Corona, Sandrucci e Fioretti: “Al Comune di Benevento sono saltate le regole, sciogliere il Consiglio Comunale”
Si è tenuta ieri la Conferenza stampa di Altrabenevento nella sala consiliare di Palazzo Mosti alla presenza del sindaco, alcuni assessori, consiglieri di maggioranza e di opposizione.
Secondo il Sannio Quotidiano è stata una “conferenza stampa con la forza di un uragano”; secondo Gazzetta di Benevento : “Gabriele Corona, conosciuto per le sue battaglie in difesa per la verità, non ha deluso, anche questa volta, le aspettative di chi immaginava sussulti e tumulti a riguardo”; per il Vaglio: “conferenza dai toni pacati”.
Questa la rassegna stampa del 18 gennaio:
Da Il Sannio Quotidiano
di Teresa Ferragamo
Ieri la conferenza stampa di Altrabenevento. Dalla “grande bufala” della Casa di San Gennaro, alla ‘confusione’ su Parco Cellarulo, fino all’inchiesta Mani sulla Città, l’ex presidente accusa maggioranza e opposizione
Corona tuona: “Tutti a casa”
“Troppa corruzione, è mancato il controllo. L’amministrazione è a un punto di non ritorno, la parola ai cittadini”
“Il sindaco avrebbe dovuto dimettersi anche se non fosse stato destinatario di un provvedimento restrittivo della libertà”, tuona così Gabriele Corona in piena conferenza stampa. Alla sua sinistra, il sindaco Fausto Pepe – che non si è schiodato dall’aula per tutta la durata di una conferenza che ha sfiorato le due ore – era come impietrito,visibilmente teso nella sua fissità. Quando il fiume di parole e a tratti di accuse si è arrestato, si è perfino avvicinato all’ormai ex presidente di Altrabenevento per stringergli la mano, mentre Corona sibilava: “Fausto, ti do atto di aver saputo incassare anche questi colpi”. Perché di colpi il sindaco ‘ritornato’ dall’esilio a San Giorgio del Sannio, con l’obbligo quotidiano di firma in questura, ne ha dovuti subire molti, dalla casa di San Gennaro e quelle responsabilità che sono balzate come una palla di gomma dal centrodestra di D’Alessandro al primo Pepe, al parco Cellarulo, a piazza Duomo, al Puc e all’housing sociale, fino all’inchiesta Mani sulla Città del pm Antonio Clemente.
Il tridente di Altrabenevento, l’associazione contro il malaffare più movimentista del Sannio, quella che ha dato la stura a molte inchieste e perfino ad alcuni processi ancora in corso (come quello Zamparini, per esempio), Gabriele Corona, Sandra Sandrucci e Fioretti, ha fatto incursione nella tana del lupo, nell’aula consiliare di Palazzo Mosti, nel tempio della politica azzoppata dall’inchiesta della Procura, per riportare a galla alcune vecchie questioni e per richiamare Pepe e la sua amministrazione, ma anche l’opposizione, alle proprie responsabilità.
L’esordio è solo un assaggio nel menu ricco che Altrabenevento sta per proporre ai giornalisti, mentre in aula arrivano assessori come Nicola De Luca e Cosimo Lepore, e consiglieri di minoranza, da De Minico, a De Nigris, a Picucci, a Orlando. “Non commenteremo i fatti dell’inchiesta Mani sulla città – esordisce Sandra Sandrucci, alla guida di Altrabenevento dopo le recentissime dimissioni di Corona -, per due ordini di ragioni: anzitutto, perché c’è già stato il commento autorevole del procuratore capo Maddalena, poi perché non crediamo che compito di Altrabenevento sia quello di commentare i fatti di questo Palazzo”. Quei fatti, d’altronde, l’associazione li denunciò, come sottolinea la Sandrucci, ‘in presa diretta’ già nel 2009, poi ancora nel 2010, “senza che qualcuno cogliesse l’occasione per ascoltare la voce dei cittadini”.
La Casa di San Gennaro
Corona alza una volta per tutto il velo su “quella grande bufala” che è la casa beneventana di San Gennaro. Un rudere nel centro storico della città che già nel 1986 Zevi-Rossi, nel piano regolatore, definirono la “casa detta di San Gennaro” che un privato acquistò per 20mila euro, che poi nel 2004 un’agenzia immobiliare annunciò in pompa magna di voler vendere a 105mila euro, e che il sindaco D’Alessandro, poco prima di lasciare lo scranno di Palazzo Mosti, comprò all’improvviso per 247mila euro. Un’operazione di speculazione immobiliare, nella visione di Corona, condotta però con soldi pubblici. Nella requisitoria di Corona finisce Fernando Petrucciano e quegli amministratori di centrodestra che guidarono il Comune fino al 2006: “Petrucciano – tuona Corona – si è difeso dicendo ‘ma quella casa valeva molto di più’, ma siccome quell’immobile sgarrupato, costruito 1400 anni dopo la nascita di San Gennaro avvenuta nel 300, non è stato acquistato con i suoi soldi, ma con quelli del Comune, dovrebbe quantomeno spiegare le ragioni di quella lievitazione di prezzo”. Fin qui le responsabilità del centrodestra, ma nella farragine di accuse rimane incastrato anche Fausto Pepe con l’appalto del consorzio Archè per lavori che gli ex An definirono “non corrispondenti al progetto”, con il coinvolgimento di Antonio Cavaliere, cognato di Cosentino, finito nelle maglie dell’inchiesta Mani sulla Città.
Parco Cellarulo
Parco Cellarulo è il vero calice amaro dal quale si sarebbe abbeverato l’amministrazione Pepe. Un caos, un intreccio di opere che si sovrappongono, discutibili nella cadenza temporale che per la Procura sono costati “in modo esorbitante”. Un’operazione complicata rispetto alla quale il procuratore Maddalena ha usato parole di fuoco come “corruzione” e intrecci di interessi. “Per fare quella progettazione confusa – ha tuonato Corona – ci sono stati tecnici comunali che hanno beneficiato di incentivi che vanno dai 20mila ai 30mila euro”. E allora, è il monito diretto al sindaco “che l’amministrazione almeno si preoccupi di recuperare quei soldi”.
Mani sulla Città e le responsabilità politiche
C’è un interrogativo che irrompe nella conferenza stampa con la forza di un uragano, mentre il sindaco Pepe se ne sta seduto basito in aula: “Tutti corrotti o tutti collusi?”, scandisce Gabriele Corona. Un dilemma che il deus ex machina di Altrabenevento affronta così: “Delle due l’una: o questo Consiglio comunale, maggioranza e opposizione, non è stato in grado di arginare un sistema di corruttela o ne è stato artefice. Ma in ogni caso – è l’amaro responso – il risultato non cambia”. Segue come un atto dovuto l’esclamazione: tutti a casa! Perché le responsabilità politiche sono diffuse e maggioranza e opposizione finiscono per essere le due facce di una stessa medaglia. La vecchia storia tutta italiana dei controllori e dei controllati, del corto circuito dei pesi e contrappesi. “Credo che quest’amministrazione tutta sia finita – tuona ancora una volta Corona -. La politica è diventata l’arte dell’interesse particolare. E’ passata la regola che non ci sono regole nel sistema di governo, sono mancate le competenze su certe deleghe, sul Puc e sull’housing troppe assenze in Consiglio, la minoranza ha eluso i controlli e alla fine con un andazzo così può capitare di trovarsi di fronte a funzionari e amministratori corrotti”. E il sindaco? Nessuno sconto, neppure per lui: “la vicenda Pepe è la meno grave dell’impianto accusatorio dell’inchiesta, ma la responsabilità politica è altra cosa. Doveva controllare e metterci le mani. Questa città – conclude Corona – è arrivata a un punto che è molto vicino a quello di non ritorno. La parola ora passi ai cittadini”.
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Ottopagine
Corona: “Il sindaco si dimetta”.
Il Sindaco dovrebbe dimettersi e porre fine all’attuale esperienza amministrativa. E’ questa la richesta di Gabriele Corona e dell’associazione Altrabenevento, espressa ieri durante la conferenza stampa che si è tenuta nell’aula consiliare di Palazzo Mosti, dov’era presente anche il primo cittadino e altri esponenti dell’amministrazione e dell’opposizione. I componenti di Altrabenevento, Corona, Sandrucci e Fioretti, hanno fatto il punto su alcuni argomenti a loro dire testimonianza della corruttela che ha portato alle indagini della Procura.
In particolare, quella che è stata identificata come la casa di San Gennaro e i lavori di Parco Cellarulo.
In mezzo la considerazione: nessun commento sui fatti, il commento già è arrivato dalla Procura, nessuna solidarietà nè agli indagati nè a magistrati e poliziotti, ma solo ai cittadini che sono stati vittime della situazione. Ripercorsa tutta la storia della casa di San Gennaro: un rudere del centro storico «comprato per ventimila euro, probabilmente successivo di cinquecento anni alla morte di San Gennaro. Qualche anno dopo si genera una campagna di stampa e il rudere viene messo in vendita da un’agenzia immobiliare per 105 mila euro, e più tardi viene acquistato dal Comune di Benevento per 247mila euro.
L’ex assessore Petrucciano dice che vale molto di più, ma si dovrebbe spiegare perché viene comprato con soldi pubblici un rudere “sgarrupato”, che, non era stato ristrutturato e non aveva subito modifiche rispetto a quando era stato venduto per ventimila euro. In ogni caso, il rudere poi avrebbe dovuto essere risistemato, recuperato dal consorzio Arché, lo stesso che aveva presentato un project financing per un terminal bus e che si era interessato ai photored , gare poi annullate». Ripercorse poi anche altre vicende del consorzio a cui è legata la figura di Cavaliere, coinvolto nelle indagini.Fioretti ha invece fatto il punto sui lavori a Parco Cellarulo, sui quali è intervenuto anche lo stesso Corona: «Sono partiti prima i lavori per il parco e poi quelli per la difesa da alluvioni. Per questa ragione, cosa strana, è stata fatta una variante in diminuzione. Parte consistente del progetto riguardava il recupero della Masseria Torre, che però non è mai partito, e la variante in diminuzione toglie questa parte del progetto. Un anno dopo si fa una variante in aumento, tutti si aspettavano il recupero del pogetto e inece no, viene fatta la gabionatura. Dopo che il parco era stato aperto in pratica viene messo a gara un progetto già fatto. Per queste operazioni sono stati dati incentivi fino a 30 – 40 mila euro per l’incentivazione: noi chiediamo all’amministrazione che vengano recuperati questi soldi».
Di qui l’analisi di Corona: «Crediamo che allo stato attuale le amministrazioni non siuano più in grado di tamponare la corruttela esistente. Per quanto attiene a questa amministrazione crediamo che l’esperienza sia finita, visto che la politica non è più in grado di garantire regole e responsabilità. E’ evidente che se un funzionario fa il bello e il cattivo tempo non c’è un adeguarto sistema di contrappesi».
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Il Mattino
Altrabenevento: “Esperienza finita, non si è in grado di garantire le regole”.
“L’attuale esperienza amministrativa è finita, le indagini della magistratura al di la delle responsabilità penali, hanno sancito che non si è in grado di garantire le regole”. Così Gabriele Corona ieri sera nel corso della conferenza stampa a palazzo Mosti unitamente ad altri esponenti di Altrabenevento, Sandra Sandrucci e Vincenzo Fioretti.
Una Conferenza stampa che ha visto anche la presenza del sindaco Fausto Pepe, degli assessori Lepore e De luca e di alcuni consiglieri di maggioranza e di opposizione.
Gabriele Corona ha ribadito che Altrabenevento non vuole speculare sui recenti provvedimenti giudiziari e unitamente a Sandrucci e Fioretti ha ricostruito le varie fasi di due vicende sconcertanti. La cosidetta “casa di San Gennaro” “acquistata per ventimila euro, poi posta in vendita da una agenzia per 105.000 euro e poi comprata a maggio 2006 dal comune, sindaco D’Alessandro, per 247.000 euro. Poi l0’amministrazione di Fausto Pepe ha inserito il restauro nell’ambito di lavori affidati al consorzio Archè, finito nelle recenti indagini. Per il Parco di Cellarulo c’erano due progetti. Uno per la realizzazione del parco e un altro per opere idrogeologiche, nonostante una serie una serie di varianti in diminuzione e in aggiunta. Per Corona si è verificato un autentico caos. Un parco tra l’altro finito anch’esso al vaglio dei giudici. Corona ha sostenuto che per alcuni di questi progetti il comune ha versato ai tecnici consistenti compensi. Ora è venuto fuori che questa attività non è stata svolta, pertanto si deve procedere al recupero delle somme. Corona ha rivelato che vi sono bel otto indagini che riguardano l’attività del Comune.
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Il Quaderno: “Altrabenevento: ‘Giunta Pepe deve dimettersi per responsabiltà politiche’