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Ecosistema Urbano: Benevento penultima

castielloFoto: L’assessore all’Ambiente – Enrico Castiello

La annuale classifica di Lagambiente ci ha assegnato il penultimo posto per la qualità dell’Ecosistema Urbano. Abbiamo perso 15 posizioni rispetto all’anno precedente, ma l’Assessore Castiello ritiene che la brutta figura sia da attribuire, principalmente, al mancato invio dei dati.

“altrabenevento” pensa che la condizione dell’ambiente in città non sia affatto soddisfacente, indipendentemente dai dati, soprattutto per la Raccolta dei rifiuti, l’ Approvvigionamento idrico, la Depurazione delle acque reflue, la Qualità dell’aria.

IL SANNIO QUOTIDIANO del 16 ottobre 2000

Ambiente e servizi, Benevento penultima

Ultimo posto all’alba del terzo millennio, penultimo posto sette anni dopo. Il ‘filo rosso’ è la valutazione riservata alla città di Benevento quale ‘ecosistema urbano’.

La graduatoria complessiva, di carattere nazionale – pubblicata ieri mattina da ‘Il Sole 24ore’ – vede Benevento piazzarsi al penultimo posto assoluto, alla luce dei dati registrati nel 2006. Peggio solo Ragusa. Perché? Per rispondere si deve fare riferimento, ovviamente, agli indicatori utilizzati per stilare la classifica, indicatori che affrontano temi diversi, come ‘trasporti e auto’, ‘ambiente e verde’, ‘aria’, ‘rifiuti’, ‘energia’ e ‘acqua’.

Allo stesso tempo, però, non si può assolutamente trascurare la valutazione ottenuta da Benevento in questi anni. Se fosse possibile ricorrere a una rappresentazione grafica, l’andamento sarebbe sostanzialmente stabile: come detto, ultimo posto nel 2001, su cento e tre città, penultimo posto quest’anno, sempre su cento e tre città. E di anno in anno la collocazione nella graduatoria nazionale non ha mai subito stravolgimenti clamorosi: per essere più chiari, l’ottantatreesimo posto conquistato in occasione dell’indagine relativa ai dati del 2005 è stato il risultato migliore conquistato in assoluto.

Ma è soprattutto l’analisi dei diversi indicatori a consentire una valutazione più ampia e approfondita, anche, anzi soprattutto, tenendo presente un particolare importante: in moltissimi casi, quest’anno, il dato relativo a Benevento viene definito ‘non disponibile’, ovvero non comunicato, con conseguente collocazione all’ultimo posto. Anche questo elemento ha influito fortemente sulla graduatoria complessiva.

TRASPORTI

‘Mezzi pubblici poco diffusi nei piccoli centri’: questa è una delle realtà evidenziate dall’indagine. E Benevento non fa assolutamente eccezione, anzi, all’interno del gruppo delle ‘città piccole’, cinquanta in tutto, si pizza al trentaduesimo posto per numero di passeggeri del trasporto pubblico, rapportato alla popolazione residente e alla dimensione della città. A questo quadro, poi, vengono aggiunti ulteriori tasselli: ventiquattresimo posto, all’interno del gruppo delle ‘città piccole’, per disponibilità di autobus, valutando chilometri per vettura e abitanti; ottantesimo posto, nell’ambito nazionale, per ‘qualità ambientale’ del trasporto pubblico, avendo come riferimento i mezzi e il carburante usati; trentaseiesimo posto per tasso di motorizzazione, pari a 61 a Benevento, ovvero per numero di automobili circolanti ogni cento abitanti; settantanovesimo posto, infine, sempre nell’ambito nazionale, per ‘qualità ambientale’ del ‘parco automobili’.

Emerge dai numeri – e, peraltro, è confermato dalla realtà quotidiana – quanto il trasporto pubblico sia secondario nelle ‘abitudini’ dei beneventani.

AMBIENTE
Se si prendono in esame, poi, gli spazi ‘a verde’ e le limitazioni per i veicoli a motore, il bilancio diventa più difficile. Soprattutto perché mancano i dati relativi alle ‘isole pedonali’, alle ‘zone a traffico limitato’ e alle piste ciclabili.
Unici riferimenti attendibili sono quelli relativi al ‘patrimonio verde’ di Benevento. Anche in questo caso, però, il bilancio non è positivo. In primo luogo, per quanto concerne il verde urbano fruibile, calcolato considerando i metri quadrati per abitante, Benevento si piazza al settantaduesimo posto, con una media di 3,68 metri. In secondo luogo, anche valutando l’estensione delle aree verdi, in proporzione alla superficie comunale, il bilancio è negativo: settantaseiesimo posto in assoluto, con 127,68 metri quadrati per ettaro.
ARIA
E’ assolutamente paradossale la valutazione attribuita alla città di Benevento prendendo in considerazione l’inquinamento atmosferico. E’ paradossale perché, in realtà, è una ‘non valutazione’.
In sostanza, l’indagine ha preso in esame i quantitativi medi e i picchi delle ‘polveri sottili’ presenti nell’aria, i quantitativi medi e i picchi delle emissioni pericolose di biossido d’azoto, la media dei superamenti dei limiti di legge di ozono e, infine, il massimo valore medio annuo registrato di benzene. Per Benevento, però, l’unico riscontro è esplicitato con due lettere ‘N.d.’, ovvero non disponibile.
Impossibile, quindi, azzardare una valutazione. Tuttavia, nelle diverse ’sottoclassifiche’ Benevento viene collocata all’ultimo posto.
RIFIUTI
Capitolo delicato, per Benevento come per tutta la Campania, quello relativo alla gestione dei rifiuti. In questo settore specifico, l’indagine prende in esame due indicatori strettamente collegati: la produzione pro capite di rifiuti urbani e la quota di frazioni recuperabili (attraverso la raccolta differenziata) sul totale dei rifiuti prodotti. E il bilancio complessivo è in chiaroscuro…
Per quanto concerne la produzione di rifiuti, la città di Benevento si piazza al dodicesimo posto, con 490,2 chilogrammi per abitante, un quantitativo contenuto. Tuttavia, sull’altro piatto della bilancia va collocato il ‘recupero’ dei rifiuti, e, da questo punto di vista, Benevento conquista solo il settantacinquesimo posto, con una frazione di rifiuti recuperabili pari appena al 10,7 per cento.
ENERGIA
Dall’indagine emergono forti carenze in materia di politiche energetiche, soprattutto per quanto riguarda le fonti alternative. La città di Benevento non fa assolutamente eccezione: il punteggio conquistato, prendendo in esame politiche basate sul risparmio energetico e sulle fonti rinnovabili, è ‘zero’. Tuttavia, su questa valutazione influisce l’assoluta mancanza di dati su fotovoltaico, solare termico, teleriscaldamento e biomasse.
Unici riferimenti disponibili sono quelli relativi al consumo di carburante e ai consumi elettrici: per Benevento, che si piazza al nono e al sesto posto nelle rispettive classifiche, il bilancio parla di consumi pro capite relativamente contenuti.
ACQUA
Anche la gestione della fornitura idrica rappresenta un ‘nodo’ importante per Benevento. Diversi gli indicatori presi in esame, e solo quello relativo ai consumi idrici pro capite pongono Benevento ai primi posti della classifica nazionale.
Il primo elemento negativo è quello relativo al riciclo delle acque reflue: a Benevento la capacità di depurazione si attesta appena al 12 per cento, che si traduce nel centounesimo posto in classifica. Negativo anche il dato relativo alla percentuale di acqua non consumata rispetto a quella immessa in totale in rete: Benevento sfiora il 50 per cento. E poi, a chiudere il cerchio, c’è il dato relativo ai nitrati contenuti nell’acqua potabile: Benevento conquista l’ottantaquattresimo posto, con quasi 17 milligrammi per litro.
PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E AZIENDE
Ultima componente dell’indagine è quella che prende in esame il ruolo delle pubbliche amministrazioni e delle aziende, componente che “non incide pesantemente sulla determinazione della classifica finale”, si legge su ‘Il Sole 24Ore’.
Primo riferimento è quello delle aziende con marchio ecologico: Benevento ottiene il settantaduesimo posto, considerando le aziende con certificazioni ambientali.
Molto più negativo il dato sulla partecipazione ambientale, che tiene in considerazione la presenza e il ‘peso’ di diversi documenti, come, ad esempio, Agenda 21 e Piani locali: Benevento al novantunesimo posto, con un indice pari a ‘zero’. Valutazione identica anche per quanto concerne il cosiddetto eco-management locale, che prende in considerazione gli acquisti compiuti con ‘criteri verdi’, come, ad esempio, l’utilizzo di carta riciclata in ufficio.
Ultimo riferimento, infine, è quello relativo alla disponibilità delle amministrazioni comunali, ovvero la ‘capacità di risposta’, calcolata avendo ben presenti il numero di schede inviate per l’indagine e il numero di risposte fornite sui diversi parametri. In questo caso, Benevento si piazza al centunesimo posto, con un indice pari a 24.

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da www.epicentrobenevento.it

Benevento, 15-10-2007

Qualità dell’ambiente, Benevento in caduta libera

La città penultima nella classifica di Sole24ore e Legambiente

Benevento 15 ottobre 2007 – Vanno a Belluno i voti migliori della pagella ambientale. Secondo ECOSISTEMA URBANO, l’indagine annuale realizzata da Legambiente con la collaborazione del Sole – 24 Ore, la città veneta si colloca in testa alla classifica dei 103 comuni capoluogo grazie ai buoni voti ottenuti sui fronti dell’aria, del sistema di mobilità e della gestione rifiuti.
Ultima classificata è Ragusa, penalizzata da inquinamento, scarsa disponibilità di verde URBANO, problemi idrici e di trasporti. Sta peggio di Ragusa solo Benevento, che è al penultimo posto della classifica con 26,93 punti (la media nazionale è di 50,55 e la capolista Belluno ne ha ottenuto 71,40).
Non saranno le statistiche e le indagini di pur accreditati soggetti come il Sole 24 ore e Legambiente a cambiare la storia. Quel che è certo è che Benevento è veramente in caduta libera. Le prime avvisaglie si erano avute nel 2007, allorquando la città si piazzò all’87esimo posto, con evidente tracollo rispetto al 2006, allorquando non solo il capoluogo sannita finì al 46esimo posto tra tutte le città italiane, ottenenendo anche un premio speciale (ritirato nel corso di una cerimonia a Milano dall’allora assessore all’ambiente, Antonio Luciano) per aver installato su otto scuole cittadine impianti fotovoltaici per l’illuminazione e per il riscaldamento, facendo così ricorso alle fonti rinnovabili e all’energia pulita.
Il commento
La città che non c’è: così potrebbe intitolarsi il rapporto ECOSISTEMA URBANO 2008 che indaga sul quadro ambientale nei 103 comuni capoluogo di provincia attraverso una serie di parametri articolati per aree tematiche. È vero che qualche piccolo miglioramento si intravede e che alcuni centri evidenziano risultati brillanti in singoli campi d’indagine (Brescia nelle fonti energetiche alternative, Bergamo nelle zone a traffico limitato, Isernia per la scarsa quantità di spazzatura, Novara sul fronte del riciclo). Ma è anche vero che non c’è una città in grado di stagliarsi nettamente sopra le altre per qualità ambientale complessiva.
E così a vincere l’edizione di quest’anno – realizzata da Legambiente e dall’Istituto di Ricerche Ambiente Italia con la collaborazione editoriale del Sole-24 Ore – è Belluno, che al primo posto arriva conquistando posizioni di vertice solo negli ambiti dei rifiuti, dell’aria e dei mezzi pubblici; per il resto, una serie di piazzamenti giusto un po’ migliori rispetto alle altre (ma anche qualche caduta, come il tasso di motorizzazione, l’ozono e le politiche energetiche o la mancata risposta su perdite di rete e depurazione).
Nessuna sorpresa in coda: ancora una realtà del Sud, Ragusa (era Taranto nella scorsa edizione) preceduta da Benevento, Frosinone e Oristano. A penalizzarla sono soprattutto i risultati nelle aree acqua, rifiuti, verde, circolazione (abbastanza sorprendente è il dato relativo agli alti consumi di carburante abbinati alla presenza di un parco auto piuttosto vecchiotto) ma anche la mancanza di notizie su molti indicatori (la città peraltro è 88ª per capacità di risposta dell’ente locale all’indagine di Legambiente).
Quanto al complesso della classifica, è evidente la solita forbice territoriale. Nella prima metà si susseguono comuni del Nord e del Centro, interrotti solo sporadicamente da qualche presenza meridionale: per incontrare la prima rappresentante del Sud occorre scendere al 18° posto occupato da una molisana (Campobasso) e poi ancora al 36° (Potenza) o al 41° (Caserta). Addensato invece in fondo alla graduatoria il Mezzogiorno: salendo dal basso, e con l’eccezione di Frosinone (101ª), la sequenza si interrompe al 93° gradino con Latina, quindi con Vercelli (90ª), Alessandria (87ª) e Imperia (84ª). Da notare la buona performance di Lombardia e Toscana: l’una piazza tre città nella top ten (Bergamo e Mantova, seconda e terza, e Pavia, decima), l’altra due (Livorno e Siena, rispettivamente al quarto e al sesto posto). Ma anche il Trentino Alto Adige ne esce più che bene (con Trento settima e Bolzano, vincitrice della scorsa edizione, nona).
Che nelle piccole o medie città si respiri in genere un’aria migliore lo indica non solo la successione delle vincitrici delle varie edizioni di ECOSISTEMA URBANO, ma anche l’insoddisfacente posizionamento delle “metropoli”: la migliore è Genova (13ª), avvantaggiata dalla posizione geografica. Nella seconda metà della classifica tutte le altre: Roma (55° posto), Milano (58°), entrambe ben messe però quanto a disponibilità di trasporto pubblico; Torino (74°), che comunque si distingue nell’ambito delle politiche energetiche; Bari (82°), Palermo (89°) e Napoli (91°).
Al di là della pagella finale – anche al fine di incoraggiare, nella politica urbana, interventi strutturali significativi e non improntati alla gestione dell’emergenza – può essere utile spulciare le singole tabelle del rapporto (riportate nelle pagine seguenti). Così si scoprirà, per esempio, che in 58 città c’è una situazione critica per il biossido di azoto e in 40 per le polveri sottili; che ci sono 62 auto ogni 100 abitanti; che ogni anno si buttano 618 chili di spazzatura a testa (di cui poco più di un quinto riciclati); che quasi un terzo dell’acqua immessa in rete va persa; che ai viaggi collettivi in tram, autobus o metro si preferiscono gli spostamenti in auto. E che in città il verde è ancora proprio poco: in 42 comuni meno di 5 metri quadri a testa, un terzo di quanto previsto dagli standard urbanistici nazionali.
Rossella Cadeo
Il Sole24ore.com

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da Il Quaderno n° 476 del 31/10/2007

Impietosa l’indagine annuale condotta daLegambiente: 102° posto

La qualità ambientale? Una chimeraper Benevento

Il capoluogo sannita penultimo in Italia e ultimo in Campania secondo la ricerca Ecosistema Urbano. Risultato fortemente condizionato dal mancato invio dei dati, riferiti al 2006, da parte del Comune

La classifica, nuda e cruda, non dà scampo. Benevento è ultima in Campania e penultima in Italia per qualità ambientale. Sono i dati della ricerca annuale Ecosistema Urbano, curata da Legambiente in collaborazione con l’Istituto di Ricerche Ambiente Italia e Il Sole-24 Ore.
Il capoluogo del Sannio è al 102° posto su 103 città: 26 gli indicatori di qualità presi in esame, 125 i parametri ambientali per oltre 125mila dati complessivi riferiti al 2006. In Italia il primo posto spetta a Belluno, città veneta. In Campania il primato è di Caserta (41° posto), seguita da Avellino (45°), Salerno (64°), Napoli (91°) e Benevento. Solo Ragusa, ultima in classifica, è piazzata peggio.
La graduatoria è stata stilata attraverso un confronto tra valori reali, dichiarati dai Comuni e alcuni obiettivi di sostenibilità. Il tallone d’Achille per Benevento è stato proprio l’invio dei dati: è infatti al terzultimo posto (101°) per la capacità di risposta dell’Amministrazione Comunale in materia di schede inviate. In molti campi, in pratica, non sono stati resi disponibili i numeri. In altri casi, sono stati presi in esame quelli riferiti al 2005. Una classifica che non rispecchia in pieno i valori effettivi, dunque. Ma che arreca, ugualmente, un forte danno all’immagine per l’annuncio, al di là delle giustificazioni possibili. E che evidenzia una grave leggerezza da parte di chi è preposto a fornire tutte le indicazioni a Legambiente.

“La classifica per nostra negligenza – dichiara al Quaderno l’assessore comunale all’Ambiente Enrico Castiello – non risponde al vero, soprattutto per il mancato invio dei dati. C’è stato qualche problema da questo punto di vista, diciamo un vizio sul procedimento, o meglio un disguido amministrativo. La situazione è sfuggita di mano ed è stata presa sottogamba. In effetti, c’è stata una non collaborazione tra i settori: mi assumo le responsabilità, anche se non tutte sono le mie. Nello stesso tempo, non vorrei addossare la croce a qualcuno. E’ evidente, però, che se chiediamo più volte ad alcuni settori o enti determinati dati e non ci vengono forniti dopo due o tre solleciti, risulta chiaro che qualcuno pensa che tali informazioni siano poco importanti. Purtroppo, manca la cultura, in materia. Alla fine, poi, la colpa è nostra. Ce ne assumiamo la responsabilità”.

Analizziamo, allora, i dati relativi a Benevento: 12° posto per i consumi idrici, 76° per dispersione della rete, ovvero la differenza percentuale tra l’acqua immessa e quella consumata per usi civili, industriali e agricoli, 84° per qualità delle acque ad uso potabile, 101° per capacità di depurazione, 12° per la produzione pro capite di rifiuti urbani, 75° per raccolta differenziata (dove s’intendono le frazioni recuperabili sul totale dei rifiuti prodotti), 32° per numero di passeggeri nel campo del trasporto pubblico su 50 piccole città prese in esame, 79° per la qualità ambientale del trasporto pubblico, 79° per i mezzi a minore impatto ambientale e per il tipo di carburante utilizzato, 34° per il tasso di motorizzazione (61 auto circolanti ogni 100 abitanti), 77° per qualità ambientale del parco auto (percentuale di auto Euro 3 e Euro 4 circolanti sul totale), 72° per verde urbano fruibile pro capite, 76° per Aree verdi (anche riserve naturali) per ettaro di superficie, 7° per consumo pro capite di carburanti, 6° per consumo pro capite per uso domestico di energia elettrica, 72° per certificazioni ambientali ISO 14001, 81° nell’Eco Management, 81° nella partecipazione ambientale (ovvero la capacità delle pubbliche amministrazioni di adottare iniziative di informazione e coinvolgimento attivo dei cittadini in merito alle tematiche della sostenibilità), 62° per politiche energetiche.
Tanti altri di particolare importanza, come detto, non sono disponibili (nelle tabelle del rapporto c’è scritto testualmente un desolante N.d.).

“I dati non sono questi – ribatte Castiello -. Non ci hanno classificato su temi come aria e acqua, non sono veritieri i dati della raccolta differenziata, non sono stati spediti i dati per le zone a traffico limitato (Ztl) e le isole pedonali, i giardini storici, i parchi per bambini. Se inseriamo questi numeri, sono convinto che in classifica recuperiamo almeno 25-30 posti”.

Classifica condizionata dal mancato invio di dati? Il commento di Camillo Campolongo, responsabile provinciale del Wwf, è in chiaroscuro. “Penso che questo sia vero, perché l’efficienza del nostro Comune lascia molto a desiderare sull’argomento ambiente. Fino a qualche anno fa, non c’era nemmeno un assessore all’Ambiente. Insomma, c’era da aspettarselo. Per i dati, mi soffermerei sulla produzione e lo smaltimento dei rifiuti solidi e liquidi: siamo in una situazione pessima. Dobbiamo anche considerare l’emergenza regionale e i cumuli di rifiuti solidi in strada nel 2006: da allora, fortunatamente l’Asia sta facendo dei passi in avanti. Più negativo l’esame sui rifiuti liquidi che vanno tutti nei nostri fiumi: siamo tra le pochissime città in Italia senza depuratore. Anche questo giustifica il risultato. Un altro indicatore che resta da valutare è quello dell’aria: penso che tutto sommato non ci sia grosso inquinamento in città”.

Sia Castiello che Campolongo cercano di guardare al futuro con più ottimismo. “Vorremmo costituire – dice l’assessore – un gruppo di lavoro dal quale prenderemo i dati che non siamo riusciti a inviare e chiederemo a Legambiente di comunicarci la nostra reale posizione in classifica. Insomma, vogliamo far capire che non siamo i penultimi in Italia, ma soprattutto siamo i migliori in Campania, non i peggiori. Sono venute fuori delle inefficienze, mi dispiace per l’immagine della città: tutto questo però può fungere da stimolo per dimostrare il contrario l’anno prossimo”“Direi che la situazione non è così grave – aggiunge Campolongo – ma il problema è che c’è una vera attenzione dei beneventani, parlo di cittadini e amministratori, verso l’ambiente. In tema di sensibilità, il panorama locale è desolante. La Provincia negli ultimi anni ha fatto qualcosa in più. Può darsi che questa Amministrazione Comunale sarà un po’ più attenta ma soprattutto più efficace”. Con il 102° posto del rapporto Ecosistema 2008, Benevento ha perso 15 posizioni rispetto allo scorso anno, quando si piazzò all’87° posto. “Lavoreremo in maniera concreta – dichiarò allora l’assessore Castiello al Quaderno – anche se, attualmente, l’emergenza rifiuti assume una rilevanza primaria”. Meglio ancora il rapporto dell’anno precedente (83°) che resta il miglior risultato a confronto con l’88° posto del 2004 e il 92° del 2003. Quell’anno, l’assessore all’Ambiente, Antonio Luciano, avanzò dubbi sull’inchiesta: “Per quanto meritevole negli intenti, mi sembra imprecisa: su molti punti si dovrebbe verificare”, dichiarò al Quaderno del 23 ottobre 2003. Roberto Russo

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82CENTO.it

Ottobre 2007

“Corona: al di là dei dati, siamo comunque messi male”

Benevento è la penultima città d’Italia per la qualità dell’ecosistema urbano, secondo la annuale classifica curata da Legambiente. E possibile, come ha spiegato l’assessore comunale competente, Enrico Castiello, che il risultato molto negativo sia in parte dovuto a dati parziali o incompleti che sono stati trasmessi alla Associazione Ambientalista, ma certamente questo particolare non ci consola. Personalmente ritengo che tutte le classifiche di questo tipo hanno un fondamento di verità ma, indipendentemente dai singoli dati, credo che dobbiamo onestamente valutare da soli, senza aspettare il voto o il giudizio altrui e senza vittimismo, la qualità dell’ambiente nella nostra città.

Ebbene, dico subito che dal mio punto di vista, probabilmente non meritiamo la penultima posizione, ma poco ci manca. Mi spiego, accennando ad alcuni aspetti della tutela ambientale che ritengo importanti e significativi e che, peraltro, sono proprio quelli per i quali ci vengono attribuiti meno punti nella classifica in discussione..

La raccolta dei rifiuti. Ho più volte ribadito che la cosiddetta emergenza rifiuti è la conseguenza della nostra dipendenza dall’impianto di CDR di Casalduni che ho avversato fin dalla sua costruzione, soprattutto perchè veniva presentato come il “miracolo” capace di smaltire le 300 tonnellate al giorno prodotte in tutta la provincia e raccolte senza alcune differenziazione. Non solo le ditte interessate alla costruzione e alla gestione di quell’impianto, ma anche i politici sostenitori del modello “industrialista” per il trattamento dei rifiuti, cioè sostenitori delle lobby dei grandi impianti, hanno voluto far credere che il sistema della “vagliatura meccanica” installato a Casalduni.

Si tratta di un sistema capace, così ci hanno detto, di separare in loco i rifiuti che senza alcuna differenziazione vengono gettati nello stesso sacchetto, poi ammucchiati per ore nel cassonetto, poi “compattati” negli automezzi dell’ASIA, l’Azienda Speciale di Igiene Ambientale, ed infine pressati nella vasca di raccolta dell’impianto di Toppa Infuocata. Ma dopo anni di disastri ambientali, è ora chiaro a tutti che, inevitabilmente, dopo aver raccolto i rifiuti in questo modo, nessun “miracolo” di vagliatura meccanica, può separare alcunché ed infatti la Frazione Organica che esce dall’impianto è talmente “infarcita” di pezzi di vetro, plastica e metalli, che può solo finire in discarica, mentre la parte secca, cioè le cosiddette “ecoballe”sono tanto “sporche” ed impastate con materiale organico al punto daessere considerate fuori legge e quindi destinate la sequestro.

Da oltre 10 anni mi sforzo, insiemea pochi altri, di insistere nel chiedere che, in alternativa a questi sistemi che hanno fatto arricchire i faccendieri dei rifiuti, si organizzi la Raccolta Differenziata dei rifiuti separando inizialmente presso le abitazioni, solamente la frazione umida, composta essenzialmente da prodotti organici per l’alimentazione, e poi la frazione secca, cioè plastica, carta,vetro, alluminio e contenitori vari. In questo modo l’organico, che da solo rappresenta il 35% di tutti i rifiuti, non contaminato da rifiuti secchi, può essere smaltito in un centro di compostaggio, per esempio quello di Molinara, mentre la frazione secca può essere separata ulteriormente con alcuni semplici sistemi manuali, per ricavarne materiali da vendere ai consorzi che si occupano di riciclaggio. Così facendo diventa possibile raggiungere una percentuale molto alta, 60-70% di raccolta differenziata. In alcuni comuni della nostra provincia, questo sistema è già stato attivato con buoni risultati, mentre nella città capoluogo ancora si insiste ad organizzare solo la differenziazione di alcuni rifiuti secchi e pertanto la percentuale di “differenziata” rimane bassa e così pure il punteggio che ci viene assegnato da Legambiente.

Depurazione e qualità dell’Acqua. E’ noto che tutte le amministrazioni che si sono susseguite dal 1990 ad oggi, si sono fermate a considerare sempre e solamente lo stesso progetto di depuratore da costruire, a contrada Serretelle o Pantano, comunque dopo la confluenza dei fiumi Sabato e Calore per convogliare tutte le fogne che attualmente scaricano a cielo aperto. Si tratta di un’opera che presenta molte oggettive difficoltà non solo per l’ubicazione dell’impianto in zona alluvionale, ma soprattutto per convogliare tanti e diversi scarichi da canalizzare per diversi chilometri, con conseguente distruzione di parti importanti dell’ecosistema fluviale e di aree archeologiche. L’ostinazione per quel progetto ormai vecchio, non consente di valutare serenamente altre soluzioni, come ad esempio la realizzazione di piccoli depuratori in punti strategici, con le vasche di decantazione e il sistema della fitodepurazione, cioè la utilizzazione di alcuni tipi di piante capaci di assorbire inquinanti. La Provincia si era offerta di collaborare e in parte finanziare, questo tipo di impianti, ma pare che anche questa Amministrazione comunale si sia innamorata del mega depuratore e del mega impianto fognario e così perdiamo altro tempo ed altri punti nella classifica sull’Ecosistema Urbano.

Per la qualità dell’acqua, un altro parametro che ci vede penalizzati nella classifica di Legambiente, devo solo evidenziare la gravità della situazione in relazione alle nostre potenzialità. É noto che Benevento per molti anni è stata alimentata per il 70% da pozzi locali (Pezzapiana, Pantano, Campo Mazzoni) e per il resto dall’acquedotto del Torano-Biferno. Con il passare degli anni siamo sempre più dipendenti dall’acqua che arriva dal Molise perchè i nostri pozzi sono sempre più inquinati. Quelli di Pantano che ancora si vedono dalla Tangenziale Ovest, sono da tempo chiusi a causa della presenza di nitrati in percentuale doppia rispetto al limite massimo consentito e tra poco lo stesso accadrà per quelli di Pezzapiana e Campo Mazzoni. Tale situazione è nota da tempo, ma nessun serio provvedimento viene assunto per limitare l’inquinamento delle falde anche attraverso una politica di incentivazione dell’agricoltura biologica per evitare l’uso dei concimi chimici che sono una delle cause della presenza eccessiva di nitrati nell’acqua sotterranea..

Qualità dell’Aria.

E’ vero che l’Arpac ha fornito a Legambiente dati parziali, ma anche in questo caso, indipendentemente dai voti, il nostro autogiudizio non può essere positivo.

Moti sanno che la presenza di inquinanti nell’aria non è dovuta solo alla quantità di emissioni inquinanti, che pure a Benevento ci sono e vanno ridotte, ma anche alla persistenza degli stessi nell’aria. Come ci hanno più volte spiegato alcuni esperti, anche beneventani, sulla città si forma una sorta di bolla a causa della conformazione del territorio perchè, in parole povere, la presenza dei fiumi determina aria più umida e più pesante che stazione a lungo perchè trattenuta dalle colline che contornano le valli. Ma anche in questo caso una soluzione ci è stata indicata da diversi anni: alberare fortemente la città e tutto il territorio circostante. Un qualunque bambino delle elementari, infatti, può ricordare ai nostri amministratori che sono proprio gli alberi che madre natura ci regala, sono capaci di assorbire gli inquinanti restituendo ossigeno e che in un viale alberato d’estate la temperatura è più bassa di quasi cinque gradi rispetto alle zone esposte al sole. Eppure ancora il Comune non si decide ad attivare progetti semplice per piantare alberi, neppure per compensare le distruzioni operate negli anni scorsi, continuando a concepire il Verde Pubblico solo per la sua funzione estetica e non per la funzione primaria di difesa dell’ecosistema.

Gabriele Corona – presidente di “altrabenevento”

© Altrabenevento

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