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Il giudice per l’Udienza preliminare non ha affatto prosciolto l’amministratore della CON.CA. scarl, da tutti i reati contestati dal Pubblico Ministero.

Comunicato stampa del 7 luglio 2010

Probabilmente a causa di informazioni sommarie, la stampa ha pubblicato oggi notizie che risultano non del tutto esatte relativamente alle conclusioni cui è pervenuto il Giudice per l’Udienza preliminare chiamato a pronunciarsi sulla richiesta di rinvio a giudizio dell’amministratore della società CON.CA., arch. Maurizio Triola, la moglie Maria Rosaria Di Biase ed altre 12 persone, per ipotesi di reati connessi alla realizzazione del Piano di Recupero di via Galanti.

Infatti, dalla sentenza emessa ieri dal GUP, si legge “non luogo a procedere contro TRIOLA Maurizio e DI BIASE Maria Rosaria in ordine ai reati di cui agli artt. 640 cpv e 640 bis c.p. contestati al capo A) dell’imputazione perché il fatto non sussiste”.

Il Pubblico Ministero con la richiesta di rinvio a giudizio depositata il 16/12/2009 ha indicati Triola Maurizio e Di Biase Maria Rosaria imputati per i reati previsti dall’art. 640 (Truffa) a danno di 11 promissari acquirenti; dall’art. 640 cpv- capoverso (Truffa ai danni del Comune) e 640 bis (Truffa ai danni della Regione per l’acquisizione di contributi non dovuti). E’ evidente, quindi che il non luogo a procedere per Triola e la moglie, per quanto scritto nella sentenza del GUP, si riferisce alla truffa a danno del Comune e della Regione, ma non alla truffa a danno delle famiglie alle quali è stato richiesto il pagamento di maggiori costi per l’acquisto dell’alloggio.

Le motivazioni della Sentenza che il Giudice per l’Udienza Preliminare fornirà tra pochi giorni, chiariranno probabilmente la questione e soprattutto sarà possibile comprendere per quali motivi egli ritiene che la Regione non sia stata truffata pur avendo elargito contributi per i quali lo stesso GUP, con la medesima sentenza di ieri, ha disposto l’invio della consulenza tecnica alla Procura Regionale della Corte dei Conti che deve verificare il danno all’erario per la elargizione di tali finanziamenti.

Con la sentenza, infine, il GUP ha disposto “che gli atti relativi agli altri capi di accusa siano restituiti al P.M. affinchè provveda alla citazione a giudizio diretta”.

Per la precisione gli altri reati contestati per i quali non c’è alcun proscioglimento sono:

Capo C) reati edilizi per la costruzione del lotto C-D in assenza di efficace concessione edilizia, contestati a: Triola Maurizio- amministratore della CON.CA., Moleti Sergio -direttore dei lavori e i 4 amministratori delle ditte che hanno effettuato i lavori;

Capo D) abusi edilizi per la costruzione del 5° piano abusivo sui lotti realizzati, contestati a: Triola Maurizio, Moleti Sergio e due amministratori delle ditte costruttrici;

Capo E) falsità materiale per la certificazione delle opere realizzate in conformità al progetto a carico di: Cassano Francesco- ex dirigente del Settore Urbanistica del Comune di Benevento, Moleti Sergio- direttore dei lavori, Barbi Ugo- responsabile del Settore edilizia agevolata della Regione Campania;

Capo F) false informazioni al P.M. e favoreggiamento relative alle polizze fideiussorie false, contestati a: Martorano Bettino- consulente assicurativo.

Maurizio Triola non è stato prosciolto neppure per il reato di corruzione, cioè per la tangente di 30.000 euro che secondo il P.M. egli avrebbe pagato all’ex Commissario dello IACP, Bruno Andreucci per il tramite dell’avv. Aniello Mele, docente alla Università di Benevento. Gli atti relativi a tale grave contestazione, il capo B) della richiesta di rinvio a giudizio, sono stati inviati infatti al Tribunale di Napoli per i provvedimenti conseguenti.

Il presidente – Gabriele Corona

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