“La controriforma della giustizia ci riguarda tutti”.
Stampa questo articoloDa Il Mattino dell’8 aprile 2011
Giudici e lotta al malaffare. Spataro: “Ne vale la pena”
«Ci sono anche dei giudici pavidi». Così il sostituto procuratore della Repubblica Antonio Clemente ha ripreso un giudizio che il magistrato Antonio Spataro ha espresso nel libro «Ne valeva la pena» sui magistrati. E lo ha fatto nel corso del suo intervento per presentare proprio questo libro. Un’iniziativa voluta da «Altra Benevento» di cui è presidente Gabriele Corona che ha fatto da moderatore, ricordando l’impegno di questa associazione contro il malaffare in città. Ma Antonio Clemente ha esaminato anche altri brani del libro che ricordano aspetti qualificanti dell’attività di Spataro. Ha voluto anche ricordare che non è vero che i magistrati non sono responsabili per l’attività che svolgono. Infatti sono spesso nel mirino di denunce. Ha anche espresso la sua contrarietà alla controriforma in discussione ritenendo che più che una riforma si tratta di una serie di provvedimenti contro i magistrati. Ma come si svolge il ruolo di magistrato specie quello di pubblico ministero lo ha voluto descrivere il procuratore aggiunto della direzione Antimafia Federico Cafiero De Raho, che ha ricordato un episodio che ha visto protagonista Spataro, quando di fronte ad alcuni avvocati che tentavano di intimidirlo, in un processo con imputati terroristi, consegnò ai legali un biglietto con le sue generalità, dimostrando di non temere reazioni. E Federico Cafiero ha voluto descrivere anche analoghi episodi accadutigli in un maxi processo contro camorristi, allora non esitò ad assumere atteggiamenti di diniego rispetto ad alcune richieste degli imputati. Un modo di procedere che però portò lo stesso Cutolo a dargli atto che il suo era stato un atteggiamento pienamente rispondente alle norme. «E sbagliato considerare alcuni magistrati una sorta di eroi» ha detto Armando Spataro che conferma che «ne valeva la pena» di fare tutto ciò che ha fatto nella sua attività. Spataro ha anche tenuto a precisare che in passato ci sono stati gli anni del terrorismo, e delle stragi di mafia, ma mai come ora era stata posta in discussione la stessa funzione della magistratura.
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Il libro del Magistrato Armando Spataro, presentato all’Auditorium Giovanni Vergineo per iniziativa di Altrabenevento, innesca un dibattito sulla Riforma della Giustizia. Tra gli intervenuti il PM di Benevento Antonio Clemente.
di Alessandro Paolo Lombardo
Si è tenuto oggi dalle 17 alle 20 all’Auditorium Vergineo del Museo del Sannio il dibattito sulla Riforma della Giustizia organizzato dall’associazione Altrabenevento. Il confronto è stato innescato dalla presentazione del libro “Ne valeva la pena” del magistrato Armando Spataro, «uno dei testimoni della stagione di sangue della storia italiana».
Il PM Antonio Clemente, emozionato di parlare assieme a due punte di diamante della magistratura italiana (è intervenuto anche il Procuratore Aggiunto della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli Federico Cafiero de Raho), ha ripercorso alcuni passaggi del libro del collega evidenziando come Spataro, «scansando rigide difese corporative, mostri la bontà dell’attuale sistema giudiziario: un PM che è stato giudice sa cosa occorre acquisire per giungere all’accertamento della verità». Condannando decisamente la separazione delle carriere promossa dalla Riforma della Giustizia («una è la cultura giuridica»), Clemente ha affermato che la cosiddetta «controriforma è in realtà una riforma della Magistratura».
Cafiero De Raho, dopo aver ricordato i tempi in cui giunse a Milano assieme a Spataro, la Bocassini ed altri giovani (tanto da far parlare di una «Procura dei piccoli»), ha ripercorso altri due episodi fondamentali narrati nel libro, gli omicidi dei magistrati Emilio Alessandrini e Guido Galli, assassinati da un commando del gruppo terroristico Prima Linea. «Sono stati uccisi proprio perché erano persone democratiche che s’impegnavano con serenità ed equilibrio nel loro lavoro. Come ebbe a dire un terrorista, sono queste le persone più temute, perché danno legittimazione alle Istituzioni».
Centrale il riferimento alla vicenda di Abu Omar, l’estremista islamico rapito in Italia da agenti della CIA e del SISMI e torturato. A seguito dell’indagine dei magistrati Spataro e Pomarici 26 agenti della CIA furono rinviati a giudizio ma l’allora Ministro Castelli si rifiutò d’inviare la richiesta di estradizione e lo stesso avvenne durante il governo Prodi. L’amarezza per questa vicenda è stato uno dei fattori che ha spinto Spataro a scrivere questo libro «autoterapeutico». L’autore inizia il suo intervento con ironia: «Sono contento degli interventi dei miei colleghi e di Gabriele Corona: si vede che hanno studiato il libro! Vorrei comunque rassicurare tutti, non sono 600 pagine ma solo 575».
Spataro lancia un messaggio forte: «L’attuale Presidente del Consiglio sostiene che la guerra al terrorismo non si fa con il codice in mano. E invece abbiamo sconfitto il terrorismo in passato proprio nelle aule di tribunale, non negli stadi!». «All’estero apprezzano il lavoro fatto in Italia: siamo l’unico Paese al mondo in cui sono state accertate, sia pure con sentenza non definitiva, le responsabilità di appartenenti ai servizi segreti americani. Il modello giudiziario italiano è indicato come il modello a cui tendere». Altro che riforme e controriforme.
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Da Gazzetta di Benevento, 07-04-2011
Antonio Clemente parla con ammirazione di Spataro e De Raho, uomini che hanno tracciato la storia della magistratura italiana. Presentato il libro “Ne valeva la pena” del sostituto procuratore di Milano dinanzi ad una platea attenta. Gabriele Corona sottolinea: Benevento non è un’isola del tutto felice
di Claudio De Minico
Al Museo del Sannio, organizzata dall’Associazione Altrabenevento, si è svolta la presentazione del libro “Ne valeva la pena” di Armando Spataro, alla sua presenza e di quella del sostituto procuratore della Repubblica di Benevento, Antonio Clemente, e del procuratore aggiunto della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, Federico Cafiero de Raho, i quali sono tutti intervenuti innanzi ad una folta ed interessata platea, con Gabriele Corona a fare da moderatore.
Quello che la magistratura ha fatto, ha esordito il sostituto procuratore della Repubblica di Milano, Armando Spataro, è un patrimonio per la nazione.
Bisogna andare avanti nonostante le difficoltà, porre la Costituzione alla base di ogni scelta e ritornare ai principi che la compongono.
Parole chiare e determinate che giungono in un periodo particolare in cui “non è necessario coltivare l’idea del magistrato eroe, è importante, invece, comprendere che il dovere e l’ossequio di questo sono e devono essere la normalità”.
Il desiderio di scrivere un libro, ha aggiunto Spataro, nacque dopo la vicenda Abu Omar, quale scopo terapeutico per la mia persona ed il suo titolo che lascia pensare al passato è pienamente proiettato nel presente e nel futuro, poiché, in una società quale quella attuale, chi opera per la crescita delle comunità trova difficoltà immense, si pensi agli insegnanti, ma, nonostante tutto, bisogna continuare spediti e determinati ad operare per il raggiungimento del bene e, nel caso dei magistrati, attraverso la corretta applicazione delle leggi, della giustizia.
La Costituzione, ha concluso Spataro, definisce i magistrati soggetti soltanto alla legge, la loro indipendenza è un principio incontrovertibile e, spostando la sua riflessione sull’attualità, ha affermato: “Chi vince le elezioni ha il diritto di governare, questo, però, non significa essere al di sopra di chi ricopre, come i magistrati, altri tipi di funzioni.
Auguro a chiunque, senza interesse né per il nome né per il colore politico, di potersi difendere in sede processuale e non dal processo”.
In un intervento che ha ripercorso numerose esperienze personali, che si è soffermato con molte argomentazioni su più punti, sopra sintetizzati, Spataro ha esposto la sua ampia visione della realtà sociale, apprezzato ed applaudito dai presenti.
In apertura, Gabriele Corona, presidente di Altrabenevento, nel ringraziare gli intervenuti e nel ricordare le finalità dell’Associazione che guida, “per la città sostenibile contro il malaffare”, senza, con rispetto per i presenti, voler parlare di ogni tipo di indagine in corso, ha evidenziato che anche la città di Benevento, apparentemente libera da ogni male, non è un’isola del tutto felice.
Corona ha riferito parole di stima nei confronti di Spataro, ha elogiato il suo libro, perché, come anche l’autore ha evidenziato, lo scritto non vuole rappresentare una difesa corporativa della magistratura, ma un’apologia seria di chi coraggiosamente lavora, prendendo su di sé le proprie responsabilità e, allo stesso tempo, una critica costruttiva quanto trasparente delle inefficienze e disfunzioni reali dell’amministrazione della giustizia.
Antonio Clemente, sostituto procuratore della Repubblica di Benevento, si è manifestato emozionato al cospetto di uomini che hanno tracciato la storia della magistratura italiana, perché, ha detto, De Raho ha da sempre combattuto e vinto la criminalità organizzata, Spataro il terrorismo.
Il libro di quest’ultimo, ha aggiunto Clemente, è ricco di particolari, di spunti di riflessione che vanno oltre l’ambito giuridico, a dimostrazione del fatto che l’autore è, prima di essere un grande magistrato, un uomo di alta caratura.
Entrando, poi, nel discorso strettamente tecnico, è stata criticata la riforma della giustizia, definita da Clemente quale Controriforma, perché contro i magistrati, senza tener conto che già questi sono sottoposti ad ogni tipo di responsabilità, senza tener conto che per questi ultimi vige un sistema disciplinare apprezzato e visto quale modello, così come il Csm, in molti paesi esteri.
Tutto questo perché si vuol rendere la magistratura uno strumento della politica, senza, con questa riforma, risolvere il nodo principale della problematica inerente la giustizia: la lunghezza dei processi.
De Raho, poi, congiungendo il suo al pensiero degli altri intervenuti e nell’esprimere parole di grande apprezzamento per il collega Spataro quanto per Clemente, ha tracciato una veloce cronistoria delle tante esperienze vissute, manifestando, in conclusione, la sua opinione: la magistratura, nelle persone che esercitano le loro funzioni, non deve mai indietreggiare, perché rappresenta la legge e lo Stato.
Prima di essere magistrati si è uomini, bisogna saper essere persone amanti del dovere.
Al termine degli interventi, così come da programma, si è dato spazio ai presenti che hanno voluto esporre le proprie opinioni sull’argomento dibattuto, il quale, partendo dalle considerazioni inerenti il libro presentato ed il suo autore presente in sala, non ha, come detto, trascurato i temi dell’attualità.