Il tribunale del riesame accoglie il ricorso di Genchi e ordina la restituzione dei documenti che i ROS gli avevano sequestrato
La notizia è di pochi minuti fa. Il Tribunale del Riesame di Roma ha accolto il ricorso presentato da Gioacchino Genchi annullando il sequestro del materiale prelevato dal suo ufficio lo scorso 13 marzo su richiesta della Procura della Repubblica capitolina.Nell’ambito di un’inchiesta che vede il consulente indagato per abuso d’ufficio e violazione della privacy, nonostante gli accertamenti della procura di Salerno abbiano dimostrato l’assoluta correttezza del suo operato.
L’annullamento, si apprende, riguarda il sequestro relativo ad entrambi i capi d’imputazione. E nel dispositivo dell’ordinanza del collegio presieduto da Francesco Taurisano, a latere Anna Criscuolo, si legge: “Esaminata la richiesta di riesame del decreto di perquisizione con conseguente sequestro emesso, l’11 marzo 2009 (ed eseguito il 13, ndr), dal pubblico ministero presso il tribunale di Roma nei confronti di Gioacchino Genchi, persona nei cui riguardi si investiga per le provvisorie incolpazioni di abuso d’ufficio continuato come descritte sotto i capi 1 e 2, annulla il decreto”.
In merito alla decisione del Tdl il legale del consulente, Fabio Repici, ha dichiarato che “confermando le nostre censure all’operato della Procura di Roma” il Tribunale del Riesame “riafferma il principio di legalità violato in ordine dai magistrati della Procura generale di Catanzaro, dal Ros dei carabinieri e da un funzionario dell’Agenzia delle entrate e dalla Procura di Roma. Preciso – ha concluso – che in questa Procura lavorano anche magistrati integerrimi ed eroici, ma questa indagine dimostra come la direzione di quest’ufficio abbia riportato il calendario ai tempi del porto delle nebbie”.
Il commento di Gioacchino Genchi
Il Tribunale del Riesame di Roma (Presidente Francesco Taurisano – a latere Anna Criscuolo) ha annullato il provvedimento di sequestro nei miei confronti della Procura della Repubblica di Roma, eseguito dal ROS lo scorso 13 marzo 2009. Ho sempre avuto fiducia nella Giustizia e nelle Istituzioni dello Stato. Mi sono difeso nel processo da accuse infamanti, ordite da chi ha cercato e sta cercando in tutti i modi di colpirmi per quello che è stato il mio impegno al servizio della Giustizia, nell’esclusivo interesse di ricerca e di affermazione della Verità.
Ringrazio il mio difensore – l’avv. Fabio Repici – per l’eccellente impegno profuso nel difendermi.
Ringrazio i tanti amici che mi sono stati vicini da ogni parte d’Italia. Spero solo di trovare il tempo, a questo punto, alle centinaia di migliaia di e-mail e di messaggi su facebook che ho ricevuto in questi giorni.
Confermo la mia più assoluta stima ed incondizionata subordinazione al Capo della Polizia, alle Istituzioni dello Stato e ringrazio i tantissimi colleghi della Polizia di Stato, dell’Arma dei Carabinieri, del ROS, della DIA e della Guardia di Finanza, con i quali ho avuto l’onore di collaborare in oltre 20 anni della mia attività professionale.
Ringrazio ancora i numerosi signori magistrati – requirenti e giudicanti – che hanno avuto fiducia nel mio lavoro e nella mia persona e che questa fiducia mi hanno confermato fino a ieri, con attestazioni di stima e conferimenti di incarichi in delicatissimi procedimenti di mafia e di omicidio, anche pendenti presso la Procura della Repubblica di Roma che mi ha indagato.
Un grazie particolare va a mia moglie ed ai miei figli, che mi sono stati vicino ed insieme a me hanno sofferto questo calvario e patito le ingiustizie di una perquisizione domiciliare della mia abitazioni e delle abitazioni di Trabia e di Castelbuono dei miei congiunti, che i giudici del Riesame di Roma hanno dichiarato del tutto illegittime.
In ultimo mi sia consentito di ringraziare più di tutti Salvatore Borsellino ed i ragazzi del movimento 19 luglio 1992, che mi hanno dato la forza e la voce per resistere alle ingiustizie che ho subito.
Gioacchino Genchi
Palermo, 10 aprile 2009