Comune e Gesesa vogliono chiudere i pozzi pubblici per fare spazio ai palazzi privati.
Stampa questo articoloDa Il Mattino del 9 maggio 2012
“Via i pozzi per far posto al parco residenziale”
Sondaggi a pantano per captare acqua almeno pari a quella ora estratta.
Il Comune va avanti sul Piano casa. In questi ultimi tempi, all’esame del settore Urbanistica c’è il progetto riguardante ubn suolo nelle vicinanze delle Mura della Caccia, al confine con i pozzi di Pezzapiana che forniscono l’acqua alle abitazioni del Rione Ferrovia.
Infatti, a tale proposta, il settore ha dovuto dedicare particolare attenzione negli ultimi mesi per superare le resistenze della GE.SE.SA. chiamata ad esprimere il parere obbligatorio alla costruzione del parco residenziale progettato dallo studio CO.STA., attiguo ai pozzi.
Per giungere ad un accordo sono state necessarie tre sedute della conferenza di servizio alla quale hanno partecipato per il Settore Urbanistica, il dirigente, Salvatore Zotti e l’arch. Simona De Filippo, istruttore dei progetti “Piano Casa”; per il Settore Opere Pubbliche, l’assessore Pietro Iadanza e il dirigente Isidoro Fucci; la ditta proponente Cavuoto- Rossi con i progetisti della CO.STA. e i tecnici della GE,SE.SA. Marrecano e De Vincentis. Nel corso della prima seduta, lo scorso 8 marzo, fu il dirigente Zotti a proporre di chiudere gli impinati di prelievo idrico confinanti con il suolo interessato alla realizzazione del parco residenziale perchè “dei tre pozzi di Pezzapiana, solo due sono funzionanti e vetusti ed hanno bisogno di continua manutenzione” .La delocalizzazione dei pozzi- concludeva Zotti- potrebbe essere un vantaggio per la stessa Gesesa.
Con le successive sedute della Conferenza dei servizi del 15 marzo e del 26 aprile, Comune, Gesesa e ditte costruttrici hanno affidato allo studio di “Geologia applica Umberto Uccellini” l’incarico di effettuare sondaggi a contrada Pantano alla profondità di 200 metri per verificare se può essere captata acqua almeno pari a quella attualmente estratta dai pozzi di Pezzapiana. La spesa dello studio geologico e dei sondaggi, pari a diecimila euro sarà sostenuta in parti uguali dal Comune, dalla Gesesa e dalla ditta Cavuoto-Rossi che al termine della conferenza ha espresso soddisfazione per l’accordo raggiunto “apprezzando l’attenzione dell’Ente e di Gesesa al problema della presenza del pozzo di captazione e della sua delocalizzazione in zona più idonea. Ciò permetterà un utilizzo del suolo a scopi edilizi, agricoli o per l’allestimento di attrezzature sportive attualmente interdetto”.
L’attività del settore conferma quanto detto dall’ex assessore Miceli, oggi capogruppo del PD, che così si era espresso: “L’Urbanistica al centro delle politiche sociali e di sviluppo” ha dichiarato da queste colonne l’ex assessore al ramo, Angelo Miceli, adesso capogruppo del PD in consiglio comunale, per annunciando la oramai prossima approvazione del Regolamento Edilizio difendendo gli atti finora posti in essere dalla giunta e dal consiglio sul cosiddetto “Piano casa”. L’intervento di Miceli apparso su queste colonne, oltre che allertare la maggioranza dei consiglieri comunali per le prossime sedute estive del parlamentino cittadino, chiamato anche a pronuncirasi sui progetti di Housing Sociale, ha rassicurato le ditte che hanno presentato i progetti per edificare parchi residenziali anche in deroga agli strumenti urbanistici, ai sensi della legge regionale n. 19 del 2009, su aree degradate. L’istruttoria in corso da parte del Settore Urbanistica aveva subito uno stop perchè diversi dubbi erano sorti tra i tecnici incaricati di esaminare le pratiche e il Dirigente Salvatore Zotti, proprio sul concetto di area degradata che secondo la legge regionale 19/2009, sono “aree compromesse, abbandonate, a basso livello di naturalità, dismesse o improduttive”.
Il Consiglio Comunale e la Giunta si sono limitati ad indicare gli ambiti dentro i quali si può consentire l’attività edificatoria prevista dalla norma regionale, ma non hanno stabilito i criteri per consentire al Settore Urbanistica di preparare l’istruttoria delle pratiche presentate attestando che le aree interessate siano effettivamente degradate. La questione è stata oggetto di diverse “conferenze di servizio” interne al Settore alle quali hanno partecipato i tecnici e i funzionari della Sezione Pianificazione del Settore Urbanistica, il sindaco Fausto Pepe, l’assessore al ramo Marcellino Aversano, l’ex assessore Angelo Miceli e il presidente della Commissione Urbanistica Leonida Collarile. In un primo momento si era stabilito che la Giunta con un’apposita delibera avrebbe stabilito i criteri per la valutazione delle aree degradate, ma questa soluzione non ha convinto il Dirigente Zotti e l’ex assessore Miceli, convinti che oramai l’iter delle pratiche, in fase piuttosto avanzata, non può essere ritardata per stabilire adesso le regole che, comunque, sono dettate dalla legge regionale.
E’ quindi ripresa l’istruttoria delle 13 proposte finora presentate. Due riguardano suoli tra la II traversa di via Napoli e le case comunali di Santa Maria degli Angeli; due aree sono in via dell’Università attigue ai suoli dell’ex Imeva; tre progetti sono previsti in via San Pasquale, vicino all’ex scuola Sannio; un’area è in via Galanti, al rione Libertà; un suolo è in via Fontanelle, uno è in via Boraglia a contrada Capodimonte, un progetto riguarda i suoli di via Paolella- Via Rotili, lungo la strada che da contrada Ariella porta alla Rotonda delle Scienze; una proposta interessa l’area tra via Marco da Benevento e via Ferrannini, alle spalle del distributore di via Meomartini.
Intanto ieri pomeriggio, al termine di una riunione tenuta dal sindaco Pepe al settore Urbanistica, è stata recepita la proposta formulata da Miceli di chiedere un parere legale per fare il punto sull’iter delle pratiche.
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Il Commento di Altrabenevento
Il Comune di Benevento e la Gesesa si stanno prodigando per chiudere pozzi pubblici al fine di consentire ad un privato di costruire palazzi dove non si può.
La notizia è veramente sconcertante. Siamo senza parole. Un Dirigente del Comune di Benevento convoca una Conferenza di Servizi per convincere la Gesesa, società dello stesso Ente locale per la fornitura idrica, a rilasciare un parere favorevole per la costruzione di un parco residenziale vicino ai pozzi di Pezzapiana che alimentano il Rione Ferrovia e non solo. Le aree intorno alle captazioni di acqua sono protette anche ai sensi del Codice dell’Ambiente non solo per la fascia di tutela assoluta di dieci metri ma anche per la fascia di rispetto di almeno duecento metri di raggio.
La Conferenza però si trasforma in una trattativa che porta alcuni funzionari e un assessore ad assumere a carico del Comune e della Gesesa, due terzi della spesa per rilievi geologici e sondaggi a 200 metri di profondità nella piana di Pantano dove già esistono pozzi pubblici chiusi da oltre vent’anni per la presenza di nitrati in quantitativi doppi rispetto al limite massimo fissato per legge. Poi, naturalmente, il Comune e la Gesesa si dovrebbero accollare anche i costi per scavare i nuovi pozzi, fornirli di pompe ed impianti di adduzione e chiudere quelli tuttora funzionanti di Pezzapiana. E tutto questo con dispendio di danaro pubblico mentre il Comune impone tasse sempre più elevate e la Gesesa aumenta le tariffe dell’acqua.
L’attivismo del Comune e della Gesesa per chiudere pozzi esistenti è ancora più inquietante se si considera che l’Ente locale continua a rimanere assolutamente passivo rispetto al tentativo della Regione Molise in accordo con la Regione Campania, di ridurre la fornitura dell’acqua delle sorgenti del Biferno, che costa poco ed è di ottima qualità. Si ha netta l’impressione che il Comune e la Gesesa non vogliono difendere il diritto dei beneventani a continuare a ricevere l’acqua del Matese perché vogliono giustificare altri appalti per scavare nuovi pozzi utilizzando altre risorse pubbliche. In tal modo la Città di Benevento, progressivamente, sarà rifornita con risorse idriche prelevate esclusivamente nell’acquifero locale, che sono piene di nitrati e costano moltissimo per le spese di pompaggio.
Il tentativo di chiudere i pozzi di Pezzapiana fa emerger anche le assurde decisioni del Comune a proposito del “Piano Casa”. Con l’adozione del PUC il Consiglio Comunale, a seguito delle nostre numerose proteste, ha ridotto la previsione di nuove edificazione dai 10.000 vani, inizialmente ipotizzati, ai 6.500 approvati. Poi però, contemporaneamente, il Comune mentre seguiva una contorta ed illegittima procedura per la pubblicazione del nuovo strumento urbanistico e poi per chiederne l’approvazione alla Provincia, si è dedicato ai progetti di “Housing Sociale” e “Piano Casa” per consentire la costruzione all’incirca di altri 6.500 vani in deroga al PUC appena ridisegnato. Appare infine davvero clamorosa la decisione del settore Urbanistica di aprire una trattativa con i privati che vogliono costruire lungo via Mura della Caccia considerando quell’area “degradata”. Invece è solo una zona inedificabile ai sensi delle leggi che impongono aree di rispetto intorno ai pozzi. Come a dire: tutte le aree incluse nelle fasce di rispetto imposte per legge, anche quelle a “tutela dell’acqua bene comune per eccellenza” sono causa di “degrado” e pertanto vanno occupate con tanti bei palazzoni.
per Altrabenevento – Sandra Sandrucci e Vincenzo Fioretti