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Nicola Sguera: solo Altrabenevento ha contrastato la corruzione al Comune di Benevento.

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Da Il Sannio quotidiano del 14 gennaio 2013

L’intervista. Uno dei più attivi intellettuali cittadini riflette sul caso giudiziario che ha sconvolto un’intera comunità.

Sguera: “Livello morale infimo. Occorre una rigenerazione.”

“Nessuno poteva immaginare un sistema di corruzione così pervasivo come quello tratteggiato da Maddalena”
Mi auguro che la Giunta cada. Se ciò accadesse, sarebbe per merito di un’associazione contro il malaffare e di un preparatissimo magistrato estraneo da collusioni. Ciò mostra l’irrilevanza dell’attuale opposizione.

di Antonio Tretola

La gravissima vicenda che ha travolto Palazzo Mosti, a prescindere dagli esiti giudiziari, è anzitutto il segno di una decadenza morale. Si è sforzato di comprenderne cause e sintomi.

I sintomi erano tutti presenti nella precedente esperienza di governo della città. Almeno ai miei occhi, anche se non potevo conoscere il livello di corruzione così pervasivo, ben illustrato dalle durissime parole del procuratore Maddalena. Gli standard “morali” richiesti dalla politica attuale, a livello nazionale e locale, sono infimi. E il cittadino-elettore pare adeguarsi. Quindi non è solo la politica a dover essere rigenerata ma l’intera società. Nelle cose che dico e scrivo, ad esempio, ricordo continuamente come la scissione fra politica e morale, che fonda con Machiavelli la modernità, sia perniciosa. Abbiamo bisogno non tanto di persone “perbene” (questo è evidente!) quanto di rimettere il “bene” (e il “bene comune”) al centro dell’agire non solo politico ma più estesamente civico.

Il ceto intellettuale di questa città, a parte poche eccezioni, si esercita in convegni e riunioni elitarie, ma non sembra brillare per coraggio nelle denunce e chiarezza nelle posizioni. Non ama sporcarsi i mocassini…

Personalmente mi si può imputare tutto fuorché scarsa chiarezza nelle posizioni. Sono stato, nei secondi anni Novanta, militante di Rifondazione Comunista, poi candidato sindaco con Città Aperta nel 2001. In ogni circostanza ho preso posizione. Dallo scorso anno ho ripreso a fare politica con ALBA, di cui sono portavoce del nodo sannita, ora sto partecipando alla costruzione di Rivoluzione Civile, all’interno di “Cambiare si può”. Sul «coraggio delle denunzie» ti rispondo: ognuno deve agire nell’ambito che gli è più congeniale. Io credo che l’elaborazione intellettuale sia decisiva quanto la denunzia o il governo dell’esistente. E in quell’ambito ho sempre affermato la “politicità” del mio lavoro. E, quindi, posso dire che le mie scarpe da venti euro portano tutti i segni di questa “compromissione” doverosa con la realtà.

 Lei oltre che in cattedra è stato anche in campo. Sostenne la lista Ora di Medici. Buoni propositi, curriculum specchiati. Vi mancò solo una cosa: i voti… Con il senno del poi, come guarda a quell’esperienza e perché il bottino elettorale fu così magro?

Mi fa piacere che lei ricordi questa esperienza. Avendo maturato giudizio assolutamente negativo sulla prima amministrazione Pepe, stimando Nardone ma trovando disastrosa la sua alleanza non tanto con il senatore Viespoli quanto con chi incarna ai miei occhi la peggiore politica sannita di sempre, promossi, insieme ad altri, ORA e Antonio Medici, pur sapendo la sua vocazione “testimoniale”. In certi momenti testimoniare è l’unica cosa che possiamo fare. Seminando per il futuro. Da quell’esperienza ho avuto conferma che le esperienze, però, vanno sedimentate nel tempo. È necessario costruire soggetti politici non estemporanei che possano farsi portatori, a livello territoriale, di “un’altra politica”, per citare il manifesto di ALBA, «nelle forme e nelle passioni» (controllando sia il narcisismo, la political addiction, sia l’avidità, la “lupa”, «di tuttte brame carca»).

 Ieri Nardone ha smentito con fastidio un presunto immobilismo dell’opposizione. per qualcuno però se non fosse stato per Corona certe pentole non sarebbero mai state scoperchiate. L’associazionismo come surroga della politica?

Ho letto con interesse l’intervista a Carmine Nardone, con il quale ho parlato a lungo, durante e dopo le elezioni scorse. Ribadisco per lui stima e affetto. Nello stesso tempo questioni concrete (penso allo scandalo dell’housing sociale, che ora possiamo immaginare cosa nascondesse) mostrano l’irrilevanza dell’opposizione vista nel suo insieme. Malgrado cadute a ripetizione, malgrado l’insipienza mostrata nella cura (o nel controllo dei conti), malgrado il gradimento sceso a zero anche nell’elettorato, la giunta entra in crisi (e, mi auguro, cade) per iniziativa di un magistrato preparatissimo, motivato e privo di quelle collusioni che spesso hanno reso il Tribunale di Benevento un “porticciolo delle nebbie”. Su sollecitazione di associazioni come “Altrabenevento” che da anni denunziano in città il malaffare e la penetrazione della malavita… Associazionismo e società civile (rigenerata) sprone della buona politica. Con l’auspicio che essa possa farsi promotrice anche di politica…

Corona scende in campo, però. Le giro questa battuta fulminante del sindaco di Salerno De Luca: «De Magistris, Ingroia e Di Pietro nella stessa lista finiranno per indagarsi a vicenda» e le chiedo se non voterà per il partito delle manette.

Fermo restando che ciò che sta nascendo poteva essere fatto meglio, vorrei ricordare che la base programmatica di cui stiamo discutendo anche nelle assemblee non è ispirata a bieco giustizialismo forcaiolo ma al ripristino delle condizioni minime di legalità che, come le vicende beneventane mostrano plasticamente, vengono sistematicamente disattese. Ingroia porta in Rivoluzione civile l’eredità morale di chi è morto per fronteggiare un cancro che appare inestirpabile nel nostro Sud, la malavita organizzata, e che condiziona pesantemente anche qualunque possibilità di crescita economica. Gabriele Corona rappresenta, con la sua storia, molto bene questo progetto. E lo dico soprattutto ai suoi detrattori “a sinistra”. Le sue asperità caratteriali, che ben conosco, e taluni errori di valutazione, non inficiano le battaglie da lui portate avanti, spesso in solitudine. Testimonianza ne sono le cause, le denunzie e le querele che da anni deve fronteggiare. D’altronde fu lui a far venire Ingroia e De Magistris a Benevento in tempi non sospetti…

 Ultima battuta sulla scuola, che è la passione della sua vita. La scuola sannita esce dall’anonimato prima di Natale per le occupazioni, poi con il panettone va in letargo. Per fortuna che quest’anno lo ha ritardato la Palmieri mandando sulle barricate Ragioneria e Scientifico più mezza provincia con il dimensionamento. Che può fare, concretamente, la scuola per migliorare il livello morale di questa città?

Studenti, docenti e personale della scuola hanno, insieme, lottato per tutelare un “bene comune” come la scuola, affermandosi come polo di “resistenza” contro il pensiero unico neoliberista, che vorrebbe equiparare il sapere ad una merce qualunque. Ci possono essere distinguo in questa battaglia (e ci sono stati), errori (e ci sono stati), ma è stata battaglia doverosa. E proprio in quanto luogo di “resistenza” ai processi “aziendalistici” che stanno ristrutturando l’intera società, la scuola è uno dei pochi luoghi in cui può custodirsi un pensiero critico. La stella polare del mio lavoro di educatore è contribuire alla formazione di “teste ben fatte” e di donne ed uomini “giusti”. Confrontandomi con i miei ragazzi sul vero, sul buono e sul bello, e spronandoli sempre alla cittadinanza attiva, mi impegno – nel piccolo pezzo di mondo che mi è affidato – in una “riforma morale” della nostra città.

 

 

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