Sul Quotidiano TERRA, la truffa delle polizze assicurative emesse da un Intermediario Finanziario beneventano anche per gli alloggi di via Galanti.
ALTRABENEVENTO- Comunicato stampa del 28 novembre 2009
Il quotidiano TERRA pubblica oggi, 29 novembre, un lungo articolo di Eleonora Mastromarino, dal titolo “Le scatole cinesi del malaffare. Il caso Benevento” sulla truffa delle polizze assicurative emesse da Umberto Fiore, commercialista beneventano recentemente arrestato nell’ambito di una inchiesta per associazione a delinquere, abusivismo finanziario ed assicurativo, truffa, riciclaggio, reimpiego di proventi illeciti e bancarotta fraudolenta.
L’articolo si sofferma sul particolare intreccio delle società nate nelle Isole Vergini e nel Principato di Monaco che hanno dato vita alla Albatross Invest spa, una società di Intermediazione Finanziaria che ha rilasciato moltissime polizze inefficaci agli enti locali anche a garanzia della corretta realizzazione di opere di urbanizzazione da cedere ai comuni.
E’ il caso del Comune di Benevento che incautamente ha accettato le fideiussioni a garanzia della completa realizzazione della Spina Commerciale del Rione Libertà e del Piano di Recupero di via Galanti.
“Su 80 appartamenti solo la metà sono stati completati e peraltro venduti ad un prezzo superiore a quanto concordato con il Comune.- scrive Mastromarino- Di questi alloggi, 2 sono completamente abusivi e 9 lo sono in parte. Per altri 24appartamenti, che la ditta non potrà più realizzare, sono già stati pagati corposi acconti, mentre 12 alloggi, rimasti incompleti, sono stati prenotati da ben 24 famiglie, due per ogni alloggio, consentendo alla ditta di incassare due volte gli acconti.
Il Comune, con una polizza efficace, avrebbe potuto risarcire gli acquirenti, coloro che avevano prenotato gli alloggi ed, allo stesso tempo, avrebbe potuto recuperare le risorse per fornire ai cittadini del quartiere i servizi previsti e necessari.”
L’articolo ricorda pure la sponsorizzazione, sempre ad opera di Intermediari Finanziari, dello spettacolo di Benigni durante la festa dell’UDEUR a Telese nel 2007.
Segue la trascrizione dell’articolo e il Quotidiano Terra del 29 novembre 2009 in PDF .
TERRA, quotidiano ecologista. Domenica 29 novembre 2009
Pag. 10 – Le scatole cinesi del malaffare. Il caso Benevento
di Eleonora Mastromarino
Da anni gli enti locali lamentano la mancanza di fondi per garantire ai cittadini servizi come parchi pubblici, fogne, depuratori, la rivalutazione dei quartieri degradati, strutture per attività culturali e di aggregazione sociale. Per far fronte a tali mancanze, le complesse norme che regolano le attività finanziarie dei comuni consentono di recuperare risorse, aggiuntive alle tasse, attraverso apposite convenzioni con privati che pur di costruire fabbricati da vendere sul mercato, senza versare i relativi oneri, si impegnano a realizzare opere di urbanizzazione da cedere poi gratuitamente all’ente locale.
Sembrerebbe una soluzione efficace, eppure spesso i comuni si ritrovano senza le opere promesse e senza gli introiti derivanti dagli oneri dovuti dal privato. Com’è possibile che l’ente pubblico non riesca a tutelarsi da una tale eventualità?
Ci aiuta a capirlo il caso del Comune di Benevento e del Piano di Recupero di uno dei quartieri popolari storicamente più degradati della città, il Rione Libertà. Nel 1995 l’amministrazione di destra, guidata dal sindaco Pasquale Viespoli, attuale sottosegretario al Lavoro, propose un intervento che prevedeva la realizzazione di 13 progetti con contributi pubblici, di Comune, IACP e, per ben 20 miliardi di lire, della Regione Campania, nonché 4 interventi privati per altri 56 miliardi di lire.
Di questi ultimi quattro, uno solo è arrivato a compimento, poiché degli altri tre uno è stato ritirato, e i restanti due sono bloccati da diversi provvedimenti della Magistratura, frutto delle denunce dell’associazione Altrabenevento..
Il primo dei due interventi bloccati prevedeva la realizzazione di una spina commerciale e di servizi che mettesse in collegamento le due piazze principali del quartiere, e all’interno della quale avrebbero trovato posto botteghe, parcheggi, verde pubblico ed una nuova sede della ASL.
Il secondo investimento era invece finalizzato al recupero di una vasta area urbana, via Galanti, occupata da casette in gran parte abusive e da vecchie baracche. Il costruttore veniva così autorizzato a realizzare 80 nuovi alloggi e numerosi negozi, senza pagare oneri al Comune poiché si impegnava a riqualificare strade e marciapiedi.
Al concorso bandito dal Comune parteciparono solo due società: il consorzio Partenope, per la spina commerciale, ed il consorzio CONCA, per via Galanti. Le due ditte in questione tra l’altro hanno in comune i soci, l’amministratore unico, Maurizio Triola, e la polizza assicurativa che dovrebbe garantire il Comune. Tali convenzioni prevedono infatti la stipula di una polizza assicurativa che copra l’intero valore dell’intervento, a garanzia della corretta realizzazione anche dei servizi che il costruttore dovrà cedere gratuitamente all’ente pubblico.
I Comuni dovrebbero accettare solo cauzioni emesse da banche o compagnie assicuratrici, ma frequentemente si accontentano di polizze di intermediari finanziari, sempre più spesso ritenuti inaffidabili.
A Benevento è proprio un intermediario finanziario, la Albatross Invest Spa, che nel 2000 assicura i due progetti di recupero del Rione Libertà per un totale di 27 miliardi e 700 milioni di lire. Quelle polizze erano state giudicate sospette da un funzionario del Comune che ne aveva sconsigliato la sottoscrizione, ma l’ente non tenne conto di tale avvertimento.
Le quote azionarie della Albatros appartenevano alla “U.P.M. – Societè Civile Immobiliare” costituita il 30 Ottobre del 1997 nel Principato di Monaco. Fondatori della società monegasca furono Marcus Mussa, legale rappresentante della società “CAVALIER FINANCIAL INC”, e Mark Perkins, legale rappresentante della società “COLLINSWORTH HOLDINGS LIMITED”. Fa specie che tali compagnie siano state costituite dallo stesso notaio, nella stessa mattinata del 14 agosto 1997 a Tortola, nelle Isole Vergini Britanniche, entrambe con un capitale sociale che ammontava a 50.000 dollari.
L’amministrazione della società monegasca viene affidata ad Umberto Fiore, giovane commercialista beneventano, il quale è anche legale rappresentante della Albatross Invest SPA, società che vanta un capitale di 6 milioni di Euro.
Dunque gli amministratori beneventani decidono di fidarsi di queste credenziali, accettando le polizze fideiussore della Albatross, salvo poi essere smentiti dall’arresto dello stesso Umberto Fiore a Roma nel 2006. Il commercialista, già coinvolto in alcuni procedimenti giudiziari per IVA non versata ed acquisizione illegale di contributi pubblici a favore di suoi clienti, viene questa volta condotto a Regina Coeli, nell’ambito di una inchiesta che riguardava proprio le polizze emesse dalla sua società. In tale circostanza a Fiore furono sequestrati uno yacht, una Bmw, una Ferrari, oltre 700 mila euro e le quote societarie della finanziaria. Evidentemente le società di intermediazione finanziaria rendono bene a chi le inventa e le amministra. Recentemente, poi, Fiore è stato nuovamente arrestato nell’ambito della stessa inchiesta per associazione a delinquere, abusivismo finanziario ed assicurativo, truffa, riciclaggio, reimpiego di proventi illeciti e bancarotta fraudolenta in seguito al fallimento della società Albatross Invest Spa che avava rilasciato oltre 2000 polizze, incassando circa 10 milioni di euro, per un giro di affari di 360 milioni di euro, senza avere i requisiti economici necessari.
Tra le vittime della truffa c’è anche il Comune di Benevento rimasto senza alcuna garanzia assicurativa per i due progetti del Rione Libertà, subendo un danno di diversi milioni di euro.
Infatti, la Spina Commerciale non è più stata realizzata, perché la ditta Partenope, a sette anni dalla concessione edilizia, ha deciso di non dare inizio ai lavori, non essendo riuscita a convincere la ASL ad acquistare preventivamente la sede da costruire. In questo modo i cittadini beneventani si ritrovano con 60 alberi in meno, abbattuti per fare spazio al grande cantiere ormai abbandonato, senza la nuova sede per i servizi sanitari e con un quartiere ancor più degradato. Inoltre la Partenope pretende un risarcimento danni dal Comune di 1 milione e 700 mila euro per il mancato utile di impresa, mentre l’ente pubblico, senza polizza fideiussoria, non riesce a rivalersi per i danni subiti dalla collettività.
Nel frattempo a via Galanti, l’altra area da recuperare, i lavori pur avviati non saranno conclusi. Su 80 appartamenti solo la metà sono stati completati e peraltro venduti ad un prezzo superiore a quanto concordato con il Comune. Di questi alloggi, 2 sono completamente abusivi e 9 lo sono in parte. Per altri 24 alloggi, che la ditta non potrà più realizzare, sono già stati pagati corposi acconti, mentre 12 appartamenti, rimasti incompleti, sono stati prenotati da ben 24 famiglie, due per ogni alloggio, consentendo alla ditta di incassare due volte gli acconti.
Il Comune, con una polizza efficace, avrebbe potuto risarcire gli acquirenti, coloro che avevano prenotato gli alloggi ed, allo stesso tempo, avrebbe potuto recuperare le risorse per fornire ai cittadini del quartiere i servizi previsti e necessari.
Anche dopo il primo arresto del 2006 e la bancarotta della Albatross, Fiore ha continuato a rilasciare polizze fideiussore tramite altre società a lui collegate. Tra gli arresti del 2009 figura infatti anche l’amministratore di una nuova società, la Minos Spa, subentrata alla Albatross. Anche questa società ha delle ottime entrate, tanto da poter finanziare, nel settembre del 2007, lo spettacolo di Roberto Benigni all’ultima vera festa dell’UDEUR a Telese, prima della bufera giudiziaria che nel gennaio del 2008 ha coinvolto la famiglia Mastella.