Amianto negli uffici postali tuttora utilizzati di Ceppaloni e Solopaca.
Stampa questo articoloNel Sannio ancora otto le strutture che potrebbero contenere il pericoloso minerale. Nel 1997 per il Servizio regionale di Prevenzione erano 21 gli edifici compromessi. Per alcuni non c’è stata bonifica.
di Teresa Ferragamo
L’amianto è ancora tra noi. Migliaia di metri quadrati di veleno che srotolerebbero ancora sulle nostre teste. Questa volta a finire sotto accusa sono gli edifici ex Poste disseminati lungo l’intero territorio provinciale. Nel 1996 – 4 anni dopo la messa la bando del minerale – fu proprio il Servizio di Prevenzione e Protezione delle Poste italiane, sede di Napoli, a inviare alla direzione di Benevento una lettera contenente informazioni sulla presenza di amianto nelle strutture, sui rischi potenziali e sui comportamenti da adottare. In tutta la Campania furono individuati alla fine 99 strutture per i quali la Società Italposte dichiarava “il ragionevole sospetto della presenza di amianto in alcune parti”. Un sospetto confermato da analisi chimiche su reperti prelevati dai pannelli di controfodera delle strutture portanti e da quelli delle tramezzature.
Dopo pochi mesi sempre lo stesso dipartimento regionale invia una comunicazione ai responsabili di 21 agenzie postali della provincia di Benevento. L’allarme-amianto scatta per le strutture di Ceppaloni, Montesarchio, San Giorgio del Sannio, San Nicola Manfredi, Vitulano, Apice, Circello, Morcone, Pietrelcina, Pontelandolfo, San Marco dei Cavoti, Airola, Amorosi, Cerreto Sannita, Cusano Mutri, Guardia Sanframondi, Melizzano, Ponte, San Lupo, Solopaca, Telese Terme. Per questi edifici viene messo in piedi un Piano-amianto: visite periodiche per i dipendenti, interventi sulle tramezzature interne e lo controfodere in pannelli, relativi sia ad opere edili che agli impianti elettrici e tecnologici e monitoraggio dei prelievi ambientali.
Dopo 15 anni, però, il pericoloso materiale portato in Italia nel 1912 da due ingegneri italiani continua a occupare migliaia di lastre, soffitti, tetti e rivestimenti. Le bonifiche ovunque procedono a rilento, mentre in tutto il paese ogni anno le vittime del ‘killer silenzioso’ sono circa 3000. Migliaia di persone che si ammalano lentamente, spesso senza accorgersene e senza che si riesca a stabilire un legame tra la malattia e il minerale, perché il mesotelioma per manifestarsi può impiegare anche 40 anni.
Secondo l’associazione Altrabenevento, allo stato, sarebbero otto gli edifici ex Poste a rischio amianto. Ma sotto accusa è anche la cosiddetta ‘stabilizzazione’ che non rimuove, ma si limita a isolare il materiale.
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PARLA IL PRESIDENTE DI ALTRABENEVENTO, GABRIELE CORONA
“A Ceppaloni e Solopaca ci risultano pannelli in cemento-amianto”
Corona, lei è stato il primo a denunciare la presenza di amianto in edifici ex Poste. Possibile che Poste italiane ancora non intervenga?
“I prefabbricati contenenti pannelli con fibre di amianto di San Giorgio del Sannio e Montesarchio sono stati venduti ai rispettivi Comuni. Altri, tra i quali quelli di Pietrelcina e Telese pare siano stati oggetto di lavori di bonifica con la sostituzione delle parti contenenti amianto. Rimangono circa dieci prefabbricati per i quali Poste Italiane ha proceduto a “stabilizzare” i pannelli, cioè ad impregnare le strutture con apposite vernici”.
E stabilizzazione non vuol dire bonifica.
“Esatto. Stabilizzazione non vuol dire affatto che non vi sia alcun rischio di distacco di fibre che potrebbero essere disperse nell’aria ed inalate con conseguenti possibilità di contrarre asbestosi, mesotelioma pleurico-peritoneale, cancro polmonare e tumori del tratto gastro-intestinale e della laringe. Succede, ad esempio nel caso di usura e rotture accidentali, anche per un semplice foro fatto magari per attaccare qualcosa alle pareti, oppure per distacco della vernice”.
Le risultano casi di dispersione di fibre?
“Ci risulta, ad esempio che nei prefabbricati utilizzati tuttora come uffici postali di Ceppaloni e Solopaca vi sono pannelli in cemento-amianto e che è stata più volte riscontrata la dispersione di fibre del pericoloso minerale a seguito di esami fatti effettuare proprio da laboratori incaricati da Poste Italiane. Ho verificato, personalmente, inoltre che nei predetti uffici non vi è alcun cartello che indica agli utenti la presenza di amianto e il pericolo connesso”.