Cabinda e i massoni beneventani: un articolo su TERRA, quotidiano nazionale ecologista.
(Terra, quotidiano ecologista – 14 gennaio 2010 – di Eleonora Mastromarino )
Coppa d’Africa: Una loggia beneventana aveva interessi nell’indipendenza dell’enclave in Angola. Il finanziamento alla guerra avrebbe garantito agli affiliati denaro e potere
Cabinda e il business della massoneria italiana
Confine tra Angola e Congo. L’8 gennaio la squadra nazionale del Togo è vittima di un attentato mentre attraversa la frontiera per recarsi alla coppa d’Africa di calcio. Il pullman che trasporta i giocatori è preso di mira dai separatisti del Fronte di liberazione dell’enclave di Cabinda. Il bilancio finale è di un morto, due feriti, e la squadra del Togo ritirata dal campionato. La Cabinda possiede il 60 per cento delle risorse petrolifere dell’ex colonia portoghese e da sola frutta, in termini di esportazione del petrolio, circa 100.000 dollari l’anno per abitante. Dell’indipendenza di Cabinda in Italia si era già parlato, in particolare a causa di alcune indagini della magistratura che hanno evidenziato una realtà sconcertante e dai risvolti tragicomici.
Benevento, ottobre 2007, Giuseppe Tanga, quarantenne, funzionario Enel, viene arrestato per associazione per delinquere finalizzata al falso, alla corruzione e altri reati contro la pubblica amministrazione. Con lui sono oggetto di provvedimenti restrittivi un suo collega, Maurizio Bellini, e una decina di imprenditori, ai quali Tanga rilasciava la cosiddetta “qualificazione” (riconoscimento propedeutico per accedere alle gare di appalto bandite dall’Enel) in cambio di tangenti, in modo da far ottenere ai privati “controlli e verifiche pilotate per qualificare imprese anche in assenza dei presupposti”.
Tanga è inoltre accusato di aver infranto la legge Anselmi ed aver «promosso un’associazione segreta che, all’interno della massoneria (associazione palese), svolgeva attività diretta a interferire nelle relazioni diplomatiche dello Stato italiano».
Aveva infatti fondato una loggia massonica, la “Colonna Traiana”, che tra le altre cose sosteneva la liberazione di Cabinda, per la quale raccoglieva fondi tramite la Onlus “Freedom for Cabinda”.
È questo il filone delle indagini che rivela delle inaspettate cospirazioni internazionali tra i ribelli del Cabinda ed i massoni di una piccola realtà di provincia. Infatti, durante una delle numerose perquisizioni disposte dal pm Antonio Clemente della Procura di Benevento, viene ritrovato un falso passaporto diplomatico dell’inesistente stato di Cabinda. Inoltre, è sequestrata una pre-fattura di 150 mila euro, emessa dal titolare di una società di guardie personali che, incontratosi a Milano con gli indagati, aveva pattuito per quella cifra la formazione di un gruppo di mercenari destinati alla guerra di liberazione di Cabinda. Al momento non ci sarebbero prove per dimostrare l’ingaggio dei mercenari, si sa per certo, però, che ne furono richiesti trenta. Il finanziamento dei massoni beneventani alla guerra di liberazione avrebbe garantito loro incarichi nel futuro governo locale e corsie preferenziali come partner commerciali del nuovo Stato.
La Procura aveva previsto degli arresti per queste vicende che non divennero mai operativi, per via di un conflitto di competenze con la Procura di Milano, alla quale è stata in seguito trasferita l’inchiesta. Infatti la Cassazione, chiamata a esprimersi sulle competenze, informò d’ufficio gli indagati dei procedimenti a loro carico, vanificando l’utilità delle misure cautelari. Tanga non sarebbe l’unico ambasciatore del non-Stato di Cabinda, ci sarebbe anche un certo Gennaro Ruggiero, noto faccendiere, presidente di organizzazioni, associazioni, giornali online, una banca e perfino due partiti politici di cui uno in conflitto con Forza Italia per il simbolo, che si fa vanto di rappresentare il governo in esilio di Cabinda presso la Repubblica di San Marino; onorificenza conferitagli, a suo dire, direttamente dagli esiliati.