Amianto nel prefabbricato ex poste di Montesarchio, neppure nell’atto notarile il Comune spiega perchè lo ha acquistato.
Stampa questo articoloBenevento, 5 maggio 2012
Alla Redazione del Sannio Quotidiano
Dopo le segnalazioni di Altrabenevento sulla presenza di amianto in alcuni prefabbricati utilizzati come uffici postali, il sindaco di Ceppaloni ha formalmente chiesto a Poste Italiane e alle altre autorità competenti, di assumere tutte le iniziative necessarie a tutelare la salute pubblica. Il sindaco di Montesarchio, invece, nonostante diverse sollecitazioni a mezzo stampa, ancora non spiega perchè ha acquistato il prefabbricato di via Angelo Domenici con il pericoloso materiale.
La presenza di pannelli contenenti fibre di amianto crisotilo, capaci di procurare asbestosi, mesotelioma pleurico-peritoneale, cancro polmonare e tumori del tratto gastro-intestinale e della laringe, fu accerta nel 2003 e di conseguenza Poste Italiane spa ha abbandonato quella sede collocata in uno spazio verde e servita da ampio parcheggio, per trasferirsi in un locale scomodo per gli utenti.
Come pubblicato da Il Sannio Quotidiano, il Consiglio Comunale di Montesarchio il 23 marzo del 2005 decise di sborsare 180.000 euro per acquistare quel prefabbricato ma nell’atto non si fa alcun riferimento alla presenza di Amianto.
L’11 gennaio 2006 la Giunta Comunale tornò sull’argomento e con la delibera n. 12 approvata dal sindaco Antonio IZZO e dagli assessori Giuseppe MAURIELLO, Antonio TINESSA, Michele TANGREDI, Giuseppe CECERE, Valter Leonardo VAGLI, Antonio LANZOTTI (era assente Luigi Pasquale PEDICINI) alla presenza del vice Segretario Generale, Riccardo LIMONGI, prendeva atto delle “dichiarazioni rese dalla società Poste Italiane spa in ordine alla circostanza che il citato immobile è stato realizzato in base alla delibera consiliare del Comune di Montesarchio n. 42 del 5 giugno 1978 ed, ai sensi dell’ art. 81 del D.P.R. 616/1977, in base al provvedimento di accertamento di conformità del progetto alle norme urbanistico edilizie emesso dal Ministero dei Lavori Pubblici – Direzione Generale del Coordinamento Territoriale in data 6 dicembre 1979 prot. 2708”
Come si vede, ancora una volta, Poste e la giunta comunale non fanno alcun accenno alla presenza di amianto.
L’atto di acquisto del prefabbricato, rogito Repertorio n. 11641 Raccolta 699, è stato firmato il 18 gennaio 2006 innanzi al notaio Fabrizio Corrente di Montesarchio, dall’arch. Rosario Volgare, delegato con procura speciale dall’amministratore di Poste, Massimo Sarni, e dal dott. Silvio Adamo, dirigente del Servizio Finanze del Comune. Neppure in questo atto, però, si fa riferimento alla presenza di pannelli contenenti amianto.
E’ possibile che gli amministratori di Montesarchio abbiano speso 180.000 euro di soldi pubblici per acquistare un prefabbricato senza sapere che c’era il pericolo materiale? E se così fosse, perchè non lo restituiscono a Poste recuperando i soldi che in periodi di crisi potrebbero servire a garantire servizi essenziali?
Il presidente – Gabriele Corona
rosanna carpentieri
Gentile Presidente,
Per quanto concerne l’incauta demolizione dell’ex ufficio Postale di San Giorgio del Sannio, il Comune ci ha di fatto secretato la pratica edilizia, rifiutando il rilascio degli atti richiesti ai sensi della L.241/90 e del D.Lgs. 195/2005 da Cittadini in MoVimento e dal Comitato Cittadini per la Trasparenza e la Democrazia.
A fronte del diniego di Poste s.p.a. di fornire nel 2004 all’Agenzia Regionale Protezione Ambientale i capitolati dei materiali impiegati nella costruzione del prefabbricato, occorre rilevare che il Comune di San Giorgio è il detentore stabile sia della pratica edilizia, dalla quale quelle informazioni dovrebbero risultare, sia della delibera consiliare e/o altro atto autorizzatorio alla realizzazione dell’immobile.
Qui (http://www.scribd.com/doc/92052638/Gazebo-Informativo-Su-Amianto-Ex-Poste) i punti salienti della ricostruzione cronologica della vicenda.
A monte due domande:
1) Perchè a luglio 1997 il prefabbricato viene dismesso da Poste ?
2) Perchè ad ottobre 2004 (a seguito di delibera risalente ad aprile, un mese prima degli “accessi” dell’ ARPAC, dopo svariate segnalazioni di cittadini allarmati) il Comune lo acquista, pur essendo al corrente quanto meno delle ragioni dell’abbandono da parte di Poste s.p.a.?
Ma soprattutto, ove fosse vera l’incredibile tesi della ignoranza da parte dell’Ente della presenza di amianto e dell’omessa informazione da parte di Poste, ASL e ARPAC in fase di cessione-vendita, perchè il Comune – “danneggiato e truffato” – ora latita nel fare i doverosi passi legali avverso Poste Italiane, così come d’altra parte preannunciato dal sindaco nel consiglio comunale del 30 settembre 2011?