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A Montesarchio cittadini allarmati per l’amianto nel prefabbricato ex poste.

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Ingresso ex poste Montesarchio

Da Il Sannio Quotidiano del 24 aprile 2012.
Allarme dei cittadini in seguito alle affermazioni di Altrabenevento.
E’ vero che l’ex edificio delle Poste contiene amianto?
Si attendono risposte concrete da parte degli amministratori

di Lucia De Nisi

Sono allarmati i cittadini caudini, ed attendono risposte concrete dagli amministratori, in merito a quanto affermato dal presidente dell’associazione Altrabenevento, Gabriele Corona.  Nella struttura ex Poste in via A.Dominci, ex via Marchetiello c’è presenza di amianto. Il presidente di Altrabenevento, in una nota al nostro giornale ha fatto presente che in questo edificio di proprietà del comune, sono presenti “fibre di amianto-crisotilo, che provoca asbestosi, mesotelioma pleurico-peritoneale, cancro polmonare e tumori del tratto gastrointestinale e della laringe, e chiede che gli amministratori spieghino come mai hanno acquistato un edificio che presentava tale problematica e che è stato lasciato in totale stato di abbandono”. L’edificio in cui aveva sede l’ex ufficio Postale in via Marchetiello, il cui rogito di acquisto da parte dell’amministrazione comunale è stato perfezionato il 18 gennaio 2006, purtroppo ancora non è stato ristrutturato, e solo in questi giorni sono in atto le attività di pulizia delle parti esterne, in modo da essere rese usufruibili alle attività del mercato settimanale che dovrà essere trasferito a breve anche in questa strada. Ricordiamo che la struttura venne acquisita al patrimonio comunale, in seguito al trasferimento degli uffici postali dall’edificio in via Marchetiello ai locali dove attualmente è operativa, in via Cervinara. In quella occasione, molte voci affermavano proprio che l’ufficio postale veniva trasferito proprio perchè la struttura presentava parti in amianto. Ma in breve tempo queste voci vennero smentite e nessuno più ne ha parlato anche in considerazione che l’edificio venne acquisito al patrimonio comunale. L’iter burocratico per procedere all’acquisto da parte dell’ente della struttura è iniziato nel 2005, per poi concludersi, nel gennaio 2006, e nello stesso anno, l’amministrazione ha approvato il progetto per la riqualificazione dello stesso e delle aree limitrofe che prevedevano interventi finalizzati a dare un nuovo aspetto alla zona che attualmente risulta in stato di abbandono. Nel 2010, anche se per un periodo limitato, l’edificio è stato concesso all’azienda Poste italiane, come deposito e smistamento della posta. Il progetto di riqualificazione dell’edificio, che l’ente comunale ha pagato 180.000 euro, prevedeva una spesa di €. 155.794 circa, non solo per la ristrutturazione della struttura che dovrebbe essere destinata come centro di incontro sociale, ma anche una serie di interventi tra loro interconnessi, in grado di definire un ambiente funzionalmente e qualitativamente pregevole, ponendo particolare attenzione alla sistemazione delle aree esterne dove è previsto innanzitutto l’eliminazione delle recinzioni esistenti, perimetralmente all’edificio in questione, per rendere l’area completamente libera e maggiormente fruibile. Nel progetto, era previsto anche, che la sistemazione del verde dovrà avvenire cercando di utilizzare prevalentemente le essenze arboree di medio fusto già presenti nella zona e cercando di organizzarle con prati verdi e percorsi pedonali. Inoltre, è previsto anche la sistemazione ed il miglioramento dell’esistente impianto di pubblica illuminazione mediante la sostituzione e l’aggiunta di nuovi corpi illuminanti. L’obiettivo dell’intervento, secondo gli intenti espressi all’epoca dall’amministrazione comunale, era quello di ridare alla cittadinanza spazi inutilizzati ed ottenere “un polmone verde” al centro del paese dando continuità a quelle già esistenti e recentemente riqualificate come P.zza La Garde e Piazza Martiri di Cefalonia. Come pensa adesso l’amministrazione, di realizzare “il polmone verde” se nella struttura c’è davvero amianto. Se le affermazioni di Altrambiente sono errate, si spera che l’amministrazione possa dimostrare il contrario con una documentazione che tranquillizzi i cittadini.

 

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