di un coinvolgimento forte delle imprese locali. Detto questo, però, la ricostruzione deve essere l’occasione per avviare un ciclo virtuoso. Di qualità. In cui, tanto per dirne una, siano protagoniste quelle imprese che vantano storie produttive e comportamenti virtuosi e non un semplice pezzo di carta senza alcun significato come è ormai un certificato antimafia”.
Suonano come parole accorte. Nel rapporto sulle ecomafie del 2008 redatto dalla Lega Ambiente, l’Abruzzo si è guadagnato l’undicesimo posto nella classifica delle “illegalità nel ciclo del cemento”. Duecentoquaranta le infrazioni accertate, 289 le persone denunciate, 51 i sequestri di materiali e cantieri. Ne sa qualcosa Leopoldo Rossini, ingegnere sismico, tra i principali consulenti delle Procure della repubblica abruzzesi. Dice: “Ho sostenuto e ripeto che, a partire dall’edilizia privata, i costruttori di questa regione, con qualche lodevole eccezione, hanno dimostrato superficialità, ignoranza e sottovalutazione. La filiera progettazione, esecuzione dei lavori, controllo e collaudo non ha mai prodotto un’edilizia antisismica di qualità”. È abruzzese anche l’ingegner Rossini. Come il governatore Chiodi.