Sequestrati agli imprenditori del clan dei casalesi beni immobili e depositi bancari del valore di 150 milioni di euro.
CASERTA. Ad una settimana dall’operazione “Il principe e la scheda ballerina” che, lo scorso 6 dicembre, portò all’esecuzione di 57 ordinanze di custodia cautelare contro il clan dei Casalesi, coinvolgendo anche noti personaggi politici, come il deputato Nicola Cosentino, gli agenti della Dia di Napoli nella mattinata di lunedì hanno posto in essere 15 provvedimenti di sequestro di beni per un valore di oltre 100 milioni di euro. Si tratta di quattro impianti per la lavorazione del calcestruzzo, che agivano in condizioni di “oligopolio” nella provincia di Caserta, e una nota discoteca di Riccione.
I beni sono riconducibili a: Salvatore Cantiello, detto “Carusiello”, 41enne di Casal di Principe, relativamente ad un fabbricato insistente nella cittadina di residenza;
Maurizio Capasso, 41enne di Casal di Principe (cugino del capo clan Giuseppe Russo, detto “’O Padrino”), con riferimento a un’impresa individuale, a Casal di Principe; quattro appezzamenti di terreno a Casal di Principe e Santa Maria La Fossa; dieci auto e motoveicoli; un rapporto bancario;
Antonio Corvino, 41 anni, ex assessore del Comune di Casal di Principe e, negli ultimi tempi, consigliere di opposizione, relativamente a otto rapporti bancari e due automotoveicoli;
Luigi Corvino, 45 anni, di Casal di Principe, con riferimento a una società e un’impresa individuale con sede a Casal di Principe, nonché una quota di due distinte società, una delle quali operante nel settore sanitario in San Cipriano d’Aversa), e l’altra nell’ambito immobiliare ad Aversa; un fabbricato e cinque appezzamenti di terreno a Minturno (Latina) e di Casal di Principe; cinque rapporti bancari e tre tra autovetture e motoveicoli;
Nicola Corvino, 48 anni, di Casal di Principe, relativamente a due società di notevoli dimensioni operanti nei settori delle lavorazioni edili e del calcestruzzo, a Casal di Principe; un fabbricato e due appezzamenti di terreno, a Casal di Principe; sei rapporti bancari e un’autovettura;
Nicola Di Caterino, 52 anni, di Casal di Principe, con riferimento a: una società di costruzioni edili con sede legale in Roma, una quota della quale è di proprietà di altra società, fittizia, con sede in Gran Bretagna; un fabbricato a Castel Volturno; sei rapporti bancari e tre tra autovetture e motoveicoli;
Gennaro Diana, 57 anni, di Casal di Principe, in relazione a: una società immobiliare in Caserta, nonché due società di costruzioni edili, rispettivamente a Casal di Principe e Capua; numerosi fabbricati, o porzioni degli stessi, nonché appezzamenti di terreno a Capua, Cellole, Castel Volturno e Casal di Principe; 17 rapporti bancari e tre autovetture; Vincenzo Falconetti, 61 anni, di Casal di Principe, con riferimento a: due immobili a Casal di Principe ed un appezzamento di terreno a Castel Volturno; nove rapporti bancari e tre tra autovetture e motoveicoli;
Mario Iavarazzo, 36 anni, di Napoli, in relazione a: due ditte individuali, con sede rispettivamente a Casal di Principe e San Marcellino, due rapporti bancari e quattro tra autovetture e motoveicoli;
Alfonso Letizia, 66enne di Casal di Principe, per quanto attiene a: una ditta individuale e una società operanti nel settore del calcestruzzo, nonché una quota di una società operante nel settore delle cave, a Mondragone; 14 fabbricati a Mondragone e 29 appezzamenti di terreno siti nei comuni Grazzanise, Falciano del Massico, Carinola e Mondragone; tre rapporti bancari;
Giovanni Lubello, 35enne di Casal di Principe (genero di Francesco Bidognetti, alias “Cicciotto ‘e mezzanotte”, capo storico dell’omonima fazione dei Casalesi), in relazione a una società operante nel settore informatico con sede nel citato comune e 10 rapporti bancari;
Giuliano Martino, 39enne di Casal di Principe (cognato del capo clan Giuseppe Russo, detto “’O Padrino”), con riferimento a un’impresa individuale e un fabbricato in costruzione, a Casal di Principe;
Flavio Pelliccioni, 55enne di Monte Colombo (Forlì), con riferimento a due società ed alcune quote sociali, per varie attività con sede a Riccione, Milano e Ravenna. Tra queste, la società cui fa capo una nota discoteca della riviera romagnola, il “Beach Cafè”, e quattro rapporti bancari;
Antonio Russo, 51enne di Casal di Principe, con riferimento ad una quota in una società edile con sede a Ravarino (Modena), due rapporti bancari, un appezzamento di terreno a Casal di Principe;
Vincenzo Schiavone, 57enne di Casal di Principe, in merito a quote di una locale società sportiva, un fabbricato e appezzamenti di terreno nei comuni di Casal di Principe e Santa Maria La Fossa, nonché due rapporti bancari.
Contestualmente, i carabinieri del comando provinciale di Caserta hanno eseguito altri sequestri per un valore di 50 milioni di euro nei confronti di altri otto destinatari delle ordinanze di custodia cautelare eseguite il 6 dicembre: i fratelli Angelo Ferraro, 38enne di Casal di Principe, ex assessore comunale; e Sebastiano Ferraro, 44enne di Casal di Principe, consigliere della Provincia di Caserta; Salvatore Capasso, 52enne di Casal di Principe; Stefano Di Rauso, 71enne di Capua, imprenditore; Gaetano Iorio, 70enne di San Cipriano d’Aversa, imprenditore; Salvatore Iorio, 43enne di San Cipriano d’Aversa, imprenditore; Nicola Palladino, 55enne di Pastorano, imprenditore; Alessandro Cirillo, 35enne di Casal di Principe, elemento di vertice della fazione Bidognetti. Le indagini patrimoniali, coordinate dal procuratore aggiunto Federico Cafiero de Raho e dai sostituti procuratori Francesco Curcio, Giovanni Conzo, Antonio Ardituro, Henry John Woodcock, approfondendo, nello specifico settore, gli elementi informativi e probatori hanno permesso di individuare un consistente patrimonio nella disponibilità delle persone indagate, responsabili, oltre che di reati associativi, anche di concorso in riciclaggio.
In sostanza, le indagini hanno acclarato che: risorse pubbliche venivano assegnate a imprese compiacenti mediante aggiudicazione di appalti; gli imprenditori hanno ricoperto stabilmente un ruolo di riferimento per l’organizzazione camorristica nello strategico settore della produzione e vendita di calcestruzzo, mettendo stabilmente a disposizione del clan i propri impianti produttivi e le proprie strutture societarie allo scopo di ottenere, come contropartita, l’imposizione delle forniture di calcestruzzo prodotto dalle proprie imprese su cantieri controllati.
Il sequestro operato dai carabinieri ha interessato 180 beni immobili, tra cui una villa, appartamenti, terreni, autorimesse e locali commerciali, 10 società, 60 veicoli, tra auto di lusso e mezzi industriali, il tutto per un valore stimato in circa 50 milioni di euro, a cui vanno ad aggiungersi polizze assicurative-ramo vita e numerosi rapporti bancari/postali.