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Il Procuratore Nazionale Antimafia avverte del pericolo infiltrazioni malavitose nella ricostruzione di L’Aquila

piero_grasso01gDa Corriere.it del 14/4/2009

Effettuati 1.467 i sopralluoghi tecnici: inagibile il 47% degli edifici
L’Aquila, via ai primi sequestri sui crolli
L’allarme mafia del procuratore Grasso
Il sindaco: l’ospedale non doveva crollare. Prelevato materiale edile dalla Casa dello Studente e dal nosocomio

Un cumulo di macerie davanti al pronto soccorso dell’ospedale San Salvatore de L’Aquila (Ansa)
Un cumulo di macerie davanti al pronto soccorso dell’ospedale San Salvatore de L’Aquila (Ansa)
L’AQUILA – La Procura dell’Aquila ha disposto i primi sequestri di campioni di materiale edile con cui sono state realizzate le costruzioni crollate, del tutto o in parte, nel sisma che ha colpito il capoluogo abruzzese. Il prelievo dei campioni di materiale è stato eseguito dagli agenti della polizia di Stato e dalla Scientifica. Materiale edile è stata prelevato dalla Casa dello studente, dal tribunale, dall’ospedale San Salvatore e da altri edifici il cui crollo ha causato vittime. I campioni, secondo le indicazioni dei pm che indagano, saranno analizzati e comparati con le normative edilizie in vigore all’epoca della loro realizzazione.

«SENTIREMO I PRIMI TESTI» – Nelle prossime ore gli inquirenti sentiranno anche i primi testimoni. Lo ha confermato lo stesso procuratore presso il tribunale dell’Aquila, Alfredo Rossini, Saranno ascoltate, è stato specificato, anche quelle persone che sui media hanno fatto dichiarazioni ritenute interessanti ai fini dell’inchiesta, come la giovane che aveva lasciato la Casa dello Studente qualche giorno prima della scossa distruttiva, dopo aver detto di ritenere la struttura per niente sicura.

ALLARME MAFIA – L’allarme sull’infiltrazione della criminalità organizzata nella ricostruzione in Abruzzo «non è una preoccupazione concreta», dice il presidente della Regione, Gianni Chiodi. Parole che stridono con quanto affermato lunedì dal procuratore nazionale Antimafia, Pietro Grasso e, martedì, ribadito dal procuratore dell’Aquila, Alfredo Rossini: «Rispetto al fiume di soldi che arriverà supponiamo che i mafiosi non saranno distratti». Quella dei tentacoli della Piovra sul business della ricostruzione «e una paura, un’ansia – dice il governatore – che deriva da quello che alcune volte è accaduto nel nostro Paese. Però i tempi sono cambiati: questo è l’Abruzzo e, soprattutto, non c’è nemmeno un principio di indizio per dire queste cose». «Capisco però che fa leggere i giornali», osserva il presidente della Regione, che si dice convinto che la magistratura «farà un buon lavoro», anche se aggiunge di aver «sempre apprezzato la magistratura che parla per atti, perchè di solito sono i politici a parlare per annunci, per progetti, per intenzioni». Del pericolo di infiltrazioni mafiose, in effetti, sono piene le cronache. Martedì ne ha riparlato il procuratore Rossini, che ha avuto un colloquio telefonico su questi temi con Pietro Grasso. «Noi non possiamo dire – afferma il pm – che abbiamo già trovato interessi mafiosi nella ricostruzione, perché la ricostruzione ancora non è partita. Abbiamo però supposto che siccome in Abruzzo, come abbiamo già dimostrato con l’inchiesta sul cosiddetto tesoro di Ciancimino, ci sono delle infiltrazioni mafiose, è abbastanza normale pensare che i mafiosi non siano distratti rispetto al fiume di soldi che deve arrivare. Quindi staremo molto attenti nel controllare chi verrà, e non parlo soltanto della certificazione antimafia, ma anche di chi c’è dietro alle ditte». «Tutto questo – aggiunge – non solo perché non dobbiamo dare soldi alla mafia, ma perché con quei soldi la mafia ricostruirà peggio di prima». Il presidente della Regione Chiodi ripete però che «l’Abruzzo è l’Abruzzo» e che non ci sono rischi concreti. Offre naturalmente ai pm piena collaborazione e afferma che «se dagli atti dovessero emergere delle irregolarità la Regione si costituirà parte civile. Spero solo – conclude – che nessuno si faccia lusingare da questo tam tam mediatico: credo che tutti dobbiamo fare il nostro dovere e lo dobbiamo fare al meglio. Io cercherò di farlo con il massimo della dedizione, non lanciando mai proclami perchè tanto non servono a nulla».

L’OSPEDALE – È polemica intanto sull’ospedale dell’Aquila, dopo la diffusione di notizie sulla mancanza del certificato di agibilità della struttura, inaugurata nove anni fa. «Il San Salvatore non sarebbe crollato se fosse stato fatto come doveva essere fatto» è la denuncia che arriva dal sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente. Il primo cittadino del capoluogo abruzzese punta il dito contro i criteri di costruzione del nosocomio cittadino, uno degli edifici pubblici che il sisma ha reso da subito inutilizzabili. Il problema, ha sottolineato Cialente, non sono l’agibilità o l’accatastamento, «che sono questioni burocratiche», ma «come è stato fatto. Bisognerebbe che voi – ha aggiunto rivolgendosi ai giornalisti che ha incontrato in mattinata – fotografaste alcuni pilastri e vi rendereste subito conto». Come sono i pilastri? «Io li ho visti e non c’era la staffatura, il ferro uscito fuori è tutto storto. Questo per dire che anche se l’agibilità ci fosse stata, e non ci sarebbe stato problema ad ottenerla, l’ospedale sarebbe crollato lo stesso».

«LAVORI NON ULTIMATI» – La precisazione arriva dopo la scoperta del mancato accatastamento della struttura, in assenza del certificato di agibilità. Ma questo, spiega il primo cittadino, è dovuto solo ad una questione di tipo procedurale: il documento viene rilasciato al completamento dei lavori. E ancora due anni fa, «al momento del mio insediamento», la struttura «non era ancora accatastata. I lavori, iniziati negli anni Settanta, non sono ancora terminati. Si tratta quindi di un cantiere in itinere, ma in questo caso, come negli altri, stiamo pagando pesantemente errori, anche piccoli, dovuti ad una carenza di rigore nella costruzione degli edifici».

AGIBILE SOLO IL 53% DEGLI EDIFICI – Nell’Aquilano intanto sono già stati effettuati 1.467 i sopralluoghi tecnici, per capire quali sono gli edifici rimasti agibili dopo il sisma. Il risultato è che solo il 53% degli edifici è risultato agibile, pari a 771 costruzioni. Il 20% (288 edifici) è temporaneamente inagibile, tutto o in parte, ma agibile con provvedimenti di pronto intervento. Il 3% (42 edifici) è parzialmente inagibile. Il 5% (vale a dire 76 edifici) è temporaneamente inagibile e da rivedere con approfondimento. Il 18% degli edifici (265 strutture) è inagibile e il 2% (25 edifici) è inagibile per rischio esterno. I dati sono stati forniti dalla Protezione civile, che ha messo in campo 149 squadre per complessivi 524 rilevatori.

SI DIFENDONO I PRODUTTORI DI CEMENTO ARMATO – L’Aitec, l’Associazione dei produttori di cemento aderente a Confindustria, respinge nel frattempo al mittente le accuse di quanti sostengono che il materiale impiegato nell’edilizia sia la causa dei crolli avvenuti in Abruzzo. «Il cemento armato resta il materiale da costruzione più idoneo» afferma in una nota il presidente dell’Aitec, Alvise Zillo. «Basta con le menzogne – sottolinea Zillo – è ora di finirla con le informazioni sbagliate e fuorvianti di giornali e dibattiti televisivi, che sparano a zero contro il nostro settore e non si preoccupano di dare adeguato contradditorio. I crolli di cui si parla tanto in questi giorni – puntualizza – non sono certo attribuibili alla scelta di utilizzare il cemento armato, quanto piuttosto alla scelleratezza del comportamento di chi ha realizzato quelle opere, disattendendo le norme e di chi non ha controllato quello che la legge impone».
14 aprile 2009

© Altrabenevento

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