Le reazioni in città all'omicidio Nizza. Il commento di Simone Aversano
Stampa questo articolo28 Aprile 2009
Il risveglio di Benevento
Forse non era mai accaduto prima che le parole “camorra” e “Benevento” finissero insieme in un titolo di giornale. Da ieri, da quando si è verificato l’assassinio di Cosimo Nizza al rione Libertà a Benevento e l’informazione locale e nazionale si è mobilitata per raccontarlo fin nei dettagli, questa compresenza è divenuta realtà. E’ un ossimoro che cessa di esistere, che si spezza violentemente, come una vetrata attraversata da un proiettile. La cittadinanza è scossa, o almeno reagisce come se lo fosse. Le istituzione sembrano mobilitarsi e cercare di fare il lavoro doppio per coprire questa imminente nuova esigenza. L’informazione si sente ridestata, come se fosse ora di nuovo chiaro l’obiettivo-cardine di chi svolge attività giornalistica, ossia quello di raccontare la verità per farla conoscere alla gente. Benevento si risveglia. Ma è un risveglio che ci fionda dentro a un incubo. Ancora frastornati, veniamo oggi catapultati nel sogno opposto a quelli che finora abbiamo goduto tranquillamente.
Adesso si vedono ben in risalto le mancanze e le inerzie che hanno caratterizzato la vita di Benevento fino ad oggi. Sono come colorate da un evidenziatore, sono colpe collettive e individuali, di ognuno di noi come popolo e come singoli cittadini, ciascuno di noi con il proprio ruolo. Sono colpe e responsabilità che raccontano di una città addormentata, assopita e senza voglia di aprire gli occhi. Molti, pur avendo gli occhi aperti, hanno scelto di non vedere, di tenerli socchiusi, usando il silenzio dei più come scusante. Ma oggi no, oggi non è più possibile continuare a credere nella favola dell’isola felice, un appellativo che è stato da tempo affibbiato alla città di Benevento forse più per scherno che non per invidiosa ammirazione. Nell’isola felice, quella che per forza di cose dobbiamo abbandonare alle nostre spalle, non c’era diritto di cittadinanza per nessuna forma di criminalità che non fosse quella spicciola, quella strutturale ed inevitabile in qualsiasi comunità cittadina con le nostre dimensioni e caratteristiche. Nell’isola felice ci si consolava basandosi sul fatto che se quelcosa c’era che potesse chiamarsi “camorra” si trattava soltanto di fenomeni minori, isolati, marginali e per lo più di importazione dalle altre province campane. Questa la convinzione di tutti noi cittadini di Benevento fino a ieri, una convinzione miope e testarda che voleva per forza escludere dalla vita della nostra comunità un male profondo che ci siamo sempre figurati come straniero.
Il male straniero vive a Benevento. Se un capo clan viene ammazzato a colpi di pistola in faccia a pochi metri da casa sua, la camorra d’un tratto esiste, si materializza come un pessimo deus ex machina, inatteso e maledettamente inopportuno. Ma non è questo il risveglio che dobbiamo vivere. Non con un risveglio brusco e inconsapevole si reagisce a questi colpi, a queste ferite che già sanguinano anche se il dolore dobbiamo ancora imparare a percepirlo. Ci vuole consapevolezza, bisogna abbandonare le certezze trattenute finora e utilizzate come base necessaria della nostra esistenza. Dobbiamo convincerci, senza possibilità di appello, che la nostra realtà è diversa da quella che avevamo creduto, che a Benevento la camorra c’è, e c’è sempre stata. Poco male se sbagliamo di qualcosa i nostri conti, e il prossimo agguato o il prossimo episodio eclatante avverrà tra tanto tempo. Poco male se i meccanismi criminali della nostra città ci lasceranno il tempo di provare a richiudere gli occhi. In questo caso avremmo avuto solo il vantaggio di essere più vigili del dovuto, di rimanere più attenti e più pronti alla reazione.
Il risveglio di Benevento deve essere vero, consapevole, determinato. Oggi passiamo dai sogni tranquilli agli incubi più neri. Ci trapassiamo come trascinati controvoglia, come un bagliore in una stanza buia, che ci acceca gli occhi e non ci permette di razionalizzare immediatamente. Quello che conta è di vivere questi incubi da svegli. Il più grosso errore che possiamo commettere è di continuare a dormire, rimanendo assopiti anche di fronte all’evidenza più eclatante. Bisogna che ci rimbocchiamo le maniche e iniziamo a lavorare seriamente. Per instaurare davvero anche a Benevento una nuova cultura. La cultura della legalità.