La DDA accerta la pericolosità dei clan beneventani e i rapporti con i casalesi.
Stampa questo articoloDa Il Vaglio.it dell’8 giugno 2012
Associazione di tipo camorristico; estorsioni, detenzione e porto illegale di esplosivi e armi da sparo, tutti aggravati dal metodo mafioso; usura, tentato omicidio; traffico di sostanze stupefacenti; detenzione e cessione continuata di stupefacenti. Sono questi i reati contestati, a vario titolo, alle 24 persone arrestate stamattina dai carabinieri di Montesarchio e dalla Squadra Mobile della Questura di Benevento, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Napoli, al termine di una lunga indagine coordinata dai magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli.
I reati commessi riguardano, sostanzialmente, la provincia di Benevento, nei territori della Valle Caudina e della Valle Telesina, dove s’intrecciano gli interessi di diversi clan di stampo camorristico. E’ stato, quello odierno, un momento particolarmente significativo nel contrasto alla criminalità organizzata nel Beneventano, come ha sottolineato, nel corso di una conferenza stampa al Palazzo di Giustizia del capoluogo, il procuratore aggiunto della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, Federico Cafiero de Raho, seduto al fianco del procuratore della Repubblica di Benevento, Giuseppe Maddalena. Uno scenario in cui si muovono diversi esponenti di spicco che non esitano a penetrare anche nelle pubbliche amministrazioni, oltre che nel tessuto imprenditoriale della provincia, con l’ausilio di clan di altre province, come quello dei Casalesi.
Il clan Pagnozzi
“E’ stata un’indagine molto complessa – ha sottolineato Cafiero de Raho – che ha visto la cooperazione di polizia e carabinieri con intercettazioni ambientali e pedinamenti. Sono emersi numerosi reati e tantissimi episodi estorsivi, a fronte di poche denunce: due, al massimo tre, da parte delle vittime”. “I molteplici episodi emersi dalle attività investigative – ha pure spiegato il procuratore in un comunicato – hanno confermato la massima rappresentatività, in Valle Caudina, del sodalizio camorristico denominato ‘clan Pagnozzi’. Ha mantenuto da sempre intatta la sua carica attiva e di perdurante intimidazione sul territorio di appartenenza, attualizzandosi negli stessi termini e i medesimi connotati mafiosi della vecchia associazione operante fin dal 1991, come cristallizzato in precedenti sentenze di condanne definitive”. Cafiero de Raho ha ricordato una sentenza del luglio 1999 in cui Gennaro Pagnozzi e i figli Domenico e Paolo (questi ultimi due destinatari della misura cautelare odierna) fossero i promotori di tale associazione, stringendo alleanze con i clan Sparandeo di Benevento, Esposito di Solopaca, Iadanza – Panella di Montesarchio, Razzano – Bisesto – Saturnino di Sant’Agata dei Goti.
La masseria a San Martino, le estorsioni a Telese e i Casalesi
Il procuratore ha fatto riferimento anche ad alcuni episodi che riguardano l’indagine, come le conversazioni ambientali registrate in una masseria di San Martino Valle Caudina, chiamata dagli indagati “La Montagna”, dove Domenico Pagnozzi, “O Professore”, proveniente da Roma, teneva riunioni in cui venivano pianificate attività delittuose o dove veniva ragguagliato sullo stato dell’attività e dove, ancora, consegnava lo ‘stipendio’ a chi partecipava. “Le indagini – ha aggiunto Cafiero de Raho – hanno svelato che il gruppo camorristico Pagnozzi continua a espandere il suo controllo egemonico anche su altri territori, in particolare nella Valle Telesina; continua a mantenere rapporti con altri clan camorristici perché continua a essere il gruppo più potente anche a seguito di diverse pronunce giudiziarie; continua a trarre il principale sostentamento nel compimento sistematico di estorsioni”.
Il procuratore ha sottolineato come, spesso, gli esponenti dell’organizzazione non hanno dovuto far ricorso “ad attività violente per ‘piegare’ il commerciante o l’imprenditore edile, nonché per recuperare crediti vantati da terzi. Bastava evocare il nome del clan o convocarli al cospetto del capo, Domenico Pagnozzi, anche nella stessa masseria, per raggiungere gli obiettivi, come accaduto in numerosi episodi estorsivi in danno di imprenditori edili con cantieri allestiti a San Martino Valle Caudina e a Telese. Emblematica risulta la vicenda estorsiva ai danni del proprietario di un costruendo complesso turistico con cantiere a Telese, condotto al cospetto di Domenico Pagnozzi. Da questi è stato informato che ‘stavano loro a controllare la zona. Quando finite di costruir se ci volete favorire…quando incominciate a guadagnare qualcosa, se ci volete favorire quando aprite…”. Cafiero de Raho ha anche citato un altro episodio riguardante Telese.
E’ proprio dal paese termale che è nata l’indagine del locale Commissariato di Polizia, in cui emerge, tra le altre, la figura di Carmine Morelli, esponente di spicco del clan dei Casalesi, nell’ambito di una estorsione in danno di pubblici amministratori del luogo. Cafiero de Raho ha fatto riferimento agli ex vicesindaco e assessore all’Urbanistica di Telese, “costretti ad avere contatti per tener fede all’obbligo di assumere due persone in qualche pubblico ufficio o imprese. E’ un fatto di enorme gravità: da qui emerge anche la necessità che gli esponenti delle pubbliche amministrazioni collaborino in pieno con magistratura e forze dell’ordine. Questa indagine ha dimostrato ancora una volta che il territorio beneventano non è esente dalle presenze camorristiche. Per questo esorto anche i cittadini alla collaborazione con le forze dell’ordine, nelle quali bisogna avere fiducia”. Le indagini, ha concluso il procuratore, hanno fatto emergere che il clan Pagnozzi “continua ad avere la disponibilità di numerose armi, nonché di materiale esplosivo, da utilizzare in caso di rifiuto della vittima nel riconoscere la ‘supremazia’ del clan che controlla tutte le attività economiche. E’ emersa anche l’esistenza di un’associazione dedita allo spaccio di sostanze stupefacenti operante a San Martino Valle Caudina”.
Le dichiarazioni di polizia e carabinieri
Alla conferenza stampa di questa mattina hanno preso parte anche i vertici delle forze dell’ordine del Sannio. Soddisfazione è stata espressa dal questore Salvatore la Porta: “C’è un adeguato contrasto a sodalizi particolarmente agguerriti che cercano il controllo del territorio. Un territorio che va difeso, bisogna continuare su questa strada”.
Il comandante provinciale dei carabinieri Antonio Carideo ha ricordato un’altra recente operazione congiunta di militari dell’Arma e polizia, “Doppia Forza”. “C’è uno straordinario clima collaborativo – ha detto – e l’operazione di oggi dimostra come la Procura e le forze dell’ordine lavorino insieme. Noi siamo lo Stato, uno Stato presente e accorto. Ai cittadini dico di avere fiducia nelle forze dell’ordine”.
La dirigente della Squadra Mobile della polizia, Giovanna Salerno, ha voluto ringraziare il Commissariato di Telese “da cui è nata l’indagine”. Ha ricordato, in particolare, gli incontri che Pagnozzi teneva nella masseria di San Martino Valle Caudina. “Mandava a prelevare con la forza gli imprenditori e li faceva portare in masseria, dove venivano intimiditi. Questa è gente che ha fatto tremare la nostra provincia. Utilizzano armi da fuoco e ordigni esplosivi costruiti da loro”. C’è anche un caso di tentato omicidio nell’inchiesta. “Un pregiudicato – ha aggiunto Salerno – non si era ‘allineato’: due persone gli hanno sparato mentre era intento a raccogliere ciliegie in campagna”.
Il capitano Erminio De Nisco, della compagnia di Montesarchio, ha sottolineato “l’efferatezza dei soggetti coinvolti” e ha voluto ringraziare i colleghi dell’Arma e della polizia: “E’ un rapporto proficuo e collaborativo”, ha concluso.
Aggiornamento ore 12.25 – Tutti i nomi degli arrestati
Custodia cautelare in carcere
- Domenico Pagnozzi alias “O professore”, 53enne nato a Napoli;
- Paolo Pagnozzi alias “Paoluccio”, 51enne nato a Napoli;
- Orazio De Paola alias “Razziell”, 50enne nato a San Martino Valle Caudina;
- Nino Piacentile alias “O Linotto”, 43enne nato ad Avellino;
- Carlo Palluotto, alias “O zuopp”, 46enne nato a San Martino Valle Caudina;
- Raffaele Corda, alias “Rafè”, 40enne nato a Montesarchio;
- Pasquale Catone, 43enne nato a Napoli;
- Leonardo Russo, 33enne nato a Benevento;
- Massimiliano Russo, 36enne nato a Benevento;
- Benito Caputo, 49enne nato a Casoria, associato alla casa circondariale di Benevento;
- Vincenzo Iadanza, alias “O Caprariell”, 56enne nato a Campoli dle Monte Taburno;
- Pietro Parrella, alias “Pietroccio”, 49enne nato a Maontesarchio;
- Salvatore Letizia, 62enne nato a Napoli;
- Silvio Sparandeo, 47enne nato a Benevento;
- Saverio Sparandeo, 50enne nato a Benevento;
- Carmine Morelli, 34enne nato a Santa Maria Capua Vetere
Misura degli arresti domiciliari
- Pasquale De Guida, 48enne nato a Montesarchio;
- Pasquale Colombo alias “O Tamarrone”, 51enne nato a Montesarchio;
- Antonio Maglione alias “A Bellonia”, 44enne nato a Benevento;
- Carlo D’Angelo alias “O romano”, 57enne nato a Montesarchio;
- Giulia De Rosa, 73enne nata a Telese Terme;
- Alfonso Greco, 38enne nato a Telese Terme;
- Antonio Francesco De Vivo, 37enne nato a Telese Terme;
- Luisa Savoia detta ‘La milanese’, 43enne nata a San Martino Valle Caudina.