Provenzano, Zamparini, Rosenwirth e l’Ipermercato
Il GIORNALE ha pubblicato il 15 aprile una intervista a Maurizio Zamparini il quale ricorda di essere stato inquisito insieme al suo braccio destro, Erberto Rosenwirth, per la realizzazione di un Ipermercato a Cinisi in affari con Provenzano.
Nel Dossier del 12 dicembre sugli Ipermercati, “altrabenevento” ha inserito anche alcuni articoli relativi a questa vicenda che ora riproponiamo.
IL GIORNALE.IT
n. 89 del 15-04-2006 pagina 13
«Volevo aprire un supermercato mi trovai nell’inchiesta su Binnu»
nostro inviato a Palermo
Veder accostato il proprio nome a quello del capo di Cosa Nostra non è cosa da poco. Al presidente del Palermo-Calcio è toccata questa disgrazia, ma presto ha ricevuto anche il giusto riconoscimento d’innocenza dalla magistratura. Prima di rilevare la società rosanero, infatti, l’imprenditore friulano Maurizio Zamparini, da presidente della squadra del Venezia, era sbarcato in Sicilia con l’intenzione di fare del business. Purtroppo per lui era finito a trattare la possibile costruzione di un ipermercato nel posto più controllato dell’isola: a Cinisi, cuore della vecchia mafia, paese del film I Cento Passi, del boss Badalamenti, della signora Provenzano.
Storia surreale, presidente. Lei e Provenzano, che effetto fa?
«Brutto. Quando lessi il mio nome nell’inchiesta sui presunti fiancheggiatori del boss ci rimasi di sasso perché, glielo giuro, non sapevo praticamente niente della mafia. Pensi che al mio amico procuratore Grasso, una volta allo stadio, gli dissi per scherzo: “La Sicilia e i siciliani sono meravigliosi, secondo me la mafia ve la siete inventata voi, e questo Provenzano, poi, nemmeno esiste”.
Grasso sorrise e mi rispose: “Magari fosse come dice lei, quanto a Provenzano vedrà che prima o poi lo prendiamo”. E così è stato. Sono contento».
Come ci è finito nell’inchiesta?
«Perché chiesi all’allora portiere del Venezia, Taibi, che è di Cinisi, se conosceva qualcuno vicino a Palermo perché ero intenzionato a fare degli investimenti. Così lui mi presentò un suo parente, credo il padrino del battesimo, un consigliere comunale. Andai una sola volta a Cinisi, furono gentili e mai ebbi a che fare coi mafiosi. C’erano stati solo dei problemi con delle autorizzazioni, cose banali».
Non le chiesero una percentuale sull’appalto, oppure di far lavorare determinate società?
«Ma stiamo scherzando? No
C’erano delle intercettazioni in corso, cercavano Provenzano…
«Ma io ero lì per caso, ripeto, per fare investimenti che poi ho bissato in altre zone della Sicilia, tra Catania e Siracusa. Neanche qui, mai, ho avuto richieste estorsive».
Il pm poi ha chiesto, e ottenuto, l’archiviazione. Come è riuscito a convincerlo?
«Dimostrando la mia assoluta buona fede, la correttezza del gruppo, l’estraneità a contatti con pregiudicati. Il magistrato, giovane e onesto, ha capito come stavano effettivamente le cose. Ma quel che mi ha fatto star male sono stati certi articoli per i quali presentai inutilmente delle querele. Nelle cause per diffamazione il giudice ha sentenziato che i cronisti avevano esercitato un legittimo diritto di cronaca.
Sarà pure così, non discuto, ma io mi chiedo se sia normale dare del mafioso a un galantuomo.
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REPUBBLICA.IT
Le intercettazioni in un rapporto inviato alle Procure di Palermo e Caltanissetta
Il clan di Provenzano preparava una strage
Il Gico: il boss in affari col presidente del Venezia
di FRANCESCO VIVIANO
PALERMO – Dopo le stragi di Capaci e di via D’Amelio, dopo gli attentati del ‘93 a Roma, Firenze e Milano, Cosa nostra stava preparando un’altra “botta grossa”, un altro massacro che nell’estate di due anni fa “era in corso di perfezionamento”. A rivelarlo sono due uomini d’onore, due mafiosi al servizio dell’imprendibile capo dei capi di Cosa nostra Bernardo Provenzano. E’ proprio parlando di Bernardo Provenzano, degli affari che per suo conto stavano curando a Cinisi ed a Palermo, che i due mafiosi, conversando dentro un’automobile imbottita di microspie dagli uomini del Gico della Guardia di Finanza, si fanno sfuggire dettagli sull’attentato in preparazione.
Le intercettazioni telefoniche ed ambientali sono contenute in un rapporto del Gico che è stato consegnato alle Procure di Palermo e d Caltanissetta. Si tratta di un dossier sugli uomini di Bernardo Provenzano a Cinisi, quelli arrestati un mese fa in un blitz delle fiamme gialle al quale è sfuggito Giuseppe Palazzolo, il “consulente economico” del capo della mafia siciliana. Palazzolo sarebbe il prestanome dei business miliardari di Bernardo Provenzano, che si era messo in affari a Cinisi, per la costruzione di un Ipermercato, anche con il presidente del Venezia Calcio, Maurizio Zamparini, e con Erberto Rosenwirth, addetto all’ufficio sviluppo della Salzam srl, che fa capo allo stesso Zamparini: entrambi gli imprenditori sono iscritti nel registro degli indagati della Procura di Palermo. L’accusa è quella di concorso esterno in associazione mafiosa.
Dal rapporto del Gico emergono altri inquietanti risvolti. Si parla di una “talpa” che avvertiva gli uomini di Bernardo Provenzano ed il boss Giuseppe D’Anna su dove “sbirri” e “carabinieri” avevano piazzato microscopie per intercettazioni ambientali e telefoniche; si parla di rapporti con esponenti politici nazionali e locali, si parla soprattutto di strategie mafiose e di soldi, gli affari di “Agenda 200″, il fiume di denaro europeo (sono esattamente 16 mila e 800 miliardi) che dovrebbe arrivare in Sicilia. E infine si parla dell’Ipermercato del “vecchio”, cioè proprio di Bernardo Provenzano.
E’ mentre parlano dell’ipermercato che i due fanno riferimento all’attentato. Il primo di nome Leone parla con Antonio Giannusa. “Nella conversazione – scrivono i finanzieri – Leone continua a ribadire che è in corso di perfezionamento una “botta grossa” in tempi relativamente brevi. Leone dice pure che una “botta grossa” era accaduta quando si trovava al mare, anche se in quella occasione “fu il più grande errore della loro vita””. Proprio quest’ultimo passo della conversazione, riferita alla “botta grossa” considerata nel contempo “il più grande errore della loro vita”, non escluderebbe che in realtà tale “botta” possa essere una vicenda legata alle stragi di Capaci e di via D’Amelio, che furono considerate anche all’interno di Cosa nostra come un errore.
Gli uomini di Provenzano parlano anche del “Gos” (il Ros, il Raggruppamento Operativo Speciale dei carabinieri al centro delle polemiche di questi giorni). Leone parla in dialetto e viene tradotto dagli uomini del Gico così: “Secondo me allo Stato non interessa prendere Provenzano, lo Stato bene o male lo sa, però qualche magistrato, qualche prefetto, qualche testa di minchia c’interessa fare un arresto… se hanno incaricato i Gos .. secondo me ancora non gli conviene prenderlo perché lo sanno che se lo prendono ci sarà la “rivoluzione industriale”. Leone parla anche di politica, sostiene di aver appoggiato il sindaco di Terrasini, Carmelo Carrara, deputato nazionale del Ccd e componente della Commissione Antimafia.
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Da www.terrelibere.org
inchiesta IL FARMA_CALCIO del 3/5/2002
I prezzi più bassi d’Italia
A pochi passi da Acireale, segnalato tra l’altro da giganteschi ed illegali cartelloni posti a ridosso dell’A18, sorge il centro commerciale Emmezeta, una sigla che coincide con le iniziali di Maurizio Zamparini, presidente del Venezia Calcio. E’ uno degli ipermercati impiantati nell’isola, un altro si trova nei pressi di Siracusa.
“I prezzi più bassi d’Italia”, recitano i cartelloni. Nel febbraio del 2001 l’Espresso rivela in un articolo-inchiesta che una delle ipotetiche filiali siciliane di Emmezeta, quella di Cinisi, alle porte di Palermo, avrebbe goduto dell’interessamento di Provenzano.
La costruzione dell’ipermercato – 35 miliardi di lire – sarebbe stata frutto del patto stretto tra gli uomini di Provenzano – in prima fila Giuseppe Leone, ritenuto il capomafia di Carini – gli amministratori locali e “quelli di Venezia”: nei dettagli una tangente del 10 per cento, 3 miliardi e mezzo, sull’ importo dei lavori, il diritto per Leone di scegliere l’impresa che avrebbe realizzato l’ipermercato e l’acquisto, da parte Zamparini, di alcuni terreni intestati a familiari di Tano Badalamenti.
Se in manette finiva un uomo di centrosinistra, il consigliere comunale di Cinisi Giuseppe Pizzo (Ppi), le intercettazioni portano alla luce rapporti veri o presunti con parlamentari nazionali e regionali del Polo. Leone si vanta con il suo braccio destro Antonio Giannusa di controllare 500 voti a Terrasini, e di aver contribuito in maniera determinante all’ elezione del parlamentare del Ccd Carmelo Carrara. Secondo Leone, la mafia avrebbe anche appoggiato alle ultime elezioni europee la candidatura di “Ciccio” Musotto, l’ex presidente della provincia già accusato e quindi assolto tre anni dall’ accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. “Nelle intercettazioni – continua L’Espresso – compare anche il nome di Gianfranco Miccichè, coordinatore regionale di Forza Italia. A dire di Leone, avrebbe una vecchia amicizia con il presunto capobastone di Terrasini, Salvatore D’Anna”. Tutti i personaggi chiamati in causa hanno prontamente smentito.
Zamparini prende il suo Cessna privato e vola da Venezia a Palermo. All’uscita degli uffici del PM dice: “Linearità e correttezza dei componenti del gruppo Emmezeta nell’iniziativa in corso per la realizzazione di un centro commerciale a Cinisi sono state chiarite”.
L’accusa è quella classica di concorso esterno in associazione mafiosa. Subito dopo Zamparini, è stato interrogato il suo collaboratore Erberto Rosenwirth, addetto allo sviluppo del gruppo, che ha condotto le “trattative” a Cinisi per la realizzazione del supermercato.
Zamparini è il presidente che piace alle tv spazzatura, quello che urla contro gli arbitri, il presidente da bar dello sport, una manna per l’audience.
Ha preso in mano la società del Venezia Mestre, l’ha portata in serie A, progetta di abbandonare il vecchio impianto dell’isola di Sant’Elena per un nuovo modernissimo stadio di proprietà.
La sua squadra è stata spesso al centro dell’attenzione, in particolare quando nel 1999 un gol al novantesimo del brasiliano Tuta fece vincere al Venezia per 2 a 1 la partita contro il Bari.
Entusiasmo e abbracci per l’attaccante ? Al contrario, strani atteggiamenti che somigliano ai rimproveri. Parte dunque un’inchiesta – successivamente archiviata – per una presunta combine. Altra vicenda in cui è rimasto coinvolto il difensore del Venezia Bilica, protagonista di pesanti minacce in campo a Roberto Baggio (”Ti spezzo le gambe, così ti scordi mondiali”).
Certamente “sono cose che succedono” sui campi di calcio, ma la vicenda assume rilevanza per la risposta machista di Zamparini (”Si è fatto male da solo; è una divetta; il suo procuratore gestisca le ballerine”), che è utile a delinearne lo spessore culturale.
Nell’ambito della vicenda Cinisi il Corriere della Sera rivela che un importante ruolo di mediazione lo avrebbe svolto proprio un giocatore del Venezia, il portiere Massimo Taibi, originario di Palermo.
“Vero è – afferma Taibi – che ho conosciuto Giuseppe Pizzo, il presidente del Consiglio comunale di Cinisi, nel 1998 quando sono andato ad abitare in quel paese decidendo di acquistare una villa dopo che per anni ero andato lì in affitto. Ma non è assolutamente vero che Pizzo è stato mio padrino di battesimo. […] Ricordo che Zamparini mi disse che aveva intenzione di aprire anche in Sicilia qualche suo ipermercato e che voleva farlo nel palermitano. Visto che io sono di quelle parti mi chiese se conoscevo qualcuno. A me venne spontaneo dirgli che conoscevo Pizzo. Di lui sapevo poche cose ma sapevo che era un consigliere comunale. Dunque mi sembrava la persona giusta per farlo parlare con Zamparini. Tutto qui. Del resto non so altro. Né mi interessa saperlo”. Un paio di mesi più tardi la testimonianza di Taibi sarà importante per scagionare prima Pizzo e poi Zamparini: ribadirà infatti di aver solo presentato il presidente del Venezia al compaesano, punto e basta. La Procura chiede l’archiviazione. “Eccezionale tra i pali, bravo nei colpi di testa, onesto nella vita di ogni giorno”, commenta con entusiasmo uno dei quotidiani locali siciliani.
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dal giornale DiCinema del venerdì 20 aprile 2001
Mafia: archiviata inchiesta su presidente Venezia Calcio.
Il gip di Palermo ha archiviato l’inchiesta sul presidente del Venezia, Maurizio Zamparini, accusato di concorso in associazione mafiosa.
VENEZIA -Il gip di Palermo ha archiviato l’inchiesta sul presidente del Venezia, Maurizio Zamparini, accusato di concorso in associazione mafiosa. Zamparini sarebbe del tutto estraneo alla vicenda dei tentativi di infiltrazione degli uomini di Cosa nostra nella realizzazione di un ipermercato a Cinisi, che una societa’ del presidente del Venezia avrebbe dovuto realizzare, ma che ancora non e’ stato costruito. Nell’indagine sui presunti fiancheggiatori a Cinisi del boss latitante Bernardo Provenzano resta coinvolto uno dei collaboratori di Zamparini, l’ex sindaco di Tarvisio Eriberto Rosenwirth, accusato di essere al centro di accordi illeciti tra la cosca di Cinisi e la societa’ Salzam, del gruppo Emmezeta, riconducibile a Zamparini.
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dal sito della FIORENTINA CALCIO
Zamparini: spendere costa, ma conviene…
FIRENZE 8/7/2004
Un mercato in stallo, pochi movimenti, molti giocatori in vendita e zero denari nei portafogli societari. Eppure in questo tragico panorama di inizio estate esiste ancora un personaggio in grado di esaltare una tifoseria, una città intera che guarda a lui come ad un “messia”. E’ Maurizio Zamparini, attuale proprietario del Palermo Calcio, l’unico uomo che in questo clima è ancora in grado di far promesse, di tirar fuori i soldi per superare la concorrenza ed aggiudicarsi i pezzi migliori del calciomercato, o almeno così pare. Il suo stile ha sempre polarizzato sentimenti estremi: un personaggio che si odia o si ama, protagonista di battaglie più o meno effimere, abile nel minacciare tragici abbandoni al mondo del calcio per poi ritornare poco dopo alla ribalta. Un idolo, per chi pensa che nel calcio conti più il cuore che il bilancio, contino più i sogni che le scelte razionali. Ma è davvero così?
Proviamo a ripercorrere in breve la storia di questo imprenditore, conosciuto per la sua “passionaccia” calcistica disinteressata, per il suo cuore da tifoso prima che da presidente-proprietario. Zamparini, friulano di nascita, è il fondatore, ma non più proprietario di una catena della grande distribuzione, la Emmezzeta S.p.A. (MZ come le sue iniziali, ma non parliamo di megalomania..) che conta numerosi magazzini sparsi per tutta Italia. Una catena che fa della “convenienza” la leva del suo successo: “i prezzi più bassi d’Italia” , recitava un recente cartellone pubblicitario. Una strategia basata sulla larga diffusione di mega-centri edificabili ed apribili a basso costo nelle zone più appetibili d’Italia, dove sia possibile conquistare consistenti nicchie di mercato. In questo ambito, il calcio si inserisce a pennello. Quale veicolo riscuote maggiore popolarità su scala nazionale che il buon vecchio gioco del pallone?
Così, nel 1987, “Zampa” fa il suo ingresso nel mondo del calcio acquistando il Venezia-Mestre dall’allora Patron Luciano Mazzuccato. La squadra lagunare si trovava sull’orlo del fallimento, ma il magnate friulano riuscì ad ottenere l’iscrizione al campionato di c2, conquistando dopo pochi anni la serie B e nel 1998 addirittura la serie A. Una scalata fulminante, che fa letteralmente sognare i tifosi veneziani che vedono in lui la speranza di un progetto per un futuro ambizioso. Zamparini progetta la costruzione di un nuovo stadio, presentato in pompa magna durante un’assemblea nel salone dell’industria di Marghera. Poco tempo dopo, in concomitanza con il rifiuto del Comune di Venezia per la costruzione di un supermercato, Zamparini molla tutto. Dichiara di non aver fatto bene i conti ed aver sottovalutato i costi di un businnes-plan troppo oneroso. Sta di fatto che nel 2002 Zamparini cede il Venezia a Dal Cin per la delusione dei tifosi arancionverdi che non gli perdoneranno mai la sua rapida dipartita.
Un’indagine del “Gazzettino”, quotidiano della città dei Dogi, certificherà dalle analisi di bilancio della gestione Zamparini perdite di esercizio plurimiliardarie, passaggi di proprietà da una società finanziaria all’altra, sempre all’interno del gruppo Emmezeta. Perdite che, a detta del “Gazzettino” vengono immediatamente ripianate dagli altri soci di Zamparini al momento della cessione della società lagunare. Ma da buon imprenditore con il fiuto dell’affare Zamparini intravede spiragli di mercato in Liguria ed in Sicilia. Torna subito a spulciare nel panorama calcistico nazionale e tenta di acquisire il Genoa. Fallito il tentativo si getta a capofitto nell’operazione Palermo, riuscendo ad acquisire il pacchetto di maggioranza dal Presidente della Roma Sensi. In contemporanea partono subito i progetti in terra sicula: vengono stanziati 35 miliardi di vecchie lire per la costruzione di un “Emmezeta”, intanto ceduta alla Conforama, a Cinisi, vicino a Palermo.
Per l’imprenditore friulano arrivano anche alcuni guai giudiziari. Gli viene recapitato un avviso di garanzia per un presunto appoggio al progetto del Boss della mafia Provenzano. L’accusa è di concorso esterno in associazione mafiosa. Inoltre finisce sotto inchiesta anche un politico di Palermo, consigliere comunale di Cinisi per il Partito Popolare Italiano, tale Giuseppe Pizzo. Pizzo viene presentato a Zamparini dall’ex portiere del Venezia Taibi, originario di Palermo, il quale dichiarerà di averlo presentato su richiesta dello stesso proprietario della catena di ipermercati a titolo di pura amicizia. Zamparini si dichiarerà estraneo ad ogni vicenda promettendo di difendersi con caparbietà per dimostrare la liceità di ogni sua azione, l’inchiesta non farà emergere responsabilità del patron rosanero.
Quest’anno, il Palermo vince il campionato di serie B e approda nella massima serie con la prospettiva di restarci a lungo e ottenere anche risultati importanti. Si fanno subito i nomi di Chevanton, giocatore seguito dalle “grandi” nonché dalla Fiorentina, di Barzagli, gioiellino dell’under ventuno, più l’acquisto per 5 milioni di Euro di un giovane promettente argentino. “Sono orgoglioso di essere presidente del Palermo e di essere entrato nel cuore di questa gente. I palermitani sono umili e tenaci come me” dichiarerà Zamparini a promozione acquisita per consolidare ancora di più il suo sodalizio con il popolo palermitano. Un presidente perfetto per tutti, un connubio felice, da invidia per molti tifosi di altre società italiane.
Gabriele Farolfi