Minacce ad Ingroia e ai giornalisti di “Anno Zero” per la prossima puntata sulle stragi del ’92-’93.
Da il Fatto Quotidiano del 5 maggio
Proiettili in redazione. Minacce a Ingroia, Ruotolo e Santoro
di Eduardo Di Blasi
Sotto tiro. Alla redazione palermitana di Repubblica e del Giornale di Sicilia ieri sono arrivate due lettere, spedite da Firenze. Contenevano un proiettile e un messaggio intimidatorio contro pm antimafia (il procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia, il pm della Dda Nino Di Matteo, il Procuratore di Caltanissetta Sergio Lari), collaboratori di giustizia (come Massimo Ciancimino, figlio di don Vito e Gaspare Spatuzza, che con le loro dichiarazioni stanno scompaginando le “verità” già rivelate sui rapporti tra Cosa Nostra e settori dello Stato) e i giornalisti Michele Santoro e Sandro Ruotolo. Nella missiva sono tutti indicati come “soggetti che direttamente o indirettamente subiranno le conseguenze di operazioni già pianificate”.
Non è la prima volta che succede. Lo scorso mese una lettera simile era stata recapitata, con cinque proiettili di Ak47, a Massimo Ciancimino, nella sua abitazione di Bologna. Il tono del messaggio è lo stesso, come a indicare nel medesimo mittente un personaggio che conosca bene gli ambienti in cui maturò la cosiddetta “trattativa” tra Stato e mafia. Con una differenza. Allora tra i nomi degli “avvertiti” compariva quello dell’ex ministro della Giustizia Claudio Martelli (che giorni dopo avrebbe testimoniato al processo palermitano che vede imputati i due uomini del Ros Mario Mori e Mauro Obinu, accusati proprio di essere stati un tramite di quella “trattativa”) che oggi non c’è.
E non compariva quello di Sandro Ruotolo, il giornalista di Annozero che in questi giorni è al lavoro con la squadra di Santoro a una puntata che ha per tema proprio gli anni tra il ‘92-‘93 quando la mafia faceva stragi con le bombe a Firenze, Milano e Roma, massacrava i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino in Sicilia, e provava ad allacciare accordi con uomini delle istituzioni.
Insomma, una minaccia “seria” (così come quella già ricevuta nelle scorse settimane), circostanziata, che ha visto subito schierarsi nel manifestare solidarietà esponenti della politica e della magistratura. “È chiaro – afferma ad esempio la capogruppo Pd al Senato Anna Finocchiaro – che messaggi tanto meschini mascherano una grande debolezza da parte di chi li pensa. Si tratta però pur sempre di fatti molto gravi di cui spero vengano al più presto svelati gli autori”.
Eppure ai “fatti molto gravi”, prima che ne vengano svelati gli autori, non sembra rispondere una tutela adeguata per chi di queste medesime minacce è vittima da mesi. Facendo il conto di chi gode di protezione tra quelli presi ad oggetto da queste minacce, non è difficile notare che mancano all’appello Santoro e Ruotolo. Il primo, tra l’altro, era finito anche dentro un’intercettazione su un’inchiesta di ‘ndrangheta. Un faccendiere legato alla cosca Piromalli, Aldo Miccichè (amico e socio di Marcello Dell’Utri), lanciava minacce a lui e a Marco Travaglio. A differenza di altri colleghi, vittime di avvertimenti più o meno gravi, i tre giornalisti di Annozero, non hanno scorta.
Eppure sono diversi i colleghi che possono contare su una scorta armata, perchè con il loro lavoro sono di intralcio alle organizzazioni criminali (Lirio Abbate, Roberto Saviano, Maria Rosaria Capacchione, per citarne alcuni). E sono diversi anche quei colleghi (come Emilio Fede, Vittorio Feltri, Maurizio Belpietro), che possono incorrere in problemi anche d’altra natura, e che per questo vengono scortati. Resta il problema di altri colleghi, sotto minaccia da mesi, che per avere protezione devono chiamare il 113.