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Comune “squilibrato” per debiti e crediti mai accertati. 4^ puntata

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Da Il Sannio Quotidiano del 30 settembre 2012

Comune, corsa contro il tempo per il pareggio.
Ieri telefonata preoccupata del Prefetto a Pepe. Il sindaco rassicura :”Il Consiglio si terrà”
Domani Conferenza dei capigruppo per tentare di convocare la seduta e evitare la diffida

di Teresa Ferragamo

Anche il prefetto preoccupato per i conti di Palazzo Mosti. Ieri mattina, Ennio Blasco ha raggiunto telefonicamente Fausto Pepe per chiedergli lumi sulla mancata convocazione del Consiglio comunale sul riequilibrio di bilancio. E pare che il sindaco di Benevento lo abbia anche rassicurato, perché una strategia dilatoria già in atto. Eccola: considerati festivi il sabato 29 e la domenica 30 settembre, la convocazione può anche partire lunedì 1 ottobre. Un’interpretazione che però non convince tutti. Lunedì mattina, i capigruppo saranno aggiornati sulla situazione. Il timore che manchino i documenti contabili necessari per portare in aula il pareggio di bilancio.

La quadratura del cerchio

Sembrava cosa fatta. La quadratura del cerchio per attestare l’equilibrio finanziario sembrava vicina. Tutti convinti che la conferenza dei dirigenti avrebbe licenziato la proposta di atto deliberativo e l’avrebbe trasmessa ai capigruppo riuniti per convocare, in extremis, il Consiglio comunale. Ma non andata così sul tavolo della conferenza dei dirigenti sono arrivate due relazioni del Gruppo di lavoro per fare l’elenco dei debiti e chiudere le transazioni possibili con i creditori. Fino a quel momento il quadro debitorio, come già riportato da Il Sannio quotidiano, era questo: 25 milioni di euro di debiti da controllare di cui 15 milioni per espropri delegati; 5 per debiti verso fornitori, consulenti ed avvocati; 2 per arbitrato perso con la Partenope e 3 per altro arbitrato perso con la Con.Ca. Per coprire questi debiti il Comune pensava a 15 milioni di mutuo della Cassa Depositi e Prestiti, 3 di avanzo di amministrazione, 6 di crediti verso lo Iacp (espropri o diritti di superficie non pagati) e alcuni milioni derivanti dalla vendita degli immobili. Dalla massa debitoria sono stati esclusi 3 milioni perché la Corte di Appello ha sospeso la esecutività della sentenza del lodo arbitrale a favore della Con.ca. in attesa del giudizio di merito previsto per novembre prossimo, ma sono stati aggiunti altri debiti che i dirigenti dei settori hanno scovato tra le carte (tra i quali quasi 300.000 euro per indennizzo ai datori di lavoro di alcuni consiglieri comunali). Siamo sempre intorno ai 24-25 milioni che nel corso di alcune Conferenze dei dirigenti sono stati considerati oramai certi, anche perché derivanti da sentenze, e quindi da pagare senz’altro.

Le manovre di risanamento

Il sindaco aveva annunciato nel consiglio comunale di fine luglio che quei debiti andavano tutti verificati anche per capire come si erano accumulati, ma poi tra gli amministratori e i dirigenti prevalsa la decisione di dover pagare senza indugio, anche per evitare ulteriori aggravi per altri contenziosi, e poi verificare eventuali recuperi o attribuzioni di responsabilità. L’attenzione dell’amministrazione si concentrata, quindi, sulle possibili entrate per pagare questi debiti, considerato che la Cassa non ha concesso il mutuo di 15 milioni già iscritto a bilancio come entrata. Hanno sudato freddo a Palazzo Mosti, fino a quando, poi, la stessa Cassa non ha assicurato che può garantire una decina di milioni di euro per la vendita degli immobili del Comune. L’attenzione si quindi spostata sulla possibilità di iscrivere altri crediti nel bilancio, soprattutto quelli derivanti dal recupero di somme non pagate da parte di Cooperative, Consorzi e Iacp, per espropri da effettuare in nome e per conto del Comune, dei terreni necessari per la costruzione di alloggi di edilizia agevolata. Chi dovrebbe certificarli? Il dirigente del Settore Finanze, Andrea Lanzalone, ha chiesto apposita relazione ai due dirigenti Fucci (Opere Pubbliche) e Zotti (Urbanistica), che però ritengono di non avere competenza in proposito. La questione poteva ancora trovare una soluzione perché i crediti ci sono, giurano al Comune, ma occorre trovare sono solo i tempi tecnici, qualche giorno, per inviare le lettere di invito-diffida ai soggetti già individuati.

L’ottimismo

C’era, quindi, ottimismo tra gli amministratori e i dirigenti del Comune venerdì mattina, ma poi arrivata la doccia fredda. Il gruppo di lavoro sugli espropri delegati (due dipendenti del settore Opere pubbliche, uno dell’Urbanistica, uno del Patrimonio, uno del Legale più Corona assegnato al Legale fino al 30 settembre per questo lavoro) ha presentato la sua prima relazione sui debiti e i possibili crediti derivanti dalle procedure di esproprio dei terreni.

Il gruppo segnala innanzitutto che tutte le procedure di espropri dei suoli di località Fontanelle, delegati con convenzioni urbanistiche a consorzi, Iacp o cooperative tra la fine degli anni 0 inizi anni 0 – giunte Pietrantonio) contengono errori e contraddizioni che hanno prodotto milioni di euro di danni al Comune.

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Caso Ciseb, l’emblema di una storia infinita
Dalla relazione sui debiti fuori bilancio sbucano sorprese: da D’Alessandro a Pepe le responsabilità
Il Consorzio non ha mai pagato gli espropri E ora il Comune potrebbe essere condannato a 10milioni di euro, 20 volte di più.

Il Caso Ciseb, il primo esaminato dal Gruppo, è davvero emblematico. Il Consorzio di Imprese per la Sperimentazione Edilizia a Benevento, presieduto da Costantino Rozzi, allora presidente dell’Ascoli Calcio e noto costruttore di impianti sportivi (tra i quali lo Stadio Santa Colomba), deceduto nel 1994, firmò nel 1988 con il sindaco Pietrantonio una convenzione per realizzare lungo via Fontanelle (tra via Avellino e il fiume Sabato, 122 alloggi su 28.000 metri quadrati di terreni, allora agricoli ma destinati dal Prg alla realizzazione di edilizia agevolata, che lo stesso Ciseb avrebbe espropriato pagando direttamente i proprietari).

Secondo i calcoli, il costo per gli espropri si doveva aggirare su poco meno di un miliardo di vecchie lire (quasi 980 milioni di lire), 500.000 euro attuali. Il Ciseb occupò i terreni nel 1989 ma entro i cinque anni successivi non pagò l’esproprio e le polizze assicurative presentate a garanzia, sono risultate inefficaci già nel 1995.

Alcuni proprietari di gran parte dei terreni, dopo i cinque anni di inutile attesa, hanno citato in giudizio il Comune e il Ciseb (avvocati Domenico De Chiaro e Silvio Ferrara). Il Comune ha sempre resistito in giudizio, ma è stato sempre condannato con sentenze che in parte lo condannano come unico responsabile ed in altri casi “in solido” con il Ciseb. Fino ad oggi il totale delle indennità di esproprio e di illegittima occupazione, è di circa 9 milioni di euro più spese legali e non è finita perché alcuni giudizi sono ancora in corso. Probabilmente si arriverà a 10 milioni di euro, cioè 20 volte la spesa prevista nel 1988.

Le sorprese nella relazione

Una relazione che non finisce di sorprendere. Il gruppo di lavoro sui debiti fuori bilancio va oltre e scrive che nonostante le sentenze che hanno condannato il Comune a pagare indennità milionarie siano state emesse tra il 2003 e il 2011, nessuna delle amministrazioni che si sono succedute (D’Alessandro e Pepe) ha iscritto, neppure in modo prudenziale, un solo euro di debito nel bilancio del Comune, né il Comune ha chiesto al giudice fallimentare di essere iscritto tra i creditori del Ciseb e neppure ha avviato azioni legali verso tale Consorzio o ha chiesto, almeno, il pagamento del diritto di superficie agli acquirenti dei 50 alloggi completati.

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Doppi bonifici .  E emergono anche casi di pagamenti non dovuti

Un pozzo senza fondo. Un tunnel in fondo al quale non si intravede la luce. E’ il risiko dei debiti e dei crediti di Palazzo Mosti. Una ricognizione che sta impegnando una task force specializzata, che affianca assessori e dirigenti dei tutti i settori. Ma la via d’uscita sembra allontanarsi ogni giorno che passa. E’ la sensazione che si ha dalle prime notizie che trapelano da Palazzo mosti sulla certificazione dei debiti fuori bilancio. C’è anche una storia di ‘doppi bonifici’ che emerge, pagamenti duplicati. Addirittura in un caso, ma pare non sia l’unico, il Comune ha già liquidato il proprietario del terreno assumendo il 100% del debito a suo carico, nonostante il giudice avesse sentenziato che la condanna era in solido con il Ciseb che, pur essendo delegato a pagare l’esproprio, non aveva provveduto. Ma la relazione del gruppo contiene anche altre sorprese. In un caso il Comune è stato condannato a pagare con interessi e rivalutazioni, l’esproprio illegittimo di un terreno che lo stesso ente aveva già acquistato alcuni anni prima dallo stesso proprietario e in un altro caso, l’ente è stato condannato per l’esproprio di un terreno ben più ampio della intera proprietà del ricorrente.

E’ una relazione che rischia di finire alla Corte dei Conti, ed è facile immaginare perché. Una relazione che fa prodotto un cambiamento anche dell’umore dei dirigenti, riuniti in conferenza venerdì scorso, che adesso dovranno attestare non solo i possibili crediti ma anche i debiti. Gli interrogativi pesano come pietre: chi sottoscriverà le schede di debito fuori bilancio per convincere i consiglieri comunali a pagare a seguito di sentenze che presentano errori clamorosi? Chi attesterà il debito a totale carico del Comune per sentenze che condannano l’ente in solido con altri?

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Cosa dice la legge: Pareggio finanziario entro il 30 settembre di ogni anno
Ecco cosa prevede l’articolo 193 del Decreto Legislativo n.267 del 2000:

“Gli enti locali rispettano durante la gestione e nelle variazioni di bilancio il pareggio finanziario e tutti gli equilibri stabiliti in bilancio per la copertura delle spese correnti e per il finanziamento degli investimenti, secondo le norme contabili recate dal presente testo unico.

Con periodicità stabilita dal regolamento di contabilità dell’ente locale, e comunque almeno una volta entro il 30 settembre di ciascun anno, l’organo consiliare provvede con delibera ad effettuare la ricognizione sullo stato di attuazione dei programmi…

La mancata adozione, da parte dell’ente, dei provvedimenti di riequilibrio previsti dal presente articolo e’ equiparata ad ogni effetto alla mancata approvazione del bilancio di previsione di cui all’articolo 141, con applicazione della procedura prevista dal comma 2 del medesimo articolo”.

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