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La “gogna mediatica” per il magistrato Antonio Clemente.

Spina e Ionico: perchè Corona difende il giudice Antonio Clemente ?

La risposta di Gabriele Corona

Comunicato stampa del 13 maggio 2010

Michele Spina e Maurizio Ionico hanno inviato ieri alla stampa l’ennesimo lunghissimo comunicato con il quale continuano a sostenere che io sarei tra i responsabili delle loro disavventure giudiziarie derivanti dal contenzioso instaurato con il proprietario della Multisala Gaveli.

I due imprenditori dopo aver precisato che il Giudice per l’Udienza Preliminare li ha prosciolti da alcuni reati contestati dalla Procura della Repubblica, riconoscono che con la stessa sentenza, sono stati rinviati a giudizio per “tentata estorsione” nei confronti del titolare della sala cinematografica, come richiesto dal dott. Antonio Clemente, il magistrato che ha coordinato l’indagine. Per la precisione, il Sostituto Procuratore e il Giudice per l’Udienza Preliminare, si trovano d’accordo nel ritenere che Spina e Ionico “compivano atti idonei tutti diretti in modo non equivoco a costringere Giannuzzi Luigi a dare o promettere loro denaro” prospettando la chiusura della Multisala anche per “pretesa inagibilità e violazioni urbanistiche, inosservanze in realtà inesistenti e peraltro non ravvisate dallo stesso giudice amministrativo”. (tratto dalla sentenza del Gup del 25/11/2009).

In parole povere, i due magistrati ritengono che le continue iniziative di Spina e Ionico sul Comune di Benevento e segnatamente sul Settore Urbanistica, con la segnalazione di presunte illegittimità del Certificato di Agibilità o sulla esistenza di una presunta Lottizzazione Abusiva, erano in realtà finalizzate a minacciare la chiusura della Multisala al fine di pretendere dei soldi dal suo proprietario. Per questo motivo il processo, che dovrebbe avere inizio il prossimo 6 luglio, coinvolge alcuni dipendenti del Comune, me compreso, come parti offese o come testimoni.

In quella sede, Michele Spina, Maurizio Ionico, la moglie ed il cugino di quest’ultimo, dirigenti del Comune di Benevento, potranno far valere, con tutte le garanzia di legge, le proprie ragioni, ma i due imprenditori continuano ad alimentare la polemica fuori dalle aule del tribunale. Per la verità, l’imprenditore Michele Spina, che assicura di avere fiducia nella magistratura, ha addirittura denunciato al Consiglio Superiore della Magistratura il Sostituto Procuratore, Antonio Clemente, accusandolo di avere svolto l’indagine “a senso unico” con un intento persecutorio nei suoi confronti e di non essersi astenuto dai suoi doveri di ufficio sulle denunce che Spina ha presentato nei confronti dei funzionari della Digos responsabili, secondo lui, di omissioni ed abusi, come molti altri amministratori e funzionari pubblici che lui pure ha denunciato.

Quindi, secondo Spina, i giudici o gli ufficiali di Polizia Giudiziaria, quando vengono denunciati per presunti abusi da un imputato o da un indagato, dovrebbero astenersi dal condurre l’azione penale obbligatoria. Sarebbe questa una novità del codice che di fatto consentirebbe a chi è sottoposto ad accertamenti per presunti illeciti, di scegliersi a piacimento, il giudice e gli investigatori.

Ma perché Spina non attende serenamente le decisioni delle autorità competenti anche su queste denunce? Perché ha inviato alla stampa la copia integrale dell’esposto contro il dott. Antonio Clemente? Non è questa la “gogna mediatica” che egli deplora? E perché lo stesso esposto l’ha inviato anche alla associazione Altrabenevento, di cui sono presidente, se poi si lamenta dei miei commenti?

Gabriele Corona

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