altrabenevento pubblica Comune Misfatti
causa di un problema tecnico è scomparsa dal sito la notizia relativa alla stampa e diffusione di COMUNE MIS-FATTI. La ripubblichiamo scusandoci per l’inconveniente)
E’ stato stampato in 20.000 copie e distribuito durante la campagna elettorale, il giornale COMUNE MIS-FATTI con un formato che richiama espressamente, anche nella grafica, COMUNE IN-FATTI del Comune di Benevento.
Nell’articolo di fondo, titolato “Un atto di giustizia” dopo aver criticato il comportamento degli amministratori di palazzo Mosti che usano a fini di propaganda elettorale, l’agenzia di stampa del Comune, si spiega che “COMUNE MIS-FATTI” rappresenta un atto doveroso di riparazione, un atto di giustizia sicuramente nei riguardi dei partiti e dei movimenti del centrosinistra, che creano così un ulteriore spazio fisico per poter compiutamente e ancora meglio replicare ad un simile battage pubblicitario”. L’articolo della prima pagina è titolato “PIAZZA DUOMO DETURPATA – Il palazzo privato è illegittimo e in parte si deve abbattere. Il Museo è irrealizzabile. Il Sindaco e il Direttore Generale sotto processo.”
La intera seconda pagina è dedicata alla mancata realizzazione del “Programma di Recupero Urbano del Rione Libertà ” e nelle due pagine successive:
– La propaganda del Comune in campagna elettorale è fuori legge.
– Il Corso Garibaldi e il Piano Traffico.
– Le opere pubbliche pubblicizzate ma non realizzare.
– Il Mercato dei Commestibili.
– Le suggestioni tradite ( Città fluviale, Parchi, Beni Culturali, Piano Urbanistico, Partecipazione negata, Personale demotivato, Pericolo nuovo Dissesto.
– Due grandi fallimenti di D’Alessandro: La raccolta differenziata dei Rifiuti; il Verde Pubblico;
– Ufficio Relazioni con il Pubblico e propaganda dell’Ufficio stampa.
COMUNE MIS-FATTI
Le notizie che Ascoben non fornisce
Maggio 2006
Un atto di giustizia
Come valutare il comportamento di un’amministrazione che, con destrezza, prendesse centinaia di migliaia di euro dalle casse comunali, cioè dalle tasche dei cittadini, cioè dalle nostre tasche per farsi pubblicità – spesso ingannevole, quasi sempre inutile, immancabilmente di parte – in vista delle elezioni?
Non c’è dubbio: si tratterebbe di un comportamento che definire non etico, anzi contrario all’interesse e al bene comune sarebbe poco; meglio dire scorretto, meglio ancora: inqualificabile e addirittura contrario alla legge.
Eppure è il comportamento che, da mesi, sta tenendo la giunta D’Alessandro da palazzo Mosti.
Pubblicità, anzi propaganda, per la propria parte politica, con ogni mezzo, ossessivamente: quotidiani e settimanali locali a pagina intera, decine di passaggi giornalieri nelle televisioni private, manifesti di tutte le forme e di tutte le dimensioni, giornaletti stampati ad hoc in decine di migliaia di copie ma sempre, rigorosamente, con i nostri soldi.
In tante pubblicazioni, in tanti spot, in tanti manifesti mai una spiegazione, mai una parola di scusa sui ritardi gravissimi nel completamento di fondamentali opere pubbliche, mai una parola chiara sul perché piazza Duomo, piazza Commestibili, il parcheggio di Porta Rufina, la Spina Commerciale al Rione Libertà, le case di Via Galanti, il Piano Urbanistico Comunale, eccetera eccetera, non trovino ancora la luce dopo gestazioni ultradecennali. E mai, mai che sia stata concessa la parola all’opposizione.
Con i soldi pubblici, con i nostri soldi.
La pubblicazione che adesso state leggendo, cari concittadini, stampata in quarantamila copie rigorosamente a nostre spese, ci sembra rappresenti allora un atto doveroso di riparazione, un atto di giustizia sicuramente nei riguardi dei partiti e dei movimenti del centrosinistra, che creano così un ulteriore spazio fisico per poter compiutamente e ancora meglio replicare ad un simile battage propagandistico, ma soprattutto nei vostri confronti, cari beneventani, meritevoli finalmente di una informazione che non sia autocelebrativa del potere bensì completa, obbiettiva, corretta ma senza sconti per l’amministrazione di centrodestra di palazzo Mosti.
Un atto di giustizia, per tutti quanti noi.
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La propaganda del Comune in campagna elettorale è fuori legge.
– Legge 81/93, art. 29 comma 6: “E’ fatto divieto a tutte le pubbliche amministrazioni di svolgere attività di propaganda di qualsiasi genere, ancorchè inerente alla propria attività istituzionale, nei trenta giorni antecedenti l’inizio della campagna elettorale e per tutta la durata della stessa”
– Legge 28/2000, art. 9 comma 1: dalla data di convocazione dei comizi elettorali e fino alla chiusura delle operazioni di voto è fatto divieto a tutte le Pubbliche Amministrazioni di svolgere attività di “comunicazione” [cfr. la differenza tra informazione e comunicazione nella legge 150/2000] ad eccezione di quelle effettuate in forma impersonale ed “indispensabili” per l’efficace assolvimento delle proprie funzioni.
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PIAZZA DUOMO DETURPATA
Il palazzo privato è illegittimo e in parte si deve abbattere. Il Museo annunciato da 5 anni e’ irrealizzabile. Il Sindaco e il Direttore Generale sotto processo.
Piazza Duomo è il cuore del centro antico, il luogo privilegiato delle funzioni civili, politiche e religiose della città nel corso dei secoli. La Giunta Comunale nel mese di Marzo del 1999, stravolgendo il Piano Regolatore e il Piano Particolareggiato, decise di autorizzare il consorzio CEPID ad edificazione un palazzo privato di tre piani fuori terra e due piani interrati, sul lato della piazza, addossato all’edificio esistente. La Concessione Edilizia fu rilasciata senza tener conto che una parte del terreno è di proprietà del Comune e mai è stato ceduto al Consorzio. Sulla parte restante della piazza le amministrazioni presiedute da Viespoli e D’Alessandro hanno più volte affermato che sarebbe stato costruito un museo, ma finora, nonostante la Regione Campania abbia concesso da 5 anni un corposo finanziamento, i lavori per quell’opera pubblica non sono mai cominciati a causa dei conflitti tra il Comune e i privati del Consorzio CEPID che ancora non hanno ceduto la proprietà dei suoli all’Ente pubblico.
Per questi fatti è in corso un processo che vede imputati anche il Sindaco in carica ed il suo Direttore Generale, all’epoca assessori della Giunta presieduta da Viespoli, per “abuso d’ufficio”.
Intanto il Giudice Civile ha ordinato l’abbattimento di una parte dell’edificio costruito dal Consorzio Cepid perchè non rispetta la distanza di 10 metri dalle pareti con le finestre dal palazzo esistente. Nonostante il Giudice abbia stabilito che il Comune non deve risarcire il Consorzio CEPID, c’è il rischio concreto che l’abbattimento e la parziale ricostruzione del palazzo siano pagati con i fondi delle casse comunali perchè così hanno deciso i due Dirigenti dei Settori Urbanistica e Lavori Pubblici del Comune. Naturalmente il Museo non può essere costruito perchè una parte del suolo della piazza dovrebbe essere occupato per la ricostruzione del palazzo privato.
E così il cuore del centro antico continua ad essere sfigurato a causa delle decisioni arbitrarie ed illegittime di Viespoli, D’Alessandro e Boccalone che hanno creato danni consistenti alla città, al Consorzio CEPID e agli abitanti della zona.
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Alcune parti della Sentenza 699/06. Tribunale di Benevento – Giudice Unico dott. Guglielmo Cinque.
“…la costruzione dell’edificio CEDID è stata autorizzata dal Comune di Benevento con Concessione Edilizia rilasciata sulla base di un piano-progetto adottato con delibera di Giunta Municipale, ovvero sulla base di un atto che non può ritenersi assimilabile nè ad un piano particolareggiato, la cui adozione spetta al Consiglio Comunale, nè tantomeno ad una lottizzazione convenzionale. Nessuna deroga può, quindi, ammettersi all’obbligo per il CEPID di costruire ad una distanza dalle pareti finestrate dell’edificio attoreo pari a10 metri”
“L’edificio CEPID deve essere arretrato in modo che lo stesso sia posto ad una distanza dalle facciate interne e dalla facciata terminale lato via G. Pasquali pari ad almeno 10 metri in ogni punto.”
Pertanto condanna “il Consorzio CEPID ad arretrare la predetta costruzione in modo da rispettare le distanze indicate in motivazione”.
Il Giudice ha anche rigettato “la domanda di risarcimento del danno proposta dal Consorzio CEPID nei confronti del Comune”.
Deciso in Benevento il 4/4/2006
ACCORDO PROCEDIMENTALE ex art. 11 legge 241/90 del 17 dicembre 2004
tra il Comune di Benevento, rappresentato dall’arch. Francesco Cassano, Dirigente del Settore Urbanistica e dall’ing. Fernando Capone, Dirigente del Settore LL.PP., e il Consorzio CEPID in persona del Presidente, legale rappresentante pro-tempore, sig.ra Ines Cerracchio,
-ommissis-
art.10 . In relazione al giudizio proposto dai condomini del fabbricato De Caro in corso dinanzi al Tribunale Civile di Benevento, le parti concordano nel ritenere che non vanno applicate le distanze di cui al D.M. 1° aprile 1968, trattandosi di intervento in Centro Storico ( zona A).
Danno comunque atto che il Consorzio ha dovuto modificare e posizionare la sagoma per determinazione e nell’interesse del Comune e quindi pattuiscono che, in caso di accoglimento della domanda, eventuali manufatti oggetto di demolizione dovranno essere demoliti e ricostruiti a distanza a spese del Comune.
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Recupero Urbano del Rione Libertà.
20 miliardi di lire di Finanziamento Regionale, ma il degrado è aumentato. Le responsabilità di Viespoli e D’Alessandro.
Nel Programma di Mandato del Sindaco D’Alessandro presentato al Consiglio Comunale del 16 luglio 2001, a pag. 5 si legge: “Compiendo una passeggiata immaginaria per le vie della città, partendo dal Rione Libertà, è possibile tracciare la mappa degli interventi da realizzare”. Il PIANO DI RECUPERO URBANO del Rione Libertà costituisce un obiettivo destinato a segnare una svolta decisiva per la città, non solo per la mole di interventi finanziari che complessivamente prevede, ma anche per la concretizzazione di un nuovo modo di concepire gli interventi del settore pubblico, attraendo i privati e coinvolgendoli nell’azione amministrativa in maniera tale da assicurare maggiore espansione e orizzonti più ampi …..”
Il Programma di Recupero Urbano che avrebbe dovuto cambiare il volto del Rione Libertà e migliorare la qualità della vita dei suoi abitanti, dopo 10 anni è stato realizzato solo in piccolissima parte con un sostanziale aumento del degrado a causa dei cantieri bloccati. Nonostante i 20 miliardi di lire di finanziamenti regionali, solo 3 progetti su 21 sono stati realizzati ed altri 5 sono stati avviati.
Dei marciapiedi a San Vito, previsti nel progetto Potenziamento della Via Appia, non c’è traccia; del nuovo Ponte sul fiume Sabato, più volte annunciato dall’assessore al Traffico, Luigi De Minico, non è stato redatto neppure il progetto esecutivo; il Mercatino Rionale, progetto ad intervento privato già assegnato ad una società che si era già accollata la spesa, non è stato realizzato perchè l’Amministrazione Comunale non lo ha inserito nel P.A.C. Piano Attuativo del Commercio.
Nella scheda pubblicata a lato sono indicati tutti i progetti, i relativi finanziamenti e lo stato di attuazione.
“ LA SPINA COMMERCIALE E DEI SERVIZI”
La Spina Commerciale e dei Servizi è un progetto che prevede una struttura di cemento armato lunga 450 metri per 17.000 metri cubi di cemento da realizzare tra le due chiese.
Il Piano Particolareggiato prevedeva verde pubblico, botteghe, uffici e servizi. Il Bando Pubblico per la individuazione del Soggetto privato che avrebbe dovuto realizzare i servizi, prevedeva “attrezzature commerciali … in sostituzione dei locali commerciali oggi posti su Via Napoli, di cui si prevede la demolizione per la creazione di aree a verde. La Spina….. potrà comprendere parcheggi interrati, uffici, negozi, spazi per attività socio-culturali e ricreative…”
Alla scadenza del Bando Pubblico Concorrenziale pervenne al Comune una sola offerta della ATI CASTALDO. Evidentemente non vi erano altri imprenditori che trovassero conveniente investire £.6.216.000.000 per realizzare Botteghe, Uffici e Servizi non meglio specificati da vendere ad altri privati.
Ma la proposta presentata dalla ATI Castaldo, poi trasformata in Società Consortile Partenope s.c.a r.l., non si limita all’intervento previsto dal Bando. Il progetto presentato il 28 ottobre 1999 prevedeva infatti un investimento di circa £. 15.000.000.000 per la costruzione di Botteghe Commerciali in sostituzione dei locali attuali di via Napoli e poi la realizzazione di una grande struttura da destinare a sede distrettuale della ASL.
Secondo gli accordi con la Regione, la sede della ASL doveva essere realizzata e consegnata ad ottobre 2005, ed invece fino ad oggi sono stati effettuati solo alcuni scavi. Dopo il frettoloso abbattimento di molti alberi di alto fusto e di un impianto sportivo per il gioco delle bocce, oggi quel cantiere abbandonato è solo un recinto di lamiere con erbacce ed immondizia. La Concessione Edilizia rilasciata nel 2000 è ora scaduta.
“24 ALLOGGI DI EDILIZIA PUBBLICA, SCOMPARSI”
La Regione Campania ha concesso al Comune di Benevento un finanziamento di £ 4.822.300.000 per costruire 24 alloggi più servizi, sull’area posta dietro la chiesa di San Modesto, da assegnare a famiglie bisognose.
I lavori non sono mai iniziati e l’assessore Petrucciano sostiene, sorprendentemente, che è scaduto il termine di 1 anno previsto dalla delibera di G.C. n. 96 del 2000 per l’esproprio del terreno, ma egli si sbaglia. Quella delibera approvava il progetto “definitivo” ma il termine di scadenza di 1 anno si riferisce al progetto “esecutivo” che non è stato ancora approvato. Quegli alloggi si potevano fare e potevano essere dati in fitto a famiglie bisognose, ed invece il Comune non li ha voluti realizzare nonostante il finanziamento regionale. Perche?
“GLI ALLOGGI E IL PIANO DI RECUPERO DI VIA GALANTI”
Il Progetto preliminare e il Bando Pubblico Concorrenziale del luglio 1999, prevedevano la possibilità per le ditte private interessate, di realizzare 72 alloggi di edilizia residenziale con il contributo della Regione Campania e opere di urbanizzazione da consegnare al Comune (strade, impianti elettrici, idrici, fogne, piazze, parcheggi verde pubblico,ecc.).
Anche in questo caso al Comune pervenne una sola proposta questa volta dalla società CON.CA. che però è costituita sempre da Castaldi e Consorzio Lavoro- Patria e Famiglia. L’amministratore unico è lo stesso amministratore della Partenope interessata a realizzare la Spina Commerciale e dei Servizi.
Anche in questo caso nessun altro imprenditore trovò vantaggiose le indicazioni contenute nel bando che prevedono a carico del privato: £.2.725.000.000 per acquisizione di aree e fabbricati da demolire; £.2.225.000.000 per opere di urbanizzazione da cedere al Comune. Ma nella proposta presentata dalla CON.CA. le condizioni erano diverse: le opere di Urbanizzazione si limitano a £. 1.404.000.000 e per gli espropri è prevista la spesa di soli £.800.000.000 anziché £.2.725.000.000
In effetti la CO.NCA. non prevede l’esproprio della parte più consistente, quella che riguarda anche il palazzo del panificio dove doveva sorgere una piazza a cura del privato. Nel piano di esproprio non è previsto neppure l’abbattimento della casetta che ostruisce l’accesso a via Galanti.
Dopo 5 anni, però, sono stati consegnati solo 24 alloggi su 80 autorizzati, non sono state realizzate opere di Urbanizzazione ed è aumentato il degrado per la presenza del cantiere bloccato. Il geometra comunale Responsabile del Procedimento ha chiesto per 2 volte la rescissione del contratto tra il Comune e la CON.CA, proprio a causa dei ritardi accumulati e delle inadempienze della società, ma l’assessore all’Urbanistica, Fernando Petrucciano, non lo ha voluto ascoltare.
Gli alloggi consegnati sono costati 22.000 EURO in più rispetto a quanto concordato con aumenti illegittimi per l’acquisto del terreno e l’indice ISTAT non applicabile.
Ora sono ripresi i lavori per il lotto H e sono finalmente cominciati quelli per il lotto C-C1-D.
Per i lotti M ed N l’Amministrazione Comunale ha prima rilasciato la Concessione Edilizia per realizzarli su un terreno alle spalle della sede IACP e poi ha deciso di costruire su quel suolo una piazza.
Pertanto per questi due edifici sono stati individuati altri suoli vicino al fiume e sull’area dei famosi “24 alloggi pubblici” finanziati interamente dalla Regione. Insomma i suoli che la CON.CA. avrebbe dovuto acquistare per costruire i 24 appartamenti privati nei lotti M ed N, ora dovrebbero essere espropriati dal Comune per fare l’Area Pubblica Attrezzata, mentre i suoli da espropriare per costruire i “24 alloggi pubblici” dovrebbero essere acquistati dalla Conca a prezzo di mercato.
Dopo tutte le inadempienze, i ritardi e le strane decisioni dei Dirigenti e degli assessori comunali, il Sindaco cerca di attribuire le responsabilità della mancata realizzazione dei progetti, alla Regione Campania, ma è chiaro che la Regione ha prontamente concesso i finanziamenti necessari per realizzare le opere pubbliche ed anche i contributi per gli alloggi, che però non sono stati realizzati nei tempi previsti per “strani” motivi che D’Alessandro, Viespoli e Boccalone non vogliono spiegare. L’Accordo di Programma Comune- Regione è scaduto il 7 aprile 2002 e poteva essere prorogato solo per 1 anno, ma il Comune di Benevento ha presentato la richiesta alla fine del 2004.
Anche la variante urbanistica per lo spostamento dei lotti M-N è stata approvata nel 2003 e presentata alla Regione nel 2005, dopo 3 anni dalla scadenza dell’Accordo di Programma. Ora è necessario definire un nuovo Accordo di Programma chiarendo i motivi della mancata completa attuazione di quello scaduto e riavviando l’iter amministrativo con una nuova decisione del Consiglio Comunale che deve prendere atto che la Concessione Edilizia per la Spina Commerciale è decaduta e quindi occorre definire una nuova soluzione per la sede ASL. I box commerciali di via Napoli non devono essere abbattuti e bisogna indire un Concorso di progettazione per la loro riqualificazione.
Intanto, per la mancata realizzazione degli appartamenti e delle urbanizzazioni in via Galanti, per l’aumento del costo degli alloggi e del maggiore contributo richiesto alla Regione Campania, è in corso una indagine della magistratura che ipotizza i reati di “associazione a delinquere, truffa e falso” a carico del Direttore Generale del Comune, del Dirigente del Settore Urbanistica, del Direttore dei lavori, di due tecnici comunali e dei titolari delle ditte costruttrici.
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IL CORSO GARIBALDI E IL PIANO TRAFFICO
La nuova pavimentazione del Corso Garibaldi non ha tenuto conto della sua natura di antico decumano della città romana.
Il prof. Pagliara, progettista dell’intervento, a Napoli si indignava insieme a molti intellettuali, per la paventata e poi smentita, sostituzione dei vecchi basoli (Basalto. Pietra lavica vesuviana) con la pietra lavica etnea, ma a Benevento, sul Corso Garibaldi i basoli che dovevano essere risagomati e riutilizzati, sono stati completamente rimossi ed abbandonati.
In caso di guasti agli impianti elettrico, idrico e del gas, bisognerà rompere la pavimentazione e la sottostante rete elettrosaldata cementificata, perchè non sono state realizzate le due trincee per i sottoservizi.
I cubetti di porfido non sono stati montati a contatto e pertanto non reggeranno al peso e alle vibrazioni dovute al transito dei veicoli di servizio o dei mezzi pesanti in caso di necessità di lavori. La proposta per la realizzazione di pensiline sopra ai marciapiedi, proposta dalle associazioni dei commercianti, non è stata accolta, ma ora D’Alessandro è costretto a prevedere la copertura dell’intero Corso con la inevitabile realizzazione di strutture che in gran parte danneggeranno la pavimentazione appena terminata..
Il Corso Garibaldi è stato chiuso interamente al traffico ma i vicoli e le piazzette che in gran parte dovevano essere interamente pedonalizzati, sono invece trafficati e ancor più degradati.
I provvedimenti per il Traffico sono stati decisi dall’Assessore al Traffico, De Minico e dal Sindaco, senza alcuna consultazione e sono orientati a creare una serie di circoli viziosi con alcune strade intasate ed altre inutilizzate, per allungare moltissimo i tempi di percorrenza e complicare oltre misura la vita dei beneventani e di tutti coloro che arrivano in città. Gli autobus urbani continuano a viaggiare quasi completamente vuoti tranne al mattino presto quando viaggiano gli studenti. Il nuovo Piano della Mobilità, da tempo annunciato, non è stato redatto.
LE OPERE PUBBLICHE D’Alessandro si vanta di aver realizzato molte opere pubbliche per la città e di aver completato il suo Programma di Mandato, ma esaminando il Programma Triennale delle Opere Pubbliche per gli anni 2003-2005, ci accorgiamo che le opere che la Giunta D’Alessandro si impegnava a realizzare entro la primavera del 2006, erano 89 per un totale di 245.000.000 di euro. Di esse, però, 65 non sono state realizzate ed altre sono in corso con grande ritardo.
Tra quelle più volte annunciate e non realizzate bisogna ricordare:
– Il Mercato Commestibili ( più volte posta la prima pietra. Sono stati spesi circa 5 miliardi di vecchie lire per contenziosi. Il Comune ha perso anche un finanziamento di 6,5 miliardi di lire concesso dalla Regione).
– Il parcheggio di Porta Rufina;
– Il Parco archeologico di Cellarulo (ancora in fase di progettazione dopo 13 anni); – La sistemazione di Piazza Ponzio Telesino ( lavori bloccati, reperti archeologici abbandonati tra i rifiuti);
– La Ristrutturazione dell’ultimo piano di Palazzo Mosti e rifacimento copertura; – Il Terminal BUS dietro la Stazione da tempo finanziato dalla Regione. (l’amministrazione D’Alessandro ha preferito spendere altri soldi per due aree di sosta per autobus extraurbani al rione Ferrovia e dinanzi alla Stadio).
– Il Depuratore e la relativa sistemazione dei collettori fognari;
– La bonifica della discarica di Ponte Valentino (ne è stata addirittura creata un’altra abusiva);
– L’Asse interquartiere Stadio- via Avellino;
– Completamento viabilità Rotonda dei Pentri- via Valfortore;
– Il recupero del Tratturo del Cerro; il Mulino Acqualonga; il Tetto Fotovoltaico sul Palazzo Comunale di via del Pomerio; gran parte degli acquedotti delle contrade; l’adeguamento di molte scuole cittadine; il canile municipale.
Si capisce che d’Alessandro, Viespoli e Boccalone hanno puntato tutto solo sulle zone del Centro e solo sulle strade più frequentate ( sono ancora abbandonati e nella incuria il Rione Triggio e tutti vicoli del centro-storico). Questa amministrazione non ha fatto assolutamente nulla per le contrade e i rioni popolari tranne piccoli intervesti sporadici.
Manutenzione elettorale delle strade
Dopo anni di incuria, a pochi giorni dal voto, D’Alessandro fa avviare i lavori di manutenzione e rifacimento di marciapiedi e strade, forse anche private. Non si sa quali procedure amministrative sono state adottate per affidare i lavori ma è certo il disagio di tutti i cittadini per i lavori che all’improvvisano bloccano le strade e costringono i pedoni ad aggirarsi tra cemento e piastrelle divelte. Anche questi lavori si potevano fare prima e non è affatto vero che bisognava contrarre prima il mutuo per il vecchio dissesto.
Il dissesto, alimentato ed utilizzato oltre misura per giustificare qualunque insuccesso, non c’entra nulla! Se così fosse allora in questi anni non si sarebbe potuto fare alcun lavoro, di alcun tipo.
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La storia infinita
Il Mercato dei Commestibili
La prima opera pubblica promessa da Viepoli e mai realizzata.
Sull’ultimo numero di COMUNE IN-FATTI, il giornale stampato e distribuito dal Comune di Benevento con i soldi dei cittadini, è riportata con grande enfasi, la notizia della “posa della prima pietra” per il completamento del Mercato dei Commestibili. Si tratta della ennesima “prima pietra” perché dal 1998 si susseguono progetti-apertura di cantieri-varianti-contestazioni-transazioni-altri progetti-inizio lavori- contestazioni- ecc. ecc. Ci saremmo aspettati, da un organo di informazione del Comune, una qualche spiegazione sulle ragioni di tutti questi ritardi e dello sperpero di danaro pubblico, ma il giornalino si limita a presentare il nuovo progetto di imminente realizzazione al punto che sembra già pronto per l’inaugurazione.
Allora è bene ricordare i punti salienti di questa lunga ed assurda vicenda per rinnovare a D’Alessandro la richiesta di un doveroso chiarimento.
Nel dicembre 1993 il sindaco Viespoli, appena insediato, annunciò che il Mercato Commestibili sarebbe stato restituito alla città in gran fretta. Nel 1998 il Comune acquistò dalla ditta Lodigiani il progetto per il completamento dell’opera per circa 400 milioni di lire e nel 1999 fu rideterminato il costo complessivo dell’intervento in £. 12.700.000.000 di cui la metà a carico della Regione Campania.
Dopo la aggiudicazione dell’appalto, il Comune riconobbe alla ditta una integrazione di £.1.500.000.000 approvando un progetto di variante, ma questo comportamento fu censurato dalla Autorità di Vigilanza sui lavori Pubblici che accolse il ricorso di una delle ditte escluse dichiarando illegittima la variante stessa. Il Comune, però, non ha rescisso il contratto con la ditta aggiudicataria dell’appalto che, nel 2000, presentò una nuova richiesta di integrazione per altri 2 miliardi li lire. L’Ufficio Tecnico Comunale propose la rescissione del contratto “per gravi inadempienze della ditta” ma l’Amministrazione Comunale ritenne di accogliere anche questa ennesima richiesta di altri finanziamenti per un’opera pubblica che comunque non è stata realizzata. Addirittura nel 2003, dopo pochi mesi dalla ultima miliardiaria transazione, è crollata una parte del tetto appena rifatto. Intanto il Comune ha perso il finanziamento Regionale di circa 6 miliardi e 300 milioni di lire perchè i lavori non sono stati completati nei tempi dovuti.
Risultato: anni ed anni di promesse, miliardi e miliardi buttati al vento e una intera zona commerciale e residenziale degradata per la presenza di un cantiere in perenne abbandono. Nel 2004, dopo 11 anni di insuccessi, l’Amministrazione D’Alessandro annuncia la imminente risoluzione del progetto grazie ai fondi di privati interessati a realizzare un centro commerciale per i giovani, Ma neppure in questo caso, la situazione si sblocca con ulteriori gravi danni per i commercianti di via Rummo, via dei Mulini, via Torre della Catena, via Porta Rufina, Via Napoli e via delle Poste che da anni attendono la riqualificazione della zona e il recupero del Mercato storico.
Perchè ASOBEN non ci spiega questi strani misteri invece che annunciare come imminenti opere pubbliche fantasma?
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DUE GRANDI FALLIMENTI DI D’ALESSANDRO: LA RACCOLTA DEI RIFIUTI E LA MANUTENZIONE DELLE AREE VERDI.
Da tre anni insistiamo per la raccolta differenziata dei rifiuti umidi-organici da separare rispetto a quelli secchi. Il Comune ora sta facendo finta di organizzarla ma mancano i contenitori dell’Umido e la piattaforma di selezione del secco non è stata organizzata. Questo tipo selezione e raccolta dei rifiuti poteva e doveva essere organizzata prima e senza nascondersi dietro presunte responsabilità della Regione o della Provincia. L’Amministrazione ha preferito, invece, l’emergenza per giustificare l’aumento della Tassa Rifiuti del 40% negli ultimi 4 anni, fino ad arrivare a 9 milioni di euro, senza alcun miglioramento del servizio. Il Sindaco chiede che sia verificato il possibile inquinamento prodotto dal passaggio dei mezzi di trasporti dei rifiuti che vanno verso Montesarchio e non si preoccupa della discarica abusiva a Ponte Valentino e dello stato pietoso dei cassonetti e dei compattatori dell’Asia che girano per la città.
VERDE PUBBLICO
Il progetto finanziato dalla Regione con circa 3 milioni di Euro per il VERDE PUBBLICO si è ridotto all’abbattimento di molti alberi trentennali e la messa a dimora di alberi di 5 anni, in parte seccati perché non è stato previsto il sistema di irrigazione.
L’Amministrazione non è stata capace di organizzare la manutenzione del verde e pertanto l’erba viene tagliata quando è altissima o quando è ingiallita.
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Le suggestioni tradite
CITTÀ FLUVIALE, PARCHI, BENI CULTURALI E NUOVO PIANO URBANISTICO. Con il Programma di Mandato del luglio 2001, D’Alessandro insiste sulla tutela dei fiumi e scrive: “Benevento deve riscoprire la sua antica natura di città fluviale, recuperando un rapporto più organico e diretto con i suoi fiumi e le aree verdi circostanti…. programmando interventi complessi per la realizzazione dei Parchi urbani previsti dagli strumenti urbanistici comunali”.
Del Parco delle Streghe lungo il fiume Sabato che Viespoli si era impegnato a finanziare, non c’è più traccia nel programma di D’Alessandro; la realizzazione del Parco Agricolo e l’area Fluviale di Serretelle- Pantano sono compromessi dalla realizzazione di una strada e un mega depuratore in una zona assolutamente non idonea; l’ansa del Fiume Calore di via Valfortore destinata alla realizzazione del Parco delle Energie, tanto decantato, sta per essere aggredita dall’Ipermercato Zamparini e da un connesso progetto di speculazione edilizia su tutta l’area di 150.000 metri quadrati..
Anche per la realizzazione di quel Centro Commerciale, il Dirigente del Settore Urbanistica è indagato per “abuso d’ufficio”.
Il PUC ( Piano Urbanistico Comunale) dopo 8 anni di discussione e una spesa di 1 milione di euro per consulenze, incarichi esterni e pubblicazioni varie, non è stato adottato dalla Giunta Comunale per gravi dissidi nella maggioranza. E’ noto che il Settore Urbanistica è da tempo al centro di vicende giudiziarie, atti criminosi (incendi e furti misteriosi), scontri intestini al centro-destra, che hanno procurato le dimissioni di dirigenti e coordinatori e la sfiducia del Sindaco all’assessore Capezzone.
Con la mancata adozione del PUC, è venuto meno, uno degli strumenti fondamentali della programmazione, alla quale D’Alessandro affidava un grande ruolo per lo sviluppo economico della città.
Anche la valorizzazione dei beni archeologici è stata compromessa per la mancanza di una campagna organica di scavi
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LA PARTECIPAZIONE NEGATA. IL PERSONALE DEMOTIVATO E IL PERICOLO DI UN NUOVO DISSESTO.
“Partecipazione” era il nome della lista con la quale Viespoli ottenne il 72% di consensi nel 1993 ma in questi anni il Difensore Civico non è stato nominato, le circoscizioni non sono state istituite e neppure i Forum, le Consulte e l’Agenda 21. Finanche le Conferenze dei Servizi sono state contestate varie volte e l’accesso agli atti e all’informazione non è stata garantita nonostante i siti Internet e l’agenzia di stampa.
Gestione del personale
D’Alessandro nel suo programma si vanta di aver cambiato nome all’Assessorato al Personale che ora si chiama Risorse Umane, ma la condizione dei lavoratori è peggiorata. Sono in atto 300 cause di lavoro per Fondi incentivanti non pagati. 8 cause di lavoro sono state perse dall’Ente per comportamento antisindacale. Anche i trasferimenti interni, gli incarichi per progetti incentivanti e il lavoro straordinario vengono gestiti aritrariamente e clientelarmente. Diversi Dirigenti sono stati più volte condannati per il mancato rispetto delle norme 626. Sessanta operai rischiano la mobilità perché sono oggi occupati in servizi da privatizzare ( Casa di riposo, Cimitero, Verde Pubblico, Scuola Bus, Teatri e Hortus, Manutenzione impianti elettrici, ecc. ) Il piano di formazione non prevede la necessità di riconvertire questi lavoratori.
Bilancio
Il Dissesto poteva essere chiuso prima la D’Alessandro e Boccalone hanno preferito lo scontro con la Commissione Liquidatrice sulla utilizzazione dei fondi per l’acquisto degli immobili da parte dell’Università. Si è aspettato l’ultimo momento prima delle elezioni con aggravio di costi per contenziosi legali persi.
Intanto occorre evitare un nuovo dissesto perché il bilancio del Comune presenta 177 milioni di debiti e 160 milioni di crediti di cui 60 milioni circa non esigibili.
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Ufficio Relazioni con il Pubblico e propaganda dell’Ufficio Stampa. La riflessioni di una studentessa beneventana.
Un cittadino di Bologna non ha bisogno di studiare scienze della comunicazione per sapere cos’è un Ufficio Relazioni con il Pubblico. La sua città gli ha messo a disposizione un sito internet dove, pur non autocelebrandosi come “comune amico”, potrà calcolare e procedere al pagamento di tasse Ici e Tarsu ( raccolta e smaltimento dei rifiuti urbani e assimilati), consultare una pratica che lo riguarda, prenotare una visita in ospedale e consultare la lista d’attesa o chiedere un consiglio ad un medico disponibile on line. Potrà disporre di una dettagliata mappa dei servizi scolastici. E iscriversi. Poi perché no? Controllare la foto che ha generato la multa che ha ricevuto, sapere se e in quale biblioteca troverà il libro che sta cercando. Usufruire di uno sportello imprese e di uno sportello edilizia che spiegano chiaramente che servizi offrono, in modalità on line e front office (sportello).
Anch’io voglio comunicare con la mia città così ed è molto più che un desiderio legittimo visto che il Ministero della Funzione Pubblica ha stabilito che è un mio diritto. Voglio vedere cosa mi offre l’Urp di Benevento. Vado in internet e digito www.benevento.comune.it. Ma dov’è l’Urp? Quello che vedo è un variopinto quanto ambiguo panorama di link o presunti tali (provate a fare doppio click su Arte Benevento Cultura o Benevento @rte)…mi sento disorientata perché vedo solo sigle e non riesco a trovare quella più importante: l’Urp.
All’università ho scoperto che esistono molti siti che parlano di Urp, uno in particolare: www.urp.it, il quale mette a disposizione un portale che consente, digitando l’ufficio che interessa e l’ente di appartenenza, di accedere in via diretta al suo sito internet. Mi esce il link dell’Urp di Benevento, ci clicco sopra e…trovo una misera paginetta con un indirizzo mail, l’indicazione del responsabile e degli addetti (2, ma non si sa a cosa) dell’ufficio…il mio stupore si accresce quando scopro che alla voce Servizi non c’è un link, bensì due punti al lato che introducono la più generica quanto traviante etichetta concepibile per descrivere l’attività di un URP: “Rapporti e relazioni con il pubblico”. Mi arrabbio.
. Nel sito del comune come dicevo non c’è un link dell’Urp, ma c’è quello dell’Ufficio stampa. Mi chiedo perché. E mi chiedo anche perché un comune dovrebbe avere una “agenzia” di stampa e non “ufficio” stampa come la legge richiede, riducendosi a fare di un sito internet comunale una vetrina di comunicati in cui si celebra questo o quell’assessore, o un’iniziativa piuttosto che un’altra. Il che nel contesto di una campagna elettorale diventa ancora più discutibile, perché un’istituzione deve informare i cittadini su quello che accade o sta per accadere cercando di non augurare a sé stessa questo o quel sindaco.
Come può una città pretendere di competere a livello europeo come “città d’arte” se a livello di comunicazione istituzionale non si mette in grado di competere non dico coi comuni della Lombardia, dell’Emilia Romagna o della Toscana, che dedicano un’attenzione ormai più che decennale a questa materia, ma quanto meno coi comuni delle province calabresi o siciliane, che necessitano, non meno della nostra, di mettersi al passo con l’Italia che ha ridato le Istituzioni ai cittadini.