I familiari dei malati psichici protestano per l’uso del reparto psichiatria come sede per estorsioni
ASSOCIAZIONE DI FAMILIARI E AMICI DEI SOFFERENTI PSICHICI “La rete sociale”
Comunicato stampa dell’8 luglio 2009
La lettura dei giornali di oggi ci ha veramente sconvolti. Abbiamo saputo che il reparto psichiatrico di diagnosi e cura situato al Rummo – per il quale stiamo lottando affinché non venga spostato a Sant’Agata dei Goti – sarebbe diventato una comoda sede di estorsioni per un gruppo criminale. “Estorsione, aggravata dal metodo mafioso” è, infatti, l’accusa ipotizzata nel decreto di fermo emesso contro Saverio e Luigi Sparandeo e contro Antonio Mottola. Estorsione che, in una nota del procuratore aggiunto della DDA di Napoli, sarebbe avvenuta con un sistema “emblematico” per “agganciare le vittime”: cioè nel reparto psichiatrico del Rummo (noto come SPDC) dove Saverio Sparandeo “elemento apicale dell’omonimo clan” era stato ricoverato. Ricovero che sembra sia durato oltre 2 mesi: una durata più che anomala.
Insomma, ci è voluta la DDA di Napoli per svelare quello che alcune “voci” e denunce di ammalati ci avevano fatto intuire.
Ebbene, la gravità di questa notizia – che pone negativamente l’organizzazione della Salute Mentale di Benevento all’attenzione nazionale – è così rilevante che richiede un assoluto e definitivo chiarimento da parte dei responsabili sanitari all’opinione pubblica e, in particolare, alla nostra Associazione che rappresenta i familiari degli ammalati spesso ospitati dall’SPDC.
Infatti, non si può tollerare che questo episodio – che penalizza gli interessi dei nostri sofferenti e mortifica il lavoro quotidiano di tanti operatori sanitari che si impegnano con professionalità – venga sbrigativamente liquidato con scambi di lettere burocratiche o sui giornali, sostanzialmente incomprensibili per i cittadini, che sembrano scritte soprattutto con l’obiettivo di scaricare formalmente le proprie responsabilità.
E poiché viviamo in un mondo gravido di domande senza risposte, poniamo pubblicamente i seguenti interrogativi ai vertici sanitari a qualunque livello – vertice della Asl, del Dipartimento di Salute Mentale, dell’SPDC – dai quali abbiamo il diritto civile di avere risposte chiare :
1) Chi e perché ha consentito l’accoglimento di Saverio Sparandeo nell’SPDC di Benevento?
2) Chi ha consentito che potesse rimanere per oltre 2 mesi in un reparto dove normalmente il ricovero non supera qualche settimana?
3) E’ vero che in una situazione sanitaria nella quale scarseggiano strutture e posti letto, gli sarebbe stata concessa una camera singola? E a che titolo?
4) Quali effetti sulle cure ai malati ha avuto vivere nel clima di disuguaglianza e intimidazione inevitabilmente creatosi?
5) E soprattutto: visto che il vero pericolo sono i criminali e non i malati, non vi sembra arrivato il momento di aprire le porte di ferro che ingiustamente isolano dal mondo i sofferenti dell’SPDC? In altre parole: visto che questa struttura sembrerebbe così permeabile all’ingresso di “estranei” perché non renderla “aperta” agli unici veri interessati, cioè agli ammalati, ai loro amici e familiari?