Marco Travaglio: giornalisti “indipendenti” attaccano i magistrati.
Giornalismo indipendente (dalla verità) Signornò
da l’Espresso in edicola . 15 gennaio 2010, in Marco Travaglio
I commentatori “terzisti” del Corriere rivendicano di continuo la propria “indipendenza”. Forse per autoconvincersene. Sergio Romano, nella pagina delle lettere che fu di Montanelli, infila uno sfondone dopo l’altro sulla giustizia. Ultimamente ha scritto che il Csm “invia i propri pareri al ministro” sulle leggi in materia di giustizia “anche quando questo non li ha richiesti o ha detto di non essere interessato a riceverne”, arrogandosi “competenze diverse da quelle originariamente previste”. In realtà il Csm fa esattamente ciò che prevede la legge istitutiva (L. 24 marzo 1958, n.195): “dà pareri al Ministro sui disegni di legge concernenti l’ordinamento giudiziario, l’amministrazione della giustizia e ogni altro oggetto comunque attinente alle predette materie”. Se il ministro non li gradisce o non li richiede è del tutto ininfluente.
Qualche giorno dopo, Romano ci riprova invocando “la separazione delle carriere” fra pm e giudici. Perché? “Uno dei maggiori problemi della giustizia italiana” è “la frequente differenza fra le sentenze di primo e secondo grado”. Ma allora perché mai bisognerebbe separare le carriere, se non è vero che i magistrati tendono a darsi ragione a vicenda in quanto colleghi? Impermeabile alla logica, Romano aggiunge che “nel primo grado, dove il procuratore è personalmente impegnato, la contiguità fra lui e il giudice, membri della stessa carriera, può influire sulla sentenza”; invece in appello “oltre il 50% delle sentenze di primo grado viene riformato” perché “fra il giudice e l’impostazione originaria del processo c’è maggiore distanza”. Ma anche i giudici d’appello sono colleghi dei pm e dei giudici di primo grado, anzi spesso sono ex pm ed ex giudici di primo grado che han fatto carriera. Dunque perché la “contiguità” non dovrebbe influenzare pure i verdetti d’appello? E, se le sentenze d’appello devono coincidere con quelle di tribunale, a che serve l’appello?
Un altro sedicente terzista, Piero Ostellino, sposa i delirii di Berlusconi sulla Corte costituzionale “di parte” perché “5 dei suoi 15 membri sono stati nominati dagli ultimi tre presidenti della Repubblica che erano ‘di sinistra’. La sinistra lo critica solo perché erano della propria parte”. Nell’ansia di mettere sullo stesso piano destra e sinistra, Ostellino dimentica di porsi due semplici domandine. Come possono 5 giudici dominare gli altri 10? Ed è vero che 5 membri della Consulta sono di sinistra perché nominati dagli ultimi tre capi dello Stato? Degli attuali giudici costituzionali, 1 è stato nominato dal Consiglio di Stato, 1 dalla Corte dei conti, 3 dalla Cassazione, 5 dal Parlamento (3 scelti dalla destra e 2 dalla sinistra:i soli a cui si può applicare un’etichetta “politica”), 5 dal Quirinale (1 da Napolitano, 4 da Ciampi, nessuno da Scalfaro). Quello nominato da Napolitano è Paolo Grossi, giurista e storico fiorentino noto per i suoi orientamenti di cattolico conservatore. Si comprende così da che cosa i terzisti sono indipendenti: dalla verità dei fatti.
(Striscia di Fifo)