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Ennesima emergenza ambientale a Piano Borea. Dove finiscono i rifiuti organici selezionati diligentemente?

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Nell’area di Piano Borea, oltre alla discarica esaurita, sono presenti due vasche che l’ASIA dovrebbe utilizzare per “deposito temporaneo delle frazioni differenziate di rifiuti solidi”, una per la frazione secca e l’altra per l’umido. Temporaneo vuol dire, evidentemente, che dopo pochi giorni quei rifiuti devono essere trasferiti negli appositi centri di compostaggio per il trattamento a seguito del quale la parte organica viene trasformata in materiale riutilizzabile. Invece, capita spesso che soprattutto i rifiuti umidi-organici, vengono ammucchiati per diverso tempo fino alla putrefazione. Di conseguenza tali materiali, diligentemente selezionati dai cittadini nelle rispettive abitazioni, stazionando per molti giorni nella vasca, perdono liquidi e quindi anche la loro caratteristica di “rifiuto umido” diventando rifiuti che possono essere smaltiti solo nelle normali discariche.

E’ evidente, pertanto, che esiste una palese difformità tra la percentuale di rifiuti raccolti in modo differenziato dai cittadini e la percentuale di rifiuti conferiti nei centri di trattamento o nelle discariche.

La anomala procedura utilizzata dall’ASIA per l’uso delle vasche di Piano Borea, è risultata anche da appositi sopralluoghi effettuati in più riprese dall’Arpac e dalla Forestale nel corso del 2011. Di conseguenza ad ottobre scorso la Procura della Repubblica di Benevento chiese il sequestro preventivo “delle due vasche in gestione all’ASIA e delle due vasche in gestione post mortem al Consorzio BN1″ . In un primo momento il sequestro fu disposto dal Giudice per le Indagini preliminari, così come richiesto dalla Procura, ma successivamente lo stesso GIP ha revocato il provvedimento ma solamente per le vasche dell’ASIA con la seguente motivazione :” detta situazione, da un parte deve indurre il Consorzio BN1 a provvedere quanto prima, con lavori strutturali, all’adeguamento dell’attuale sistema di raccolta dei colaticci, del percolato e delle acque di prima pioggia delle vasche esaurite, in modo che non si disperdano nell’area circostante, dall’altra non deve far desistere l’ASIA spa dall’inoltrare prontamente alle competenti autorità la richiesta di un’autorizzazione ordinaria per lo svolgimento delle attività di stoccaggio provvisorio dei rifiuti urbani….”.

In questi giorni si è verificato di nuovo un accumulo enorme di materiali di ogni tipo in quelle vasche frequentate, per la prima volta a Benevento, da uno stormo di gabbiani. La montagna di “monnezza” è ben visibile anche dall’esterno della recinzione e si avverte in modo distinta la puzza dei rifiuti in decomposizione. Siamo quindi dinanzi non allo “stoccaggio provvisorio” bensì ad una “discarica non autorizzata” soprattutto di frazione umida, con produzione di percolato che si insinua nei terreni circostanti. Domani segnaleremo di nuovo all’ARPAC, al NIPAF (Nucleo Investigativo Protezione Ambientale e Forestale) e alla Procura della Repubblica la grave ed allarmante condizione di accumulo dei rifiuti nell’area attulamente gestita dall’ASIA, ma intanto il presidente di quella Azienda, Lucio Lonardo deve spiegare perché quel materiale non è stato conferito ai centri di compostaggio e rendere noti i dati non solo sui rifiuti raccolti in città in modo differenziato ma anche quelli sui quantitativi esatti trasferiti nei diversi centri autorizzati.

Il presidente – Gabriele Corona

 

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