Occupato Commissariato Rifiuti – Documento Rete “Rifiuti ZERO”
La “Rete Comitati Campani per la difesa della salute e dell’ambiente” e i gruppi autorganizzati contro gli inceneritori, hanno occupato l’ufficio stampa del Commissariato Rifiuti per denunciare la logica dell’emergenza che non ha risolto il problema dei rifiuti ed ha finanziato le ecomafie e gli ecoaffaristi.
leggi anche il DOCUMENTO NAZIONALE RETE “RIFIUTI ZERO”CONTRO LE LOBBIES
Dal commissariato per la ricostruzione post terremoto a quello odierno per rifiuti… 25 anni di spartizioni, clientele, e neoliberismo.
No agli inceneritori – Raccolta differenziata, riciclaggio e riduzione a monte dei rifiuti
Siamo venuti qui, all’ufficio stampa del commissariato rifiuti, per celebrare degnamente le Nozze d’Argento con l’emergenza: dal terremoto ai rifiuti, sono 25 anni che le classi dirigenti della Campania vivono una travolgente storia d’amore con i poteri straordinari del Commissario governativo di turno. Una storia cominciata con l’appassionante nascita e saldatura del blocco di potere fra sistema dei partiti, imprenditoria (locale e nazionale) e clan della camorra, celebrata con il grande banchetto della ricostruzione post terremoto del 1980: il frutto di quella unione fu lo sperpero di 60 mila miliardi delle vecchie lire, e la nascita di un sistema di gestione degli appalti pubblici che ha fatto scuola a livello nazionale, diventando il modello gestionale per tutti i più cospicui e lucrosi interventi pubblici gestiti da allora in Italia (dai Mondiali di calcio del ‘90 al Ponte sullo Stretto, passando attraverso il TAV).
Oggi la storia continua con “l’emergenza rifiuti”, un’emergenza che più annunciata non si può: la Campania, infatti, è l’ultima regione italiana a dotarsi di una legge regionale sui rifiuti, cosa che avrebbe dovuto fare a partire dal 1980 in applicazione della normativa nazionale, ponendo così le condizioni perché il mercato fosse determinato dai proprietari delle discariche, finite tutte nelle mani dei più potenti clan della camorra (gli Alfieri di Nola e il “clan dei casalesi”). Partendo dal controllo degli sversatoi, i colletti bianchi dei clan si sono tuffati nell’organizzazione dello smaltimento più o meno clandestino dei peggiori veleni prodotti dalle aziende del Nord: a volte, utilizzando il circuito legale delle mille società esperte nella “declassificazione”, che hanno consentito di sversare -ad esempio- i veleni dell’Acna di Cengio nella discarica di Pianura ed in alcuni siti alle pendici del Vesuvio come se si trattasse di normali sacchetti dell’immondizia; in altri casi, semplicemente interrando vere e proprie “bombe ecologiche” sotto i rilevati di alcuni assi viari del Casertano, come ha spiegato davanti al Tribunale di Santa Maria Capua Vetere il collaboratore di giustizia Carmine Schiavone, cugino del più noto “Sandokan”.
Così la Campania è diventata, nelle cronache dei media, “lo sversatoio d’Italia”, un ruolo che oggi si vuole consolidare e sistematizzare sotto l’egida dei grandi gruppi imprenditoriali nazionali, i nuovi padrini della politica e i loro addentellati economici, e della camorra.
Succede così che il gran fustigatore del sistema di potere democristiano nato dal post terremoto, Antonio Bassolino, una volta diventato presidente della Regione, come primo atto della sua amministrazione dia il semaforo verde alla realizzazione del piano rifiuti predisposto da Antonio Rastrelli ed affidato alle sapienti mani di Ettore D’Elia, vale a dire uno dei principali progettisti della corte dei miracoli di Paolo Cirino Pomicino, l’ideatore di alcune delle più dannose, costose ed inutili opere finanziate con i fondi del dopo terremoto. Un piano assolutamente sballato ed irrealizzabile, centrato sulla scelta devastante degli inceneritori come “soluzione finale”, sepolto dalle inchieste della magistratura che ha rilevato la pericolosità insostenibile degli impianti in via di realizzazione, e dalla mobilitazione di tanti comitati popolari: da Acerra in lotta contro il mostruoso mega inceneritore che l’Impregilo ha cominciato a costruire in una delle lande più inquinate d’Europa, a Campagna, dove il commissariato di Bassolino ha progettato uno sversatoio utile solo per avvelenare la falda acquifera che alimenta il Sele, che fornisce acqua ad una zona di alta e qualificata produzione agricola, fino alla recente mobilitazione dei comitati dell’Agro Caleno, che tentano di impedire la costruzione a Pignataro Maggiore di una piattaforma per lo smaltimento dei rifiuti tossici e nocivi.
La recente proroga semestrale del Commissariato Straordinario, spacciata come tregua per consentire una riscrittura del piano rifiuti di Rastrelli e D’Elia, è in realtà una truffa bella e buona contro le popolazioni della Campania, visto che esplicitamente si riconferma l’asse portante dell’incenerimento come soluzione ideale per il problema rifiuti, consentendo alla Fibe spa ( gruppo Impregilo) di terminare le opere in corso di realizzazione (vale a dire: l’inceneritore di Acerra).
In realtà, con questa proroga si cerca soltanto di prendere tempo, per trovare una mediazione fra i diversi appetiti che la gestione del ciclo dei rifiuti in Campania sta scatenando nel corso di questi mesi, dall’Unione Industriali di Napoli, che reclama un ruolo da protagonista assoluto in questo affare milionario, alle mire delle società di servizi dell’Emilia Romagna che, secondo molte indiscrezioni circolate sulla stampa in questi mesi, starebbero intrecciando alleanze con alcune società di servizi napoletane. Ma anche e soprattutto per tenere fuori dalla prossima campagna elettorale un tema potenzialmente letale, su cui è possibile misurare come destra e pseudo sinistra siano subalterne alle politiche neoliberiste di privatizzazione del territorio, dei beni comuni tra cui l ‘acqua, della salute, di precarizzazione sempre più spinta della vita e del lavoro.
L’esempio di Acerra, dove alle scorse elezioni regionali i comitati contro l’inceneritore fecero campagna per il non voto sfiorando il 50% dei consensi, è un fantasma che turba i sonni di più di un notabile del centro sinistra.
Per contrastare questo progetto di svendita del territorio agli interessi privati, le tante realtà in lotta contro il piano rifiuti ed i suoi mefitici effetti sul territorio hanno costituito una rete regionale per elaborare forme di lotta e piattaforme quanto più unitarie possibili, comprendendo che solo unendo le forze, mettendo in discussione non solo la realizzazione del singolo inceneritore, sversatoio o piattaforma, ma l’idea di fondo da cui questi progetti mostruosi traggono origine, è possibile è possibile tentare di contrastare questa politica infame di avvelenamento del territorio ammantata di finto progressismo ed ipocrita “legalità“.
Per questi motivi come comitati popolari, insieme ai lavoratori del settore ambientale e ai disoccupati organizzati, facciamo appello a tutte le realtà sensibili, come ai singoli, per una riscrittura dal basso, nella lotta, di un contro-piano dei rifiuti costruito a partire dalla ricchezza di proposte che ogni realtà in lotta ha prodotto nell’arco di questi ultimi anni, mentre le istituzioni tutte erano impegnate unicamente a zittire, reprimere e criminalizzare.
Assemblea regionale: per un altro piano dei rifiuti…
Venerdì 9 Dicembre ore 16.30 Sala Santa Chiara Piazza del Gesù Napoli
Basta con la logica dell’emergenza e dei commissariati
Riscriviamo dal basso e con la partecipazione diretta delle popolazioni il nuovo piano dei rifiuti
Stop immediato del cantiere di Acerra ed alla politica nociva dell’incenerimento
Raccolta differenziata intensiva, riciclo, e riduzione a monte dei rifiuti per migliaia di nuove assunzioni e assorbimento dei lavoratori delle società miste in via di fallimento.
Rete Comitati Campani per la difesa della salute e dell’ambiente
Presidio Pantano Acerra
Comitato contro piattaforma Pignataro
Cobas società miste
Cobas LSU Acerra
***************************
DOCUMENTO NAZIONALE RETE “RIFIUTI ZERO”CONTRO LE LOBBIES
Nel nostro paese è in atto un tentativo da parte di potenti lobbies industriali e finanziarie e da un trasversale arco di forze politiche per la realizzazione di un grande numero di inceneritori. Dal nord al sud dell’Italia tutte le regioni sono oggetto di una campagna di promozione di inceneritori siano essi intesi come impianti destinati al trattamento di rifiuti urbani, sia come “impianti industriali” di co-combustione.
Noi chiediamo la messa al bando degli impianti in cui si abbina e confonde l’impiego di combustibili tradizionali, con derivati dal trattamento di rifiuti tradizionali o di sostanze assimilabili dallo svariato tipo e natura: CDR, pneumatici, biomasse di origine industriale, etc.
SOSTANZE CANCEROGENE
I sostenitori degli inceneritori cercano, attraverso un’opera di mistificazione mediatica, di accreditare i moderni termovalorizzatori (così li chiamano) come impianti produttori di energia elettrica, pur nella consapevolezza della pessima reputazione attribuita loro da parte delle popolazioni. I cittadini, invece, e giustamente, li associano ad emissioni di grandi quantitativi di inquinanti cancerogeni quali diossine, furani, metalli pesanti, idrocarburi policiclici aromatici, polveri sottili, etc., ed a dispetto delle stesse norme giuridiche che classificano questi impianti innanzitutto come inceneritori.
Che la spazzatura possa diventare un combustibile è questione assolutamente infondata,
La letteratura scientifica dimostra che bruciare i rifiuti rappresenta uno spreco di risorse se confrontato con i risparmi derivanti dal recupero, dal riutilizzo e dal riciclaggio dei materiali; nonché, a maggior ragione, attraverso la riduzione della produzione di rifiuti. Ciò consente risparmi di energia da 3 a 5 volte maggiori rispetto al loro incenerimento.
DANNI ALLA SALUTE UMANA
Il “presunto” recupero energetico da rifiuti, comporta un danno certo alla salute umana attraverso l’emissione dagli inceneritori di sostanze inquinanti, persistenti e bioaccumulabili come le diossine. A questo si aggiungono processi decisionali autoritari che eludono non solo, come quasi sempre accade (ad Acerra e in Campania, a Brescia, in Piemonte, Trentino-Alto Adige, Liguria, Emilia-Romagna, Toscana, Molise, Lazio, Calabria, Sicilia, etc), le stesse leggi sulle valutazioni sugli impatti ambientali e strategiche – Via e Vas -, cioè quelle valutazioni strategiche e strutturali per lungimiranti programmi e pianificazioni. Ma soprattutto viene disattesa e negata qualsiasi valutazione su realizzabili proposte alternative.
Come se ciò non bastasse gli inceneritori producono elevate quantità di scorie e ceneri che devono comunque essere conferite in discariche speciali. Che la termovalorizzazione sia una favola è dimostrato anche dallo scarso recupero di energia elettrica ottenibile con l’incenerimento dei rifiuti che non va oltre il 18/20% del loro potenziale calorifico totale, ed a cui va sottratta l’energia necessaria alla produzione del CDR (separazione, essiccazione, movimentazione), al trattamento delle ceneri, delle polveri e delle acque di risulta. Un altro imbroglio.
Poiché il combustibile derivante dai rifiuti è composto almeno per il 35-40% da carta e cartoni, e per il resto da scarti quasi tutti riciclabili (legno, gomma, plastiche, cascami tessili), appare evidente che bruciare rifiuti è in aperto contrasto con il riciclaggio.
Occorre ribadire che la normativa vigente (comunitaria e nazionale) considera prioritario il recupero di materia rispetto a quello “energetico”; quest’ ultimo comunque sempre subordinato alla riduzione, al riuso e al recupero di materia.
IN EUROPA
Non a caso, Danimarca, Belgio e Austria applicano una tassa sull’incenerimento da 4 a 71 € per tonnellata. Al contrario in Italia l’industria dell’incenerimento gode di lauti sussidi pubblici che consentono di vendere all’Enel e al Gestore della Rete Nazionale l’energia elettrica prodotta dall’incenerimento ad un prezzo 3 volte superiore a quello di mercato. Maggiorazione che viene caricata sulle bollette degli italiani sotto la voce truffaldina: “costruzione impianti fonti rinnovabili”
CI INGANNANO
Adesso gli sponsor degli inceneritori cercano di entrare da protagonisti nella ghiotta partita miliardaria dei “certificati verdi” attraverso l’inganno dell’assimilazione alle energie realmente rinnovabili di quella poca prodotta bruciando rifiuti (Dlgs. 387 del 2003). In realtà recuperare energia dai rifiuti bruciandoli è uno spreco e un imbroglio energetico ed economico.
Carta e cartoni, ma soprattutto le plastiche, sono i principali materiali ad elevato potere calorifico (circa il 90% sul totale) e funzionali al “buon” funzionamento degli inceneritori. Ma bruciare le plastiche, che sono di derivazione petrolifera, equivale a bruciare combustibili fossili. La carta è prodotta dal legno con un processo che comporta l’impiego di consistenti flussi di energia e di risorse primarie (acqua e foreste).
Bruciandola si sprecano risorse che al contrario vengono risparmiate riciclando i diversi materiali cartacei.
Questa è una “truffa” che occorre bloccare.
IMPIANTI ANTI ECONOMICI
Senza queste sovvenzioni, gli inceneritori, costretti a costi di investimento e gestione sempre più onerosi per mantenere le emissioni inquinanti entro le normative di settore, giustamente, sempre più restrittive, non sarebbero in grado di reggere economicamente e, nello stesso tempo, la via del riciclaggio apparirebbe ancor più conveniente, efficace e rapida. Noi sosteniamo che i finanziamenti pubblici debbano incentivare le produzioni pulite a basso tasso di scarti e di consumi energetici, il riciclaggio ed il compostaggio, nonché il risparmio energetico (case passive, piccoli impianti locali, in modo da evitare le perdite di rete) e le fonti energetiche realmente rinnovabili come il solare, l’eolico, i piccoli impianti idroelettrici, etc.
COSA POSSIAMO E DOBBIAMO FARE Per bloccare questa truffa proponiamo, assieme alle realtà locali, una mobilitazione nazionale attraverso:
1. Una raccolta di firme da presentare al Parlamento Europeo ed Italiano anche attraverso sit-in e manifestazioni.
2. L’individuazione di modalità organizzative per l’introduzione di forme di autoriduzione della tariffa rifiuti laddove questa non è calcolata in maniera “puntuale” sulla base dei rifiuti realmente conferiti.
Rete Nazionale Rifiuti Zero http://ambientefuturo.interfree.it coordinamentonoinc@yahoo.it GAIA – Global Alliance for Incinerator Alternatives www.no-burn.org