Il Forum Mondiale delle multinazionali non riconosce l'acqua come un diritto. La protesta dei Movimenti internazionali
(Da La Stampa del 23 marzo)
Il Water Forum. Buco nell’acqua internazionale.Per la conferenza di Istanbul l’oro blu è un bisogno fondamentale, non un diritto.
CARLO GRANDE
Trentamila congressisti, una ventina di capi di Stato, 180 tra ministri e vice-ministri dell’Ambiente: ma il quinto Forum mondiale sull’acqua, meeting a cadenza triennale che si è chiuso ieri a Istanbul, non è nemmeno riuscito a raggiungere una definizione comune su cosa sia il prezioso liquido. Dopo una settimana di discussioni non c’è stato accordo, l’acqua non è un diritto ma soltanto «un bisogno fondamentale», con buona pace per quel miliardo di persone e anche più che secondo le Nazioni Unite soffrono la sete, cioè che hanno difficoltà di accesso all’acqua potabile. E soprattutto per gli otto milioni di morti l’anno provocati dalla carenza di acqua e di servizi igienico-sanitari.
Un allarme del genere – il rapporto delle Nazioni Unite, lanciato in parallelo al Forum, dice che il rischio per la Terra è che nel 2030 metà della popolazione mondiale sia assetata, ovvero che resterà al di sotto della soglia minima, primo fra tutti i continenti l’Africa – secondo molti ambientalisti andava affrontato più drasticamente. Non c’è tempo da perdere: 2,5 miliardi di uomini hanno problemi igienico-sanitari, quasi 4 mila bambini muoiono ogni giorno per la mancanza di acqua, l’inquinamento dei fiumi e delle falde aumenta a ritmi impressionanti.
Va da sé che molti esponenti della comunità scientifica internazionale riconoscono l’interdipendenza di fondo tra la carenza d’acqua e il cambiamento climatico, così come sottolinea anche il Gruppo Intergovernativo sul cambiamento climatico, l’Ipcc.
Ma il documento finale siglato nella capitale turca, nonostante sottolinei il carattere di «urgenza» nel combattere il dramma dell’«oro blu», e nonostante riconosca il diritto a «un miglioramento delle condizioni igienico-sanitarie» per compiere un importante «passo verso la diminuzione in tutto il mondo dei decessi legati alla scarsità d’acqua», ignora la nozione di diritto dell’accesso all’acqua, reclamata con forza da numerose Ong (Organizzazioni non governative) e da parecchi Paesi.
Al World Water Forum è andato in scena il solito compromesso, insomma. Le associazioni ambientaliste e i gruppi d’interesse che si battono contro la mercificazione dell’acqua erano fuori dalle stanze dei potenti: nella città turca hanno però tenuto un forum alternativo e varie iniziative di protesta. Nei giorni scorsi ci sono stati anche alcuni arresti tra i manifestanti. Il Forum Mondiale dell’Acqua, d’altra parte, è organizzato dal Consiglio Mondiale dell’Acqua, «un think-tank privato – così afferma ad esempio il Forum italiano dei movimenti per l’acqua (www.acquabenecomune.org) – strettamente legato alla Banca Mondiale, alle multinazionali dell’acqua (come Suez o Veolia) e alle politiche dei governi più potenti del mondo».
Non stupisce che il testo della risoluzione non contenga una critica nei confronti delle catastrofiche privatizzazioni che – così promettevano le multinazionali – avrebbero dovuto garantire l’accesso all’acqua a tutti, né che tenga conto delle raccomandazioni espresse da molte risoluzioni del Parlamento Europeo. Di più: nel documento si parla dell’uso dell’acqua per produrre energia idroelettrica attraverso faraoniche e dannosissime dighe, dell’aumento della produzione di biocarburante: entrambi modelli economici che riproducono iniquità e ingiustizie, specialmente nelle nazioni più povere.
Ma anche nei Paesi industrializzati c’è da stare poco allegri: un ulteriore allarme è stato lanciato dalla Coldiretti, nel corso del «G8 Farmers Meeting» organizzato proprio in occasione della Giornata dell’acqua: nonostante un aumento della domanda di cibo dell’1,5% l’anno un quarto della produzione alimentare mondiale potrebbe andar perso entro il 2050, proprio per l’impatto combinato del cambiamento climatico, il degrado dei suoli, la scarsità di acqua e le specie infestanti.
«Di fronte alla crisi e ai cambiamenti climatici, se si vuole continuare a sfamare una popolazione che aumenta vertiginosamente, alle agricolture di tutto il mondo – dice la Coldiretti – devono essere garantiti credito ed investimenti adeguati, anche per la raccolta e distribuzione dell’acqua, si devono applicare regole chiare per evitare che sul cibo si inneschino speculazioni vergognose e occorre garantire trasparenza e informazione ai consumatori sui prezzi e sulle caratteristiche degli alimenti».
L’acqua insomma, dovrebbe essere considerata come un diritto umano fondamentale e inalienabile, per tutti gli uomini e le donne, i bambini del pianeta, garantito per tutti. Il controllo sull’acqua, anziché privato, dovrebbe essere pubblico, sociale, cooperativo, equo e non destinato a creare profitto; dovrebbe inoltre rispettare l’ecosistema, essere in grado cioè di preservare l’integrità del ciclo dell’acqua, comprese naturalmente le sorgenti e le falde. Principi difficili da realizzarsi, quando si considera – così è avvenuto finora – l’ambiente come un business, un deposito infinito di materie prime.