Scontato regalo di Natale: sospeso il 41bis a Giuseppe Graviano.
Esce dall’isolamento il boss responsabile delle stragi di mafia di Palermo, Roma, Milano e Firenze. La decisione dei magistrati è parsa, a molti osservatori, un premio per aver taciuto durante il processo Dell’Utri
di Pietro Orsatti su Terra 3 gennaio 2010
Strano regalo di Natale al boss di Brancaccio Giuseppe Graviano. Nonostante sia sottoposto al regime di 41bis nel carcere di Opera in Lombardia, gli è stato sospeso “l’isolamento diurno” consentendogli così di poter “socializzare” anche con altri detenuti. E soprattutto anche con altri carcerati non sottoposti al regime di 41 bis e quindi in collegamento diretto con l’esterno. Il detenuto lo aveva richiesto già lo scorso settembre, ma l’istanza è stata accolta soltanto in questi giorni dalla Corte d’assise d’appello di Palermo dopo il ricorso presentato dal legale del capomafia, Gaetano Giacobbe, in seguito alla notifica di un nuovo periodo di detenzione speciale collegato al passaggio in giudicato di due ergastoli inflitti nell’ambito dei processi “Tempesta” e “per le stragi del ’92”.
Giuseppe Graviano, per intenderci, è il boss indicato dal collaboratore di giustizia Gaspare Spatuzza come suo capo diretto e organizzatore della fase stragista di Cosa nostra, dalla strage di via D’Amelio, dove perse la vita Borsellino, a quelle di Roma, Milano e Firenze e la tentata strage del ’94 allo stadio Olimpico della Capitale. Inoltre, sempre Spatuzza indica Graviano come uno dei terminali “milanesi” (era latitante a Milano con il fratello e in ottimi rapporti con Vittorio Mangano) per la trattativa fra pezzi dello Stato e della politica e Cosa nostra. In particolare parliamo di quel pezzo di “trattativa” in corso tra i boss di Brancaccio e settori identificati, secondo il racconto di Spatuzza, in Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri.
La trattativa, ha raccontato in aula e nei vari interrogatori il collaboratore, sarebbe proseguita anche negli anni successivi almeno fino al 2004, quando nel carcere di Tolmezzo Filippo Graviano, fratello di Pietro, gli aveva rivelato: «Dobbiamo far sapere a mio fratello Giuseppe che se non arriva niente da dove deve arrivare è bene che anche noi cominciamo ad andare dai magistrati». Il progetto di rivalersi per il mancato accordo andando dai pm, però, sarebbe stato accantonato dopo che il senatore Dell’Utri, condannato in primo grado a Palermo per concorso esterno in associazione mafiosa, al Corriere della Sera aveva dichiarato che nonostante i suoi guai giudiziari «fino alla fine avrebbe mantenuto gli impegni presi con gli elettori». Una dichiarazione che per Cosa nostra era suonata come una rassicurazione: Dell’Utri ha spiegato ai magistrati che Spatuzza, solitamente non è una figura di «prima linea, ma marginale, quindi io che sto leggendo quell’articolo e so tutto quello che c’è dietro, quindi a ’sto punto, con quell’articolo si sta rivolgendo con me».
La decisione natalizia dei magistrati di allentare il regime carcerario a Giuseppe Graviano, però, è sembrata a molti osservatori un premio, una specie di scambio, per aver mantenuto la volontà di non rispondere alle domande nel processo più delicato di questi mesi, quello al senatore Marcello Dell’Utri per concorso esterno in associazione mafiosa.
Una coincidenza, un’anomalia? Soprattutto anomalo è l’atteggiamento dei due Graviano nei confronti del pentito Spatuzza. Invece di trattarlo da infame, toni affettuosi e mezze ammissioni nei confronti del loro soldato che, dopo il loro arresto a Milano, tenne in piedi i loro affari nel mandamento di Brancaccio occupandosi anche di quelli del loro amico Vittorio Mangano. Affetto e rispetto verso un pentito da parte di capi mafia per giunta chiamati in causa dalle sue dichiarazioni? Se questa non è una rivoluzione di certo è un’anomalia. Come la sospensione del 41bis a processo aperto. Il processo a Marcello Dell’Utri.
Il regalo atteso: Leggi “I ricatti dal 41bis”