Il prof. Aniello Cimitile torna in libertà. L’inchiesta sui collaudi agli impianti di CDR continua.
Da Il Quaderno.it del 16/06/2009
Il presidente della Provincia di Benevento torna libero e nella pienezza delle funzioni
Sono state revocate anche le rimanenti misure impeditive alla propria libertà e all’esplicazione dell’attività politico-amministrativa al presidente della Provincia di Benevento, Aniello Cimitile. La decisione dell’Ottava Sezione del Tribunale del Riesame di Napoli, presieduta da Maria Rosaria Cosentino e riunitasi oggi per decidere in merito, si è appresa solo a quest’ora.
Cimitile era finito agli arresti domiciliari, con l’accusa di falso ideologico, il 3 giugno scorso, assieme ad altri importanti14 tecnici campani, come membro delle commissioni di collaudo per alcuni impianti di Cdr, in relazione a delle decisioni prese oltre cinque anni fa. Una vicenda del tutto estranea, quindi, alla sua funzione di guida della Rocca dei Rettori assunta l’anno scorso, con la sua elezione, al primo turno, a capo di una coalizione di centrosinistra.
Revocati i domiciliari la settimana scorsa, gli era stato imposto l’obbligo di dimora a Pomigliano d’Arco, dove l’attuale presidente ed ex rettore dell’Università del Sannio abita. Ora potrà svolgere appieno le sue funzioni di amministratore pubblico.
L’inchiesta dei magistrati napoletani ipotizza che gli impianti di Cdr costruiti dalla Fibe negli anni dell’emergenza rifiuti non avrebbero mai funzionato secondo le regole imposte dal contratto e le relazioni finali da parte dei collaudatori avrebbero attestato il falso.
Ultima modifica 16/06/2009 alle ore 23:50
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Da Il Mattino del 16/06/2009
Impianti Cdr, in un fax la verità sui collaudi
Al Riesame un documento del 2004. I pm: è la prova che i tecnici erano al corrente dei punti critici
LEANDRO DEL GAUDIO È un fax l’ultima carta dei pm nel corso dell’inchiesta sugli impianti Cdr. Un foglio di carta in A4, un documento sequestrato di recente della Procura di Napoli nel corso dell’inchiesta sulla gestione commissariale dell’emergenza rifiuti in Campania. Ottava sezione del Tribunale del Riesame, presidente Maria Rosaria Cosentino, riprende la partita a scacchi sulle commissioni di collaudo degli impianti di Cdr in Campania. Falso ideologico, l’accusa costata gli arresti domiciliari (poi revocati) per quindici tra docenti e presidi universitari, manager e professionisti privati. Davanti ai giudici della Libertà, la prima mossa tocca alla Procura. Sono i pm Giuseppe Noviello e Paolo Sirleo (titolari del fascicolo assieme al pm Alessandro Milita) a depositare nuovi atti. Tra questi c’è un fax reso da uno degli indagati, Mario Gily, che risale al 2004: una nota nella quale i presidenti delle commissioni di collaudo vengono informati delle avvenute modifiche delle strutture, al termine di una serie di interventi di manutenzione. Ma cosa dimostra il fax depositato dalla Procura? Perché integrare l’inchiesta con un atto che risale a cinque anni fa? La risposta è indicativa della strategia dell’ufficio inquirente, coordinato dal procuratore aggiunto Aldo De Chiara: la nota di Gily viene considerata una dimostrazione del livello di consapevolezza dei collaudatori delle criticità degli impianti di Cdr, ma anche delle difformità rispetto agli standard di funzionamento definiti dal contratto. In parole povere: gli indagati non potevano ignorare che le modifiche degli impianti stavano violando il contratto siglato tra Commissariato di governo e gruppo Impregilo alla fine dello scorso decennio. Sulla stessa lunghezza d’onda, anche un altro atto depositato in queste ore dinanzi al Tribunale del Riesame: la Procura ha infatti prodotto un verbale di Vincenzo Sibilio, uno dei quindici indagati, che attesterebbe la sua presenza nel corso di un sopralluogo in uno degli impianti. Anche in questo caso la mossa della Procura è facile da intepretare: nominato custode giudiziario, Sibilio (difeso dal penalista Mario Ruberto) si era difeso sostenendo di non essere al corrente delle motivazioni alla base dei sequestri degli impianti firmati dalla Procura. Ieri, dunque, è toccato alle difese chiedere la revoca degli obblighi di dimora imposti dal gip Esposito, con la revoca dei domiciliari. È al penalista Claudio Botti, che assiste il presidente della Provincia di Benevento Aniello Cimitile, entrare nel merito delle esigenze cautelari: il collaudo contestato – ricorda la difesa – è precedente alla sua nomina di presidente della Provincia. Tocca agli altri indagati. L’avvocato di Sibilio ricorda che il compito del suo assistito non era finalizzato a verificare la qualità del combustibile prodotto dagli impianti. Non mancano le note critiche: «L’arresto era ingiusto, il reato era stato contestato tre anni fa a piede libero e da allora non c’è stata alcuna reiterazione del reato», spiega Ruberto. Tocca ai penalisti Giuseppe Fusco e Lucio Majorano per Giuseppe Vacca, direttore dei lavori ad Acerra; Arturo e Enrico Frojo per Gily; Orazio De Bernardo per Filippo De Rossi; Alfonso Stile, Ciro Sepe e Francesco Monti per Vincenzo Naso, mentre c’è spazio per la precisazione di Vittorio Colavita (per il quale è caduta qualsiasi provvedimento cautelare): «L’amicizia di lunga data con il professore Gambardella – precisa – non ha avuto alcun ruolo nella nomina in Commissione di Collaudo, atteso che, tale nomina venne disposta dalla Regione. Ho sempre svolto con scrupolo la mia attività come componente della Commissione di collaudo, nei limiti delle mie competenze in materia finanziaria».