Inchiesta P3: concessi i domiciliari a Pasquale Lombardi che racconta ai magistrati trame inquietanti.
Da Antimafia duemila del 14 dicembre 2010
Roma. Ha ottenuto i domiciliari Pasquale Lombardi indagato insieme con Flavio Carboni e con l’imprenditore Arcangelo Martino nell’inchiesta sulla cosiddetta loggia P3. Il giudicie romano Giovanni de Donato, considerata la collaborazione fornita da Lombardi recentemente e anche le sue condizioni di salute e l’età, 77 anni, ha rilevato la sussistenza di una «indubbia attenuazione delle esigenze cautelari» e perciò con il parere favorevole della Procura ha concesso gli arresti domicialiari. Pasquale Lombardi insieme con Carboni e Martino è indagato per violazione della legge Anselmi che punisce la ricostituzione di società segrete. Il giudice Giovanni De Donato accogliendo la richiesta del difensore Corrado Oliviero ha concesso gli arresti domiciliari illustrandone le ragioni in un documento di due pagine nel quale in sostanza riassume le ragioni per le quali a suo giudizio si sono attenuate le esigenza di detenzione in carcere dell’indagato. Soprattutto ha influito nella decisione del giudice la collaborazione data da Lombardi. In particolare riferendosi all’interrogatorio avvenuto il 3 dicembre scorso a Opera (Milano) il magistrato sottolinea che «l’indagato ha ulteriormente riscontrato il quadro indiziario esistente, sia riguardo alla esistenza della società Sceleris in contestazione, sia riguardo ai numerosi delitti-fine perpetrati, rendendo dichiarazioni di esplicita ammissione sul ruolo illecito svolto a vario titolo in concorso con lui». In particolare nell’ordinanza si fa riferimento alle dichiarazioni di esplicita ammissione sul ruolo illecito svolto a vario titolo in concorso con lui da «Marcello Dell’Utri, Arcangelo Martino, Flavio Carboni, Denis Verdini, Giacomo Caliendo, Martone Antonio e dall’avvocato generale dello Stato Oscar Fiumara in ordine alla vicenda inerente al cosiddetto Lodo Mondadori». Nell’ordinanza poi si fa ancora riferimento «al ruolo illecito svolto a vario titolo con Lombardi da Marcello Dell’Utri, Giacomo Caliendo, Denis Verdini, Antonio Martone (giudice di Cassazione), Flavio Carboni, Arcangelo Martino e potenzialmente Arcibaldo Miller (capo ispettori ministeriali) in ordine alla vicenda inerente al Lodo Alfano; da Nicola Cerrato (procuratore aggiunto di Milano) sulla vicenda dell’acquisizione di informazioni riservate presso la Procura della Repubblica di Milano nell’interesse di Roberto Formigoni; da Vincenzo Carbone (già primo presidente della Cassazione) e potenzialmente da Giacomo Caliendo in ordine ai favori da procurare allo stesso Carbone per ipotetiche agevolazioni; da Arcangelo Martino e potenzialmente Marcello Dell’Utri in ordine alla consegna a quest’ultimo di curricula relativi a Vincenzo Carbone, Antonio Martone per ipotetiche agevolazioni ottenute da parte dei predetti e in ordine alla potenziale candidatura di Gianni Lettieri alla presidenza della Regione Campania. Ora tali dichiarazioni rese da Lombardi nell’interrogatorio del 3 dicembre scorso, pur riguardando solo una parte delle attività illecite emerse con una certa chiarezza nel corso delle indagini preliminari comunque lumeggiano una parziale rilevante volontà di allentare e forse iniziare a interrompere i rapporti delittuosi con i sodali della societas sceleris in contestazione». «Tale quadro sopra sintetizzato -si legge nel documento- quindi lumeggia, pur a fronte delle esigenze cautelari di eccezionale rilevanza per gli interessi istituzionali e sociali in gioco, una indubbia attenuazione di tali esigenze cautelari rispetto a Pasquale Lombardi. Tale attuazione, dovuta a tali citati elementi nuovi sopravvenuti, se collegata all’età del Lombardi e ai suoi problemi di salute, implica la possibilità di sostituire nei confronti di Lombardi la custodia cautelare in carcere con la misura cautelare degli arresti domiciliari, inevitabilmente supportata non solo dal tipico divieto di comunicazione, tramite qualsiasi mezzo con chiunque non sia suo famigliare convivente o il suo difensore o medico curante, ma da controlli e vigilanza particolarmente intensi e scrupolosi sull’effettivo rispetto di tale regime custodiale». «Tale citata attenuazione delle esigenze cautelari -prosegue- non implica che le stesse siano venute meno, anzi sono ancora da considerarsi piuttosto allarmanti, quindi ne consegue che l’istanza principale della revoca della custodia cautelare in carcere deve essere rigettata». Paquale Lombardi per disposizione del magistrato dovrà risiedere nella sua abitazione di Cervinara in provincia di Avellino.