Magistrati coraggiosi. A Salerno.
ANSA (20 gennaio 2009): Roma. La Procura di Salerno prende posizione, in modo clamoroso a fine giornata: le decisioni disciplinari del Csm, che puniscono lo scontro con Catanzaro sul caso De Magistris, provocano “sconcerto e preoccupazione” e mettono in discussione la autonomia della magistratura italiana.
Si schierano col procuratore della Repubblica Luigi Apicella, sospeso dalle funzioni e dallo stipendio, e con i suoi sostituti, Dionigio Verasani e Gabriella Nuzzi, trasferiti di sede e funzioni, 25 magistrati salernitani – nell’elenco manca un solo nome dell’organico – con una nota all’Anm nella quale chiedono una assemblea straordinaria e urgente per “confrontarci e chiarirci tutti insieme sugli attuali e futuri contenuti della autonomia e indipendenza della magistratura italiana”.
Intanto, per sostenere il capo dell’ufficio si è costituito un comitato che il 28 manifesterà a Roma: la protesta raccoglie l’adesione dell’ associazione dei familiari delle vittime di mafia che giudica la decisione del Csm “l’atto di completamento della distruzione del sistema democratico italiano”. Se Salerno si mobilita per Apicella, che mantiene il silenzio anche oggi, il pg di Catanzaro Enzo Jannelli, condannato dal Csm a cambiare sede e funzioni, non parla ma non nasconde l’ amarezza a chi gli sta vicino. Il magistrato ha evitato ogni contatto con i giornalisti, ma è stato descritto profondamente colpito dalla decisione del Csm, convinto che non è stato il contro sequestro degli atti dell’inchiesta Why not, ma il sequestro disposto dalla Procura di Salerno a creare sconcerto nell’opinione pubblica. La giornata è comunque segnata dalla posizione dei pm di Salerno: “La gravità e l’urgenza delle sanzioni cautelari adottate nei confronti dei colleghi ha sconvolto non solo l’organizzazione della Procura della Repubblica di Salerno, ma anche le nostre coscienze, considerato che abbiamo potuto apprezzare la indiscutibile professionalità, serietà, onestà e correttezza degli stessi durante i lunghi periodi di lavoro comune”. E prendono di mira lo stesso leader del sindacato delle toghe, Luca Palamara: “Contrariamente a quanto affermato dal presidente dell’Anm, all’indomani di dette decisioni – affermano – non ci sentiamo di sostenere con eguale convinzione che nel caso di specie ‘il sistema’ abbia dimostrato di avere adeguati ‘anticorpi’, anche perché gli stessi provvedimenti di perquisizione e sequestro valutati negativamente in sede disciplinare hanno ricevuto, invece, un diverso giudizio in sede di impugnazione dal Tribunale competente che ne ha confermato la legittimità”. “Ci chiediamo e vi chiediamo – aggiungono – non solo nella qualità di magistrati della Procura della Repubblica di Salerno, ma anche di cittadini italiani, quali siano gli attuali limiti della autonomia ed indipendenza della magistratura, se provvedimenti giudiziari vengono valutati così diversamente nelle deputate sedi processuali e disciplinari al punto da anticipare alla fase cautelare sanzioni tanto gravi, soprattutto la sospensione dalle funzioni di magistrato di Luigi Apicella, che non hanno certo numerosi precedenti simili nella storia della Sezione Disciplinare del CSM”. “La Procura di Salerno è stata smantellata dal potere politico senza alcuna motivazione sensata ma solo per aver avuto l’ardire di indagare su politici, imprenditori, amministratori e funzionari corrotti” dice Sonia Alfano, presidente dell’ Associazione Familiari delle Vittime di Mafia, annunciando la partecipazione alla manifestazione del 28 gennaio a Roma. E definisce un “piccolo colpo di Stato” la sentenza del Csm, accusando l’ Anm di essersi adeguata. Con Apicella si schiera anche la testimone di giustizia calabrese Maria Giuseppina Cordopatri. “I provvedimenti con cui il Csm ha ritenuto di chiudere la vicenda De Magistris, decapitando con inaudita violenza la procura di Salerno – ha detto – si traducono in un chiaro invito al silenzio e all’omertà per i cittadini che al sud sono vittime della mafia e dei poteri forti che la nutrono”. A Salerno c’é però anche chi approva la decisione del Csm. Nel manifestare vicinanza e stima al procuratore, l’avvocato penalista Leo Borea, ex presidente della Commissione Giustizia al Senato, riconosce che “sulla vicenda di Catanzaro si è superata la misura: forse Apicella, a pochi mesi dalla pensione, si è fatto prendere un po’ la mano dai suoi sostituti. Perquisizioni e controlli di magistrati, anche nelle modalità in cui sono avvenute, dimostrano che si è perso un po’ di equilibrio. Si può dire che la procura di Catanzaro ha provocato, e quella di Salerno ha reagito. Oggi paga di più chi ha reagito”. Secondo il vicepresidente del Cnel Giuseppe Acocella, anche lui salernitano, “il Csm ha fatto bene a ridimensionare questo senso di onnipotenza, che talvolta sembra pervadere la magistratura”.
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