You Are Here: Home » Corruzione » Ipermercato Zamparini » Da Antimafia Duemila: il pentito Trapani accusa il Palermo calcio.

Da Antimafia Duemila: il pentito Trapani accusa il Palermo calcio.

zamparini-silenzio-pic(Da www.antimafiaduemila.com)
di Aaron Pettinari – 21 marzo 2009

Palermo. Non solo mafia. L’ex avvocato dei Lo Piccolo, nonché ex procuratore sportivo, Marcello Trapani con le proprie rivelazioni sta aprendo un fascicolo sul calcio ed in particolare sulla società sportiva rosanero. Trapani infatti sostiene di conoscere “fatti di tanti soldi che viaggiano in nero”. Fatti che coinvolgerebbero l’ex direttore sportivo del Palermo Rino Foschi (oggi accasatosi al Torino calcio) già chiamato in causa … … per accertamenti lo scorso ottobre.
Secondo il collaboratore di giustizia, Foschi avrebbe distribuito in nero, come premio promozione per il passaggio in A, una cifra attorno al milione e mezzo di euro. Soldi che sarebbero arrivati a destinazione durante il ritiro del luglio 2004. Fatti su cui è chiamata a far luce la giustizia sportiva.
Un capitolo, questo dei fondi neri, che è molto delicato e che già in passato era uscito grazie alle intercettazioni della Guardia di finanza che aveva registrato strani discorsi sulla cessione di un giocatore rappresentato dal Trapani, Alberto Cossentino.
«In merito ai ricavi in nero per la cessione del calciatore Cossentino è vero che i dirigenti sportivi di tutte le squadre di calcio guadagnano in nero nella compravendita di giocatori e pertanto mi riferivo a tale prassi nelle intercettazioni» – diceva allora l’ex avvocato.
Foschi sin dal primo momento si è dichiarato estraneo ad ogni fatto ed al momento non ha ricevuto ancora alcuna convocazione da parte della magistratura palermitana.

L’affare stadio
Tra gli affari che avrebbe potuto legare la mafia ed il Palermo calcio ci sarebbe anche quello dei lavori presso lo stadio e la realizzazione di un centro commerciale. Un interesse che era confermato in un pizzino rinvenuto il giorno della cattura di Salvatore e Sandro Lo Piccolo, il 5 novembre 2007.
Gli inquirenti non hanno ancora individuato il mittente del foglietto in cui è scritto: “Volevo aggiornarti per quanto riguarda la vicenda dello stadio, infatti un giorno è venuto Pecoraro dicendomi che l´aveva chiamato il signor Milano che insieme al Pecoraro voleva andare a parlare al direttore Foschi (Palermo) per la vicenda stadio poi, dopo giorni, il signor Milano ha chiamato nuovamente il Pecoraro dicendogli che era andato a parlare personalmente con Foschi e che questo si era rifiutato di fare qualsiasi cosa e anzi aveva detto il Foschi a Milano che di queste cose si doveva parlare con Sagramola, altro responsabile del Palermo, poi sempre il Milano ha detto al Pecoraro che già l´aveva fatto sapere (Addabanna) inteso come la nostra zona”. Per gli inquirenti è un riscontro eccezionale alle accuse mosse dai collaboratori nei confronti di Giovanni Pecoraro, attualmente agli arresti ed accusato di concorso esterno in associazione mafiosa.
Poi il messaggio continua: “Ho saputo che il signor Milano è spesso agli allenamenti del Palermo, so addirittura che è partito con lo stesso aereo della squadra come se fosse uno di loro e che spesso se ne va allo stadio e sta con Foschi. Ma la cosa strana è che Foschi e Sagramola gestiscono milioni di euro di Zamparini, comprano e vendono giocatori, danno lavori, e che ogni giocatore non prende meno di 1 milione di euro a testa e tutti questi soldi li esce Zamparini, che poi a Palermo si e no viene 8-10 volte l´anno. Ulteriormente se vedi Foschi e Sagramola sono sempre tranquilli, anzi arroganti nei confronti di tutti, danno l´idea di sentirsi padroni di Palermo, come se sentissero sicuri di quello che fanno. Io ti dico queste cose che se tu già lo sai allora siamo a posto, in caso contrario vedi tu come devi fare. Comunque ti volevo solamente aggiornare e dirti che il mio lavoro procede regolarmente e che stanno tutti bene. Per quanto riguarda Di Maria so che la Palermo calcio gli deve dare più di 300 mila euro per dei lavori fatti allo stadio di Boccadifalco, il campo militare dove si allena la squadra del Palermo. Sai non è stato facile saperlo perché sono tutti abbottonati, non ti fanno sapere nulla. Ah dimenticavo, Sagramola è amico di Di Maria, mangiano e bevono insieme”.
Su Pecoraro non si sa ancora cosa il Trapani abbia rivelato agli inquirenti.
Dell’ex responsabile del settore giovanile del Palermo il gip nell’ordinanza d’arresto di settembre scriveva: “Trapani, in prima persona o a mezzo di Pecoraro si occupava di rappresentare gli interessi dei Lo Piccolo riguardo a tutto l’indotto del Palermo Calcio”.
Del rapporto mafia e calcio ne avevano parlato in passato anche i pentiti Francesco Franzese ed Andrea Bonaccorso. Trapani, con le sue dichiarazioni, va a completare un quadro. Trapani conferma che Claudio Lo Piccolo, uno dei due rampolli del boss rimasto in libertà (all´epoca), aveva una grande passione per il calcio. Gli raccomandò un allenatore e un giocatore. Top secret i loro nomi. Lo Piccolo sponsorizzava un calciatore dell´Eccellenza, figlio di un mafioso della Marinella. Chiedeva all’avvocato Marcello Trapani di trovare una sistemazione per il ragazzo. L’idea su quella di mandarlo a giocare nel nord, in una squadra veneta anche per controllare l’invetimento da otto milioni di euro nel complesso immobiliare di Chioggia. «Facciamo l´utile e il dilettevole» dicevano.

Indagata la moglie di Lo Piccolo
Nel registro degli indagati è finita pure la moglie di Salvatore Lo Piccolo, Rosalia Di Trapani, per il ruolo svolto nella gestione di uno dei beni dei padrini, la palazzina di via Tommaso Natale intestata a Pietro Mansueto, arrestato due giorni fa. Quando il prestanome ebbe bisogno di mettersi in contatto con i boss latitanti, si rivolse all’avvocato Trapani. E questi cercò la signora. “Io parlai con la signora Di Trapani – svela il neo collaboratore – l’appuntamento mi fu fissato da Salvatore Puccio. Ma ogni volta che ci andavo avevo sempre l’impressione che le cose che gli dicevo lei già le sapesse”. Era la moglie di Salvatore Lo Piccolo a fare da tramite fra il marito e l’avvocato. Quando nella palazzina dei boss qualcuno mise l´attak, destinato a una macelleria, la signora disse subito al legale: “È stato Penna Bianca”.

Leggi: La mafia e l’ipermercato Zamparini a Palermo

Leave a Comment

© Altrabenevento

Scroll to top