Zamparini e false attestazioni di invalidità: GIP contro PM.
Inchieste su apertura centro commerciale e invalidità: Napoli non decide sugli arresti e rinvia tutto all’autunno
Si è risolta, ieri, in un nulla di fatto la seduta del Tribunale del Riesame di Napoli per decidere sul prosieguo di due importanti inchieste giudiziarie. Esse sono state avviate dalla Procura della Repubblica di Benevento e si sono imbattute nei pareri discordi, sulle misure cautelari e di interdizione da prendere a carico degli indagati, di due diversi Giudici delle indagini preliminari, del medesimo Foro sannita. A causa la delicatezza della questione e del periodo ferragostano, il giudice partenopeo ha rinviato a nuovo ruolo l’udienza in merito che si terrà all’inizio dell’autunno prossimo.
Le inchieste sono due. La prima riguarda la tormentata apertura, avvenuta nel 2006, del centro commerciale “I Sanniti”, nato su impulso dell’imprenditore Maurizio Zamparini. La seconda è un’ipotizzata truffa per la concessione delle invalidità civili.
Nel primo caso il sostituto procuratore della Repubblica, Antonio Clemente, aveva proposto al Gip, Maria Di Carlo, otto misure interdittive dall’esercizio della professione, un obbligo di dimora e due ordinanze di custodia cautelare agli arresti domiciliari, oltre al sequestro dei beni, a carico di tecnici, imprenditori e amministratori. Gravi le ipotesi accusatorie: corruzione, istigazione alla corruzione, truffa e abuso di ufficio da qui la richiesta di adozione dei provvedimenti restrittivi o impeditivi, ma la Di Carlo non è stata dello stesso avviso e Clemente ha fatto ricorso al Tribunale del Riesame.
Nell’altro caso, lo stesso Clemente e l’altro sostituto procuratore beneventano, Giovanni Tartaglia Polcini, sono stati ancora più severi, chiedendo otto ordinanze di custodia cautelare, sei ai domiciliari e due in carcere, per i reati connessi a delle presunte false attestazioni di invalidità civili, prima respinte e poi accettate, contestati a vari medici specialistici, nell’ambito di un’indagine che comunque vede altre persone coinvolte. Anche in questo caso però il Gip, stavolta Flavio Cusani, non ha condiviso le esigenze cautelari alla base delle misure propostegli. Ricordiamo che alle misure restrittive si può far ricorso se ricorre, almeno, una delle seguenti tre ipotesi: pericolo di fuga, d’inquinamento delle prove e di reiterazione del reato da parte de chi è indagato.
A rendere nota l’esistenza di queste inchieste e della contestuale decisione sul prosieguo delle stesse che si sarebbe dovuta avere, ieri a Napoli, è stato il presidente dell’associazione ambientalista e contro il malaffare “Altrabenevento” Gabriele Corona con una sua nota, lo scorso 10 agosto. In essa Corona, tra l’altro, ha scritto che: “Nel caso dell’inchiesta sull’apertura del centro commerciale, tali richieste di arresto, a seguito di una strana fuga di notizie, avevano procurato molta agitazione nel modo politico beneventano”. Corona ha pure precisato che “gli indagati hanno la facoltà di difendersi innanzi al Tribunale del Riesame e quindi possono conoscere gli atti che, invece, sono ancora coperti da segreto per i denuncianti, le parti offese e i cittadini. Solo gli avvocati difensori degli imputati hanno la libertà di fornire notizie ai giornalisti”.
I nomi dei difensori, resi noti dalla stampa, dei legali in questione sono quelli di Umberto Del Basso De Caro, Mariella Cari e Grazia Luongo per l’inchiesta sul centro commerciale, Antonio Leone, Andrea De Longis jr, Vincenzo Regardi e Luca Russo per quella sulle concessioni delle invalidità.