Bruno Tinti: il sistema giudiziario è volutamente ingolfato per colpa di un legislatore incompetente e di una classe dirigente corrotta e criminale.
Se una patente manda fuori strada il sistema. Ingolfati di reati inutili: e siamo diventati come il Gabon
Bruno Tinti – da il Fatto Quotidiano del 31 gennaio 2010
L’efficienza della giustizia italiana è inferiore a quella del Gabon; così ha detto il Procuratore Generale della Cassazione all’inaugurazione dell’anno giudiziario. Avrà dati attendibili, io non li conosco; ma certo si tratta di un’affermazione verosimile. Il nostro sistema giudiziario (penale; quello civile credo che sia ugualmente decotto ma non me ne intendo abbastanza per parlarne) è così irragionevole che ben difficilmente quello di altri Paesi potrebbe essere peggiore.
Cominciamo dal principio. Codice e leggi penali italiani sono infarciti di reati inutili. Qualcuno può spiegare perché chi guida senza patente o in stato d’ebbrezza (che non significa che un ubriaco ha investito qualcuno; significa che guidava dopo aver bevuto un bicchiere di troppo) deve essere punito con una pena criminale? Cosa cambierebbe se la stessa pena (sempre di soldi si tratta) venisse inflitta dalla Polizia Stradale che lo ha beccato? Sequestro immediato della macchina, il malcapitato resta a piedi, paga 1000 euro di multa e chiasso finito. Si arrangi lui a tornarsene a casa, magari in piena notte e sotto l’acqua.
Sarebbe un intervento molto più efficace, rapido, dissuasivo rispetto a quanto succede in Italia: denuncia in Procura, il pm richiede il decreto penale (sempre per 1000 euro), il gip lo emette, il non patentato o l’ubriaco si oppongono, quindi si fa un processo in Tribunale, uno in Corte d’Appello e uno in Cassazione con definitiva sentenza di assoluzione per essere il reato estinto per prescrizione.
Lo stesso ragionamento vale per la sosta con l’utilizzo di tagliandi di parcheggio falsificati, l’omesso versamento di ritenute Inps e di imposta, l’omessa esposizione della tabella dei giochi leciti, il soggiorno illegale nel territorio dello Stato (10.000 euro di ammenda! ma vuoi mettere l’alto contenuto ideologico) e una miriade di altri pseudo-reati che dovrebbero essere sanzionati in via amministrativa, pagando una multa, proprio come si fa per la sosta vietata.
Invece noi utilizziamo il processo penale, cioè quello strumento costoso e lunghissimo che si adopera per gli omicidi e i traffici di droga. È ovvio che in questo modo le risorse economiche, materiali e umane che il Paese destina alla giustizia penale sono sprecate e che, mentre si fanno questi processi inutili, i delinquenti veri, con colletti bianchi e neri, ne fanno di tutti i colori.
Ma fosse tutto qui. Perché, per non farci mancare niente, abbiamo il processo penale più scombinato che si possa immaginare. Il pm, quello che fa le indagini, in Italia è un magistrato, dunque autonomo, indipendente e imparziale (sul punto ho scritto tanto che i lettori de Il Fatto sanno già tutto a memoria); la conseguenza è che quanto accertato e verbalizzato dal pm costituisce prova a tutti gli effetti che può (potrebbe) essere trasmessa al giudice che la valuterebbe ai fini della decisione.
Insomma il pm raccoglie le prove, il giudice le valuta e emette la sentenza. Nei paesi in cui il pm è un magistrato (Spagna e Francia per intenderci) funziona proprio così.
Invece nel nostro originale Paese il lavoro del pm, una volta finito, non serve a niente; buttiamolo dalla finestra e ricominciamo daccapo. Poi, nel processo, prima il pm e poi i difensori (magari 50) interrogano di nuovo i testimoni che il pm ha sentito 5 anni prima (pensa te come si ricordano bene!); le perizie che il pm ha fatto fare nella fase delle indagini sono rifatte (tanto a noi i soldi ci escono dalle orecchie); i poliziotti che, 5 anni prima, hanno scritto rapporti, verbali di arresto, perquisizione, sequestro, sono richiamati perché dicano con parole loro (peccato che sono autorizzati a “consultare” i loro rapporti) quello che hanno scritto a suo tempo; e naturalmente vanno riacchiappati nei vari commissariati, caserme, ecc., dove nel frattempo sono stati trasferiti. Insomma tutto, tutto, viene rifatto.
E poi finalmente la sentenza; che, naturalmente, è quasi sempre una sentenza di assoluzione per intervenuta prescrizione. È anche vero che ci sono Paesi, come l’Inghilterra e gli Usa, in cui il processo penale si fa proprio così. E lì pare funzionare (non è vero, le carceri americane sono piene di innocenti, ma questa è un’altra storia). Solo che, guarda caso, in Inghilterra di processi nuovi ogni anno ne arrivano 300.000 mentre da noi ce ne sono 4 milioni. Come mai? Perché lì non c’è l’obbligatorietà dell’azione penale, è la polizia che decide quali processi si fanno e quali no; e, negli Stati Uniti, questo lo decide il Procuratore Distrettuale.
Insomma, lì si fanno solo alcuni processi, mica tutti, come succede da noi. E allora perché anche noi non facciamo così? Eh, perché quali processi fare e quali no da noi lo deciderebbero Alfano (per finta) e B. (su serio); quindi si farebbero tanti processi per guida senza patente e tutta la minutaglia di cui ho parlato; corruzione, falso in bilancio, frode fiscale, truffe ai danni dell’Ue e insomma tutti i reati che fanno parte dello stile di vita di B.&c. resterebbero allegramente impuniti.
E poi il processo penale americano o inglese sono una cosa seria; per dire, lì il testimone falso viene arrestato subito, spedito in galera dove resta finché non ritratta; oppure condannato a 10 anni. E così anche l’imputato che decide di deporre (potrebbe stare zitto ma può decidere di raccontare la sua versione dei fatti), se dice il falso subisce la stessa sorte. Da noi i testimoni falsi non possono essere processati fino a quando non è terminato in Tribunale il processo all’interno del quale hanno reso la falsa testimonianza; così il giudice emette la sua sentenza in base a prove false, che è veramente una cosa sensatissima.
E, quando finalmente li processano questi testi falsi, la prescrizione è bella che maturata. Quanto all’imputato, nel nostro felice Paese, ha diritto di mentire e di rendere dichiarazioni spontanee; che vuol dire che lui parla e nessuno gli può dire: “Ma che…dici!?”.
Non c’è da stupirsi che sia un po’ difficile processare e condannare i delinquenti. Naturalmente per un elenco completo di queste caratteristiche un po’ originali non basterebbero tutte le pagine del giornale. Sicché salutiamoci con la solita domanda: ma tutto questo accade per caso o per garantire specifiche esigenze di impunità?
Nel primo caso la colpa sarebbe di un legislatore incompetente e poco intelligente. Nel secondo caso avremmo una classe dirigente corrotta e criminale che utilizza il suo potere per delinquere in santa pace. Pensate voi come è messo un Paese in cui tutte e due le risposte sono vere. Altro che Gabon.