You Are Here: Home » Criminalità » Bombe alla Procura di Reggio Calabria

Bombe alla Procura di Reggio Calabria

ndrangheta(Antimafiaduemila.it)

Bomba a Reggio: Le ‘ndrine attaccano per proteggere i beni

di Monica Centofante – 4 gennaio 2010

Una decisione presa collegialmente da tutte le cosche della zona.  Un avvertimento della ‘Ndrangheta reggina contro la magistratura che in Calabria ha assegnato duri colpi all’organizzazione criminale e che punta alla confisca dei beni.

La bomba che ieri mattina, alle prime luci dell’alba, ha scosso la città di Reggio Calabria è un messaggio di tutto il gotha mafioso reggino alla Corte d’appello affinché non si opponga alle iniziative delle difese degli imputati e non tocchi i patrimoni delle ‘ndrine. Un segnale ritenuto evidentemente necessario, tanto da correre il rischio di riaccendere i riflettori sulla Calabria.

Ne sono convinti i magistrati diretti da Salvatore Di Landro, dal 26 novembre scorso procuratore generale di Reggio Calabria. Trentotto anni di carriera alle spalle e mai, prima d’ora, una sola minaccia. A preoccupare le cosche reggine, spiega lo stesso Di Landro, sono da una parte “una serie di procedimenti penali in appello che riguardano la criminalità organizzata”, dall’altra la “gestione dei beni sequestrati alle famiglie di ’Ndrangheta”. Perché “i criminali – continua in riferimento alle dichiarazioni dei pentiti e ai contenuti di diverse intercettazioni telefoniche tra boss – sono portati a pensare che nel processo d’appello le cose si sistemano” e “quando questo non avviene, quando anche qui si rendono conto che i processi vengono trattati con pari impegno, qualcuno può avere la tentazione di reagire”. Una reazione che non sembra intimorire il procuratore, già sotto tutela e ora sotto scorta: “Le indagini – afferma – vanno avanti con determinazione, i successi sono tangibili, la strada è lunga e difficile, noi continuiamo a fare il nostro mestiere”. Mestiere che alla Procura generale di Reggio non ha più il basso profilo che sembrava avere un tempo. E che in un solo mese ha già ottenuto notevoli successi, come, per citare un solo esempio, il maxisequestro di beni pari a 200 milioni di Euro ai danni delle famiglie della cosa jonica, come quella degli Strangio e dei Vottari.

Ora il comando provinciale dei Carabinieri diretto dal colonnello Carlo Pieroni, che sta conducendo le indagini sotto la direzione della competente procura di Catanzaro, è impegnato a esaminare i fascicoli che riguardano la criminalità. Quelli sull’omicidio di Francesco Fortugno, sulla strage di Duisburg, sulle infiltrazioni mafiose nella costruzione del tratto autostradale Salerno-Reggio e in genere tutto ciò che riguarda imputati condannati in primo grado a pene alte o ergastoli.

Nel frattempo il ministro dell’Interno Roberto Maroni e il capo della Polizia Antonio Manganelli hanno inviato oggi a Reggio il direttore della Direzione centrale anticrimine Francesco Gratteri per partecipare ad un summit presso la locale prefettura. Per giovedì è atteso invece un vertice straordinario del Comitato per l’ordine e la sicurezza al quale prenderà parte lo stesso Maroni. E a quanto si apprende nel corso della riunione verranno prese in esame anche le richieste del procuratore di Reggio Giuseppe Pignatone, già inviate a Roma da tempo e riguardanti la necessità di un ampliamento degli organici delle procure, perché “se davvero vogliamo combattere una criminalità organizzata così agguerrita dobbiamo potenziare gli apparati investigativi”.

Nel corso della giornata, alla piena solidarietà espressa ieri dal Presidente Napolitano e da più parti politiche, si è aggiunta intanto quella del Consiglio Superiore della Magistratura e dell’Anm Palermo nella persona del presidente Nino Di Matteo. Mentre per questa sera, in Piazza Castello, è previsto un sit.in promosso dall’associazione Libera e al quale prenderanno parte i segretari generali provinciali di Cgil, Cisl e Uil, che hanno invitato a presenziare “i lavoratori, i pensionati, gli studenti, i cittadini tutti, le associazioni, i movimenti, i partiti politici”. L’intento, in una Calabria martoriata dalla minaccia mafiosa e troppo spesso in silenzio, è quello “di dimostrare con fermezza la condanna nei confronti di atti intimidatori volti a frenare l’azione delle istituzioni impegnate nella lotta alla criminalità organizzata e per esprimere solidarietà e vicinanza ai magistrati, alle forze dell’ordine, a tutti i lavoratori della giustizia che quotidianamente esercitano con il massimo impegno l’azione di contrasto all’illegalità”.

Leggi: l’Analisi di Giorgio Macrì

Il parere dello scrittore Antonio Nicaso

© Altrabenevento

Scroll to top