Alla Provincia “La Giornata antiracket all’insegna della legalità e della trasparenza
Da Gazzetta di Benevento del 21 maggio 2010
Il convegno, promosso dal Sindacato Imprese Appaltatrici Lavori Pubblici, è stato moderato da Danila De Lucia
Si è svolto alla Rocca dei Rettori l’annunciato incontro che il Sialp (Sindacato Imprese Appaltatrici Lavori Pubblici) e la Provincia di Benevento, per il terzo anno consecutivo, hanno dedicato alla di riflessione e di discussione sulle infiltrazioni mafiose negli appalti pubblici.
“La Giornata antiracket all’insegna della legalità e della trasparenza”, che è stata moderata dalla giornalista Danila De Lucia e promossa con il patrocinio della Regione Campania e del Comune di Benevento, è stata seguita da un pubblico attento composto anche da giovani, che ha risposto all’invito di Rosaria Pisaniello, responsabile Mezzogiorno e Isole per il Sialp.
La Promotrice della manifestazione ha detto: “L’esigenza di questi incontri nasce diversi anni fa; ed alla luce di tutto quello che sta succedendo in questi giorni, sul tema degli appalti pubblici, questa materia andava portata alla luce del sole.
Personalmente, dico queste cose da anni: è soprattutto importante far capire i giovani che questo meccanismo degli illeciti appalti pubblici e delle tangenti non può continuare ad andare avanti: da una parte c’è la delinquenza organizzata nel mercato del lavoro, dall’altra parte ci sono quelli che siedono sulle poltrone e pensano di essere onnipotenti, bypassando tutte le regole.
Per cui, ai ragazzi, non rimane niente: metà alla malavita, metà alla politica. Come è possibile tutto questo? Noi a loro dobbiamo dare un messaggio di cambiamento, dobbiamo far capire che in un mercato delle regole e del rispetto delle regole, c’è posto per tutti: ecco, questo è il messaggio che vogliamo dare.
Tutti siamo importanti, a patto che ognuno nel suo piccolo faccia il proprio dovere: solo così questa società cambia. E il fatto che ognuno di noi, quando ha visto queste cose, ha fatto finta di non vederle, chiudendo gli occhi, ci ha portato oggi a questa situazione; per cui noi siamo complici: non siamo delle vittime, siamo complici del malaffare”. Annachiara Palmieri, assessore provinciale alle Politiche Sociali, nell’introdurre la giornata, ha ricordato soprattutto ai più giovani il triste fenomeno di una buona parte del Paese ostaggio della criminalità mafiosa e del coraggio che uomini illustri, quali Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, hanno dimostrato in vita per combattere la criminalità organizzata.
Il presidente della Provincia Aniello Cimitile ha detto che bisogna avere il coraggio di parlare a tutti. “Una società moderna ha bisogno, su queste tematiche, di un sistema sociale che sia diffuso ed articolato, dove ognuno faccia la sua parte: che sia un sistema di prevenzione e di solidarietà, ma anche di grande attenzione alla legalità e alla sicurezza. Il messaggio che si vuole lanciare dalla Provincia di Benevento è che noi tutti ci battiamo per diffondere la cultura della legalità, della sicurezza e della solidarietà, al di là delle altre iniziative concrete che comunque facciamo, come i Protocolli di legalità o il Fondo per la lotta anticrisi; insomma, tutte iniziative concrete per mobilitare lavoro, per fare attività di trasparenza e di pulizia, per sostenere chi è in difficoltà e coordinarsi con le altre istituzioni e con le Forze dell’ordine.
Uno sforzo permanente che è fatto di diffusione culturale, di confronto ed anche di individuazione di soluzioni e di esperienze che vengono portate da altri per continuare a garantire, in questo territorio, una possibilità di essere sempre il vento buono della Campania: anzi, esserlo di più, perché non ci accontentiamo di avere fortunatamente livelli di criminalità non paragonabili ad altre zone della nostra stessa regione, ma noi vogliamo sempre migliorare e soprattutto fare in modo che, questo che è un “valore” della nostra società, permanga e si sviluppi ulteriormente”. L’imprenditore Pino Masciari, che per aver osato opporsi al racket, ha visto sconvolta la propria vita e che non mancato mai agli appuntamenti del Sialp per portare la propria testimonianza, ha ottenuto dalla platea applausi a scena aperta quando ha sollecitato i giovani a svegliare le coscienze dei più anziani.
“Dobbiamo unire le forze in maniera trasversale – ha detto Masciari – non è questione di chi governa, qui è questione di volontà di credere in certe cose. Bisogna passare dal dire al fare.
Ecco perché è arrivato il momento, contro ogni forma di organizzazione mafiosa, di organizzare il coraggio: perché ne abbiamo proprio bisogno”.
L’imprenditore ha continuato dicendo che lui era al massimo del successo ed era diventato ricco, ma ad un certo punto ha dovuto dire “basta” e ha dovuto ringraziare la moglie per averlo incoraggiato e seguito nella battaglia per la legalità nonostante le difficoltà
“Ho avuto e continuo ad avere tantissima solidarietà, da parte di Comuni, istituzioni – ha spiegato Masciari – ma ne ho avuta pochissima dalla mia amata Calabria. Forse perché sono timidi: non posso dire che l’intera regione è tutta in mano alla criminalità, però c’è una bella fetta di illegalità e di mafia: per questo c’è sempre tanta gente che ha paura, perché teme rappresaglie. Ecco: per cambiare davvero, organizziamo il coraggio. Soli, siamo tutti indifesi; essere in tanti, significa avere più forza per combattere.
Dalla Calabria non vedo segnali forti. La Sicilia ha fatto passi in avanti perché c’è stata una azione sinergica da parte dell’associazionismo e da parte della magistratura, che è stata in prima linea segnando la storia d’Italia sotto questo profilo: ci sono stati imprenditori che si sono ribellati e hanno pagato con la vita, come Libero Grasso.
In Calabria c’è poco, sono molto timidi. Anche la Chiesa in Calabria, come la società civile, come politici: sono timidi, cioè né pesce e né carne. Devono fare di più e decidere da che parte stare. E alle persone come me, devono dare tutto l’appoggio possibile, perché io vivo ancora da esiliato. Dalla mia gente, dai miei concittadini, non è arrivato mai un segnale di ribellione contro questa mentalità, contro questa cultura mafiosa.
Quando Pino Masciari ha denunciato, era un imprenditore che creava sviluppo ed economia in quella terra tanto martoriata, tanto violentata, che va avanti attingendo ai contributi pubblici, con l’assistenzialismo ed il clientelismo. Ho denunciato tutto questo quando non se ne parlava, quando, addirittura, la n’drangheta non esisteva ufficilamente: solo nel 2008 si è capito che è una tra le più potenti organizzazioni malavitose al mondo.
L’hanno definita “liquida”, perché è riuscita ad entrare nelle istituzioni: elegge senatori in Parlamento, riesce ad entrare ed inquinare grandi società, contribuisce alle loro evasioni fiscali per cifre enormi. Questa organizzazione ha una potenzialità economica: per questo dico che non basta la sola volontà: nel Mezzogiorno, più che di sviluppo economico, c’è necessità di uno sviluppo “civile”: è questa la prima fase. Solo dopo seguirà quella economica”.
E’ quindi intervenuto Pietro Esposito, Provveditore agli studi di Benevento il quale ha avvertito: “su questo tema, non c’è bisogno di maestri: abbiamo bisogno invece delle testimonianze. E le amministrazioni devono dare l’esempio, in quanto i ragazzi solo vedendo delle testimonianza, il modo di fare e di agire di una persona, riescono davvero a capire se quella è una persona trasparente, onesta che ama la legalità. E’ la testimonianza che dobbiamo sempre essere pronti a dare. Giovanni Falcone diceva: “La mafia non è invincibile, è un fatto umano e, come ogni fatto umano, ha avuto un inizio ed avrà pure una fine”.
La scuola sannita ha mostrato da sempre grande sensibilità verso i temi della legalità ed una fitta rete interistituzionale ha consentito che studenti di tutte le età si formassero al rispetto delle regole e alla rafforzamento della cittadinanza attiva”.
E’ poi intervenuto Gabriele Corona, presidente di “Altra Benevento”.
“Noi riteniamo – ha detto Corona – che non si riesca a costruire nulla di sostenibile, dal punto di vista dello sviluppo o dell’ambiente, dal punto di vista delle relazioni umane, se non si contrasta una logica, che non è solo quella della criminalità: è quella del malaffare che, invece, è cosa molto più diffusa.
Il nostro rapporto con gli imprenditori non è certo un idilliaco; spesso ci scontriamo, perché in questi anni più volte abbiamo detto che il problema non è solo il racket: gli imprenditori si lamentano quando c’è il taglieggiamento, quando nel cantiere arriva il clan a chiedere la tangente.
Ma il problema è che non si lamentano mai quando c’è la devastazione sul territorio, che, molto spesso, dipende dagli abusi: non solo dalle responsabilità dell’imprenditore, ma anche da parte delle pubbliche amministrazioni che rilasciano le autorizzazioni. Credo che questa percezione stia cambiando.
Ciò è importante soprattutto in questo momento in cui, in questa provincia, la concorrenza sleale agli imprenditori locali, da parte di imprenditori che vengono da altre realtà (e che sono tutti in odore di camorra) a riciclare qui danaro sporco.
E’ cambiato l’atteggiamento dei gruppi camorristici, perché una volta si veniva per imporre il pizzo, per avere la tangente, oggi molto spesso si rinuncia a partecipare alle gara di appalto, perché si preferisce investire soldi sporchi, provenienti dal traffico di droga, soprattutto, per realizzare delle opere che servono a “lavare” quelle risorse.
La percezione che questo livello di abuso e d’infiltrazione sia diventato grosso, rende anche i nostri imprenditori un po’ più attenti: non solo a lamentarsi del racket, ma anche a quello che deve accadere per il rispetto delle regole”. Ha portato poi la propria testimonianza anche Nazareno Orlando, sia quale consigliere comunale di opposizione, sia quale presidente della Associazione “Paliamone”.
Secondo Orlando l’indignazione civile è una molla che nel Sannio ancora non scatta. “I giovani dovrebbero indignarsi di più rispetto alle cose che non vanno. Come associazione, stiamo preparando una campagna dal titolo “Chi sa, parli”.
Ma non è semplice: non è semplice in Campania, in Sicilia, ma neanche al Nord.
A Benevento ci sono 300 giovani che ogni giorno usufruiscono del servizio sulle tossicodipendenze, ma il dato più preoccupante è legato all’identikit di questi giovani, che negli ultimi anni ha subito notevoli trasformazioni: il disagio che si è trasferito da soggetti di bassa scolarità e situazioni familiari di grandi difficoltà, a soggetti molto più scolarizzati e consapevoli della gravità di certe scelte.
Mentre noi perdiamo tempo, anche nei consigli comunali sulle pizze o cazzate varie che vogliamo fare, in questa città, succedono cose che in pochi hanno il coraggio di dire: mettiamoci tutti insieme e capiamo che la droga fa male, la droga aiuta il racket. Basta con le chiacchiere, agiamo, ognuno per la sua competenza”.
Billy Nuzzolillo, che è presidente di Sanniopress, ha affermato la validità delle testimonianze in incontri come quelli del Sialp che servono a capire meglio ciò che accade in questa nostra società.
“Benevento sta cambiando, si sta trasformando nel corso degli ultimi anni: sono accaduti episodi che ci fanno molto pensare. La nostra società è in via di trasformazione.
L’anno scorso c’è stato un omicidio di chiaro stampo camorristico, nel popoloso rione Libertà; recentemente c’è stato l’episodio dei due proiettili fatti recapitare ad un sostituto procuratore, che tra l’altro è uno di quelli maggiormente impegnati in prima linea nella lotta al malaffare soprattutto nella pubblica amministrazione; e ci sono, in questo ultimo periodo, aspetti che fanno comprendere anche quanto sia difficile fare la professione di giornalista in questa città.
C’è uno strano silenzio, ma in questa città credo che ci sia una vera e propria emergenza informativa: la criminalità organizzata e l’informazione libera, sono due entità antitetiche, poiché la criminalità organizzata può prosperare solo nel buio informativo, in una penombra chi lascia scorgere solo notizie ininfluenti, addomesticate.
Quando accade che in una economia debole come la nostra l’informazione dipende soprattutto dalla pubblicità e dalla sovvenzione degli enti pubblici, si innesta un meccanismo perverso, che talvolta porta, come in tante zone del Mezzogiorno, spesso gli editori ad essere conniventi con quanto prodotto dalla classe dirigente e politica.
Oggi è difficile operare persino nella quotidianità: a Benevento il clima sta davvero cambiando ed è il caso che in questa città si inizi a ragionare rispetto a questi problemi, davvero con la massima partecipazione». Non è potuto venire a Benevento il presidente della Regione Publia Nichi Vendola, che pure era stato annunciato come sicuro: al suo posto ha preso la parola Lorenzo Nicastro, assessore della stessa Giunta pugliese.
Nicastro ha affermato di aver appreso con disappunto che anche nel Sannio, che si supponeva essere una oasi di tranquillità nel pandemonio campano, accadono cose gravi con la presenza di criminalità organizzata.
Nicastro ha ricordato che rispetto ai problemi della Sacra Corona Unita la Regione Puglia è stata premiata al Forum della Pubblica amministrazione per un progetto denominato “Tecnofor” che consiste in un’implementazione di strumenti telematici e di altra tecnologia messi a disposizione delle Forze di polizia giudiziaria sul territorio che hanno consentito di scoprire, in un anno e mezzo, centinaia di discariche abusive e di effettuare centinaia e centinaia di sequestri.
Se si trafficano rifiuti, anche quelli speciali, ha commentato amaramente l’assessore, si rischia qualche mese di arresto o qualche migliaio di euro di multa: perché, quindi, trafficare in droga o in armi, visto che in quel caso le pene sono molto superiori? Trafficare illecitamente in rifiuti significa guadagnare molto di più e rischiare molto di meno: da qui l’intreresse della malavita organizzata che occorre combattere con forza.
Durissimo l’intervento dell’europarlamentare Luigi De Magistris che non ha lesinato fendenti a chicchessia, scagliandosi in particolare contro il Governo centrale, ma denunciando pure le connivenze a tutti i livelli e in tutti i partiti con la malavita organizzata.
“Isole felici, purtroppo, in Italia non ce ne sono più – ha ammonito De Magistris – nemmeno in Valle d’Aosta o in Trentino Alto Adige, men che mai a Benevento.
Bisogna vigilare, perché la criminalità organizzata si espande, così come il crimine cosiddetto comune, giorno dopo giorno.
C’è un’attività di contrasto importante delle Forze dell’ordine e della Magistratura, ma quello che preoccupa in questo momento moltissimo, è la capacità d’infiltrazione nell’economia, nella finanza e nelle istituzioni e in Parlamento- della criminalità organizzata dei colletti bianchi: quella, cioè, che si consolida attraverso la gestione illegale di denaro pubblico; quella che ci stanno consegnando inchieste molto importanti come quella di Perugia, un cancro per la democrazia. Da questo punto di vista, quindi, iniziative come queste, che consolidano la mobilitazione civile e culturale e l’impegno della popolazione, sono fondamentali non solo come sostegno alle istituzioni, ma anche e proprio come battaglia culturale e battaglia civile”.
De Magistris ha contestato senza giri di parole alcuni provvedimenti governativi che a suo dire favorirebbero la criminalità organizzata anziché ostacolarla ed ha attaccato sul piano politico la presenza di Nicola Cosentino al vertice del Comitato Interministeriale per la programmazione economica: non può stare a quel posto chi, con tutte le presunzioni di innocenza che gli si devono, è stato ritenuto dalla Magistratura inquirente meritevole di arresto.
De Magistris ha infine detto che nel nostro paese ormai la devianza è la norma ed ha invitato tutti, ciascuno nell’ambito delle proprie responsabilità professionalità, civili, culturali, economiche, ad esprimere concretamente il rifiuto per questo stato di cose.
All’incontro sono intervenuti anche con proprie testimonianze: l’assessore comunale del capoluogo Giovanni D’Aronzo, che rappresentava il sindaco Fausto Pepe, impegnato a Bari ad una riunione dell’Associazione dei Comuni; l’assessore provinciale Carlo Falato che ha ricordato la sua esperienza quale primo cittadino di Guardia Sanframondi; l’amministratore dell’Ente provinciale per il turismo, Giovanni La Motta e il giornalista Orfeo Notaristefano.
Al termine della manifestazione, mentre il presidente Cimitile esprimeva la sua piena solidarietà al magistrato beneventano Antonio Clemente, recentemente minacciato dalla malavita e che non era presente ai lavori, sebbene fosse stata annunciata la sua partecipazione, l’imprenditore Andrea Rillo ha consegnato una targa ricordo alla Impresa Rilaco per il suo impegno nell’economia e per la trasparenza.