In carcere non finisce il malaffare ma Cosimino muore per disperazione
Il Comunicato di DEPISTAGGIO sulla morte in carcere di Cosimino
COSIMINO E’ MORTO: SUICIDIO IN CARCERE? NO, ASSASSINIO DI STATO
Domenica 30 ottobre, ore 15, allo stadio Santa Colomba il Benevento gioca col Sassuolo, l’arbitro fischia l’inizio della partita, centinaia di ultras assiepati nella curva sud accendono i fumogeni, urlano e cantano a squarciagola.
A quell’ora, tutte le domeniche, da ormai più di dieci anni, Cosimino babygol è su quelle gradinate. Ma questa volta non c’è.
In quello stesso momento Cosimino è vicino alla finestra, con la testa penzolante, soffocato dai lacci delle scarpe legati alle sbarre della cella d’isolamento del carcere di Capodimonte. Cosimino è morto, è morto impiccato.
Si è trattato di una tragedia, dicono i responsabili del carcere.
Un suicidio, scriverà laconico il magistrato di turno.
L’autopsia non potrà che confermare. Il caso è archiviato. Punto e a capo.
MA NOI NON CI STIAMO…
Non possiamo tacere, impietosirci per poi chinare il capo e dire “in fin dei conti era un drogato”.
COSIMINO E’ STATO ASSASSINATO!
Una settimana fà, Cosimino si è ferito in carcere, perforandosi ripetutamente il corpo con una forchetta.
Il carcere l’aveva fisicamente e psicologicamente distrutto, implorava di poter tornare a casa, voleva uscire da quell’inferno.
Doveva uscire da quell’inferno! E invece l’hanno lasciato lì, l’hanno ammazzato.
E’ stato assassinato dall’indifferenza dello stato, che utilizza il carcere come discarica umana dove nascondere le contraddizioni sociali che questo sistema sociale produce.
Assassinato dal governo Berlusconi che con la promulgazione della “legge Fini” prevede per i tossicodipendenti non politiche di riduzione del danno, percorsi di riabilitazione e recupero, ma equipara le vittime dell’eroina ai loro carnefici (gli spacciatori) e invece di cure prevede per loro solo carcere, carcere, e ancora carcere.
Assassinato dall’ottusaggine di Gip e tribunali di sorveglianza che nemmeno dinanzi a gesti estremi di denuncia e di disperazione riescono ad avere un barlume di umanità.
In carcere ogni 5 giorni un detenuto si “suicida”, una lunga scia di sangue che rappresenta il volto più straziante e drammatico di denuncia delle condizioni di invivibilità e disperazione che si vive nelle nostre carceri, tra politiche punitive, sovraffollamento, sporcizia, abbandono.
Mentre lapo Arkann è un uomo libero, libero di organizzare festini e consumare chili di cocaina, oltre il 30% dei detenuti sono tossicodipendenti, poveri cristi senza santi in paradiso per i quali la legge Fini sulle droghe esaspera ulteriormente la loro assurda criminalizzazione: sono persone che necessitano di cure e non di galera, di misure e alternative alla detenzione, non di carcere, regime di isolamento, alta sorveglianza.
Dobbiamo invertire questa tendenza, mobilitarci contro la stretta repressiva, rivendicare con forza un’amnistia generalizzata che svuoti le carceri della disperazione sociale di cui sono stracolme, dobbiamo dire basta alle politiche proibizioniste che da anni non fanno altro che produrre sempre più eroina, più morti, più aids, più mafia.
Dopo l’ennesimo rifiuto del tribunale a poter accedere a misure alternative, Cosimino ha scelto di scappare oltre quelle sbarre che opprimevano la sua esistenza. Un gesto estremo di denuncia che solo i finti sordi non possono sentire.
Tante volte, anche al centro sociale, Cosimino parlava, parlava a raffica senza mai fermarsi e non sempre tutti l’ascoltavano.
Ma questa volta, il suo ultimo grido, quel grido disperato di aiuto e di denuncia da oggi non possiamo più ignorare.
Lo diciamo a voi che leggete questo testo, lo urleremo a squarciagola in faccia ai colpevoli di questa morte già annunciata:
NOI NON DIMENTICHIAMO!
Caro Cosimino, noi non dimentichiamo…
CENTRO SOCIALE AUTOGESTITO DEPISTAGGIO
Via Mustilli – Benevento
http://www.csadepistaggio.org