Il Comune dimentica l’area di via Galanti
Da Il Mattino dell’8 giugno 2010.
Con il PIU Europa, ovvero il progetto integrato urbano di Benevento, l’amministrazione comunale dichiara di voler anche portare a compimento il Programma di Recupero del Rione Libertà, definito dall’amministrazione Viespoli nel 1999 e composto da 13 progetti, finalizzati a riqualificare il più popoloso dei quartieri della città. Dopo dieci anni, queste le opere portate a compimento: la nuova struttura che ospita gli uffici della Regione, della Provincia e del Provveditorato; il recupero dello stadio Meomartini e del Lazzaretto; la strada lungo il fiume Sabato. Alcuni di quei progetti, completamente riformulati, il nuovo ponte sul fiume Sabato, Spina verde e parco urbano, sono inseriti nel PIU Europa, ma per l’area di via Galanti, quella alle spalle della chiesa San Modesto, dove di recente gli abitanti hanno protestato per la fogna insufficiente, ancora non si comprende come l’amministrazione vuole procedere. Il progetto Piano di Recupero Urbano di via Galanti, fu affidato per la realizzazione ad agosto del 2000 alla società consortile Con.Ca. di Napoli, che a sue spese avrebbe dovuto costruire 80 alloggi e numerosi negozi, da vendere a prezzo concordato con il Comune, e realizzare le opere di urbanizzazione, cioè fogne, strade, impianto di illuminazione, parcheggi, campo giochi, verde pubblico e una piazza da cedere gratuitamente all’ente. Com’è noto, la ditta ha costruito solo metà degli alloggi previsti e li ha venduti ad un prezzo che il Comune e successivamente anche il Giudice Civile, hanno giudicato eccessivo. Agli inizi di settembre del 2008, il dirigente del Settore Urbanistica, Nazzareno Lanni, dopo aver contestato pure la realizzazione di un piano abusivo su due edifici completati e la mancata realizzazione delle opere di urbanizzazione, ha rescisso il contratto con la Con.Ca. Successivamente, il consiglio comunale con apposita delibera di novembre 2008, ha deciso di acquisire al patrimonio comunale il lotto ancora in costruzione, denominato C-D, e di completare direttamente i 18 alloggi da assegnare ai legittimi promissari acquirenti. Ma da allora, tranne l’avvio di procedura per la presa di possesso del cantiere da parte del Comune, nulla è accaduto. Formalmente, alcune difficoltà tecniche si sarebbero frapposte, come la impossibilità di notificare gli atti alla ditta che intanto ha cambiato sede, ma la situazione appare più complessa e il Comune, dopo le dimissioni di Nazzareno Lanni, è apparso più attendista. Non è stato ancora deciso, ad esempio, come farà l’amministrazione a pagare alla ditta CON.CA. le opere realizzate che ora devono essere acquisite al patrimonio pubblico. Infatti, l’Ente avrebbe dovuto far fronte alla spesa con i fondi da riscuotere dalla assicurazione, ma la polizza presentata dalla ditta CON.Ca è risultata inefficace. Neppure il Comune ha deciso con quali soldi dovrebbe completare la costruzione degli alloggi e quali sarebbero i legittimi prenotatari ai quali assegnarli, considerato che dodici appartamenti sono stati promessi in vendita due volte a famiglie diverse. Almeno su questo fronte, però, un passo avanti è previsto a breve perché in questo mese il giudice civile deve pronunciarsi sul ricorso presentato dai primi firmatari dei contratti che poi la Con.Ca. ha rescisso in modo unilaterale. Finalmente, quindi, le 24 famiglie coinvolte in giudizio, sapranno quali potranno rivolgersi al Comune per pretendere i lavori di completamento della casa attesa da circa 8 anni. Il 6 luglio è anche prevista la prima udienza del processo penale a carico dell’amministratore della Con.Ca. per gli illeciti contestati dal Pubblico Ministero Giovanni Tartaglia Polcini e il Comune ha già deciso la costituzione di parte civile. Sarà anche quella l’occasione per fare il punto complessivo sulla intera questione.